N. 59 - Novembre 2012
(XC)
la battaglia di GETTYSBURG
Storia di un massacro
di Adriano Caresta
Il
generale
Lee
aveva
invaso
la
Pennsylvania
nella
tarda
primavera
del
1863
con
un
unico
scopo:
costringere
l’armata
del
Potomac
ad
accettare
uno
scontro
risolutivo,
annientandola,
e
costringere
quindi
il
Nord
a
chiedere
la
pace.
Per
raggiungere
questo
difficile
obiettivo
Lee
faceva
ancora
una
volta
affidamento
sulla
strategia
della
minaccia
strategica.
Invadendo
e
devastando
uno
dei
più
ricchi
stati
dell’Unione,
il
generale
sudista
spostava
infatti
per
la
prima
volta
dall’inizio
del
conflitto
il
teatro
delle
operazioni
a
Nord
della
linea
Mason-Dixon
e
minacciava
d’accerchiamento
la
stessa
capitale
Washington.
Questa
tattica
così
aggressiva
era
imposta
dalle
sempre
più
precarie
condizioni
economico-militari
che
il
Sud
doveva
fronteggiare.
Il
Sud
era
difatti
entrato
in
guerra,
nei
giorni
fatali
del
bombardamento
di
Fort
Sumter,
con
l’illusione
di
dover
affrontare
una
guerra
breve.
Le
cose
non
andarono
così.
Le
linee
del
fronte
erano
dopo
tre
anni
sostanzialmente
immutate.
E fu
a
questo
punto
che
cominciarono
a
emergere
le
difficoltà
“strutturali”
della
Confederazione.
La
popolazione
libera
del
Meridione
era
infatti
pari
a
circa
5
milioni
di
abitanti
contro
i 25
milioni
del
Nord.
Quindi
Lee
e
gli
altri
generali
sudisti
si
batterono
sempre,
nella
migliore
delle
ipotesi,
contro
eserciti
numericamente
forti
più
del
doppio.
L’economia
del
Sud
era
inoltre
basata
sullo
sfruttamento
intensivo
delle
coltivazioni
di
cotone
e
tabacco
mentre
il
Nord
basava
la
sua
ricchezza
sulle
attività
manifatturiere
ed
industriali
che
nel
periodo
bellico
furono
facilmente
riconvertite
alle
esigenze
del
conflitto.
Il
Nord
aveva
pertanto
non
solo
eserciti
più
numerosi
ma
anche
meglio
armati
e
con
approvvigionamenti
costanti
e
continui.
Il
lento
trascinarsi
della
guerra
stava
invece
mettendo
in
ginocchio
la
capacità
produttiva
ed
umana
del
Sud.
Il
generale
Lee
quindi,
invasa
la
Pennsylvania,
procedette
spedito
verso
Baltimora
e
Washington
con
le
sue
truppe
schierate
a
semicerchio,
deciso
a
prendere
in
scacco
le
truppe
nordiste.
Il
generale
sudista
studiando
la
carta
topografica
indicò
una
località
posta
pressappoco
al
centro
del
semicerchio
formato
dalla
sue
truppe:
era
una
piccola
cittadina
e
come
i
raggi
di
una
ruota
verso
di
essa
tutte
le
strade
convergevano.
Era
Gettysburg.
Il
generale
sudista
aveva
mirabilmente
manovrato
le
sue
truppe
e
attendeva
solo
il
momento
in
cui,
l’Armata
del
Potomac
fosse
precipitosamente
accorsa
per
difendere
le
città
del
Nord
minacciate,
per
annientarla.
In
quei
decisivi
frangenti
era
però
privo
della
preziosa
cavalleria
del
generale
Stuart
che
era
da
lui
stata
precedentemente
inviata
in
avanscoperta
per
decifrare
le
intenzioni
e le
posizioni
degli
unionisti.
Ora
non
si
avevano
da
giorni
più
notizie
del
famoso
cavalleggero
sudista
che
stava
incontrando
grandi
difficoltà
a
rientrare
nei
ranghi
e a
riferire
circa
la
sua
missione.
L’armata
della
Virginia
Settentrionale
era
quindi
virtualmente
cieca.
Comunque
entro
il
30
giugno
tutte
le
divisioni
di
Lee
erano
concentrate
su
un
fronte
di
50
chilometri
a
nord
di
Gettysburg.
Anche
senza
Stuart
egli
poteva
disporre
di
75000
uomini;
quando
le
tre
brigate
di
cavalleria
fossero
finalmente
giunte
il
numero
dei
suoi
effettivi
sarebbe
salito
a
80000.Nella
stessa
giornata
l’Armata
del
Potomac,
guidata
ora
dal
generale
George
Meade
che
aveva
sostituito
Hokker
dopo
Chanceloorsville,
si
andava
accostando
a
Gettysburg
da
sud.
La
divisione
di
cavalleria
del
generale
Buford
fu
la
prima
ad
arrivare
in
città
e ad
occuparla;
il I
Corpo
d’Armata
del
generale
Reynolds
era
a
poche
ore,
seguito
dal
III
(generale
Sickles),
dall’XI
(generale
Howard),
dal
XII
(generale
Slocum);
più
indietro
erano
il
II
(generale
Hancock),
il V
(generale
Sykes)
e il
VI
(generale
Sedgwick)
mentre
la
divisione
di
cavalleria
del
generale
Gregg
copriva
le
spalle.
Sulla
desta
dello
schieramento
federale
la
cavalleria
del
generale
Kilpatrick
controllava
Stuart
con
cui
ebbe
in
quella
giornata
numerosi
scontri
a
fuoco.
Inclusa
l’intera
formazione
a
cavallo,
il
generale
Meade
poteva
contare
su
circa
95000
uomini.
La
superiorità
numerica
dei
nordisti
era
quindi
modesta:
se
si
considera
poi
che
l’Armata
della
Virginia
Settentrionale
era
un’unità
compatta
ed
omogenea,
composta
da
uomini
sicuri
di
se
stessi,
entusiasmati
dalle
vittorie,
pieni
di
fiducia
nei
loro
capi,
mentre
invece
l’Armata
del
Potomac
era
ancora
demoralizzata
dalla
sconfitta,
era
appena
reduce
da
una
grave
crisi
di
comando
e
condotta
da
un
uomo
che
pur
se
universalmente
stimato
non
aveva
ancora
fornito
prove
della
sua
capacità
a
guidare
un’intera
armata,
allora
si
comprende
come
il
vantaggio
fosse
semmai
dalla
parte
dei
confederati.
La
cittadina
di
Gettysburg,
verso
cui
entrambe
le
armate
stavano
confluendo
in
massa,
si
trova
in
un
tranquillo
angolo
della
Pennsylvania,
chiuso
in
direzione
ovest
dalla
catena
della
South
Mountains.
A
nord
il
terreno
è
pianeggiante,
tutto
campi
coltivati
e
prati,
traversato
dalla
strada
che
unisce
Carlisle
appunto
a
Gettysburg.
In
questa
zona
non
ci
sono
particolari
appigli
tattici
per
sbarrare
il
passo
ad
un
eventuale
nemico
che
avanzasse
da
settentrione
tranne
un
modesto
rilievo
a
nord
delle
ultime
case
di
Gettysburg.
Due
chilometri
a
nord-ovest
della
cittadina
si
eleva
una
collinetta
ricoperta
di
boschi
di
querce
e
detta
pertanto
Oak
Hill,
alta
una
trentina
di
metri
sopra
la
pianura
antistante,
che
da
essa
è
dominata
quindi
quasi
totalmente.
Dalla
Oak
Hill
si
diparte,
fiancheggiando
Gettysburg,
una
dorsale
lunga
8
chilometri
che
si
estende
in
direzione
sud,
coperta
di
boschi.
Meno
di 2
chilometri
a
sud
della
Oak
Hill,
sorge
su
questa
dorsale
l’edificio
di
un
Seminario
luterano
dalla
cui
cupola
sommitale
si
domina
l’intero
paesaggio
circostante.
La
dorsale
è
pertanto
della
Seminary
Ridge.
Ma
dalla
Oak
Hill
parte
pure
una
seconda
dorsale
ad
angolo
acuto
con
la
prima,
più
bassa
e
larga
e
sita
a
poche
centinaia
di
metri
ad
ovest
del
Seminary
Ridge.
Su
di
essa
sorge
una
fattoria
appartenente
alla
famiglia
McPherson;
da
lì
il
pendio
scende
dolcemente
verso
un
torrente
detto
Willoughby
Run.
La
strada
che
giunge
da
Chambersburg
varca
dapprima
il
Willoughby
Run,
poi
la
McPherson
Ridge
ed
infine
la
Seminary
Ridge
meno
di
200
metri
a
nord
dell’edificio.
Una
colonna
proveniente
da
Chambersburg
pertanto
avrebbe
dovuto
superare
questo
doppio
ostacolo
prima
di
arrivare
a
Gettysburg.
La
Oak
Hill
era
la
posizione
chiave
quindi
dell’intero
scacchiere
in
quanto
da
essa
si
dominano
non
solo
il
terreno
pianeggiante
a
nord
di
Gettysburg
ma
pure
la
Seminary
Ridge
nella
sua
intera
larghezza.
Immediatamente
a
sud
di
Gettysburg
si
eleva
un’altra
collina
il
cui
pendio,
assi
dolce
verso
settentrione,
è
invece
molto
più
ripido
ad
est;
si
innalza
circa
venti
metri
sopra
l’abitato
di
Gettysburg
e
domina
completamente
la
città.
Essa
è
per
la
massima
parte
scoperta
e
sulla
cima
è
situato
il
cimitero
locale,
per
cui
l’altura
porta
il
sinistro
nome
di
Cemetery
Hill.
Da
essa
si
diparte
in
direzione
sud-est
una
cresta
che,
con
una
profonda
insenatura,
collega
una
collina
ad
un’altra,
sita
circa
un
chilometro
oltre,
della
medesima
altezza
e
con
pendici
piuttosto
morbide,
pietrosa
e
coperta
di
boschi,
detta
Culp’s
Hill.
Ma
dalla
Cemetery
Hill
parte
una
seconda
cresta,
questa
volta
in
direzione
sud-ovest.
Questa
seconda
dorsale
è
bassissima
e si
eleva
solo
di
pochi
metri
sul
terreno
circostante,
lunga
circa
3
chilometri,
regolare,
tutta
coperta
di
boschi
ed è
detta
Cemetery
Ridge.
Alla
sua
estremità
meridionale
il
terreno
si
innalza
bruscamente
in
un’altra
piccola
collina
circolare
in
tutto
e
per
tutto
geologicamente
simile
alla
Culp’s
Hill,
denominata
Little
Round
Top.
Una
depressione
poco
profonda
la
collega
ad
una
seconda
collina,
immediatamente
a
sud
della
prima,
detta
semplicemente
Round
Top.
Ad
ovest
il
Littel
Round
Top
scende
precipitosamente
verso
un
profondo
vallone
dove
scorre
un
ruscello
chiamato
Plum
Run.
Proseguendo
di
qua
verso
la
Seminary
Ridge,
il
terreno
è
rotto,
accidentato
e
coperto
di
rocce
ed
alberi.
Tra
queste
formazioni
rocciose
una
in
particolare
è
imponente:
si
tratta
di
un
enorme
ammasso
di
rupi,
alto
una
decina
di
metri,
pieno
di
spaccature
e
crepacci,
detto
Devil’s
Den.
Il
Devil’s
Den
ed
il
Little
Round
Top
si
dominano
a
vicenda:
ma
la
seconda
incombe
sul
primo,
essendo
più
alta.
Su
questo
scenario,
muovendo
da
sud,
si
erano
avanzati
nella
giornata
del
30
giugno
i
cavalleggeri
nordisti
del
generale
Buford
,
che
avevano,
come
abbiamo
già
ricordato,
occupato
la
cittadina.
Il
generale
nordista
sapeva
grazie
alla
ricognizione
effettuata
che
il
nemico
si
trovava
a
Chambersburg
ed a
Cashtown;
pertanto
si
affretto
oltre
Gettysburg
giungendo
ad
occupare
la
McPherson
Ridge
poco
prima
della
brigata
sudista
del
generale
Pettigrew.
Dopo
una
breve
sparatoria
Pettigrew
si
ritirò
e
Buford
schierò
le
sue
due
brigate,
in
tutto
3500
uomini,
lungo
tutta
la
McPherson
Ridge,
in
modo
da
sbarrare
al
nemico
la
strada
verso
Gettysburg.
Assai
acutamente
Buford
aveva
compreso
l’importanza
strategica
della
posizione
e
aveva
deciso
di
difenderla
avvertendo
tosto
il
generale
Reynolds,
comandante
del
I
Corpo
dell’Armata
del
Potomac,
che
seguiva
ad
alcune
ore
di
marcia.
Sorse
così
l’alba
del
1
luglio1863.
Nel
frattempo
il
generale
confederato
Ambrose
Powell
Hill,
comandante
del
III
Corpo
dell’Armata
della
Virginia
Settentrionale,
ascoltata
la
relazione
dei
Pettigrew,
aveva
deciso
di
spingere
contro
la
McPherson
Ridge
un
forte
nerbo
di
truppe
per
saggiare
la
resistenza
del
nemico:
per
cui
al
mattino
la
divisione
Heth,
forte
di
8000
uomini,
avanzò
verso
le
posizioni
tenute
dalla
cavalleria
di
Buford.
All’alba
le
avanguardie
nordiste
aprirono
dunque
il
fuoco
sulle
colonne
avanzanti
sudiste
e
sull’intero
fronte
la
lotta
s’impegnò
vigorosamente.
Il
generale
Reynolds,
subito
avvertito
di
quanto
stesse
succedendo,
si
era
affrettato
a
spedire
in
avanguardia
verso
Gettysburg
la
sua
I
Divisione
(generale
Wadsworth)
ordinando
anche
alle
restanti
due
di
affrettare
la
marcia
verso
il
luogo
dove
tuonava
ormai
il
cannone.
Egli
giunse
sul
posto
alle
9,30
e
presso
il
seminario
luterano
si
incontrò
con
il
generale
Buford.
Con
un
rapido
colpo
d’occhi
Reynolds
giudicò
la
posizione.
Ne
valutò
l’eccellenza
difensiva,
l’importanza
strategica
quale
nodo
stradale
e
l’ampio
campo
di
tiro
che
avrebbe
potuto
permettere
di
sfruttare
l’ottima
artiglieria
federale.
Così
la
decisione
fu
presa.
Le
divisioni
di
Reynolds
si
schierarono
a
cuneo
su
tutta
la
McPherson
Ridge
per
sostenere
gli
ormai
esausti
cavalleggeri
di
Buford.
Le
due
brigate
sudiste
Archer
e
Davis
della
Divisione
Heth
premevano
infatti
sempre
più
energicamente
contro
la
dorsale
McPherson
e fu
proprio
qui
che
il
generale
Reynolds
guidò
le
sue
truppe
in
una
controcarica
che
salvò
la
giornata
per
i
nordisti.
Il
generale,
colpito
a
morte,
rimase
sul
terreno,
in
prima
linea
dove
si
era
battuto
come
un
leone
affianco
ai
suoi
uomini.
Il
comando
del
I
Corpo
passò
temporaneamente
nelle
mani
del
generale
Doubleday.
Verso
mezzogiorno
il
generale
Howard
giunse
sul
posto
con
l’XI
Corpo
e
immediatamente
assunse
il
comando
delle
operazioni.
Egli
schierò
due
sue
divisioni
in
maniera
da
prolungare
lo
schieramento
nordista
fino
ad
includere
la
vitale
Oak
Hill
e da
qui
fare
fronte
a
nord
per
sbarrare
il
passo
al
II
Corpo
confederato
del
generale
Ewell
che
da
quella
direzione
stava
pure
discendendo
da
Gettysburg.
Egli
si
trovava
infatti
a
nord
di
Gettysburg
ed
aveva
ricevuto
ordine
dal
generale
Lee
di
convergere
sulla
cittadina
il
prima
possibile.
La
marcia
era
iniziata
il
mattino
del
1
luglio.
Senonchè
giunto
a
pochi
chilometri
da
Gettysburg
il
generale
confederato
Rodes,
comandante
la
divisione
di
testa
del
I
Corpo,
aveva
udito
il
fragore
della
battaglia
già
in
corso
e
subito,
dispiegata
la
sua
potente
unità,
si
era
affrettato
verso
il
luogo
dove
tuonava
il
cannone,
ricacciando
le
pattuglie
di
cavalleria
del
generale
Buford.
Per
un
niente
i
confederati
del
generale
Rodes
arrivarono
ad
occupare
la
Oak
Hill
poco
prima
che
vi
mettessero
piede
quindi
le
due
divisioni
unioniste
mandate
dal
generale
Howard.
Pertanto
quest’ultime
dovettero
schierarsi
sul
versante
meridionale
della
collina
attraverso
il
terreno
pianeggiante
a
settentrione
di
Gettysburg
in
maniera
da
sbarrare
la
strada
che
scende
da
Carlisle.
Sostenuto
da
una
poderosa
massa
di
cannoni
che
dalla
dominante
posizione
Oak
Hill
batteva
d’infilata
gli
schieramenti
nordisti,
il
generale
Rodes
scatenò
i
suoi
veterani
all’assalto;
ma
le
fanterie
federali
li
ricevettero
bravamente
ributtandoli
indietro
con
perdite
sanguinose.
Sembrava
che
i
sudisti
fossero
stati
arrestati
sull’intero
fronte
quando
la
divisione
Early
del
II
Corpo
dell’Armata
della
Virginia
Settentrionale
cominciò
ad
arrivare
da
nord
est
proveniente
da
York
cadendo
sull’estrema
ala
destra
federale
del
tutto
scoperta,
travolgendola.
Nello
stesso
momento
il
generale
Lee,
che
era
intanto
giunto
sul
campo,
ordinò
alle
divisioni
Heth
e
Pender
(III
Corpo)
di
attaccare
a
fondo
l’ala
sinistra
unionista,
e
alla
divisione
Rodes
di
riprendere
la
pressione
contro
il
vertice
dell’angolo
formato
dallo
schieramento
avversario.
Minacciate
di
aggiramento
su
entrambi
le
ali,
cannoneggiate
senza
sosta
dalle
artiglierie
confederate
poste
sulla
Oak
Hill,
le
truppe
federali
esauste
furono
costrette
a
sgomberare
l’intera
Seminary
Ridge
e la
stessa
città
di
Gettysburg.
Soprattutto
le
divisioni
dell’XI
Corpo
subirono
gravissime
perdite;
una
di
essa
fu
pressochè
annientata.
Questa
è la
situazione
che
trovò
il
generale
unionista
Howard
giunto
a
Gettysburg.
Mirabilmente
valutò
l’importanza
strategica
delle
colline
poste
a
sud
della
cittadina,
specialmente
della
Cemetery
Hill
inviandò
là
una
delle
sue
tre
divisioni
(generale
Steinwehr).
Immediatamente
il
generale
unionista
aveva
posto
in
difesa
la
collina
dove
confluirono
i
resti
delle
divisioni
unioniste
sconfitte
la
mattina.
La
divisione
Wadsworth
fu
invece
inviata
ad
occupare
massicciamente
la
Culp’s
Hill
mentre
tra
le
17 e
le
18
arrivarono
a
dare
loro
manforte
i
Corpi
d’Armata
unionisti
III
e
XII
(generali
Sickles
e
Slocum).
Scese
la
notte.
Da
entrambi
le
parti
le
truppe
andavano
confluendo
in
vista
delle
decisive
battaglie
dei
giorni
seguenti.
Sostanzialmente
la
prima
giornata
si
era
conclusa
con
la
vittoria
dei
confederati
che
Lee
aveva
guidato
mirabilmente
sul
campo
di
battaglia.
Il
generale
Lee
ed
il
suo
fidato
luogotenente
Longstreet
nel
corso
della
notte
studiarono
le
posizioni
del
nemico
per
decidere
come
operare
il
mattino
seguente.
Longstreet
ne
aveva
valutato
tutta
la
forza
ed
aveva
concluso
suggerendo
di
attendere
il
nemico,
o,
volendo
assumere
l’iniziativa,
di
aggirare
le
posizioni
dell’Armata
del
Potomac
sull’ala
meridionale,
in
maniera
da
interporsi
tra
questa
e
Washington.
Ma
questo
movimento
aggirante
era
difficile
da
compiere
senza
l’ausilio
della
cavalleria
esplorante
di
Stuart
che
solo
a
tarda
sera
diede
notizie
di
se:
era
a
Carlisle
con
i
suo
i
uomini
stanchi
morti,
e
non
avrebbe
potuto
raggiungere
Lee
prima
della
sera
del
giorno
seguente,
il 2
luglio.
Quindi
Lee,
che
non
era
generale
da
rimanere
sulla
difensiva,
giunse
alla
conclusione
di
continuare
a
sviluppare
l’attacco
la
mattina
seguente.
Ma
in
quale
punto
cercare
di
sfondare
le
linee
unioniste?
Il
suggerimento
di
Longstreet
era
saggio
e
Lee
sostanzialmente
lo
accolse.
Il
colpo
di
maglio
si
sarebbe
abbattuto
sull’ala
meridionale
cercando
di
avvolgere
il
nemico
le
cui
posizione
però,
dato
l’assenza
della
cavalleria
di
Stuart,
era
solo
parzialmente
note.
Lo
stesso
Longstreet
con
due
divisioni
(generali
Hodd
e
McLaws)
avrebbe
diretto
e
svolto
l’azione:
il
movimento
avrebbe
dovuto
portare
alla
conquista
dei
due
Round
Tops
cadendo
sul
rovescio
dell’ala
sinistra
unionista.
Al
centro
del
fronte
il
III
Corpo
(generale
A.P.Hill)
avrebbe
collegato
l’ala
attaccante
con
le
forze
sudiste
situate
tra
le
case
di
Gettysburg,
stando
schierato
lungo
la
Seminary
Ridge.
Quanto
al
II
Corpo
(generale
Ewell),
Lee
pensò
di
toglierlo
dalla
sua
posizione
antistante
il
Cemetery
Hill
e la
Culp’s
Hill
e
spostarlo
all’ala
meridionale
per
rafforzare
il
movimento
di
Longstreet;
ma
il
generale
Ewell
a
tarda
notte
fece
sapere
di
ritenere
di
poter
prendere
con
successo
le
posizioni
nemiche
sulla
Culp’s
Hill.
Quindi
Lee
decise
di
modificare
il
suo
piano
trasformandolo
in
un
tentativo
di
aggiramento
su
entrambe
le
ali:
movimento
complesso,
difficile
da
realizzare
senza
cavalleria,
che
avrebbe
esteso
ancor
di
più
il
fronte
confederato
ed
indebolito
ulteriormente
il
centro
dello
schieramento.
Ma
la
decisione
era
ormai
presa.
Intanto
continuavano
ad
affluire
le
truppe
unioniste
che
Meade
così
schierò:
all’estrema
ala
destra,
sulla
Culp’s
Hill
fu
schierato
il
XII
Corpo
(generale
Slocum);
veniva
quindi
il
l’XI
Corpo
(generale
Howard)
che
teneva
la
Cemetery
Hill;
lungo
la
Cemetery
Ridge
stava
schierato
il
II
Corpo
(generale
Hancock);
il
III
(generale
Sickles)
teneva
il
Little
Round
Top.
Il V
Corpo
(generale
Sykes)
era
di
riserva.
Il
generale
Sedgwick
con
il
VI
stava
ancora
avvicinandosi.
A
differenza
di
Lee,
Meade
aveva
inoltre
a
disposizione
tutta
la
sua
cavalleria.
Sebbene
il
generale
Lee
avesse
ordinato
l’attacco
già
per
le
prime
ore
del
2
luglio,
le
divisione
Hood
e
McLaws
non
riuscirono
a
raggiungere
le
basi
di
partenza
dell’attacco
se
non
nel
primo
pomeriggio
sostenute
dalla
poderosa
divisione
di
artiglieria
del
colonello
Alexander.
La
dilazione
dell’attacco
in
realtà
per
poco
non
fu
fatale
per
gli
unionisti:
infatti
verso
le
13
il
generale
Sickles
aveva
ordinato
alle
sue
truppe
di
lasciare
le
fortissime
posizioni
sulla
Cemetery
Ridge
e
sui
due
Round
Top
per
avanzare
fino
a
ridosso
della
Seminary
Ridge.
Così
facendo
le
truppe
unioniste
si
sarebbe
trovate
esposte
all’attacco
di
fianco
che
i
confederati
stavano
per
scatenare.
Il
generale
Sickles,
mosso
dal
desiderio
di
meglio
coprire
l’ala
sinistra
federale,
aveva
disposto
quindi
le
sue
truppe
su
di
un
fronte
troppo
ampio
con
le
sue
due
ali
campate
in
aria,
cioè
non
coperte,
non
appoggiate
ad
un
qualche
difesa
naturale
del
terreno
e
per
cui
vulnerabili.
L’implicazione
più
grave
di
questa
errata
manovra
era
quella
poi
di
aver
lasciato
sguarniti
i
due
Round
Top.
Il
generale
Longstreet,
che
intanto
aveva
schierato
le
sue
truppe
per
l’attacco,
si
rese
subito
conto
dell’errore
di
Sickles
e
verso
le
16
ordinò
alle
sue
artiglierie
di
falciare
le
linee
unioniste.
In
un
baleno
dai
boschi
emersero
le
file
dei
fanti
confederati
che
avanzavano
bravamente
verso
le
falcidiate
linee
nordiste.
Il
generale
Meade
si
recò
immediatamente
sul
posto
non
appena
il
fragore
della
battaglia
lo
raggiunse
e
constatò
con
sorpresa
la
nuova
posizione
avanzata
assunta
dal
II
Corpo.
Ormai
era
troppo
tardi
per
fare
arretrare
le
truppe
di
Sickeles,
investite
com’erano
da
tutte
le
parti
dai
furiosi
attacchi
delle
truppe
di
Hood
e
McLaw;,
bisognava
rinforzarlo
e
pure
in
fretta.
Immediatamente
la I
divisione
del
II
Corpo
fu
inviata
sulla
sinistra
del
III
Corpo
;
l’intero
V
Corpo
(generale
Sykes)
fu
pure
posto
dove
maggiormente
infuriava
la
battaglia,
seguito
da
gran
parte
del
XIII
Corpo
tolto
dall’ala
destra.
La
situazione
per
gli
unionisti
era
ormai
insostenibile:
verso
le
18
l’intero
III
corpo,
battuto
con
il
generale
Sickeles
tra
i
caduti,
era
in
completa
ritirata.
I
sudisti
stavano
già
investendo
sulla
loro
sinistra
la
Cemetery
Ridge
alla
giunzione
tra
il
III
ed
il
II
Corpo;
sulla
loro
destra,
presso
il
Devil’s
Dern
e su
per
le
pendici
rocciose
dei
Round
Top.
Se i
meridionali
avessero
messo
piede
in
special
modo
sul
Little
Round
Top
la
loro
artiglieria
avrebbe
potuto
spazzare
l’intera
Cemetery
Ridge,
rendendo
le
posizioni
unioniste
intenibili.
Ad
aggravare
la
situazione
sull’ala
nord
del
fronte
i
confederati
del
II
Corpo
del
generale
Ewell
avevano
scatenato
l’attacco
contro
le
posizioni
federali,
indebolite
dal
trasferimento
del
XXIII
Corpo
in
aiuto
al
III
come
abbiamo
già
detto.
Ma
il
Little
Round
Top
era
difeso.
Il
generale
Warren,
comandante
del
Genio
dell’Armata
del
Potomac,
spintosi
colà
per
una
ricognizione,
aveva
trovato
quella
posizione
chiave
abbandonato;
immediatamente
di
sua
iniziativi
vi
aveva
inviato
due
brigate
ed
una
batteria
del
V
Corpo.
Ed
ora
gli
impavidi
veterani
del
generale
Hood
arrivati
quasi
in
cima
si
videro
ricacciati
indietro
dalle
scariche
a
mitraglia
e
dagli
spari
dell’artiglieria
unionista
ad
alzo
zero.
Gli
aggiustamenti
tattici
di
Meade
diedero
i
loro
frutti.
Anche
sulla
Culp’s
Hill
i
sudisti
infatti
furono
ricacciati
indietro
e lo
stesso
avvenne
sulla
Cemetery
Hill.
Era
buoi
ormai.
Si
era
così
conclusa
la
seconda
giornata
di
battaglia
senza
né
un
vinto
né
un
vincitore.
Il
generale
Meade
era
assai
preoccupato.
La
giornata
appena
conclusa
era
stata
tremenda
per
le
sue
truppe.
A
stento
la
catastrofe
era
stata
evitata.
A
notte
fonda
il
comandante
unionista
riunì
il
suo
Stato
Maggiore
e
decise
che
anche
per
il 3
luglio
le
truppe
unioniste
avrebbero
atteso
al
riparo
delle
loro
forti
posizioni
l’attacco
confederato,
confidando
questa
volta
di
infliggere
perdite
tali
da
conquistare
il
campo.
Il
generale
Meade,
prima
della
fine
della
riunione,
predisse
al
Generale
Gibbon,
il
più
giovane
dei
suoi
subaltern,i
che
l’indomani
Lee
avrebbe
attaccato
sul
suo
fronte:
”Preparatevi
ad
accoglierli”
furono
le
parole
con
cui
Meade
lo
congedò.
Gibbon
comandava
una
divisione
del
II
Corpo
al
centro
dello
schieramento
unionista
sulla
Cemetery
Ridge.
Il
generale
Lee
d’altro
canto
era
soddisfatto
dall’esito
della
battaglia.
Le
sue
truppe
erano
state
all’assalto
tutto
il
giorno
e
pressavano
da
vicino
le
posizioni
federali
che
più
di
una
volta
avevano
sbandato
e
sembravano
prossime
al
tracollo.
Due
possibilità
si
presentavano
ora
al
condottiero
confederato:
continuare
il
movimento
aggirante
almeno
sull’ala
destra
oppure
cercare
lo
sfondamento
centrale,
quello
che
Meade
si
aspettava.
Lee
decise
per
il
momento
di
guadagnar
tempo
ed
ordinò
quindi
al
generale
Ewell
di
spingere
a
fondo
l’azione
contro
la
Culp’s
Hill;
poi
si
sarebbe
visto.
La
mattina
del
3
luglio,
prima
che
il
generale
Ewell
potesse
muovere
in
avanti,
le
sue
posizioni
furono
attaccate
dagli
unionisti
che
cercavano
di
riprendere
le
posizioni
perdute
sulla
Culp’s
Hill
il
giorno
precedente.
Il
generale
Lee
accorse
subito
dove
infuriava
la
battaglia
e
capì
che
questo
sviluppo
degli
eventi
lo
avrebbe
costretto
a
rivedere
i
suoi
piani.
Longstreet
ancora
una
volta
propose
l’aggiramento
sulla
sinistra
del
nemico,
ma
Lee
si
era
orientato
ormai
su
un
altro
piano.
Egli
occupava
un
fronte
molto
più
esteso
del
nemico
e
non
credeva
di
poter
ulteriormente
estendere
le
proprie
linee
in
vista
di
un
movimento
aggirante.
Il
nemico
era
fortissimo
sulle
ali,
sulla
Culp’s
Hill
e
sul
Littel
Round
Top:
allora
l’Armata
della
Virginia
Settentrionale
avrebbe
vibrato
il
colpo
risolutivo
al
centro,
sulla
Cresta
del
Cimitero,
in
modo
da
sfondare
il
centro
avversario
e
tagliare
in
due
l’Armata
del
Potomac.
Il
terreno
aperto
dinnanzi
ala
Cresta
offriva
una
splendida
piazza
d’armi
ove
l’irresistibile
fanteria
confederata
avrebbe
potuto
dispiegarsi
ed
abbattersi
in
masse
compatte
contro
le
linee
nordiste.
Il
tutto
sostenuto
da
una
preparazione
d’artiglieria
come
non
si
era
ancora
mai
vista,
che
avrebbe
polverizzato
il
nemico
prima
dell’impatto
finale.
Era
la
concezione
militare
della
battaglia
di
Solferino
quando
Napoleone
III
sfondò
il
centro
austriaco
dopo
una
violentissima
preparazione
di
artiglieria.
Lee
per
quest’impresa
era
deciso
ad
affidarsi
alle
sue
truppe
d’elite,
tenute
finora
al
riposo,
in
special
modo
alla
Divisione
Pickett.
Con
essa
avrebbero
cooperato
le
divisioni
Heth
e
Pender;
in
totale
9
brigate,
cui
se
ne
sarebbero
aggiunte
altre
2
della
divisione
Anderson
portandone
il
numero
a
11;
47
reggimenti
e 2
battaglioni,
15.000
uomini
in
tutto,
il
fior
fiore
della
Virginia.
Il
generale
Longstrett
era
certo
che
l’attacco
si
sarebbe
rivelato
un
massacro
come
a
Malvern
Hill
oppure
una
Fredericksburg
al
contrario.
Era
convinto
di
come
attacchi
frontali
di
fanteria
contro
postazioni
difensive
ben
munite
fossero
ormai
superati
visti
i
progressi
delle
armi
moderne.
Infatti
i
fucili
ed i
cannoni
rigati
avevano,
rispetto
ai
fucili
ad
anima
liscia,
una
maggiore
precisione
e
una
maggiore
gittata.
I
fucili
ad
anima
liscia,
cioè
con
l’interno
della
canna
liscia,
si
usavano
prevalentemente
con
munizioni
a
pallettoni
ma
erano
molto
imprecisi
e
con
una
gittata
limitata
ai
100
metri
e
quindi
dopo
le
guerre
napoleoniche
furono
progressivamente
sostituiti
da
quelli
rigati.
Questi
tipi
di
armi
risultarono
micidiali
contro
truppe
avanzanti
allo
scoperto.
Fu
una
lezione
tattico-militare
che
la
Guerra
Civile
insegnò;
inascoltata
però
dagli
europei
che
cinquant’anni
dopo
lanciarono
contro
simili
strumenti
di
morte
milioni
di
fanti
contro
le
trincee
della
Prima
Guerra
Mondiale.
Ma
Lee
su
questo
punto
fu
irremovibile.
Ed
affidò
al
colonello
Alexander
il
compito
di
allestire
le
batterie
d’artiglieria
che
avrebbero
dovuto
preparare
la
carica.
Furono
concentrate
150
bocche
da
fuoco
in
un
raggio
di 3
chilometri
per
sgretolare
le
difese
unioniste
e
agevolare
l’assalto
alla
baionetta.
Ma
dalla
Cemetery
Ridge
qualcuno
aveva
notato
l’imponente
movimento
di
artiglierie.
Era
il
generale
Hunt,
comandante
in
capo
dell’artiglieria
dell’Armata
del
Potomac,
l’uomo
che
aveva
polverizzato
le
colonne
sudiste
a
Malvern
Hill.
La
sua
reazione
fu
pronta:
concentrò
in
quel
settore
103
cannoni
di
vario
calibro
concentrandone
saggiamente
73
alle
ali,
lasciandone
solo
una
trentina
al
centro
per
meglio
colpire
sui
fianchi
le
colonne
sudiste
che
prevedibilmente
sarebbero
state
scagliate
su
per
il
crinale.
Nel
complesso
la
posizione
unionista
era
fortissima:
un
muretto
a
secco
dava
un
eccellente
difesa
alle
truppe
del
Nord;
il
terreno
antistante,
aperto,
raso
in
leggero
declivio,
offriva
un
meraviglioso
campo
di
tiro
visibile
da
ogni
parte,
del
tutto
privo
di
angoli
morti
sfruttabili
dall’attaccante,
quanto
mai
adatto
al
micidiale
fuoco
radente
delle
armi
rigate.
Mentre
dunque
il
colonello
Alexander
disponeva
la
sua
imponente
massa
di
bocche
da
fuoco,
le
divisioni
confederate
del
generale
Pickett
raggiunsero
le
loro
basi
di
partenza.
Alle
13
meno
5
tuonò
il
primo
cannone
confederato.
L’atto
finale
aveva
avuto
inizio.
In
un
baleno
le
linee
federali
furono
investite
da
un
inferno
di
ferro
e
piombo.
Granate,
shrapnels,
proiettili
di
ogni
genere
piovevano
fitti
come
grandine
squarciando
il
terreno,
sradicando
gli
alberi,
colpendo
uomini
e
animali;
sembrava
che
nulla
potesse
resistere
ad
un
simile
tiro
di
spianamento.
Ma
in
realtà
le
fanterie
federali
reggevano
allo
spaventoso
bombardamento
meglio
di
quanto
i
loro
nemici
supponessero.
Il
muretto
a
secco
dietro
cui
si
riparavano
le
truppe
nordiste
si
trovava
qualche
metro
più
in
basso
rispetto
alla
linea
della
cresta;
cosicchè
il
tiro
dei
confederati
risultava
spesso
troppo
alto
e
andava
a
cadere
dietro
le
linee
unioniste
nelle
retrovie.
Solo
qualche
reggimento
e
l’artiglieria,
che
era
più
esposta,
ebbero
danni
considerevoli.
Anche
nelle
retrovie
i
danni
prodotti
furono
notevoli.
Di
contro
Il
generale
Hunt
aveva
dato
ordine
alle
batterie
federali
di
rispondere
al
fuoco
ma
facendo
attenzione
alle
munizioni
che
dovevano
essere
risparmiate
per
la
fanteria
sudista
che
avrebbe,
ne
era
certo,
da
lì a
poco
attaccato.
Malgrado
il
fuoco
rimanesse
violentissimo,
il
generale
Meade
era
ottimista,
quasi
speranzoso
che
Lee
attaccasse,
convinto
della
forza
della
propria
posizione
difensiva.
Per
provocare
il
prima
possibile
la
carica
dei
confederati,
Meade
diede
ordine
ad
Hunt
di
sospendere
il
tiro
di
artiglieria
per
dare
l’impressione
che
il
bombardamento
avesse
ottenuto
il
risultato
di
mettere
a
tacere
le
batterie
federali.
Hunt
era
già
giunto
ad
una
simile
conclusione
ed
aveva
cominciato
a
ritirare
i
propri
pezzi
gradualmente.
Tra
i
confederati,
Longstreet
aveva
incaricato
Alexander
di
stabilire
il
momento
in
cui
le
difese
federali
fossero
state
sufficientemente
indebolite
per
scatenate
l’assalto
frontale.
Alexander
scrutava
l’orizzonte,
gravato
del
peso
di
questa
terribile
decisione,
e di
fronte
al
cessato
fuoco
unionista
diede
finalmente
il
segnale
d’attacco
generale.
Era
caduto
nella
trappola
tesa
da
Meade
e da
Hunt.
Mancavano
5
minuti
alle
15
ed
le
artiglierie
sudiste
cessarono
il
fuoco.
Era
arrivato
il
terribile
momento.
Sulla
destra
stava
schierata
la
Divisione
Pickett
con
due
brigate
avanzate
ed
una
di
rincalzo;
sulla
sinistra
la
divisione
Pettigrew
con
la
divisione
Trimble
di
rincalzo.
I
comandanti
titolari
di
queste
due
unità,
i
generali
Heat
e
Pender,
giacevano
feriti
negli
ospedali
militari.
Il
generale
Pickett,
personaggio
pittoresco
e
popolare,
dirigeva
l’intero
gruppo
delle
fanterie
avanzanti.
Guidavano
le
tre
brigate
della
Divisione
Pickett
i
generali
Kemper,
Garnett
e
Armistead.
Iniziò
così
l’avanzata.
Ma
le
artiglierie
federali
che
erano
state
precedentemente
ritirate
furono
riportate
sulla
linea
del
fuoco
ed
iniziarono
a
spazzare
le
file
confederate.
Da
ogni
parte
esplodevano
granate
abbattendo
le
file
di
uomini
avanzanti;
ma
la
marea
grigia
proseguiva
inesorabilmente
a
montare.
Adesso
anche
i
fucilieri
unionisti
aprirono
il
fuoco.
Furono
6.000
fucili
che
contemporaneamente
entrarono
in
azione
aprendo
vuoti
paurosi
tra
i
sudisti.
Interi
plotoni
caddero
simultaneamente
fulminati
a
terra.
Ma a
quella
distanza
anche
i
fucilieri
confederati
fecero
fuoco
e
migliaia
di
nordisti
furono
massacrati
a
loro
volta.
Le
batterie
che
il
generale
Hunt
aveva
posto
sulle
ali
continuavano
intanto
a
martellare
i
fanti
in
grigio
prendendoli
d’infilata
e
abbattendoli
in
gruppi
interi;
i
generali
Kemper,
Pettigrew
e
Trimble
giacevano
al
suolo
gravemente
feriti;
il
generale
Garnett
era
caduto
colpito
a
morte.
Le
truppe
del
generale
Amistead
in
un
sussulto
finale
giunsero
infine
fino
al
muricciolo,
scavalcandolo
e
travolgendo
il
71°
Pennsylvania
che
lo
teneva.
In
un
punto
almeno
la
linea
unionista
era
stata
spezzata.
Ma
già
un
altro
reggimento
unionista,
il
72°
Pennsylvania,
veniva
gettato
nella
mischia
per
chiudere
la
breccia.
Le
truppe
confederate
ormai
stremate
furono
respinte
con
spaventose
perdite,
tra
cui
il
valoroso
generale
Amistead.
Questi
valorosi
raggiunsero
e
segnarono
il
limite
estremo
dell’alta
marea
della
Confederazione.
Intanto
il
generale
Hancock,
anche
se
gravemente
ferito,
arrestato
il
colpo
di
maglio
sudista,
lanciò
le
sue
truppe
all’attacco
ai
lati
delle
colonne
avanzanti
confederate.
Adesso
Lee,
che
aveva
sfiorato
la
vittoria,
stava
rischiando
una
nuova
Canne.
Il
centro
federale
si
era
infatti
profondamente
inflesso
ma
aveva
tenuto,
mentre
ai
lati
la
manovra
aggirante
delle
truppe
di
Hancock
minacciava
di
accerchiamento
le
truppe
sudiste
ormai
esauste
e
troppo
isolate
in
avanti.
Immediatamente
Lee
lancio
le
brigate
Wilcox
e
Perry
in
avanti
verso
le
ali
avvolgenti
nordiste
e
questa
manovra
permise
al
cuneo
avanzato
sudista
di
disimpegnarsi.
O ai
miseri
resti
che
di
esso
rimanevano.
La
ritirata
si
svolse
comunque
in
maniera
ordinata.
Gli
uomini
di
Lee
erano,
pur
se
battuti,
uomini
di
ferro.
Il
generale
sudista
cercò
nelle
ore
seguenti
di
riannodare
le
proprie
file
e si
preparò
alla
difesa
qualora
Meade
fosse
passato
al
contrattacco.
Ma
il
generale
unionista,
pago
della
vittoria,
non
intendeva
attaccare.
I
piani
d’invasione
di
Lee
erano
definitivamente
falliti.
Gettysburg
era
stata
senz’altro
una
delle
più
sanguinose
battaglie
della
guerra.
Gli
unionisti
vi
avevano
perduto
23.049
uomini,
i
confederati,
che
erano
stati
sempre
all’attacco,
ben
29.000.
Terribili
erano
state
poi
le
perdite
per
la
colonna
d’assalto
del
3
luglio:
la
Divisione
Pickett
aveva
lasciato
sul
campo
tutti
e
tre
i
suoi
generali
di
brigata,
quasi
tutti
i
suoi
ufficiali
superiori,
e,
nel
complesso,
quasi
il
70%
degli
effettivi,
cessando
praticamente
di
esistere
come
unità
operativa.
Nelle
Divisioni
Pettigrew
e
Trimble
le
perdite
sfiorarono
il
56%.
Per
il
Sud
Gettysburg
era
stata
una
terribile
sconfitta.
Lee
non
era
riuscito
a
sconfiggere
ed
ad
annientare
l’Armata
del
Potomac,
anzi
ne
era
stato
da
questa
quasi
battuto.
Finivano
così
in
una
remota
cittadina
della
Pennsylvania
le
speranze
della
Confederazione
di
ribaltare
le
sorti
della
guerra.
Da
lì
in
avanti,
e
per
circa
altri
due
anni,
le
truppe
sudiste
sarebbero
state
sempre
sulla
difensiva,
senza
più
nessuna
speranza
di
vittoria.