N. 85 - Gennaio 2015
(CXVI)
Yorktown 1781
E George Washington fece la storia
di Giovanni De Notaris
Nell’aprile
del
1781
l’esercito
americano
era
in
rotta,
stanco
e
sfiduciato,
mentre
politicamente
le
colonie,
seppur
con
qualche
tentennamento,
avevano
cominciato
a
dare
una
base
costituzionale
ai
neonati
Stati
Uniti
d’America.
Il
generale
George
Washington,
comandante
dell’esercito
continentale,
aveva
come
obiettivo
primario
New
York,
quartier
generale
degli
inglesi,
ma
per
sferrare
un
attacco
aveva
bisogno
dell’aiuto
francese.
Fortunatamente,
nel
maggio
del
1781,
un
esercito
francese
di
circa
6.000
uomini,
guidato
dal
generale
Jean-Baptiste
Donatien
de
Rochambeau,
era
sbarcato
nel
Rhode
Island
per
dare
man
forte
ai
patrioti.
Rochambeau
accettò
di
muovere
congiuntamente
con
Washington
le
sue
truppe
verso
New
York,
mentre
una
flotta
francese
guidata
dall’ammiraglio
François
Joseph
Paul
de
Grasse
si
stava
avvicinando
alla
costa
americana.
Intanto
il
generale
inglese
Charles
Cornwallis,
giunto
in
Virginia,
si
avvicinava
pericolosamente
a
Charlottesville
per
catturare
il
governatore
Thomas
Jefferson.
Il
25
giugno
però
ricevette
l’ordine
dal
generale
Henry
Clinton
di
arretrare
verso
la
foce
del
fiume
York,
spostando
così
le
sue
truppe
di
circa
9.000
uomini
verso
Yorktown
e
espandendo
il
perimetro
di
difesa
anche
oltre
la
zona
fortificata,
dove
c’era
il
grosso
delle
truppe.
Cornwallis
infatti
da
un
lato
attendeva
rifornimenti
e
truppe
dall’Inghilterra
via
mare,
dall’altro
rinforzi
da
Clinton
via
terra
da
sud.
In
agosto
le
forze
franco-americane
venute
a
conoscenza
che
de
Grasse
si
apprestava
a
porre
con
la
sua
flotta
il
blocco
dei
rifornimenti
all’ingresso
della
baia
di
Chesapeake,
a
largo
di
Yorktown,
decisero
di
cambiare
strategia.
Così
il
28
settembre
al
comando
di
Washington
iniziò
la
marcia
verso
Yorktown.
Il 9
ottobre
fu
proprio
Washington
a
dare
inizio
all’attacco
con
un
primo
colpo
di
cannone.
Le
truppe
erano
composte
anche
da
un
contingente
americano,
in
avanscoperta,
di
circa
2.000
uomini,
guidato
del
marchese
Marie-Joseph
Paul
de
Lafayette,
a
cui
se
ne
aggiunsero
altri
3.500
circa,
sbarcati
da
de
Grasse,
entrambi
sotto
il
comando
unificato
di
Washington.
Lafayette
aveva
l’ordine
di
spostarsi
verso
sud
per
impedire
a
Cornwallis
di
ripiegare
in
quella
direzione.
Per
tutto
l’autunno
gli
inglesi
tentarono
con
ogni
mezzo
di
fiaccare
gli
avversari
sottoponendoli
a un
durissimo
fuoco
di
fila
con
l’artiglieria
pesante
e
leggera.
Il
14
ottobre
la
fanteria
franco-americana
inflisse
un
duro
colpo
alle
difese
inglesi,
mentre
in
mare
la
flotta
francese
sconfiggeva
quella
inglese
dell’ammiraglio
Thomas
Graves,
proveniente
da
New
York,
che
tentava
di
liberare
l’acceso
alla
baia
di
Chesapeake.
L’assedio
franco-americano
aveva
ormai
messo
con
le
spalle
al
muro
l’esercito
inglese
impedendogli
non
solo
di
fuggire
ma
anche
di
ricevere
aiuti
dalla
madrepatria.
Le
forze
congiunte,
di
terra
e di
mare,
dei
patrioti
avevano
raggiunto
la
cifra
di
circa
19.000
unità.
Cosicché
il
16
ottobre
Cornwallis
fece
l’ultimo
disperato
tentativo
di
evacuare
i
suoi
uomini,
tentando
di
aprirsi
un
varco
nelle
fila
degli
avversari,
ma
fallì,
capendo
inoltre
che
un
secondo
tentativo
via
mare
sarebbe
stato
inutile.
Alle
10.00
di
mattina
del
17
ottobre
del
1781
Cornwallis
decise
dunque
di
intavolare
le
trattative
per
la
sua
resa,
chiedendo
che
alle
sue
truppe
fossero
concessi
gli
onori
militari,
cosa
che
Washington
approvò,
oltre
all’aiuto
ai
feriti.
Il
19
ottobre
alle
11.00
del
mattino
furono
firmati
i
termini
della
resa.
Quando
le
truppe
di
Clinton
giunsero
da
New
York
alla
foce
del
fiume
York
tutto
ormai
era
finito
e
furono
anche
loro
costretti
a
ripiegare
sulle
loro
stesse
posizioni.
Clinton
infatti
si
era
mosso
in
ritardo
perché
non
aveva
capito
se
Washington
voleva
attaccare
lui
o
Cornwallis.
La
battaglia
di
Yorktown
portò
ai
patrioti
ben
8.000
prigionieri
di
guerra
a
cui
fu
poi
concesso
di
fare
ritorno
in
Inghilterra.
Bisogna
sottolineare
però
come
la
vittoria
fu
soprattutto
merito
dei
francesi,
meglio
addestrati
e
equipaggiati
dei
soldati
americani,
con
una
battaglia
sostanzialmente
di
stampo
europeo,
seppur
guidata
dall’abile
mano
di
Washington.
La
sconfitta
di
Cornwallis
ebbe
ripercussioni
anche
dall’altra
parte
dell’Atlantico.
Il
parlamento
inglese
infatti,
ormai
stanco
dell’inaspettato
protrarsi
del
fallimentare
- e
fin
troppo
costoso
-
conflitto,
decise
per
la
cessazione
delle
ostilità,
contro
il
parere
del
re
Giorgio
III,
costringendo,
nel
marzo
del
1782,
il
primo
ministro
John
North
alle
dimissioni.
Il
successore
Wiliam
Petty
Shelburne
intavolò
le
trattative,
e il
3
settembre
del
1783,
a
Versailles,
fu
firmata
la
cessazione
delle
ostilità
e la
concessione
dell’indipendenza
alle
colonie
americane,
alla
presenza
dei
delegati
John
Jay,
Benjamin
Franklin
e
John
Adams.
In
base
a
questo
trattato
inoltre
venivano
riconosciti
i
confini
territoriali
degli
Stati
Uniti:
a
ovest
con
il
Mississippi,
a
nord
con
il
Canada
e a
sud
con
la
Florida.
La
battaglia
di
Yorktown,
di
cui
non
subito
si
comprese
l’importanza
decisiva,
fu
salutata
dai
patrioti
americani
come
un
proprio
successo,
oltre
a
avvalorare
l’aura
di
imbattibilità
di
George
Washington.