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storia & sport


N. 97 - Gennaio 2016 (CXXVIII)

IL BASEBALL IN GIAPPONE
TRA SPORT E MITO

di Francesco Agostini

 

La Nippon Professional Baseball o, per meglio dire, la Puro Yakyu, è il nome che rappresenta la lega professionistica di baseball giapponese, uno degli sport più seguiti e amati della nazione. Nata nel 1950 dalle macerie della “Japanese Baseball League”, essa si divide in due parti: la Central League e la Pacific League, di sei squadre ciascuna. Il campionato ha luogo da aprile a ottobre e, al termine, le prime tre squadre di ogni lega si incontrano nei cosiddetti playoff, necessari per determinare la formazione vincente.

 

Prima di essa e della “Japanese Baseball League”, che ebbe inizio nel 1934, i campionati venivano giocati perlopiù nelle aree universitarie, favorendone così la diffusione in ambito giovanile. Il motivo per il quale il baseball ebbe particolare successo in questo settore è presto detto. Fu Horace Wilson, un reduce della Guerra Civile Americana e insegnante di lingua inglese, che nel 1870 introdusse il Baseball nel Sol Levante: il Giappone fu quindi, a tutti gli effetti, la prima nazione asiatica a sperimentare questo sport. La prima squadra in assoluto, la Shimbashi Athletic Club, fu formata nel 1878.

 

Fin dagli esordi la lega giapponese è stata una miniera di talenti e di giocatori che, emigrati in campionati esteri, hanno spesso fatto la differenza nelle squadre di rispettiva competenza. Il giocatore più famoso a livello internazionale è sicuramente Ichiro Suzuki, vero e proprio simbolo e uomo immagine del baseball giapponese: il suo volto è talmente familiare al popolo nipponico da essere apparso in numerose pubblicità e in alcuni manga (fumetti) specializzati in storie di baseball. Nato a Kasugai, il 22 ottobre 1973, esordisce negli Orix Buffaloes a soli diciannove anni, dove mette in mostra fin da subito le sue ottime qualità di battitore.

 

Nel 2001 Ichiro lascia il Giappone per dirigersi nella Major League Baseball (il campionato statunitense) dove gioca prima nei Seattle Mariners e poi, dal 2012, in un club storico come i New York Yankees. La caratteristica principale di Ichiro Suzuki è la sua inconfondibile battuta, un vero e proprio “rito” che il giocatore giapponese ripete ogni volta e che, pochi sanno, ha dovuto modificare quando ha iniziato a giocare negli Stati Uniti.

 

In Giappone Ichiro stendeva il braccio destro puntando direttamente la mazza contro l’avversario mentre con la mano sinistra si aggiustava la manica della divisa sociale. Negli Stati Uniti gli è stato consigliato di modificare questo gesto, perché puntare la mazza contro un avversario poteva essere inteso come provocazione e scherno, cosa che invece in Giappone rappresenta solamente un modo per darsi la carica e tenere alta la concentrazione; così Suzuki, una volta entrato nelle fila dei Seattle Mariners ha deciso di posizionare la mazza in alto, perpendicolare rispetto al braccio e non più contro l’avversario.

 

Ichiro, nel corso degli anni, si è distinto per la sua bravura in campo, dovuta soprattutto alla cura che pone all’attrezzatura che si porta sempre dietro. Abitualmente tiene con sé le otto mazze migliori in una sacca a prova di umidità, al cui interno ci sono degli indicatori che in base ai colori blu e rosa ne conservano la superficie nel miglior modo possibile; periodicamente ne controlla lo stato e l’inevitabile usura, viste le numerose partite (162) cui vanno incontro ogni anno.

 

Questa sua meticolosità nell’affrontare il lavoro lo ha portato a raggiungere risultati incredibili fin dagli esordi quando, per esempio, fu eletto “rookie of the year” (matricola dell’anno) dell’American League grazie al primo posto ottenuto come media battute e basi rubate.

 

I numeri di Ichiro sono impressionanti: nel 2004 stabilisce il record di 262 battute valide in una sola stagione, dal 2001 è costantemente inserito nella lista dei partecipanti all’All Star Game (una partita riservata solamente ai migliori giocatori della lega) e, a coronamento di una straordinaria carriera, vince il Guanto d’Oro, premio assegnatogli come miglior esterno delle ultime dieci stagioni. A consegnarlo però alla sfera delle leggende di questo sport è il record assoluto di ben 4000 battute valide raggiunto nel 2013, dopo ventuno anni di strabiliante carriera fra lega giapponese e lega statunitense: il giusto premio per la sua dedizione a uno sport di estremo agonismo e concentrazione come il baseball.



 

 

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