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N. 59 - Novembre 2012 (XC)

la battaglia di GETTYSBURG
Storia di un massacro

di Adriano Caresta

 

Il generale Lee aveva invaso la Pennsylvania nella tarda primavera del 1863 con un unico scopo: costringere l’armata del Potomac ad accettare uno scontro risolutivo, annientandola, e costringere quindi il Nord a chiedere la pace.

 

Per raggiungere questo difficile obiettivo Lee faceva ancora una volta affidamento sulla strategia della minaccia strategica. Invadendo e devastando uno dei più ricchi stati dell’Unione, il generale sudista spostava infatti per la prima volta dall’inizio del conflitto il teatro delle operazioni a Nord della linea Mason-Dixon e minacciava d’accerchiamento la stessa capitale Washington. Questa tattica così aggressiva era imposta dalle sempre più precarie condizioni economico-militari che il Sud doveva fronteggiare. Il Sud era difatti entrato in guerra, nei giorni fatali del bombardamento di Fort Sumter, con l’illusione di dover affrontare una guerra breve.

 

Le cose non andarono così. Le linee del fronte erano dopo tre anni sostanzialmente immutate. E fu a questo punto che cominciarono a emergere le difficoltà “strutturali” della Confederazione. La popolazione libera del Meridione era infatti pari a circa 5 milioni di abitanti contro i 25 milioni del Nord. Quindi Lee e gli altri generali sudisti si batterono sempre, nella migliore delle ipotesi, contro eserciti numericamente forti più del doppio. L’economia del Sud era inoltre basata sullo sfruttamento intensivo delle coltivazioni di cotone e tabacco mentre il Nord basava la sua ricchezza sulle attività manifatturiere ed industriali che nel periodo bellico furono facilmente riconvertite alle esigenze del conflitto.

 

Il Nord aveva pertanto non solo eserciti più numerosi ma anche meglio armati e con approvvigionamenti costanti e continui. Il lento trascinarsi della guerra stava invece mettendo in ginocchio la capacità produttiva ed umana del Sud. Il generale Lee quindi, invasa la Pennsylvania, procedette spedito verso Baltimora e Washington con le sue truppe schierate a semicerchio, deciso a prendere in scacco le truppe nordiste.

 

Il generale sudista studiando la carta topografica indicò una località posta pressappoco al centro del semicerchio formato dalla sue truppe: era una piccola cittadina e come i raggi di una ruota verso di essa tutte le strade convergevano.

Era Gettysburg.

 

Il generale sudista aveva mirabilmente manovrato le sue truppe e attendeva solo il momento in cui, l’Armata del Potomac fosse precipitosamente accorsa per difendere le città del Nord minacciate, per annientarla. In quei decisivi frangenti era però privo della preziosa cavalleria del generale Stuart che era da lui stata precedentemente inviata in avanscoperta per decifrare le intenzioni e le posizioni degli unionisti. Ora non si avevano da giorni più notizie del famoso cavalleggero sudista che stava incontrando grandi difficoltà a rientrare nei ranghi e a riferire circa la sua missione. L’armata della Virginia Settentrionale era quindi virtualmente cieca. Comunque entro il 30 giugno tutte le divisioni di Lee erano concentrate su un fronte di 50 chilometri a nord di Gettysburg.

 

Anche senza Stuart egli poteva disporre di 75000 uomini; quando le tre brigate di cavalleria fossero finalmente giunte il numero dei suoi effettivi sarebbe salito a 80000.Nella stessa giornata l’Armata del Potomac, guidata ora dal generale George Meade che aveva sostituito Hokker dopo Chanceloorsville, si andava accostando a Gettysburg da sud.

 

La divisione di cavalleria del generale Buford fu la prima ad arrivare in città e ad occuparla; il I Corpo d’Armata del generale Reynolds era a poche ore, seguito dal III (generale Sickles), dall’XI (generale Howard), dal XII (generale Slocum); più indietro erano il II (generale Hancock), il V (generale Sykes) e il VI (generale Sedgwick) mentre la divisione di cavalleria del generale Gregg copriva le spalle. Sulla desta dello schieramento federale la cavalleria del generale Kilpatrick controllava Stuart con cui ebbe in quella giornata numerosi scontri a fuoco. Inclusa l’intera formazione a cavallo, il generale Meade poteva contare su circa 95000 uomini.


La superiorità numerica dei nordisti era quindi modesta: se si considera poi che l’Armata della Virginia Settentrionale era un’unità compatta ed omogenea, composta da uomini sicuri di se stessi, entusiasmati dalle vittorie, pieni di fiducia nei loro capi, mentre invece l’Armata del Potomac era ancora demoralizzata dalla sconfitta, era appena reduce da una grave crisi di comando e condotta da un uomo che pur se universalmente stimato non aveva ancora fornito prove della sua capacità a guidare un’intera armata, allora si comprende come il vantaggio fosse semmai dalla parte dei confederati.


La cittadina di Gettysburg, verso cui entrambe le armate stavano confluendo in massa, si trova in un tranquillo angolo della Pennsylvania, chiuso in direzione ovest dalla catena della South Mountains.

 

A nord il terreno è pianeggiante, tutto campi coltivati e prati, traversato dalla strada che unisce Carlisle appunto a Gettysburg. In questa zona non ci sono particolari appigli tattici per sbarrare il passo ad un eventuale nemico che avanzasse da settentrione tranne un modesto rilievo a nord delle ultime case di Gettysburg. Due chilometri a nord-ovest della cittadina si eleva una collinetta ricoperta di boschi di querce e detta pertanto Oak Hill, alta una trentina di metri sopra la pianura antistante, che da essa è dominata quindi quasi totalmente. Dalla Oak Hill si diparte, fiancheggiando Gettysburg, una dorsale lunga 8 chilometri che si estende in direzione sud, coperta di boschi.

 

Meno di 2 chilometri a sud della Oak Hill, sorge su questa dorsale l’edificio di un Seminario luterano dalla cui cupola sommitale si domina l’intero paesaggio circostante. La dorsale è pertanto della Seminary Ridge. Ma dalla Oak Hill parte pure una seconda dorsale ad angolo acuto con la prima, più bassa e larga e sita a poche centinaia di metri ad ovest del Seminary Ridge. Su di essa sorge una fattoria appartenente alla famiglia McPherson; da lì il pendio scende dolcemente verso un torrente detto Willoughby Run. La strada che giunge da Chambersburg varca dapprima il Willoughby Run, poi la McPherson Ridge ed infine la Seminary Ridge meno di 200 metri a nord dell’edificio. Una colonna proveniente da Chambersburg pertanto avrebbe dovuto superare questo doppio ostacolo prima di arrivare a Gettysburg. La Oak Hill era la posizione chiave quindi dell’intero scacchiere in quanto da essa si dominano non solo il terreno pianeggiante a nord di Gettysburg ma pure la Seminary Ridge nella sua intera larghezza.


Immediatamente a sud di Gettysburg si eleva un’altra collina il cui pendio, assi dolce verso settentrione, è invece molto più ripido ad est; si innalza circa venti metri sopra l’abitato di Gettysburg e domina completamente la città. Essa è per la massima parte scoperta e sulla cima è situato il cimitero locale, per cui l’altura porta il sinistro nome di Cemetery Hill. Da essa si diparte in direzione sud-est una cresta che, con una profonda insenatura, collega una collina ad un’altra, sita circa un chilometro oltre, della medesima altezza e con pendici piuttosto morbide, pietrosa e coperta di boschi, detta Culp’s Hill. Ma dalla Cemetery Hill parte una seconda cresta, questa volta in direzione sud-ovest. Questa seconda dorsale è bassissima e si eleva solo di pochi metri sul terreno circostante, lunga circa 3 chilometri, regolare, tutta coperta di boschi ed è detta Cemetery Ridge.

 

Alla sua estremità meridionale il terreno si innalza bruscamente in un’altra piccola collina circolare in tutto e per tutto geologicamente simile alla Culp’s Hill, denominata Little Round Top. Una depressione poco profonda la collega ad una seconda collina, immediatamente a sud della prima, detta semplicemente Round Top. Ad ovest il Littel Round Top scende precipitosamente verso un profondo vallone dove scorre un ruscello chiamato Plum Run. Proseguendo di qua verso la Seminary Ridge, il terreno è rotto, accidentato e coperto di rocce ed alberi. Tra queste formazioni rocciose una in particolare è imponente: si tratta di un enorme ammasso di rupi, alto una decina di metri, pieno di spaccature e crepacci, detto Devil’s Den. Il Devil’s Den ed il Little Round Top si dominano a vicenda: ma la seconda incombe sul primo, essendo più alta.


Su questo scenario, muovendo da sud, si erano avanzati nella giornata del 30 giugno i cavalleggeri nordisti del generale Buford , che avevano, come abbiamo già ricordato, occupato la cittadina. Il generale nordista sapeva grazie alla ricognizione effettuata che il nemico si trovava a Chambersburg ed a Cashtown; pertanto si affretto oltre Gettysburg giungendo ad occupare la McPherson Ridge poco prima della brigata sudista del generale Pettigrew. Dopo una breve sparatoria Pettigrew si ritirò e Buford schierò le sue due brigate, in tutto 3500 uomini, lungo tutta la McPherson Ridge, in modo da sbarrare al nemico la strada verso Gettysburg. Assai acutamente Buford aveva compreso l’importanza strategica della posizione e aveva deciso di difenderla avvertendo tosto il generale Reynolds, comandante del I Corpo dell’Armata del Potomac, che seguiva ad alcune ore di marcia.
Sorse così l’alba del 1 luglio1863.


Nel frattempo il generale confederato Ambrose Powell Hill, comandante del III Corpo dell’Armata della Virginia Settentrionale, ascoltata la relazione dei Pettigrew, aveva deciso di spingere contro la McPherson Ridge un forte nerbo di truppe per saggiare la resistenza del nemico: per cui al mattino la divisione Heth, forte di 8000 uomini, avanzò verso le posizioni tenute dalla cavalleria di Buford.


All’alba le avanguardie nordiste aprirono dunque il fuoco sulle colonne avanzanti sudiste e sull’intero fronte la lotta s’impegnò vigorosamente. Il generale Reynolds, subito avvertito di quanto stesse succedendo, si era affrettato a spedire in avanguardia verso Gettysburg la sua I Divisione (generale Wadsworth) ordinando anche alle restanti due di affrettare la marcia verso il luogo dove tuonava ormai il cannone. Egli giunse sul posto alle 9,30 e presso il seminario luterano si incontrò con il generale Buford. Con un rapido colpo d’occhi Reynolds giudicò la posizione. Ne valutò l’eccellenza difensiva, l’importanza strategica quale nodo stradale e l’ampio campo di tiro che avrebbe potuto permettere di sfruttare l’ottima artiglieria federale. Così la decisione fu presa. Le divisioni di Reynolds si schierarono a cuneo su tutta la McPherson Ridge per sostenere gli ormai esausti cavalleggeri di Buford.


Le due brigate sudiste Archer e Davis della Divisione Heth premevano infatti sempre più energicamente contro la dorsale McPherson e fu proprio qui che il generale Reynolds guidò le sue truppe in una controcarica che salvò la giornata per i nordisti. Il generale, colpito a morte, rimase sul terreno, in prima linea dove si era battuto come un leone affianco ai suoi uomini. Il comando del I Corpo passò temporaneamente nelle mani del generale Doubleday. Verso mezzogiorno il generale Howard giunse sul posto con l’XI Corpo e immediatamente assunse il comando delle operazioni. Egli schierò due sue divisioni in maniera da prolungare lo schieramento nordista fino ad includere la vitale Oak Hill e da qui fare fronte a nord per sbarrare il passo al II Corpo confederato del generale Ewell che da quella direzione stava pure discendendo da Gettysburg.


Egli si trovava infatti a nord di Gettysburg ed aveva ricevuto ordine dal generale Lee di convergere sulla cittadina il prima possibile. La marcia era iniziata il mattino del 1 luglio. Senonchè giunto a pochi chilometri da Gettysburg il generale confederato Rodes, comandante la divisione di testa del I Corpo, aveva udito il fragore della battaglia già in corso e subito, dispiegata la sua potente unità, si era affrettato verso il luogo dove tuonava il cannone, ricacciando le pattuglie di cavalleria del generale Buford. Per un niente i confederati del generale Rodes arrivarono ad occupare la Oak Hill poco prima che vi mettessero piede quindi le due divisioni unioniste mandate dal generale Howard. Pertanto quest’ultime dovettero schierarsi sul versante meridionale della collina attraverso il terreno pianeggiante a settentrione di Gettysburg in maniera da sbarrare la strada che scende da Carlisle.


Sostenuto da una poderosa massa di cannoni che dalla dominante posizione Oak Hill batteva d’infilata gli schieramenti nordisti, il generale Rodes scatenò i suoi veterani all’assalto; ma le fanterie federali li ricevettero bravamente ributtandoli indietro con perdite sanguinose. Sembrava che i sudisti fossero stati arrestati sull’intero fronte quando la divisione Early del II Corpo dell’Armata della Virginia Settentrionale cominciò ad arrivare da nord est proveniente da York cadendo sull’estrema ala destra federale del tutto scoperta, travolgendola. Nello stesso momento il generale Lee, che era intanto giunto sul campo, ordinò alle divisioni Heth e Pender (III Corpo) di attaccare a fondo l’ala sinistra unionista, e alla divisione Rodes di riprendere la pressione contro il vertice dell’angolo formato dallo schieramento avversario.

 

Minacciate di aggiramento su entrambi le ali, cannoneggiate senza sosta dalle artiglierie confederate poste sulla Oak Hill, le truppe federali esauste furono costrette a sgomberare l’intera Seminary Ridge e la stessa città di Gettysburg. Soprattutto le divisioni dell’XI Corpo subirono gravissime perdite; una di essa fu pressochè annientata. Questa è la situazione che trovò il generale unionista Howard giunto a Gettysburg. Mirabilmente valutò l’importanza strategica delle colline poste a sud della cittadina, specialmente della Cemetery Hill inviandò là una delle sue tre divisioni (generale Steinwehr). Immediatamente il generale unionista aveva posto in difesa la collina dove confluirono i resti delle divisioni unioniste sconfitte la mattina. La divisione Wadsworth fu invece inviata ad occupare massicciamente la Culp’s Hill mentre tra le 17 e le 18 arrivarono a dare loro manforte i Corpi d’Armata unionisti III e XII (generali Sickles e Slocum).


Scese la notte. Da entrambi le parti le truppe andavano confluendo in vista delle decisive battaglie dei giorni seguenti. Sostanzialmente la prima giornata si era conclusa con la vittoria dei confederati che Lee aveva guidato mirabilmente sul campo di battaglia.


Il generale Lee ed il suo fidato luogotenente Longstreet nel corso della notte studiarono le posizioni del nemico per decidere come operare il mattino seguente. Longstreet ne aveva valutato tutta la forza ed aveva concluso suggerendo di attendere il nemico, o, volendo assumere l’iniziativa, di aggirare le posizioni dell’Armata del Potomac sull’ala meridionale, in maniera da interporsi tra questa e Washington. Ma questo movimento aggirante era difficile da compiere senza l’ausilio della cavalleria esplorante di Stuart che solo a tarda sera diede notizie di se: era a Carlisle con i suo i uomini stanchi morti, e non avrebbe potuto raggiungere Lee prima della sera del giorno seguente, il 2 luglio.

 

Quindi Lee, che non era generale da rimanere sulla difensiva, giunse alla conclusione di continuare a sviluppare l’attacco la mattina seguente. Ma in quale punto cercare di sfondare le linee unioniste? Il suggerimento di Longstreet era saggio e Lee sostanzialmente lo accolse. Il colpo di maglio si sarebbe abbattuto sull’ala meridionale cercando di avvolgere il nemico le cui posizione però, dato l’assenza della cavalleria di Stuart, era solo parzialmente note. Lo stesso Longstreet con due divisioni (generali Hodd e McLaws) avrebbe diretto e svolto l’azione: il movimento avrebbe dovuto portare alla conquista dei due Round Tops cadendo sul rovescio dell’ala sinistra unionista.


Al centro del fronte il III Corpo (generale A.P.Hill) avrebbe collegato l’ala attaccante con le forze sudiste situate tra le case di Gettysburg, stando schierato lungo la Seminary Ridge. Quanto al II Corpo (generale Ewell), Lee pensò di toglierlo dalla sua posizione antistante il Cemetery Hill e la Culp’s Hill e spostarlo all’ala meridionale per rafforzare il movimento di Longstreet; ma il generale Ewell a tarda notte fece sapere di ritenere di poter prendere con successo le posizioni nemiche sulla Culp’s Hill. Quindi Lee decise di modificare il suo piano trasformandolo in un tentativo di aggiramento su entrambe le ali: movimento complesso, difficile da realizzare senza cavalleria, che avrebbe esteso ancor di più il fronte confederato ed indebolito ulteriormente il centro dello schieramento. Ma la decisione era ormai presa.


Intanto continuavano ad affluire le truppe unioniste che Meade così schierò: all’estrema ala destra, sulla Culp’s Hill fu schierato il XII Corpo (generale Slocum); veniva quindi il l’XI Corpo (generale Howard) che teneva la Cemetery Hill; lungo la Cemetery Ridge stava schierato il II Corpo (generale Hancock); il III (generale Sickles) teneva il Little Round Top. Il V Corpo (generale Sykes) era di riserva. Il generale Sedgwick con il VI stava ancora avvicinandosi. A differenza di Lee, Meade aveva inoltre a disposizione tutta la sua cavalleria.


Sebbene il generale Lee avesse ordinato l’attacco già per le prime ore del 2 luglio, le divisione Hood e McLaws non riuscirono a raggiungere le basi di partenza dell’attacco se non nel primo pomeriggio sostenute dalla poderosa divisione di artiglieria del colonello Alexander.

 

La dilazione dell’attacco in realtà per poco non fu fatale per gli unionisti: infatti verso le 13 il generale Sickles aveva ordinato alle sue truppe di lasciare le fortissime posizioni sulla Cemetery Ridge e sui due Round Top per avanzare fino a ridosso della Seminary Ridge. Così facendo le truppe unioniste si sarebbe trovate esposte all’attacco di fianco che i confederati stavano per scatenare.

 

Il generale Sickles, mosso dal desiderio di meglio coprire l’ala sinistra federale, aveva disposto quindi le sue truppe su di un fronte troppo ampio con le sue due ali campate in aria, cioè non coperte, non appoggiate ad un qualche difesa naturale del terreno e per cui vulnerabili. L’implicazione più grave di questa errata manovra era quella poi di aver lasciato sguarniti i due Round Top. Il generale Longstreet, che intanto aveva schierato le sue truppe per l’attacco, si rese subito conto dell’errore di Sickles e verso le 16 ordinò alle sue artiglierie di falciare le linee unioniste. In un baleno dai boschi emersero le file dei fanti confederati che avanzavano bravamente verso le falcidiate linee nordiste.


Il generale Meade si recò immediatamente sul posto non appena il fragore della battaglia lo raggiunse e constatò con sorpresa la nuova posizione avanzata assunta dal II Corpo. Ormai era troppo tardi per fare arretrare le truppe di Sickeles, investite com’erano da tutte le parti dai furiosi attacchi delle truppe di Hood e McLaw;, bisognava rinforzarlo e pure in fretta. Immediatamente la I divisione del II Corpo fu inviata sulla sinistra del III Corpo ; l’intero V Corpo (generale Sykes) fu pure posto dove maggiormente infuriava la battaglia, seguito da gran parte del XIII Corpo tolto dall’ala destra.

 

La situazione per gli unionisti era ormai insostenibile: verso le 18 l’intero III corpo, battuto con il generale Sickeles tra i caduti, era in completa ritirata. I sudisti stavano già investendo sulla loro sinistra la Cemetery Ridge alla giunzione tra il III ed il II Corpo; sulla loro destra, presso il Devil’s Dern e su per le pendici rocciose dei Round Top. Se i meridionali avessero messo piede in special modo sul Little Round Top la loro artiglieria avrebbe potuto spazzare l’intera Cemetery Ridge, rendendo le posizioni unioniste intenibili.

 

Ad aggravare la situazione sull’ala nord del fronte i confederati del II Corpo del generale Ewell avevano scatenato l’attacco contro le posizioni federali, indebolite dal trasferimento del XXIII Corpo in aiuto al III come abbiamo già detto. Ma il Little Round Top era difeso. Il generale Warren, comandante del Genio dell’Armata del Potomac, spintosi colà per una ricognizione, aveva trovato quella posizione chiave abbandonato; immediatamente di sua iniziativi vi aveva inviato due brigate ed una batteria del V Corpo. Ed ora gli impavidi veterani del generale Hood arrivati quasi in cima si videro ricacciati indietro dalle scariche a mitraglia e dagli spari dell’artiglieria unionista ad alzo zero. Gli aggiustamenti tattici di Meade diedero i loro frutti. Anche sulla Culp’s Hill i sudisti infatti furono ricacciati indietro e lo stesso avvenne sulla Cemetery Hill.


Era buoi ormai. Si era così conclusa la seconda giornata di battaglia senza né un vinto né un vincitore.


Il generale Meade era assai preoccupato. La giornata appena conclusa era stata tremenda per le sue truppe. A stento la catastrofe era stata evitata. A notte fonda il comandante unionista riunì il suo Stato Maggiore e decise che anche per il 3 luglio le truppe unioniste avrebbero atteso al riparo delle loro forti posizioni l’attacco confederato, confidando questa volta di infliggere perdite tali da conquistare il campo. Il generale Meade, prima della fine della riunione, predisse al Generale Gibbon, il più giovane dei suoi subaltern,i che l’indomani Lee avrebbe attaccato sul suo fronte: ”Preparatevi ad accoglierli” furono le parole con cui Meade lo congedò. Gibbon comandava una divisione del II Corpo al centro dello schieramento unionista sulla Cemetery Ridge.


Il generale Lee d’altro canto era soddisfatto dall’esito della battaglia. Le sue truppe erano state all’assalto tutto il giorno e pressavano da vicino le posizioni federali che più di una volta avevano sbandato e sembravano prossime al tracollo. Due possibilità si presentavano ora al condottiero confederato: continuare il movimento aggirante almeno sull’ala destra oppure cercare lo sfondamento centrale, quello che Meade si aspettava. Lee decise per il momento di guadagnar tempo ed ordinò quindi al generale Ewell di spingere a fondo l’azione contro la Culp’s Hill; poi si sarebbe visto.


La mattina del 3 luglio, prima che il generale Ewell potesse muovere in avanti, le sue posizioni furono attaccate dagli unionisti che cercavano di riprendere le posizioni perdute sulla Culp’s Hill il giorno precedente.

 

Il generale Lee accorse subito dove infuriava la battaglia e capì che questo sviluppo degli eventi lo avrebbe costretto a rivedere i suoi piani. Longstreet ancora una volta propose l’aggiramento sulla sinistra del nemico, ma Lee si era orientato ormai su un altro piano. Egli occupava un fronte molto più esteso del nemico e non credeva di poter ulteriormente estendere le proprie linee in vista di un movimento aggirante.

 

Il nemico era fortissimo sulle ali, sulla Culp’s Hill e sul Littel Round Top: allora l’Armata della Virginia Settentrionale avrebbe vibrato il colpo risolutivo al centro, sulla Cresta del Cimitero, in modo da sfondare il centro avversario e tagliare in due l’Armata del Potomac. Il terreno aperto dinnanzi ala Cresta offriva una splendida piazza d’armi ove l’irresistibile fanteria confederata avrebbe potuto dispiegarsi ed abbattersi in masse compatte contro le linee nordiste.

Il tutto sostenuto da una preparazione d’artiglieria come non si era ancora mai vista, che avrebbe polverizzato il nemico prima dell’impatto finale. Era la concezione militare della battaglia di Solferino quando Napoleone III sfondò il centro austriaco dopo una violentissima preparazione di artiglieria. Lee per quest’impresa era deciso ad affidarsi alle sue truppe d’elite, tenute finora al riposo, in special modo alla Divisione Pickett. Con essa avrebbero cooperato le divisioni Heth e Pender; in totale 9 brigate, cui se ne sarebbero aggiunte altre 2 della divisione Anderson portandone il numero a 11; 47 reggimenti e 2 battaglioni, 15.000 uomini in tutto, il fior fiore della Virginia. Il generale Longstrett era certo che l’attacco si sarebbe rivelato un massacro come a Malvern Hill oppure una Fredericksburg al contrario.

Era convinto di come attacchi frontali di fanteria contro postazioni difensive ben munite fossero ormai superati visti i progressi delle armi moderne. Infatti i fucili ed i cannoni rigati avevano, rispetto ai fucili ad anima liscia, una maggiore precisione e una maggiore gittata. I fucili ad anima liscia, cioè con l’interno della canna liscia, si usavano prevalentemente con munizioni a pallettoni ma erano molto imprecisi e con una gittata limitata ai 100 metri e quindi dopo le guerre napoleoniche furono progressivamente sostituiti da quelli rigati. Questi tipi di armi risultarono micidiali contro truppe avanzanti allo scoperto. Fu una lezione tattico-militare che la Guerra Civile insegnò; inascoltata però dagli europei che cinquant’anni dopo lanciarono contro simili strumenti di morte milioni di fanti contro le trincee della Prima Guerra Mondiale.


Ma Lee su questo punto fu irremovibile. Ed affidò al colonello Alexander il compito di allestire le batterie d’artiglieria che avrebbero dovuto preparare la carica. Furono concentrate 150 bocche da fuoco in un raggio di 3 chilometri per sgretolare le difese unioniste e agevolare l’assalto alla baionetta.


Ma dalla Cemetery Ridge qualcuno aveva notato l’imponente movimento di artiglierie. Era il generale Hunt, comandante in capo dell’artiglieria dell’Armata del Potomac, l’uomo che aveva polverizzato le colonne sudiste a Malvern Hill. La sua reazione fu pronta: concentrò in quel settore 103 cannoni di vario calibro concentrandone saggiamente 73 alle ali, lasciandone solo una trentina al centro per meglio colpire sui fianchi le colonne sudiste che prevedibilmente sarebbero state scagliate su per il crinale.


Nel complesso la posizione unionista era fortissima: un muretto a secco dava un eccellente difesa alle truppe del Nord; il terreno antistante, aperto, raso in leggero declivio, offriva un meraviglioso campo di tiro visibile da ogni parte, del tutto privo di angoli morti sfruttabili dall’attaccante, quanto mai adatto al micidiale fuoco radente delle armi rigate. Mentre dunque il colonello Alexander disponeva la sua imponente massa di bocche da fuoco, le divisioni confederate del generale Pickett raggiunsero le loro basi di partenza. Alle 13 meno 5 tuonò il primo cannone confederato. L’atto finale aveva avuto inizio.
In un baleno le linee federali furono investite da un inferno di ferro e piombo.


Granate, shrapnels, proiettili di ogni genere piovevano fitti come grandine squarciando il terreno, sradicando gli alberi, colpendo uomini e animali; sembrava che nulla potesse resistere ad un simile tiro di spianamento. Ma in realtà le fanterie federali reggevano allo spaventoso bombardamento meglio di quanto i loro nemici supponessero. Il muretto a secco dietro cui si riparavano le truppe nordiste si trovava qualche metro più in basso rispetto alla linea della cresta; cosicchè il tiro dei confederati risultava spesso troppo alto e andava a cadere dietro le linee unioniste nelle retrovie.

 

Solo qualche reggimento e l’artiglieria, che era più esposta, ebbero danni considerevoli. Anche nelle retrovie i danni prodotti furono notevoli. Di contro Il generale Hunt aveva dato ordine alle batterie federali di rispondere al fuoco ma facendo attenzione alle munizioni che dovevano essere risparmiate per la fanteria sudista che avrebbe, ne era certo, da lì a poco attaccato. Malgrado il fuoco rimanesse violentissimo, il generale Meade era ottimista, quasi speranzoso che Lee attaccasse, convinto della forza della propria posizione difensiva. Per provocare il prima possibile la carica dei confederati, Meade diede ordine ad Hunt di sospendere il tiro di artiglieria per dare l’impressione che il bombardamento avesse ottenuto il risultato di mettere a tacere le batterie federali. Hunt era già giunto ad una simile conclusione ed aveva cominciato a ritirare i propri pezzi gradualmente.


Tra i confederati, Longstreet aveva incaricato Alexander di stabilire il momento in cui le difese federali fossero state sufficientemente indebolite per scatenate l’assalto frontale. Alexander scrutava l’orizzonte, gravato del peso di questa terribile decisione, e di fronte al cessato fuoco unionista diede finalmente il segnale d’attacco generale. Era caduto nella trappola tesa da Meade e da Hunt.
Mancavano 5 minuti alle 15 ed le artiglierie sudiste cessarono il fuoco.
Era arrivato il terribile momento.


Sulla destra stava schierata la Divisione Pickett con due brigate avanzate ed una di rincalzo; sulla sinistra la divisione Pettigrew con la divisione Trimble di rincalzo. I comandanti titolari di queste due unità, i generali Heat e Pender, giacevano feriti negli ospedali militari. Il generale Pickett, personaggio pittoresco e popolare, dirigeva l’intero gruppo delle fanterie avanzanti. Guidavano le tre brigate della Divisione Pickett i generali Kemper, Garnett e Armistead.
Iniziò così l’avanzata.


Ma le artiglierie federali che erano state precedentemente ritirate furono riportate sulla linea del fuoco ed iniziarono a spazzare le file confederate. Da ogni parte esplodevano granate abbattendo le file di uomini avanzanti; ma la marea grigia proseguiva inesorabilmente a montare. Adesso anche i fucilieri unionisti aprirono il fuoco. Furono 6.000 fucili che contemporaneamente entrarono in azione aprendo vuoti paurosi tra i sudisti. Interi plotoni caddero simultaneamente fulminati a terra. Ma a quella distanza anche i fucilieri confederati fecero fuoco e migliaia di nordisti furono massacrati a loro volta. Le batterie che il generale Hunt aveva posto sulle ali continuavano intanto a martellare i fanti in grigio prendendoli d’infilata e abbattendoli in gruppi interi; i generali Kemper, Pettigrew e Trimble giacevano al suolo gravemente feriti; il generale Garnett era caduto colpito a morte.

 

Le truppe del generale Amistead in un sussulto finale giunsero infine fino al muricciolo, scavalcandolo e travolgendo il 71° Pennsylvania che lo teneva. In un punto almeno la linea unionista era stata spezzata. Ma già un altro reggimento unionista, il 72° Pennsylvania, veniva gettato nella mischia per chiudere la breccia. Le truppe confederate ormai stremate furono respinte con spaventose perdite, tra cui il valoroso generale Amistead.


Questi valorosi raggiunsero e segnarono il limite estremo dell’alta marea della Confederazione.


Intanto il generale Hancock, anche se gravemente ferito, arrestato il colpo di maglio sudista, lanciò le sue truppe all’attacco ai lati delle colonne avanzanti confederate. Adesso Lee, che aveva sfiorato la vittoria, stava rischiando una nuova Canne. Il centro federale si era infatti profondamente inflesso ma aveva tenuto, mentre ai lati la manovra aggirante delle truppe di Hancock minacciava di accerchiamento le truppe sudiste ormai esauste e troppo isolate in avanti. Immediatamente Lee lancio le brigate Wilcox e Perry in avanti verso le ali avvolgenti nordiste e questa manovra permise al cuneo avanzato sudista di disimpegnarsi. O ai miseri resti che di esso rimanevano. La ritirata si svolse comunque in maniera ordinata. Gli uomini di Lee erano, pur se battuti, uomini di ferro.


Il generale sudista cercò nelle ore seguenti di riannodare le proprie file e si preparò alla difesa qualora Meade fosse passato al contrattacco. Ma il generale unionista, pago della vittoria, non intendeva attaccare.
I piani d’invasione di Lee erano definitivamente falliti.


Gettysburg era stata senz’altro una delle più sanguinose battaglie della guerra.
Gli unionisti vi avevano perduto 23.049 uomini, i confederati, che erano stati sempre all’attacco, ben 29.000.


Terribili erano state poi le perdite per la colonna d’assalto del 3 luglio: la Divisione Pickett aveva lasciato sul campo tutti e tre i suoi generali di brigata, quasi tutti i suoi ufficiali superiori, e, nel complesso, quasi il 70% degli effettivi, cessando praticamente di esistere come unità operativa. Nelle Divisioni Pettigrew e Trimble le perdite sfiorarono il 56%.


Per il Sud Gettysburg era stata una terribile sconfitta. Lee non era riuscito a sconfiggere ed ad annientare l’Armata del Potomac, anzi ne era stato da questa quasi battuto. Finivano così in una remota cittadina della Pennsylvania le speranze della Confederazione di ribaltare le sorti della guerra. Da lì in avanti, e per circa altri due anni, le truppe sudiste sarebbero state sempre sulla difensiva, senza più nessuna speranza di vittoria.



 

 

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[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE]


 

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