N. 144 - Dicembre 2019
(CLXXV)
verso la formazione di un impero
ottaviano
augusto,
il
primo
princeps
romano
di
Valerio
Falcioni
Sua
madre
era
Azia,
nipote
di
Cesare,
mentre
la
famiglia
paterna
era
di
origine
plebea.
Secondo
Svetonio
il
bisnonno
di
Ottaviano
era
un
ex
schiavo
fabbricante
di
cordami,
mentre
suo
nonno
era
un
incettatore
di
voti
elettorali
a
pagamento.
Si
narra
che
quando
Ottaviano
venne
alla
luce,
un
fulmine
colpì
parte
delle
mura
di
Velletri.
Per
quel
motivo
si
disse
che
un
velletrano
sarebbe
salito
al
potere.
Un’altra
leggenda
afferma
che
quando
il
bambino
era
ancora
in
fasce,
un
giorno
scomparve
improvvisamente
dalla
culla,
fu
rinvenuto
il
giorno
seguente
sulla
torre
di
Velletri.
Altre
fonti
sostengono
che
i
suoi
balbettii
costrinsero
a
tacere
le
gracidanti
rane.
Caio
Giulio
Cesare
scrisse
nel
suo
testamento
nel
45
a.C.
di
aver
notato
in
quel
giovane
gracilino
e
malaticcio,
doti
eccezionali.
Cesare
lo
nominò
magister
equituum
, lo
inviò
in
Illiria,
dove
oltre
all’arte
militare
avrebbe
appreso
anche
la
filosofia.
Ottaviano
si
doveva
preparare
per
la
spedizione
contro
i
Parti.
L’annuncio
della
morte
di
Cesare
scosse
Augusto,
che
si
vide
privato
del
suo
potente
sostenitore.
La
madre
Azia
lo
scongiurò
di
non
accettare
l’adozione
e
l’eredità
del
dittatore
assassinato.
Dopo
la
morte
di
Giulio
Cesare,
Antonio
ne
approfittò
per
impossessarsi
del
tesoro
pubblico
e
per
apparire
agli
occhi
del
popolo
come
il
“vendicatore“
della
morte
di
Cesare.
Grande
era
la
rabbia
che
scuoteva
l’animo
di
Augusto,
ma
il
giovane,
nonostante
tutto,
manteneva
una
grande
calma
esteriore.
Antonio
voleva
essere
il
successore
di
Cesare
e
rinviava
la
convocazione
dei
comizi,
che
avrebbero
dovuto
votare
sul
testamento
di
Cesare.
Un’altra
leggenda
riferisce
che
quando
Ottaviano
varcò
la
porta
dell’Urbe,
apparve
sulla
sua
testa
un
cerchio
solare.
Ottaviano
dimostrò
di
accettare
le
decisioni
di
Cesare.
Atto
di
grande
astuzia
fu
l’organizzazione
dei
Ludii
Victoriae
Caesaris.
Ottaviano
ispirandosi
alle
precedenti
azioni
di
Cesare,
regalò
al
popolo
ricompense
e
onori.
Ottaviano
si
aggiudicò
i
veterani
di
Cesare,
facendoli
entrare
nel
suo
esercito
privato:
Agrippa,
uno
dei
fedelissimi
di
Augusto,
si
occupò
dei
reclutamenti.
Il
giovane
Ottaviano
dimostrò
le
sue
doti
di
grande
oratore
in
Senato,
parlando
davanti
alla
statua
di
Cesare,
chiedendo
che
gli
fossero
riconosciuti
gli
stessi
onori.
Cicerone
decise
di
appoggiarlo
per
contrastare
Antonio.
Ottaviano
inviò
il
centurione
Cornelio
ai
patres,
il
quale
agitò
una
spada
nella
curia,
gridando
“Hic
faciet,
si
vos
non
feceritis”(“questa
lo
farà
console,
se
voi
non
lo
farete”),
era
il
43
a.C.
Il
Senato
cedette
e
Ottaviano
mise
le
mani
sull’erario
e
distribuì
il
denaro
ai
suoi
soldati,
ottenendo
il
consolato
subito,
in
realtà
avrebbe
dovuto
aspettare
altri
tredici
anni.
Ottaviano
fu
affiancato
da
un
suo
parente,
Quinto
Pedio,
già
legatus
in
Gallia.
Pedio
istituì
un
tribunale
per
condannare
i
Cesaricidi.
Il
futuro
princeps
si
alleò
con
Antonio
e
Lepido,
dando
vita
a un
secondo
triumvirato,
che
si
differenziò
dal
primo,
sancito
da
un
accordo
segreto.
Il
denaro
confiscato
ai
cesaricidi
e fu
utilizzato
per
finanziare
le
spedizioni
punitive.
Vennero
stilate
le
liste
di
proscrizione
e
Antonio
colse
l’occasione
per
inserire
il
nome
di
Cicerone.
Ottaviano
fu
molto
spietato
nel
perseguitare
i
suoi
nemici,
ma
grazie
a
un’abile
propaganda
riuscì
a
concentrare
gli
asti
verso
Antonio.
Non
furono
indebolite
economicamente
le
famiglie
loro
avverse,
ma
fu
confiscato
anche
il
denaro
delle
Vestali.
Le
gesta
militari
erano
l’unica
pecca
di
Ottaviano,
fu
sconfitto
nelle
battaglie
iniziali
da
Bruto
e fu
perfino
costretto
a
nascondersi
in
un
canneto
per
scampare
alla
prigionia.
Sul
fronte
amoroso,
il
giovane
decise
di
unirsi
a
Scribonia,
ma
non
fu
un
matrimonio
felice,
durò
solo
un
anno.
Il
giovane
si
era
infatuato
di
Livia
Drusilla.
Nel
frattempo
Lepido
aveva
occupato
la
Sicilia
e
così
lo
stato
fu
rifornito
di
grano.
Augusto
era
solito
sfidare
le
divinità,
una
volta
dichiarò,
durante
una
tempesta,
che
avrebbe
vinto
anche
contro
Nettuno.
Il
nemico
principale
di
Ottaviano
rimase
Antonio,
contro
cui
scatenò
una
feroce
propaganda,
sfruttando
la
relazione
del
generale
romano
con
la
seducente
regina
Cleopatra.
Dopo
la
battaglia
di
Azio,
eliminò
il
suo
più
temibile
rivale
,
anche
se
non
mancarono
congiure,
come
quella
del
giovane
Marco
Emilio
Lepido.
Dopo
aver
sconfitto
Antonio
e
Cleopatra,
tornò
a
Roma,
dove
attuò
la
revisione
dei
componenti
della
curia,
costrinse
duecento
senatori
alle
dimissioni.
Privò
i
comizi
popolari
di
ogni
potere
e
impose
i
suoi
candidati.
Continuò
a
dare
importanza
agli
spettacoli,
offrendo
“panem
et
circences“
per
farsi
ben
volere
dal
popolo,
organizzando
perfino
battaglie
navali
in
bacini
d’acqua
artificiali.
Grazie
al
suo
consigliere
giuridico
Capitone
cambiò
il
volto
della
Res
Publica,
fingendo
una
restaurazione
di
quest’ultima,
si
trasformò
invece
in
un
despota
costituzionale.
Il
nome
Princeps
si
deve
a
Orazio.
Il
27
a.C.
segna
la
nascita
del
Principato.
Nel
circolo
culturale
di
Mecenate
si
diffuse
l’idea
che
Augusto
fosse
una
divinità.
Il
senatore
Lucio
Planco
lo
chiamò
Augustus
e la
propaganda
tralasciò
di
descrivere
le
malattie
che
lo
avevano
costretto
a
non
combattere.
Il
servizio
militare
fu
prolungato
a
vent’anni,
la
gestione
finanziaria
riguardò
l’aerarium
militare,
arricchito
da
numerose
donazioni.
La
potestas
di
Augusto
comprendeva
il
diritto
di
veto
da
opporre
al
Senato,
il
diritto
dei
tribuni,
il
diritto
di
convocare
e
presiedere
le
assemblee,
il
potere
di
dichiarare
guerra,
di
stringere
alleanze
e fu
sancita
l’inviolabilità
della
sua
persona.
Celebre
fu
il
sacrificio
di
ringraziamento
per
aver
recuperato
le
insegne
cadute
in
mano
ai
Parti.
Augusto
volle
apparire
magnanimo
verso
i
suoi
sudditi,
durante
la
peste
visitò
i
malati.
Augusto
condannava
la
vita
dissoluta
e fu
costretto
perfino
ad
allontanare
sua
figlia
Giulia,
per
i
suoi
atteggiamenti
poco
casti.
Augusto
aveva
infatti
emanato
la
Lex
de
Adulteriis,
che
puniva
l’adulterio.
Il
più
grande
problema
che
afflisse
Augusto
nell’ultimo
periodo
della
sua
vita,
fu
quello
di
designare
un
suo
erede.
Il
suo
successore
sarebbe
dovuto
diventare
Marcello,
che
però
morì.
La
scelta
cadde
allora
su
Agrippa,
ma
anche
lui
non
riuscirà
a
divenire
princeps.
Furono
allora
presi
in
considerazione
i
nipoti
Caio
e
Lucio,
dopo
che
il
prediletto
Druso
cadde
da
cavallo,
morendo.
Livia
Drusilla
continuava
a
insistere
riguardo
alla
nomina
di
suo
figlio
Tiberio,
che
però
Augusto
tenne
sempre
lontano
dall’impero,
affidandogli
missioni
in
terre
lontane.
Nel
frattempo,
nel
9
a.C.
fu
innalzato
l’Ara
Pacis,
il
più
grande
monumento
di
età
augustea.
Augusto
però
fece
costruire
in
mezzo
a un
bosco
sacro
la
sua
tomba
maestosa,
il
Mausoleum
Augusti.
Fece
innalzare
il
tempio
di
Marte
Ultore,
la
Basilica
Giulia.
Nel
tempio
di
Marte
si
decideva
di
entrare
in
guerra
e i
generali
vittoriosi
vi
deponevano
le
insegne.
Augusto
preferì
dotare
la
gioventù
di
insegnamenti
militari,
piuttosto
che
di
insegnamenti
filosofici.
Costruì
uffici
per
le
riparazioni
delle
strade
e
degli
acquedotti.
Fu
messa
in
atto
una
riforma
religiosa,
culti
caduti
nell’oblio
tornarono
ad
avere
importanza.
Fu
costituita
una
commissione
economica
per
gestire
il
denaro
che
arrivava
dall’amministrazione
delle
province.
La
leggenda
vuole
che
un
fulmine
abbia
sfiorato
la
sua
lettiga,
uccidendo
un
servo
mentre
era
in
Spagna.
Augusto
ringraziò
Giove,
dedicandogli
il
tempio
di
Giove
tonante.
I
nipoti
Caio
e
Giulio,
nominati
Principi
della
Gioventù,
morirono,
secondo
alcuni
furono
avvelenati
da
Livia
Drusilla.
Dopo
la
sconfitta
di
Teutoburgo,
nel
4
d.C.
Augusto
adottò
Tiberio,
che
sarà
incoronato
nel
9
d.C.,
successore
che
non
riuscì
nell’eguagliare
la
sua
magnificenza.