N. 96 - Dicembre 2015
(CXXVII)
STORIA DEGLI AUSTRALIAN OPEN
PARTE IV - IL TORNADO NOVAK DJOKOVIC E LA FURIA SERENA WILLIAMS
di Francesco Agostini
Gli
anni
2000
sono
ricchi
di
un
tennis
dinamico
e
spettacolare.
Sono
anni
di
rottura
in
cui
è
chiaro
che
l'Australian
Open
ha
incrementato
notevolmente
il
suo
appeal
verso
tennisti
e
tifosi.
Si
può
orgogliosamente
dire
che
lo
slam
australiano
agli
albori
del
nuovo
millennio
ha
raggiunto
la
popolarità
del
Roland
Garros
e
degli
Us
Open.
Wimbledon
è
ancora
un
gradino
sopra,
ma
lo
è
rispetto
a
tutti
gli
altri
tornei
e
non
solo
all'Australian
Open.
All'incremento
della
fama
corrisponde
anche
un
maggiore
agio
dei
giocatori,
anche
di
quelli
più
famosi
e
riconosciuti
in
tutto
il
mondo.
Un
nome
su
tutti
è
quello
di
Roger
Federer.
Lo
svizzero
a
proprosito
dell'Australian
Open
ha
infatti
dichiarato:
“È
rilassato.
La
città
è
più
piccola
in
confronto
alle
altre
tre.
Qui
è
facile
girare.
Tutto
è
abbastanza
comodo.
È
molto
ben
organizzato.
Con
questo
non
voglio
dire
che
gli
altri
Slam
non
lo
siano.
Ma
qui
l'atmosfera
è
molto
bella
e
rilassata
e ti
aiutano
tanto.”
Scorrendo
l'albo
d'oro
maschile,
noteremmo
innanzitutto
lo
strapotere
del
vecchio
leone
André
Agassi
che
mette
in
bacheca
l'edizione
del
2000,
del
2001
e
del
2003.
L'americano,
oramai
a
fine
carriera,
ha
ancora
la
forza
di
dire
la
sua
su
una
superficie
rapida
come
il
cemento,
adatta
sicuramente
ai
più
giovani.
Per
il
resto,
i
nomi
che
si
susseguono
sono
quelli
dei
tennisti
più
forti
al
mondo:
Roger
Federer,
Rafael
Nadal
e
Novak
Djokovic,
con
le
parentesi
di
Thomas
Johansson
(edizione
2002)
e
Stanislas
Wawrinka
(nel
2014).
Lo
svizzero
Federer
ha
all'attivo
ben
4
Australian
Open
mentre
Nadal
“solo”
uno.
Grandi
protagonisti,
è
vero,
ma
non
come
il
serbo
Novak
Djokovic
che,
a
detta
del
giornalista
Vincenzo
Martucci
"ha
azzerato
indoor,
cemento
e
terra
rossa.
Come
Monica
Seles,
che
con
la
risposta
ha
rivoluzionato
il
tennis
donne,
Novak
Djokovic
sta
sconvolgendo
non
solo
record
e
gerarchie,
ma
il
gioco
stesso
degli
uomini.
Perché
come
il
gemello
diverso,
Andy
Murray,
non
fa
differenza
fra
game
di
servizio
e di
risposta:
al
gong,
è
subito
dentro
il
campo,
a
rubare
tempo
ed
iniziativa
all'avversario,
con
l'acceleratore
premuto
e il
radar
puntato
sugli
angoli
più
impossibili.
Così
ha
asfissiato
la
classe
di
Roger
Federer,
ma
anche
la
tecnica
di
Rafa
Nadal.
Che,
soffrendolo
di
fisico,
lo
subisce
pure
di
testa".
Il
risultato
sono
5
Australian
Open
vinti
a
soli
28
anni
e un
futuro
luminoso
davanti
agli
occhi.
Stando
al
suo
livello
di
forma,
il
serbo
ne
potrà
vincere
ancora
molti
altri.
Ma
non
è
il
solo.
In
campo
femminile
il
suo
omologo
è
senza
ombra
di
dubbio
la
statunitense
Serena
Williams,
una
vera
e
propria
furia
in
campo,
capace
di
arrabbiarsi
per
un
errore
banale
anche
se
è
sul
6/0,
5/0.
Di
una
cattiveria
incredibile.
Serena
ha
vinto
senza
troppe
difficoltà
le
edizioni
del
2003,
2005,
2007,
2009,
2010
e
2015.
Non
è
un
caso,
dunque,
che
l'ex
tennista
(statunitense)
James
Blake
parlando
di
Serena
si
sia
espresso
così:
“La
cosa
che
più
mi
colpisce
di
Serena?
La
sua
voglia
di
vincere
e di
non
arrendersi
mai.
Lei
è
mentalmente
la
persona
più
dura
del
tennis
femminile.
Vuole
vincere
ogni
singola
partita
e
anche
se
in
un
match
non
gioca
benissimo
ha
molte
possibilità
di
trionfare
proprio
perché
mentalmente
non
ha
rivali.
Serena
è
senza
dubbio
un
bene
non
solo
per
il
tennis,
ma
per
lo
sport
in
generale.
Se
un
giorno
avessi
la
possibilità
di
giocare
il
doppio
misto,
mi
piacerebbe
scegliere
lei
come
compagna”.