La Grande Guerra del Nord
La nascita della potenza
russa nel Baltico
di Enrico Targa
La
Grande Guerra del Nord fu un
conflitto che, tra il 1700 e il
1721, contrappose la Svezia di Carlo
XII, alleata con parte della nobiltà
polacca (Stanislao Leszczynski), i
cosacchi ucraini di Ivan Mazepa e
l’Impero Ottomano, contro la Russia
di Pietro il Grande, alleato del Re
di Polonia ed Elettore di Sassonia
Augusto II, della Danimarca di
Federico IV, dell’Elettore di
Hannover, il Re d’Inghilterra
Giorgio I e dell’Elettore di
Brandeburgo e Duca, poi re di
Prussia Federico Guglielmo I.
L’alleanza anti-svedese associò
inizialmente Russia, Danimarca e
Sassonia, che dichiarò guerra alla
Svezia e lanciò una triplice
offensiva contro i possedimenti
svedesi, approfittando dell’arrivo
sul trono di Carlo XII,a soli 18
anni.
La
Svezia tuttavia respinse le forze
russe a Narva, impose una pace
separata alla Danimarca (Travendal
nel 1700) e costrinse le forze di
Augusto II a ritirarsi in Sassonia e
firmare il Trattato di Altranstädt
(1706) con il quale dovette
rinunciare al trono di Polonia,
occupato dal 1704 da Stanislas
Leszczynski, sotto la protezione
dell’esercito svedese che occupa il
territorio polacco. Carlo XII
intraprese quindi un’importante
offensiva contro la Russia (uno dei
tanti tentativi falliti di invasione
da ovest del territorio russo,
ricordo il tentativo svedese di
invadere la Russia fallito nella
battaglia di Neva del 1240 e quello
dei cavalieri teutonici fermatinella
battaglia del lago ghiacciato il 5
aprile 1242), ma questa campagna si
concluse con il disastro della
battaglia di Poltava e l’esilio di
Carlo nell’Impero ottomano dove
rimase fino al 1714.
Dopo
Poltava, la coalizione iniziale
anti-svedese viene ripristinata e
Augusto II diventa di nuovo re di
Polonia. Le forze svedesi nel sud e
nell’est del Mar Baltico vengono
cacciate e i domini svedesi vengono
divisi tra i membri della
coalizione, la Svezia viene invasa
dalla Danimarca a ovest e dalla
Russia a est. L’offensiva danese
viene respinta a Helsingborg (1710),
ma la Russia riesce a impadronirsi
della Finlandia infliggendo pesanti
perdite alla marina svedese e alle
fortificazioni costiere. Alla
coalizione si unirono Giorgio I nel
1714 per l’Hannover (mantenne fino
alla morte il titolo di elettore del
Sacro romano Impero) e nel 1717 per
la Gran Bretagna e Federico
Guglielmo I nel 1715.
Carlo
XII, tornato dalla Turchia, aprì un
fronte in Norvegia, ma fu ucciso a
Fredriksten (no) nel 1718. La guerra
terminò formalmente con i Trattati
di Stoccolma (1719) tra Svezia,
Hannover e Prussia, il Trattato di
Frederiksborg (1720) tra Svezia e
Danimarca e il Trattato di Nystad
(1721) tra Svezia e Russia. Con
questi trattati, la Svezia rinuncia
alla sua esenzione dai diritti di
passaggio nell’Øresund (Stretto del
Sund), perse tutti i suoi domini
(ottenuti in seguito alla vittoria
nella Guerra dei Trent’anni e nelle
molte guerrecombattute per ottenere
l’egemonia nel Baltico) tranne la
Finlandia e la parte settentrionale
della Pomerania svedese. La
sconfitta svedese e la morte di
Carlo XII comportarono la fine alla
monarchia assoluta e dove iniziò
“l’era della Libertà”, fece della
Russia la principale potenza del Mar
Baltico e un attore importante negli
affari europei.
Gli
antecedenti storici dello scontro
risalgono a quando dal 1560 al 1660
la Svezia assunse il controllo della
Finlandia, conquistò territori a sud
e a est del Golfo di Finlandia, le
province di Carelia, Ingria, Estonia
e Livonia. Il Periodo dei torbidi in
Russia (fase di interregno nella
Russia dominato da una anarchia
assoluta seguente alla fine della
dinastia dei Rurikidi, 1598, e
precedente alla dinastia dei Romanov
nel 1613) portò a conquiste
territoriali da parte della Svezia,
sancito dal Trattato di Stolbovo nel
1617, che privò la Russia
dell’accesso diretto al Mar Baltico.
D’altra parte, durante la Guerra dei
Trent’anni (1618–1648), la Svezia
conquistò i territori del Sacro
Impero a sud del Mar Baltico, tra
cui la Pomerania occidentale, Wismar,
Brema e Verden riuscendo anche a
occupare le province danesi e
norvegesi situate a nord di Øresund
(Scania).
Sebbene di numero inferiore,
l’esercito svedese era a quel tempo
molto meglio organizzato della
maggior parte degli eserciti
d’Europa, grazie alla
modernizzazione dell’amministrazione
civile e militare avvenuta durante
il XVII secolo, che consentì
un’efficace mobilitazione delle
risorse. Tuttavia, il principio base
della sua fortuna è che, all’estero,
l’esercito deve essere finanziato e
rifornito sul posto attraverso il
saccheggio e la tassazione dei
territori conquistati, procedura
utilizzata da tutte le potenze
dell’epoca. Nonostante tutto, fu
necessario ricorrere alle risorse
della Svezia adatte ad affrontare le
lunghe campagne (in particolare
quelle di Gustavo Adolfo detto il
Grande).
La
Svezia controlla quindi gran parte
della costa del Mar Baltico, il
resto è controllato la Repubblica
delle Due Nazioni (con capitale
Varsavia), un’entità creata nel 1569
(Unione di Lublino) e che associa il
Regno di Polonia e il Granducato di
Lituania; alcune province del Regno
di Polonia sono, tuttavia, tenute in
feudo, o dall’Elettore di
Brandeburgo (Ducato di Prussia con
capitale Königsberg), o dal Duca di
Curlandia. La Repubblica delle Due
Nazioni si estende a sud e a est
oltre le odierne Polonia e Lituania:
il Regno di Polonia comprende
l’Ucraina a ovest del Dnepr fino a
Pervomaisk, alla confluenza del Bug
del sud e del Syniukha. Il
Granducato invece occupava gli
attuali territori della Lituania e
della Bielorussia. Nel 1697, dopo la
morte del re polacco Giovanni III
Sobieski (vincitore della battaglia
di Vienna), il nuovo re (e Granduca)
eletto dalla Dieta fu Federico
Augusto I, Elettore di Sassonia, che
prese il nome di Augusto II in
Polonia. Tuttavia, mentre in
Sassonia conserva i poteri di un re
assoluto, lo stesso non vale in
Polonia, dove la Dieta gioca un
ruolo essenziale nella vita
politica.
Durante la Grande Guerra del Nord,
la Polonia non sarà ufficialmente in
guerra, ma sarà una pedina
importante nella lotta tra Svezia e
Sassonia negli anni 1700-1709. A est
l’ascesa al potere di Pietro il
Grande (1682) fu segnata dal suo
desiderio di fare della Russia una
potenza e, in primo luogo, di
recuperare i territori
precedentemente perduti. La
Danimarca controllava quindi la
Norvegia mentre l’elettore di
Brandeburgo, la cui capitale è
Berlino, amministrava il Ducato di
Prussia e aspirava alla conquista
dei territori polacchi situati tra
queste due entità (in particolare
Danzica, la principale città della
Prussia occidentale). E bene
ricordare che nel 1701, cessando di
far parte della Polonia, il Ducato
di Prussia divenne un regno (fuori
dal Sacro Impero, il complesso
Brandeburgo-Prussia sta per
diventare un’altra potenza
importante).
La
Sassonia, fulcro della rivoluzione
protestante non riuscendo a
riprendersi dagli sconquassi della
Guerra dei Trent’anni, declinò
rapidamente. L’alleanza anti-svedese
del 1690 fu opera di Johann Reinhold
von Paktul che riuscì ad allearsi
con la Russia con la Danimarca e la
Sassonia in preparazione di un
attacco alla Svezia. Uomo di stato
livone, nato a Stoccolma il 27
luglio 1660, morto il 21 ottobre
1707. Fu l’anima della resistenza
della nobiltà livone contro la
corona, quando Carlo XI di Svezia
estese anche alla nobiltà livone la
riduzione delle proprietà fondiarie.
Condannato a morte nel 1694, si
rifugiò all’estero e da allora in
poi pose a scopo della sua vita la
separazione della Livonia dalla
Svezia e la sua costituzione in
repubblica aristocratica sul modello
polacco.
Sotto
la sua guida i separatisti livoni
strinsero nel 1699 un trattato con
Augusto II di Sassonia; nell’autunno
fu stretta l’alleanza tra la
Sassonia e la Danimarca che il
Paktul aveva promossa, e l’11
novembre egli concluse l’alleanza
russo-sassone, già preceduta da
un’alleanza russo-danese. Cominciata
la guerra nordica, il Paktul entrò
in stretti rapporti con Pietro I di
Russia, e nel 1703, dopo il
fallimento (nel 1702) del suo
tentativo di ottenere una pace
separata tra la Russia e la Svezia e
l’amnistia per sé e i suoi da Carlo
XII, entrò formalmente al servizio
dello zar, e nell’estate dello
stesso anno fu ambasciatore della
Russia e comandante del corpo
ausiliario russo in Sassonia. Nel
dicembre 1705 Augusto II, violando
il diritto delle genti, lo fece
arrestare e nel 1707, costretto a
concludere la pace di Altranstädt,
lo consegnò a Carlo XII, il quale
fece giustiziare il suo pericoloso
avversario presso il convento di
Kazimierz in Polonia.
Dopo
la dichiarazione di guerra alla
Svezia (febbraio 1700), un esercito
danese assediò Tönninge e
contemporaneamente le forze di
Augusto II avanzarono nella Livonia
svedese, presero Dünamünde e
assediarono Riga. Ma il re di Svezia
reagì energicamente: concentrò i
suoi primi attacchi contro la
Danimarca. La flotta svedese riuscì
ad aggirare il blocco stabilito
nell’Øresund e fece sbarcare un
esercito vicino a Copenaghen; questo
attacco a sorpresa e il sostegno
dato alla Svezia dalle due grandi
potenze marittime, il Regno Unito e
le Province Unite, portarono la
Danimarca a ritirarsi dal conflitto
firmando la Pace di Travendal (18
agosto 1700): la Danimarca si
impegnò a ritirare le sue truppe
dall’Holstein e ad abbandonare
l’alleanza anti-svedese, oltre a
pagare una compensazione monetaria
per i costi della guerra Carlo XII
poté quindi trasferire il suo
esercito sulla costa orientale del
Mar Baltico per fronteggiare gli
altri suoi avversari: l’esercito di
Augusto II in Livonia, l’esercito
dello Zar che si preparava a
invadere l’Ingria svedese e inizia
l’assedio di Narva (ottobre 1700).
A
novembre, gli eserciti russo e
svedese si scontrano durante la
prima battaglia di Narva, dove i
russi subiscono una dura sconfitta:
il generale dell’esercito russo il
generale Carlo Eugenio di Croÿ fu
preso prigioniero e le sue forze
completamente annientate, con circa
9.000 morti e 20.000 prigionieri
oltre a centinaia di cannoni e
bandiere abbandonate agli svedesi.
In nove mesi Carlo aveva ristabilito
la posizione svedese, conducendo due
campagne vittoriose e neutralizzando
due dei suoi tre avversari;
apparentemente sprezzante delle
capacità militari mostrate dai russi
a Narva, il monarca svedese decise
di non impegnarsi a fondo in una
spedizione contro la Russia e volse
invece la sua attenzione alla
Polonia.
Carlo
XII decise quindi di marciare verso
sud per affrontare Augusto II
invadendo la Repubblica delle Due
Nazioni attraversando il Daugava (18
luglio 1701). Nel 1702 affrontò le
truppe dell’atamano della Lituania,
Michał Serwacy Wiśniowiecki (recente
vincitore della guerra civile
lituana del 1700), e ad aprile
conquistò la capitale Wilno
(Vilnius). Lanciò quindi
un’offensiva nel Regno di Polonia e,
il 19 luglio 1702, schiacciò
l’esercito sassone, rinforzato da
unità polacche, nella battaglia di
Kliszów (50 km a nord di Cracovia).
Augusto II si ritirò verso
Sandomierz (a est) mentre Carlo XII
avanzò verso Cracovia, che occupò,
prima di stabilirsi a Varsavia
mentre Augusto II si ritirò quindi
in Sassonia.Carlo XII lo fece
detronizzare e organizzò elezioni
(1704) per portare al trono un uomo
di discreta nobiltà Stanislas
Leszczynski, che gli era stato
inviato come rappresentante degli
avversari di Augusto II e divenne
suo amico.
Il 2
febbraio 1706 Augusto II fu
nuovamente sconfitto a Fraustadt
(oggi Wschowa), vicinissimo al
confine con la Slesia (allora
provincia austriaca, e ormai stanco
dei ripetuti fallimenti firmò il
Trattato di Altranstadt il 24
settembre 1706 con il quale
rinunciava ai suoi diritti sulla
corona polacca e riconobbe Stanislao
Leszczynski come re di Polonia
erinuncia all’alleanza con la
Russia. Consegna a Carlo XII anche
Johann Reinhold von Paktul, come
ricordato in precedenza,
ambasciatore russo, prima suddito
svedese e poi ufficiale
dell’esercito svedese, che viene
condannato a morte per alto
tradimento e subisce il supplizio
della ruota nel 1707, che sarà
considerato comunque illegale da
molti nobili polacchi, dato il suo
status di diplomatico.
In
generale, l’occupazione svedese in
Polonia e il governo del
protettorato svedese di Stanislao
Leszczynski pongono una serie di
problemi e suscitano opposizione:
gli aderenti alla Dieta di Sandomir
si astennero dal partecipare
all’elezione e rifiutarono il
riconoscimento della successione al
trono da parte di Stanislao.
Nonostante la sconfitta subita a
Narva, il dispiegamento
dell’esercito di Carlo XII verso la
Polonia e la Sassonia permise a
Pietro I di riprendere l’offensiva
nelle province baltiche.
Le
vittorie di Erastfer e Nöteborg (Shlisselbourg)
diedero alla Russia l’accesso all’Ingria
dove Pietro I lanciò la costruzione
di una nuova capitale, San
Pietroburgo sul sito dell’ex
fortezza svedese di Nyenskans.
Comincia ad allestire una marina (in
Olanda lavorò per passione come
carpentiere e a San Pietroburgo
davanti all’Ammiragliato c’è una
statua dello “Zar carpentiere” che
raffigura il giovane Pietro I, nelle
vesti di apprendista presso i
cantieri navali)e un esercito
moderno, basato su fanti addestrati
al maneggio delle armi da fuoco.
Tuttavia, quando riprese
l’offensiva, il generale Adam Ludwig
Lewenhaupt respinse i russi con
eserciti in inferiorità numerica a
Jēkabpils (5 agosto 1704) e
Gemauerthof (26 luglio 1705) e la
Svezia mantenne la maggior parte
delle sue province baltiche.
Riuscito nell’impresa di costruire
un’importante porto nel Baltico, nel
1706, Pietro I propose alla Svezia
di restituire tutti i territori a
eccezione di San Pietroburgo e dei
territori a nord della Neva, ma
Carlo XII rifiutò, preferendo
muovere nuovamente guerraalla Russia
(il rifiuto di questa offerta di
pace, nonostante tutti i nemici
della Svezia saranno sconfitti o
neutralizzati, avrà conseguenze
tragiche). Carlo abbandonò la
Sassonia e la Polonia (lasciando un
presidio militare di circa 24.000
uomini) e partì in direzione di
Mosca con un esercito di 35.000
uomini mentre un secondo esercito
comandato da Lewenhaupt, partendo
dalla Livonia con 12.500 uomini e
rifornimenti, doveva unirsi a lui.
Il 14
luglio Carlo vinse il primo scontro
contro un’avanguardia russa a
Holowczyn, vicino a Mogilev (allora
situato nel Granducato di Lituania,
a 50 km dal confine russo). Questa
vittoria non è decisiva, tuttavia,
poiché i russi subirono poche
perdite. Il 9 ottobre 1708,
l’esercito di Lewenhaupt subì una
sconfitta a Lesnaya, a sud-est di
Mogilev perdendo circa 6.000 uomini
e quasi tutti i rifornimenti riuscì
comunque a unirsi all’esercito di
Carlo XII che privato dei
rifornimenti e messo di fronte a una
strategia di terra bruciata, decise
di scendere in Ucraina, dove contava
sull’appoggio dei cosacchi dell’atamano
Ivan Mazepa. Ma questi subiscono un
violento attacco russo e Mazepa
viene privato del suo incarico. Gli
rimangono fedeli solo poche migliaia
di cosacchi per unirsi agli svedesi,
che trascorreranno l’inverno del
1708-1709 in pessime condizioni (il
1709 è passato alla storia per
essere stato il più freddo dei
precedenti 500 anni: le fonti ci
dicono che Berlino toccò i -29
gradi, Parigi i -25 e Venezia i
-17). Carlo però riesce a prendere
la fortezza di Veprik (7 gennaio
1709) e riesce ad assediare Poltava
(aprile 1709) ma Il 9 luglio,
l’esercito svedese non riesce a
respingere l’attacco dell’esercito
russo numericamente superiore
(50.000 uomini armati di 100 cannoni
contro 39.000 svedesi provvisti di
34 pezzi d’artiglieria) e subì una
schiacciante sconfitta.
Carlo
riuscì, nonostante fosse inseguito
dai russi, a fuggire attraversando
il fiume Dnepre a rifugiarsi nei
territori controllati dell’impero
ottomano (all’epoca controllava la
Crimea) mentre il resto dell’armata
si arrese ai russi, ormai esausta:
in questo modo furono catturati
20.000 soldati e le loro famiglie.
Questa battaglia fu il punto di
svolta della guerra: Danimarca e
Sassonia riprendono il loro posto
accanto alla Russia e Augusto II,
grazie alle manovre di Boris
Kourakine, torna sul trono di
Polonia avendo Stanislas Leszczynski
lasciato il paese e Pietro il Grande
avanza nella regione baltica. Nel
1710, le forze russe prendono Riga e
Tallinn: le province baltiche di
Livonia ed Estonia verranno poi
integrate nell’Impero russo.
Pietro
il Grande chiese l’estradizione di
Carlo XII, insediatosi nell’impero
ottomano a Bender (l’attuale
Moldavia) ma il sultano rifiutò e lo
zar reagì invadendo la Moldavia nel
1711 (“la campagna di Prout”). Il 18
luglio 1711, l’esercito russo rimase
intrappolato vicino al fiume Prut e
Pietro il Grande le cui truppe erano
ormai esauste firmò il Trattato di
Fălciu (23 luglio 1711) con il quale
restituì Azov e smantellò alcune
fortezze ponendo fine,
momentaneamente,all’ingerenza russa
in Polonia e Moldavia (il Trattato
di Falciu venne rinnovato il 24
giugno 1713 dal trattato di
Adrianopoli).
Carlo
XII, deluso dai termini di pace,
fece pressione sul sultano per
coinvolgerlo in una nuova alleanza
contro antirussa ma oramai il re
svedeseera divenuto motivo di
preoccupazione per Ahmed IIIfu
invitato a Istanbul (febbraio 1713)
e posto agli arresti domiciliari in
un palazzo ben custodito, finché
rinunciò ai suoi piani e decise di
tornare in Svezia 10 (ottobre 1714).
Dopo la breve parentesi turca la
guerra continuò nel baltico: la
città danese di Altona fu bruciata
durante la campagna del
feldmaresciallo svedese Magnus
Stenbock nel 1713, le forze russe si
vendicarono distruggendo la città
svedese di Wolgast e dopo aver
abbandonato la Polonia e la
Pomerania gli svedesi si rifugiarono
a Tönning (appartenente al
circondario della Frisia nello
Schleswig-Holstein): assediati,
capitolarono il 13 maggio 1713
mentre Carlo XII lasciò l’impero
ottomano e arrivò a Stralsund (Meclemburgo).
Il 28
ottobre 1714, vicino a Greifswald,
un’antica città svedese, lo zar
Pietro il Grande e Giorgio I, in
qualità di elettore di Hannover,
conclusero un’alleanza.
Precedentemente neutrale, l’elettore
di Brandeburgo e re di Prussia
Federico I entra nella coalizione
dichiarando guerra alla Svezia
durante l’estate del 1715 (Carlo XII
fugge da Stralsund pochi giorni
prima della caduta della città nel
dicembre 1715 ela campagna si
conclude con la capitolazione di
Wismar (1716). La Svezia perse tutti
i suoi possedimenti in Germania e
sul Mar Baltico. Sul fronte
finlandesele cose non erano andate
diversamente: nel 1714 le galee di
Pietro I sbaragliarono la marina
svedese nella battaglia di Hangö Oud,
al largo della penisola di Hanko.
Le
ultime truppe svedesi di stanza in
Finlandia verranno sconfitte a
Storrkyro (Napue, nella provincia di
Ostrobotnia) aprendo così la strada
al dominio russo sulla maggior parte
della Finlandia: il periodo di
occupazione, che durerà fino al
1721, è oggi ricordato in Finlandia
con il nome “la grande ira” (in
finnico: isoviha). In
risposta alla guerriglia dei
finlandesi il feldmaresciallo
Mikhail Golitsyn organizzò una
violenta rappresaglia: per
rappresaglia, i contadini finlandesi
furono costretti a pagare ingenti
contributi ai russi occupanti (come
era consuetudine all’epoca). Il
saccheggio e lo stupro erano
diffusi, soprattutto in Ostrobotnia
e nelle comunità vicine alle strade
principali. Le chiese furono
saccheggiate e Isokyrö fu rasa al
suolo. Una zona di terra bruciata
larga diverse centinaia di
chilometri fu creata dai russi per
ostacolare le controffensive
svedesi. Almeno 5.000 finlandesi
furono uccisi e circa 10.000 portati
via come schiavi, di cui solo poche
migliaia sarebbero mai tornati;
secondo ricerche più recenti, il
numero delle vittime sarebbe stato
più vicino a 20.000. Recenti
ricerche stimano anche che il numero
di bambini e donne ridotti in
schiavitù fosse più vicino a 30.000.
Il
peggiore di questi massacri ebbe
luogo il 29 settembre 1714, quando
durante una notte i cosacchi
uccisero con le asce circa 800
abitanti dell’isola di Hailuoto.
Migliaia, soprattutto funzionari,
fuggirono verso la (relativa)
sicurezza della Svezia. I contadini
più poveri si nascondevano nei
boschi per evitare le devastazioni
degli occupanti e delle loro bande.
Le atrocità raggiunsero il culmine
tra il 1714 e il 1717 quando il
conte svedese Gustaf Otto Douglas,
che aveva disertato dalla parte
russa durante la guerra, era a capo
dell’occupazione. Oltre alla
predazione degli occupanti russi, la
Finlandia fu colpita, come la
maggior parte degli altri paesi
baltici dell’epoca, dalla peste. A
Helsinki morirono 1.185 persone:
quasi i due terzi della popolazione
della città. La peste aveva già
colpito la Finlandia prima
dell’invasione russa, fiaccando la
forza della Svezia in Finlandia.
Dopo
il suo ritorno in Svezia, Carlo XII,
ferito nell’orgoglio, lanciò una
campagna contro la Norvegia nel
febbraio 1716 per costringere la
Danimarca a firmare una pace
separata e bloccare l’accesso al Mar
Baltico dalla Gran Bretagna
stringendo un’alleanza con i ribelli
giacobiti in Gran Bretagna ma questa
mossa ardita scatenò l’ira di Londra
che gli dichiarò guerra nel 1717. Il
30 novembre 1718, Carlo XII viene
ucciso durante l’assedio della città
norvegese di Fredrikshald; sua
sorella Ulrique-Éléonore gli
succedette 15 e la campagna di
Norvegia fu interrotta ma non la
guerra contro i russi che nel
frattempo saccheggiarono la costa
orientale della Svezia. Diverse
città vengono attaccate e quasi
tutti gli edifici situati
nell’arcipelago di Stoccolma vengono
distrutti. Uno squadrone russo in
rotta verso la capitale viene
fermato nella battaglia di Stäket
(13 agosto).
Nello
stesso anno, Giorgio I pose fine
alla sua alleanza con la Russia,
optando, una volta sconfitta la
Svezia, per una politica antirussa
nel Baltico. Gli inglesi iniziarono
a temere l’espansionismo russo in
un’area, quella baltica, che fin dal
tempo della Lega anseatica era
stabilmente inserita negli scambi
dell’Europa occidentale. Dal Baltico
giungevano prodotti sempre più
essenziali per le potenze marittime
(Inghilterra e Province Unite) che
vi trovavano materiali
indispensabili alla costruzione
delle loro navi: legname per gli
scafi e le alberazioni, pece per il
calafataggio (ossia
l’impermeabilizzazione), canapa per
il cordame e le vele. Inoltre
giungevano cospicue quantità di
cereali necessari a tutta l’Europa
urbanizzata, ma soprattutto ai
paesi, come l’Olanda, che avevano
scelto le specializzazioni
colturali.
L’alleanza anti-svedese si scisse
sulla distribuzione dei territori
conquistati: sia Giorgio I che
Federico IV ambivano all’egemonia
nella Germania settentrionale,
mentre Augusto II era preoccupato
per le ambizioni di Federico
Guglielmo I di Prussia nel Mar
Baltico sudorientale. Pietro il
Grande, le cui forze erano
dispiegate in tutto il Mar Baltico,
mirava al dominio sull’Europa
centrale orientale e progettava di
stabilire basi navali fino al
Meclemburgo. In gennaio 1719 Giorgio
I, Augusto II e l’imperatore Carlo
VI firmarono il trattato di Vienna
volto a riportare i confini della
Russia ai confini dell’anteguerra.
Successivamente, Hannover-Gran
Bretagna e Brandeburgo-Prussia
firmarono trattati di pace separati
con la Svezia: i trattati di
Stoccolma nel 1719 e nel 1720 che
dividevano i domini svedesi tra le
diverse parti. I negoziati sono
stati condotti da diplomatici
francesi che miravano a evitare un
crollo totale della posizione
svedese nel Mar Baltico. La Svezia
fu quindi in grado di mantenere
Wismar e la Pomerania settentrionale
mentre il Brandeburgo-Prussia
incorporò la parte meridionale della
regione e Hannover ottenne la
Brema-Verden (ottenne uno sbocco sul
mar Baltico).
Il
trattato di Frederiksborg, siglato
il 14 luglio 1720 tra svedesi e
danesi, portò di fatto alla consegna
dell’Holstein-Gottorp alla
Danimarca, oltre a prevedere il
pagamento di una forte somma di
denaro da parte della Svezia come
risarcimento per i danni di guerra (Stralsund
e Wismar rimasero sotto occupazione
danese finché il debito non fu
saldato) e la rinuncia svedese alla
sua esenzione dal pedaggio per il
transito nell’Øresund; il trattato
portò anche alla ratifica di tutta
una serie di precedenti accordi di
pace tra Danimarca e Svezia rimasti
ancora inattuati, fissando
definitivamente il confine tra le
due nazioni secondo le linee ancora
oggi rispettate. il trattato di
Nystad siglato il 10 settembre 1721
tra svedesi e russi fu il più
gravoso, portando alla cessione alla
Russia di parte della Carelia, della
contea di Kexholm, dell’Ingria,
dell’Estonia e della Livonia
compreso il porto di Riga, in cambio
della restituzione alla Svezia della
Finlandia e del pagamento di una
somma di denaro in suo favore.
Non vi
fu un formale trattato di pace tra
Svezia e Sassonia, ma le due nazioni
siglarono poi una dichiarazione di
amicizia il 28 aprile 1729; la
Svezia e la Confederazione
polacco-lituana rimasero
virtualmente in guerra fino al 26
settembre 1736, quando le due
nazioni rinnovarono il precedente
trattato di Oliva del 1660. La
guerra segnò il tramonto della
Svezia come grande potenza europea e
come nazione egemone nell’area del
Baltico: come scrisse lo storico
Peter Englund “in termini di
storia mondiale, il popolo di
un’intera nazione aveva lasciato il
palcoscenico e preso posto a sedere
tra gli spettatori”. Il
conflitto portò alla dissoluzione
territoriale del cosiddetto “Impero
svedese”: dei possedimenti svedesi
posti sulla riva meridionale del
Baltico rimasero solo la città di
Wismar (ormai priva di particolare
interesse economico, fu venduta al
Granducato di Meclemburgo-Schwerin
nel 1803) e la parte occidentale
della Pomerania svedese
(definitivamente perduta a vantaggio
della Prussia al termine del
congresso di Vienna del 1815).
Profondi furono anche i rivolgimenti
politici all’interno della stessa
Svezia: l’ostinazione con cui Carlo
XII portò avanti un conflitto ormai
perduto provocarono una profonda
disistima nei confronti
dell’assolutismo monarchico, e
all’“era della grande potenza”
succedette quindi l’“epoca della
libertà” (Frihetstiden)
durante la quale il re fu ridotto a
un ruolo marginale e l’effettivo
potere esecutivo trasferito al
Riksråd, formato da aristocratici e
religiosi. Il conflitto portò a una
stabilizzazione dei rapporti della
Svezia con alcuni dei suoi
tradizionali nemici, in particolare
con Polonia e Danimarca (con
l’eccezione della breve parentesi
delle guerre napoleoniche); molto
più conflittuali rimasero i rapporti
tra Svezia e Russia, in particolare
per via delle tendenze “revansciste”
di larghi strati della nobiltà e
delle classi militari svedesi: dopo
altri due brevi conflitti nel
1741-1743 e nel 1788-1790, la Svezia
subì una dura disfatta nella
cosiddetta “guerra di Finlandia” del
1808-1809, al termine della quale il
territorio svedese si ridusse agli
attuali confini.
Il
principale vincitore del conflitto
fu senza dubbio la Russia: a parte
le estese conquiste territoriali,
superiori a quelle conseguite dagli
altri coalizzati, il regno dello zar
si affermò con forza come grande
potenza europea, emergendo dallo
stato di relativo isolamento in cui
era fino ad allora vissuto per
affacciarsi sulla scena mondiale da
una posizione di forza. Oltre al
successo sul campo di battaglia, le
grandi riforme sul piano militare,
amministrativo ed economico
intraprese tra il 1690 e il 1720
rivoluzionarono la fisionomia della
Russia, innalzata da semplice regno
a “Impero russo”; alla morte nel
1725 di Pietro I, insignito del
titolo de “il Grande” dal senato
russo per i suoi successi nella
guerra nordica, la Russia non era
più lo stato feudale delle origini
ma una nazione moderna e in forte
ascesa.
La
guerra sancì poi lo stato di
profonda crisi in cui si trovava la
Confederazione polacco-lituana:
benché formalmente tra i vincitori,
lo Stato si ritrovò schiacciato tra
la potenza appena emergente della
Prussia a ovest (la quale aveva dato
nel conflitto un primo assaggio
delle sue ambizioni territoriali) e
soprattutto della Russia a est, a
cui Augusto II doveva la sua corona.
Il mantenimento della posizione di
Augusto era ormai interamente nelle
mani dei russi: quando nel corso del
1715-1716 ampi strati della nobiltà
polacca, riuniti nella
“Confederazione di Tarnogród”, si
ribellarono al sovrano e alle sue
truppe sassoni a causa delle alte
tasse imposte sul paese per il
mantenimento della guerra contro la
Svezia, fu la Russia a mediare tra
le opposte parti in gioco; sotto
l’attenta sorveglianza delle truppe
dello zar, la sessione del Sejm del
1° febbraio 1717 (soprannominata
“Sejm silente” proprio a causa della
stretta “tutela” esercitata dai
russi sulla seduta, con pochi e
selezionati oratori autorizzati a
prendere la parola) sanzionò la fine
del tentativo di Augusto di
stabilire una monarchia di stampo
assolutistico sulla Polonia ma anche
una forte riduzione delle
prerogative della Confederazione, di
fatto ridotta a una sorta di
protettorato della Russia.
La
morte di Augusto II nel 1733 aprì
una lunga crisi sfociata nella
cosiddetta “guerra di successione
polacca” tra i sostenitori del suo
figlio Augusto III e quelli di
Stanislao Leszczyński, tornato ad
avanzare rivendicazioni sul trono
polacco grazie all’appoggio dei suoi
nuovi alleati francesi; la guerra
rappresentò il colpo di grazia per
la Confederazione, avviata verso una
progressiva spartizione a vantaggio
delle potenze vicine.
Riferimenti bibliografici:
Angus
Konstam, Poltava 1709,
Edizioni del Prado/Osprey Publishing,
Madrid 1999.
M.
Raeff, La Russia degli Zar,
Laterza, Roma-Bari 1984.
Voltaire, Carlo XII,
Dall’Oglio, 1963.