N. 98 - Febbraio 2016
(CXXIX)
ASSOLO
MEGLIO SOLE CHE MALE ACCOMPAGNATE
di
Giovanna D'arbitrio
Dopo
Ciliegine,
opera
centrata
sul
rapporto
uomo-donna,
la
brava
attrice,
Laura
Morante,
si
cimenta
di
nuovo
nella
regia,
nonché
nella
sceneggiatura,
con
il
suo
nuovo
film
Assolo
che
sta
riscuotendo
un
notevole
successo
di
pubblico
e di
critica.
In
esso
ella
racconta
la
storia
di
Flavia
(Laura
Morante),
donna
non
più
giovane,
mite,
fragile
e
insicura,
continuamente
bersagliata
dalla
cattiva
sorte,
incompresa
e
derisa
da
conoscenti
e
perfino
dai
familiari.
Solo
una
cagnetta,
che
oltretutto
non
appartiene
a
lei,
ma a
una
giovane
coppia
della
porta
accanto,
sembra
provare
per
lei
un
travolgente
affetto
che
in
parte
allevia
la
sua
immensa
solitudine.
Benché
ella
cerchi
di
mantenere
i
contatti
nella
sua
famiglia
allargata
(scaturita
da
due
divorzi),
mostrandosi
affettuosa
con
i
suoi
due
figli,
gli
ex
mariti
e le
loro
nuove
compagne,
nessuno
di
loro
cerca
di
aiutarla,
anzi
ognuno
in
qualche
modo
contribuisce
ad
accentuare
il
suo
disagio.
Nemmeno
le
amiche
e le
donne
che
conosce
riescono
a
confortarla,
anch’esse
afflitte
da
molti
problemi
per
l’età
che
avanza,
tra
incomprensioni
e
tradimenti
di
mariti
e
compagni.
Un’anziana
psicoterapeuta
(Piera
Degli
Espositi)
cerca
di
aiutarla
attraverso
un’interpretazione
dei
suoi
sogni
ricorrenti,
sollecitandola
ad
affrontare
la
realtà,
ad
amare
di
più
se
stessa
e ad
aprire
tutte
le
porte
che
a
livello
psichico
bloccano
il
suo
percorso
verso
autostima
e
autonomia.
Dopo
un
finale
a
sorpresa
(che
qui
non
sveliamo),
la
voce
di
Flavia/Laura
recita
quanto
segue:
“Assolo:
composizione,
o
parte
di
essa,
eseguita
da
un
solo
esecutore
(vocale
o
strumentale),
isolato
da
una
massa
corale
o
strumentale”.
Insomma
“meglio
sole
che
male
accompagnate”
per
diventare
grandi
davvero,
in
particolare
quando
si
invecchia
e
bisogna
imparare
anche
ad
essere
single:
è
consigliabile
infatti
sempre
puntare
sui
lati
positivi
che
la
vita
offre
anche
ad
una
certa
età.
Nel
film
della
Morante
alcuni
critici
hanno
visto
influssi
della
commedia
francese,
delle
opere
di
Nanni
Moretti
e
addirittura
di
Woody
Allen,
ma
anche
se
tutto
ciò
fosse
rintracciabile
in
esso,
potrebbe
solo
essere
considerato
come
il
risultato
di
un
ampio
retaggio
culturale:
in
verità
il
film
si
connota
nella
sua
diversità
e
originalità,
proprio
come
opera
prettamente
“femminile”,
vissuta
tra
realtà
e
sogno
ed
espressa
in
toni
tragicomici
che
suscitano
molti
amari
sorrisi
e
riflessioni,
sopratutto
nelle
donne.
Intervistata
da
Lilli
Gruber
nella
trasmissione
“Otto
e
Mezzo”,
la
regista
ha
ribadito
la
necessità
di
un
“nuovo
femminismo”,
un
movimento
magari
diverso
da
quello
degli
anni
’70,
ma
che
solleciti
le
donne
all’autonomia
e
all’autostima.
E’
importante,
inoltre,
tenere
sempre
alta
la
guardia
contro
ogni
violenza
e
sopraffazione,
in
un’epoca
in
cui
ancora
si
registrano
numerosi
uxoricidi,
stupri
e
abusi
di
vario
genere.
Il
film
si
avvale
delle
belle
musiche
di
Nicola
Piovani,
della
fotografia
di
F.
Masiero
e di
un
buon
cast
di
attori
tra
i
quali
ricordiamo
(oltre
a
quelli
già
citati)
Lambert
Wilson,
Marco
Giallini,
Francesco
Pannofino,
Donatella
Finocchiaro,
Angela
Finocchiaro,
Carolina
Crescentini.