[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

N° 200 / AGOSTO 2024 (CCXXXI)


attualità

A PROPOSITO DI AUTONOMIA DIFFERENZIATA
NOI CREDEVAMO...
di Giovanna D’Arbitrio


Il disegno di legge sull’Autonomia differenziata, approvato al Senato il 23 gennaio 2024 e in via definitiva alla Camera il 19 giugno 2024, è stato illustrato in vari Tg da politici conservatori e progressisti, storici ed opinionisti che da mesi discutono su vantaggi o svantaggi che potrebbero in qualche modo interessare il Sud. E forse a tanti spettatori son venute in mente le ben note parole di D’Azeglio “Fatta l’Italia, ora dobbiamo fare gli italiani!”

 

Come cinefila, ho pensato al film di Mario Martone Noi Credevamo del 2010, ispirato al romanzo storico omonimo di Anna Banti che narra le esperienze risorgimentali del nonno paterno Domenico Lopresti. Il film invece narra le vicende di tre ragazzi del sud che scelgono di reagire alla dura repressione borbonica dei moti del 1828, affiliandosi alla Giovane Italia e giurando fedeltà agli ideali repubblicani e democratici di Mazzini. Il film ci offre un’interessante rilettura del Risorgimento: il sogno dell’Italia repubblicana, libera e democratica purtroppo s’infranse contro la realtà di una Italia ben diversa che sostituì il dominio borbonico con quello sabaudo, generando una prima frattura tra Nord e Sud. Anche i versi della “Spigolatrice di Sapri” di Luigi Mercantini, scritti nel 1858 sono una testimonianza della spedizione includente 300 giovani guidata da Carlo Pisacane (1857), patriota di idee socialiste che credeva nell’ Unità d’Italia, come tanti meridionali che morirono per tale ideale. Purtroppo, il “divide et impera, trionfa ancor oggi, come evidenzia Pino Aprile nei suoi libri Terroni, Il Sud Puzza, Carnefici, in cui evidenzia l’irrisolta Questione Meridionale.

 

E i miei ricordi scolastici mi riconducono alla mia passione per la storia, in particolare all’epoca romantica e risorgimentale quando i popoli europei insorsero per ottenere il cosiddetto “Statuto”, ovvero una costituzione che limitasse il potere dei sovrani nelle monarchie assolute. In Italia a tali richieste si unirono lotte e sanguinose guerre per conquistare indipendenza e libertà contro le dominazioni straniere. Quanti poeti dell’Ottocento, musicisti, artisti, condivisero e supportarono tali ideali! All’università approfondii in particolare i problemi della cosiddetta Questione Meridionale, con vari testi universitari e ricerche di archivio che mi svelarono purtroppo i lati negativi della conquista del Sud da parte dei Savoia. Noi studenti apprendemmo così che dai censimenti disposti dai Savoia (1861-1871) e dai dati delle anagrafi borboniche emergevano stragi di migliaia di meridionali, saccheggi, torture, fucilazioni.

 

Ci sembra giusto citare il libro di A. GramsciLa Questione Meridionale” che così viene riassunto: “L’Unità d’Italia non è avvenuta su basi di uguaglianza, ma come egemonia del Nord sul Mezzogiorno. Cioè, il Nord concretamente era una piovra che si è arricchita a spese del Sud e il suo incremento economico-industriale è stato in rapporto diretto con l’impoverimento dell’economia e dell’agricoltura meridionale. L’Italia Settentrionale ha soggiogato l’Italia meridionale e le isole, riducendole a colonie di sfruttamento”. Purtroppo, lo stesso Gramsci tralascia che accanto all’agricoltura si stavano sviluppando anche al Sud crescenti iniziative industriali. L’immagine di un Sud arretrato e povero ci appare ora del tutto falsata ad uso e consumo dei vincitori. Lungi da noi l’idea di esaltare i Borboni, sovrani assoluti che oppressero il popolo, ma in fondo, a ben vedere, fecero meno male al Sud dei Savoia.

 

A quanto pare, il Regno delle due Sicilie possedeva la seconda flotta di Europa. Le navi degli armatori De Pace navi collegavano l’Europa con il Nuovo Mondo e quelle dei Florio avevano intrapreso positive iniziative industriali. Il 3 ottobre 1831 fu inaugurata la prima ferrovia in Italia, la Napoli-Portici, mentre nella colonia di San Leucio, (Caserta), gli operai, con pari diritti e doveri, autogestivano il proprio lavoro, producendo splendide sete con tecniche avanzate. Anche a Palermo e Catania l’industria della s esportata i suoi prodotti nei mercati europei e mediterranei. Fiorenti le attività cantieristiche, navali, metalmeccaniche, chimiche, di estrazione e lavorazione dello zolfo, le aziende del cotone e del lino, l’industria conserviera, la produzione dei vini. Ed ecco alcuni primati di Napoli e Campania tratti da “Le industrie del Regno di Napoli”, di Gennaro De Crescenzo: 1737- S. Carlo di Napoli, il più antico teatro d’Opera al mondo ancora operante;1807- Primo Orto Botanico in Italia a Napoli;1812- Prima Scuola di Ballo in Italia, gestita dal San Carlo;1813- Primo Ospedale Psichiatrico in Italia (Real Morotrofio di Aversa);1819- Primo Osservatorio Astronomico in Italia a Capodimonte;1832- Primo Ponte sospeso, in ferro, in Europa sul fiume Garigliano;1839- Prima Ferrovia Italiana, tratto Napoli-Portici;1840- Prima fabbrica metalmeccanica d’ Italia per numero di operai (Pietrarsa);1841- Primo Centro Sismologico in Italia, sul Vesuvio;1856. Primo Premio Internazionale per la produzione di Pasta;1856- Primo Premio Internazionale per la lavorazione di coralli;1856- Primo sismografo elettrico al mondo, costruito da Luigi Palmieri;1860- La più grande industria navale d’Italia per numero di operai (Castellammare di Stabia);1860- Primo tra gli stati italiani per numero di orfanotrofi, ospizi, collegi; Prima città d’Italia per numero di Teatri (Napoli);1860 Prima città d’Italia per Pubblicazioni di Giornali e Riviste (Napoli);1860-Prima città d’Italia per numero di Conservatori Musicali (Napoli). Potrei continuare citando i nomi di illustri letterati, storici, filosofi, artisti, scienziati che il Sud ha regalato non solo all’Italia ma al mondo intero.

 

Dopo l’Unità d’Italia, mentre le risorse del Sud venivano nel tempo smantellate e trasferite al Nord e le banche depredate, pesanti tasse completavano l’opera distruttiva. E intanto cominciava a crescere un altro preoccupante fenomeno: la sfiducia nello Stato favorì infatti il diffondersi del brigantaggio, poiché i più pover videro i briganti come protettori contro i soprusi. E fu appunto allora che con l’Unità d’Italia sorse “La Questione Meridionale”. Ricordiamo quindi il libro di Edmondo Capocelatro e Antonio Carlo, “La questione meridionale – Studio sulle origini dello sviluppo capitalistico in Italia” edizioni la Nuova Sinistra del 1972, libro nel quale si legge quanto segue: “Le cause del sottosviluppo del Sud e della Sicilia che, al momento dell’Unità, non era inferiore al Nord sono da individuare nell’azione dello Stato unitario dominato dalla borghesia settentrionale, attraverso il soffocamento della nascente industria meridionale, la legge sul corso forzoso e il protezionismo che si concluse con la definitiva subordinazione e la integrazione dell’economia meridionale nello sviluppo capitalistico del triangolo industriale del nuovo stato unitario.

 

Ho letto in seguito alcuni libri di Pino Aprile che gridano “basta!” alle sopraffazioni! Insomma, dopo secoli di soprusi tra baronaggio, latifondisti e numerose dominazioni straniere che forse, malgrado i danni apportati agli umili, almeno lasciarono un imponente patrimonio artistico-culturale, le devastanti strategie politiche dei Savoia verso il Sud dopo l’Unità d’Italia, invece, diedero origine alla “Questione meridionale” ancora irrisolta. Ancor oggi continuano le migrazioni verso l’estero che coinvolgono perfino i cosiddetti laureati con la valigia. Da anni ci battiamo per potenziare istruzione, formazione e lavoro che potrebbero sottrarre manovalanza alla criminalità organizzata, ma i caotici istituti comprensivi stanno solo incrementando la dispersione scolastica! Da anni lottiamo per una sanità migliore, ma chi si vuole curare poi deve andare al Nord, poiché al Sud mancano medici e perfino infermieri. Da anni vengono sversati in Campania rifiuti tossici provenienti dal Nord con il supporto della criminalità organizzata. E in certi territori ci sono tanti bambini che muoiono di cancro! Potrei continuare per ore, ma mi fermo qui.

 

Si, bisogna reagire, ma in che modo?! Certamente non con le autonomie differenziate che ancor più metteranno a rischio un’Unità di Italia conquistata con lacrime sangue e già da tempo compromessa. Noi meridionali non vogliamo certo il male del Nord: personalmente pur essendo napoletana, ho amici e parenti al centro e al settentrione. Credo che tutta l’Italia in qualche modo sia imparentata dopo secoli di migrazioni interna. Quindi finiamola con egoismo, razzismo e ingiustizie. La realtà è che il mondo oggi è più che mai spaccato a metà, e noi facciamo parte di un Sud del mondo che si espande sempre di più. Se non ci sarà una svolta costruttiva non solo a livello nazionale ma anche internazionale, purtroppo finirà male per tutti. E ricordiamoci sempre che “l’Unione fa la forza!”.

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]