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N. 29 - Maggio 2010
(LX)
AYGUEL OEZKAN
La donna che ha fatto tremare il CDU di Angela Merkel
di Laura Novak
La
notizia
è
rimasta
molto
poco
sulle
pagine
dei
giornali,
sopraffatta
dalle
ripercussioni
politiche
della
lite
Fini
–
Berlusconi,
dalla
terribilmente
minacciosa
onda
di
greggio
che
sta
investendo
con
velocità
inaudita
le
coste
degli
Stati
Uniti,
fino
al
crac
greco
che
rischia
di
trascinare
con
sé
destini
umani,
politici
e
delicati
equilibri
europei.
Eppure
la
vicenda
della
ministra
turca
tedesca,
Ayguel
Oezkan,
ha
davvero
al
suo
interno,
nascoste
tra
le
frase
e le
proteste
che
la
circondano,
gli
argomenti
più
importanti
nella
società
di
oggi.
Ayguel
Oezkan
ha
38
anni,
è di
origine
turca,
nata
in
Germania,
sposata
con
un
medico
turco,
e di
religione
musulmana.
Allo
stesso
tempo
Ayguel
Oezkan
è
nel
pieno
della
sua
carriera
politica
in
Germania.
Dal
2004
fa
parte
del
partito
del
cancellerie
di
ferro,
Angela
Merkel,
il
CDU,
nel
quale
ha
curato
numerosi
progetti
per
la
cittadinanza
ed
integrazione
razziale
nella
società
tedesca.
La
contraddizione
intorno
alla
sua
figura
nasce
già
inizialmente,
circa
la
sua
appartenenza
al
partito
CDU,
che
di
certo
risulta
essere
ad
oggi,
un
partito
fortemente
centrista
e
democratico,
ma
ha,
soprattutto,
nelle
sue
profonde
origini
(e
nel
suo
stesso
nome),
una
forte
connotazione
cristiana.
La
Oezkan
si è
sempre
difesa
a
coloro
che
manifestano
dubbi
sulla
sua
adeguatezza
nell’ambito
del
partito,
rispondendo
quanto
il
CDU
possa
essere
un
partito
sulla
libertà
individuale,
coordinato
da
una
donna
di
grande
personalità
ed
apertura
mentale
come
Angela
Merkel,
che
ha
condotto
il
partito
verso
la
corretta
via
di
ammodernamento,
donandolo
a
uomini
e
donne,
uniti
dalla
stessa
passione
e
convinzione
politica,
nel
quale
conti
solo
l’iniziativa
personale;
insomma
tanto
liberale
da
non
considerare
la
religione,
argomento
tanto
caro,
un
elemento
di
discriminazione.
La
sua
posizione,
considerata
da
molti
anomala,
diventa
di
attualità
europea,
quando,
nell’aprile
del
2010
viene
proposta,
dal
suo
stesso
partito,
in
qualità
di
ministra
per
gli
Affari
sociali,
innescando
una
sequela
di
polemica,
soprattutto
in
relazione
ad
una
sua
recente
intervista.
Nell’intervista,
rilasciata
ad
un
noto
giornale
tedesco,
la
battagliera
prossima
ministra,
parlando
di
progetti
di
asili
nido
e
scuole
sempre
più
attente
all’inserimento
neutro
o
armonioso
di
soggetti
di
altre
etnie,
manifesta
la
necessità
per
la
Germania
di
una
scuola
neutra,
senza
connotazioni
religiose,
che
possano
mettere
in
difficoltà
il
bambino,
affaticare
la
comunicazione
tra
soggetti
e
creare
moventi
per
facili
discriminazioni
e
profondi
traumi
infantili.
La
scuola
dovrebbe
quindi
essere
un
ambiente
neutro,
senza
né
crocefissi,
né
tanto
meno
alunne
che
portano
il
velo
islamico.
Il
putiferio
non
si è
fatto
attendere.
Le
reazioni
sono
state
importanti
sia
dal
suo
stesso
partito
che
dal
CSU.
Il
portavoce
del
CDU
ha
espresso
rammarico
per
le
parole
pronunciate
da
un’esponente
del
suo
partito,
per
altro
profondamente
credente
islamica.
Il
soggetto
della
discussione
diventa
quindi
non
più
la
personalità
coraggiosa
e
davvero
liberale
di
questa
giovane
donna,
mai
schiava
della
sua
vita
privata
o
delle
sue
più
intime
convinzioni
personali,
ma i
due
simboli
visivi
della
due
religioni
più
influenti
al
mondo.
Il
crocefisso
e il
velo.
Due
simboli
che
da
anni
ormai,
da
quando
nascoste
sotto
le
parvenze
di
serenità
e
civile
convivenza
continuano
a
persistere
odi,
incomprensioni
e
rancori
reciproci,
rappresentano
le
due
facce
di
una
stessa
moneta:
la
nostra
società,
multi
etnica,
pluri-razziale,
e
tendenzialmente
laica,
che,
con
il
tempo,
cresce
in
complessità.
Il
crocefisso,
simbolo
della
millenaria
cultura
cristiana,
oggetto
di
culto
terreno
e
atroce
supplizio
ultraterreno
per
il
figlio
di
quel
Dio,
supremo
per
milioni
e
milioni
di
cattolici
al
mondo,
che
nella
nostra
stessa
Italia,
culla
armoniosa
e
patria
del
più
profondo
cattolicesimo,
è
pietra
dello
scandalo.
Il
velo
dalla
parte
opposta,
delicata
prigione
di
donne
e
fanciulle,
celate
al
mondo
e
nascoste
alla
libertà
di
manifestare
la
propria
bellezza,
simbolo
di
tradizioni
senza
tempo,
accessorio,
spesso
amatissimo
da
molte,
che
diventa
parte
dell’individuo,
dell’
educazione
familiare,
di
quello
che
da
sempre
è la
loro
vita.
Ed è
affascinante
come
nella
figura
di
Ayguel
Oezkan
vivano
le
grandi
contraddizioni
del
nostro
secolo,
due
enormi
pietre
miliari
(il
cattolico
e
l’islamico)
del
sistema
religioso
mondiale,
che
insieme
detengono
enorme
potenzialità
umana,
enorme
possibilità
di
guerra,
enorme
possibilità
di
pace.
Ayguel
Oezkan
si
sente
nelle
stesso
modo
tedesca
e
turca;
vive
da
sempre
in
Germania
e
considera
un
diritto
della
Turchia
entrare
a
far
parte
dell’Unione
Europea
(argomento
davvero
controverso
all’interno
del
suo
partito
CDU);
allo
stesso
tempo
è
una
donna
giovane
e
dalle
fattezze
occidentali,
dal
potere
politico,
nata
in
una
tradizione
familiare
sessista,
islamica
ma
appartenente
ad
una
corrente
politica
di
tradizione
cattolica,
in
una
nazione,
che
ha
dalla
sua,
come
orgoglio
nazionale,
l’aver
dato
i
natali
al
papa
Benedetto
XVI.
In
seguito
alle
sue
dichiarazioni
ed
all’onda
di
critiche
in
cui
ha
rischiato
di
annegare,
Ayguel
Oezkan
ha
vissuto
momenti
difficili
non
solo
a
livello
pubblico
ma
anche
personale,
tanto
da
dover
vivere
sotto
la
protezione
di
una
scorta
dopo
aver
ricevuto
pesanti
minacce
da
un
gruppo
di
estrema
destra.
La
scuola
continua
ad
essere
il
teatro
dello
scontro:
in
qualità
di
luogo
educativo
diventa
la
meta
da
non
cedere,
lo
spazio
sociale
per
eccellenza,
dove
embrioni
di
futuri
uomini
possono
essere
influenzati
da
concetti
di
ogni
tipologia.
E
proprio
in
qualità
di
spazio
sociale,
la
scuola
diventa
un
microcosmo,
specchio
della
società
futura,
da
non
abbandonare,
ma
monitorare
per
non
commettere,
nuovamente,
gli
errori
di
ieri.
La
risposta
istituzionale
alla
vicenda
di
Ayguel
Oezkan
è
stata
fornita
il
27
aprile;
nonostante
le
pressioni
da
più
parti
perché
desse
le
dimissioni
dal
partito
e la
scia
di
polemiche
che
continua
a
portarsi
dietro
sia
dalla
comunità
islamica
che
da
quella
cattolica,
Ayguel
Oezkan
ha
giurato
come
ministro
degli
Affari
Sociali
per
la
Bassa
Sassonia.
Mi
viene
da
pensare
come
questa
piccola
ma
enorme
storia
individuale
sia
stata
abbandonata
alla
semplice
banca
dati
di
Internet.
La
modernità
di
una
donna
senza
paura
di
essere
figlia
del
nuovo
millennio,
senza
rancore,
odio
o
frustrazione,
ridotta
ad
un
semplice
esempio
di
confusione
politico-religiosa.
Nessun
per
Ayguel
Oezkan
può
imporre
agli
occhi
puri
e
suscettibili
di
un
bambino,
delicata
carta
bianca
su
cui
tutto
rimane
impresso
a
fuoco,
simboli
o
tradizioni
che
possano
creare
frattura
all’interno
del
genuino
ma
sottile
equilibrio
di
un
luogo
di
aggregazione
come
la
scuola.
Ma
se
in
contesti
tanto
dogmatici
la
ragione
non
può
mai
risiedere
in
un’unica
fazione…perché
allora
non
scegliere
il
neutro?
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