N. 96 - Dicembre 2015
(CXXVII)
NATALE, I BAMBINI E LE GUERRE
700 BAMBINI MORTI IN MARE IN UN ANNO
di Giovanna D'Arbitrio
Mentre preparavo il presepe e l’albero di Natale, una notizia data quasi en passant da un tg è arrivata dalla televisore fino a me come un pugno nello stomaco: “700 bambini, figli di migranti, sono morti in mare quest’anno”. Sconvolgente! Come mai non avevamo portato il conto finora?! E a quanto pare, il numero è destinato a crescere se guerre e violenze continueranno.
Eppure
qualche
mese
fa
l’immagine
di
un
solo
bambino,
trovato
morto
sulla
spiaggia,
aveva
fatto
commuovere
migliaia
di
persone
in
tutto
il
mondo
e
molte
nazioni
si
erano
aperte
alla
solidarietà
verso
i
migranti,
ma
dopo
i
recenti
attentati
terroristici
la
paura
fa
innalzare
ancora
barriere
e
così
nemmeno
i
700
bambini
già
morti,
né
quelli
che
continueranno
a
morire
riusciranno
a
suscitare
di
nuovo
un
po’
di
pietà.
Allora
ho
pensato
ad
un
articolo
da
me
scritto
tempo
fa
sul
particolare
rapporto
che
lega
“i
bambini
e il
mare”
(titolo
dell’articolo).
Eccone
uno
stralcio:
“Quando
i
bambini
vedono
il
mare
per
la
prima
volta
i
loro
occhi
si
riempiono
di
meraviglia
e di
gioia,
talvolta
battono
le
mani
e i
più
grandi
e
audaci
corrono
verso
l’acqua
con
le
piccole
braccia
spalancate,
guazzando
poi
felici
nelle
acque
poco
profonde,
sorvegliati
con
cura
dagli
adulti.
Il
sole
illumina
i
loro
sorrisi
che
rallegrano
la
spiaggia,
mentre
genitori
e
nonni
li
guardano
incantati
per
ogni
loro
prodezza
o
nuovi
buffi
modi
di
gesticolare
o
parlare
per
comunicare
con
il
mondo
esterno.
La
sabbia
offre
loro
mille
fantastici
giochi
da
inventare:
castelli,
torri,
ponti
e
altre
creative
costruzioni,
conchiglie
li
attirano
con
svariate
forme
e
colori,
secchielli,
palette
e
rastrelli
e
quant’altro
sono
sparsi
intorno
a
loro.
Spesso
fanno
amicizia
e
giocano
insieme
per
lunghe
ore.
Tutto
sembra
fermarsi
in
uno
spazio
indefinibile
e in
un
tempo
“sospeso”
fuori
dalla
realtà
in
cui
l’innocenza
e la
purezza
aleggiano
nell’aria.
Anche
gli
adulti,
lontani
da
ogni
volgarità
o
bruttura,
nell’osservarli
ritrovano
forse
quel
magico
mondo
dell’infanzia
che
purtroppo
dura
così
poco.
Ci
vengono
poi
in
mente
quei
bambini
che
non
hanno
un’infanzia
normale,
vittime
di
degrado,
fame,
malattie,
violenze
e
guerre
e ci
chiediamo
come
mai
ancor
oggi
possa
accadere
tutto
ciò.
Vorremmo
che
tutti
i
bambini
del
mondo
potessero
giocare
felici
sulle
spiagge,
vicino
al
mare,
sotto
il
sole”.
Il
mare
dovrebbe
essere
fonte
di
gioia
per
i
bambini,
non
un
grande,
mostruoso
cimitero
che
li
ghermisce
tutti
i
giorni
con
crudeltà.
E
l’antica
domanda
ritorna
quando
si
parla
di
guerre
o
altri
eventi
storici:
“Cui
prodest?
A
chi
giova?”.
Di
sicuro,
non
ai
bambini.
Comprendiamo
che
il
terrorismo
vada
combattuto,
ma
auspichiamo
soluzioni
che
non
conducano
ad
una
nuova
guerra
mondiale:
interventi
ONU
per
il
mantenimento
della
pace,
sistemi
d’intelligence
congiunti
per
utile
scambio
d’informazioni,
strategie
economico-finanziarie
globalizzate
più
umane
che
rispettino
persone
e
ambiente,
supporto
degli
arabi
democratici.
Senza
dubbio
tutte
le
strade
che
portano
alla
pace
vanno
percorse,
pur
di
evitare
altre
guerre
e
ulteriore
spargimento
di
sangue.
Mi
ritorna
spesso
in
mente
la
bella
canzone
natalizia
di
J.
Lennon
“Happy
‘Xmas
-
War
is
over”
oppure
l’impareggiabile
“Imagine”,
in
cui
egli
ci
invita
ad
immaginare
un
mondo
futuro
pacificato
e
unito.