N. 9 - Settembre 2008
(XL)
915:
battaglia del garigliano
cristiani vs
saraceni
di Matteo Liberti
Nei pressi della città di Cassino, a sud di Roma,
scorre il fiume Garigliano, Liris per i
latini, che per buona parte segna il confine tra
Lazio e Campania; le sue acque sfociano placide nel
Golfo di Gaeta, dove un tempo era la città romana di
Minturnae. Fu nei pressi di questo bacino che
si svolse, nel 915, quella che passò alla Storia
come la prima battaglia del Garigliano.
Altre due ne seguiranno: una nel 1503, anno in cui
gli spagnoli stabilirono il loro dominio sul regno
di Napoli a scapito dei francesi, e una nel 1860,
quando l’esercito piemontese sconfisse
definitivamente i Borbonici.
La
battaglia del 915 vide contrapposte le forze della
Lega Cristiana, condotta da Papa Giovanni X, ai
Saraceni, e segnò in gran parte la fine
dell’espansionismo musulmano sul suolo italiano.
Vi è
una località, presso il Garigliano, che porta il nome di
Traetto, o Traietto. Qui, a partire dal IX secolo, si
era stabilita una colonia musulmana dalla forte
componente militare, ricca di abitazioni e di una bella
moschea.
Dopo
alcuni attacchi nell’attuale Lazio, come, nell’846, il
saccheggio di Roma (vennero prese d’assalto le basiliche
di San Pietro e di San Paolo) e l’assedio di Gaeta o,
nell’883, l’attacco a Montecassino, i musulmani
(provenienti dalla Sicilia e in parte dal Nordafrica)
erano ripiegati in questa zona, dove in poco tempo
avevano costruito fortificazioni e monopolizzato l’uso
del fiume, entrando spesso in conflitto con gli abitanti
dei villaggi vicini, ma mantenendo buoni rapporti con la
vicina Napoli e non solo. Alcuni dei musulmani del
Traetto avevano infatti tessuto stretti rapporti con la
comunità cristiana, e spesso erano assoldati come
mercenari dai signori campani e longobardi, arrivando
anche ad avere rapporti con lo Stato della Chiesa.
Ai
musulmani del Traetto, noti come Saraceni, specifica
linguistica che identifica grossomodo quei musulmani che
provenivano dal Nordafrica, non salvarono però la pelle
i rapporti suddetti, che non bastarono a creare un clima
di generale concordia, e anzi la colonia musulmana
divenne presto oggetto di tentativi di conquista.
Tra i
primi si ricorda quello, fallimentare, del 908 di
Atenolfo I, principe di Capua.
I
saraceni si mostrarono ben attrezzati e reagirono con
una politica espansionista, che li vide giungere fino
alle sponde dell’Adriatico e poi di nuovo alle porte di
Roma, con la penetrazione nei villaggi di Farfa, Narni e
Orte. Fu così che, nel 1910, Landolfo I, principe di
Benevento, e Papa Giovanni X si allearono per dar vita a
una Lega cristiana, volta a liberare definitivamente
l’Italia centro-meridionale dalla presenza musulmana.
Alla
formazione della Lega contribuirono la vedova
dell’Imperatore bizantino Leone VI, Zoe, Alberico II da
Spoleto, duca di Camerino, e il duca del Friuli (e Re
d’Italia) Berengario. Si formò negli anni un piccolo
esercito, cui si aggregarono anche, nel tempo, Calabresi
e Pugliesi (inviati dall’Impero romano d'Oriente),
nonché una flotta navale messa a disposizione
dall'imperatore bizantino Costantino VII (filgio di
Zoe).
Nel
frattempo, forti di razzie e saccheggi nei villaggi
circostanti, la colonia saracene si era ulteriormente
allargata...
Nel
915 la Lega cristiana era ben costituita e pronta
all’azione. Le operazioni militari iniziarono nell’alto
Lazio, dove venne distrutta una piccola formazione di
saccheggiatori saraceni. Seguirono alcune vittorie
cristiane nei pressi di Campo Baccano, Tivoli e Vicovaro.
A
questo punto tutti i saraceni sparsi nella regione si
concentrarono presso la roccaforte sul Garigliano, che a
giugno venne presa d’assedio dalla Lega. In poche
settimane la fortezza del Traetto venne espugnata, e i
saraceni furono costretti alla fuga sulle colline
circostanti, da dove riuscirono a resistere ai
successivi attacchi, almeno fino alla tenuta delle
scorte alimentari…
Già in
agosto la Lega cristiana poteva dichiararsi vincitrice,
e i poche saraceni che scamparono alla cattura, e
all’uccisione, fuggirono in direzione delle coste
siciliane.
Dopo
la vittoria, Berengario ricevette dal Papa
l'incoronazione imperiale, mentre come ultimo gesto
prima della fuga, i saraceni incendiarono la colonia in
cui avevano vissuto per quasi mezzo secolo. |