La produzione italiana delle Army
Maps Papers
Cartiere ED economia di guerrA
di Damiano Trillò
Il Servizio Cartografico
dell’Esercito (AMS, Army Map
Service) fu costituito nel 1942
dal consolidamento dello
Stabilimento di Riproduzione del
Genio insieme alla Biblioteca e la
Sezione Cartografica dello Stato
Maggiore del Dipartimento della
Guerra. L’Engineer Reproduction
Plant (ERP), consiste in
un’unità di litografi e personale
militare nata dal Corpo degli
Ingegneri; un piccolo gruppo in gran
parte dedito “alle esigenze di
mappatura di un piccolo esercito in
tempo di pace”. Il consolidamento
dell’ERP con la Sezione Cartografica
dello Stato Maggiore Generale del
Dipartimento della Guerra pose l’AMS
fu in prima linea nelle campagne di
mappatura militare durante la
seconda guerra mondiale e,
successivamente, nel dopoguerra.
Durante il secondo conflitto
mondiale, l’AMS mappò i teatri di
guerra in Europa e nell’Asia
orientale, operando “24 ore al
giorno, 6 giorni alla settimana”
fornendo, successivamente, la
mappatura della pianificazione
strategica della guerra fredda.
L’Allied Military Government,
AMG, organizzava e pianificava tutte
le attività concernenti uno Stato
sovrano: dalla giustizia, ai
trasporti, dall’istruzione
all’industria, al commercio e via
dicendo. Le attività erano di
concerto con il Governo Italiano di
Badoglio tuttavia le scelte
strategiche, le riconversioni
industriali, il controllo della
sicurezza sui territori, erano tutte
in capo ai vertici del Comando
Alleato. Su tale prospettiva le
direttive della “outline plan for
occupation of Italy” del 21
Agosto 1943, classificate come “Most
Secret”, erano inequivocabilmente
chiare, si legge infatti che a
seguito dell’imminente
formalizzazione dell’armistizio:
«[…] make a complete submission
to the Allied Nations and that the
Italianterritoryis to be occupied by
AlliedForces.
The administrative system and
economy of Italy are to brought
under Armistice Control Authority
asrapidlyasmay be.
[…] In post armistice conditions
even more thanduringMilitary
Government, itwll be desirable to
control the administrations and
economy of Italy by indirect
methods, trough the Italian
Government, so long asadequate
results are produced».
La capillare, minuziosa, attività di
controllo sul territorio dell’AMG si
esercitava grazie alla possibilità
di impiegare un numero elevatissimo
di persone che componevano degli
organigrammi efficienti e cospicui
in grado di agire con “disinvoltura”
anche in uno scenario drammatico
come quello dell’Italia della II
guerra mondiale. Solo a titolo di
esempio basti pensare che tra le
fila dell’esercito statunitense
esisteva il reparto dei Monuments
Men, cioè di coloro che si
dovevano occupare della salvaguardia
dei beni culturali e artistici pre e
post bombardamenti e/o azioni
belliche di varia natura.
Le declinazioni delle Sub
Commission per ogni settore, dal
produttivo al sociale, dal lavoro,
alla pubblica sicurezza, rendeva la
struttura particolarmente efficiente
perché impiegava ufficiali e
personale specializzato in ogni
settore. Leggiamo nel documento del
26 settembre del 1943: “Planning
Directive n. 7”, App C to
P.D.n.7 classificato “Most Secret” i
principali scopi e funzioni delle
Sub Commission specifici per
l’Industria e il Commercio: “the
prime objects will be to harness the
italian potential to the allied war
effect, […]” che si sarebbe
raggiunto fissando obiettivi e
regole ben precise tra le quali:
formulare e adattare politiche
riguardanti il commercio e
l’industria, monitorare
costantemente le attività
commisurando i risultati agli
obiettivi militari raggiunti,
operare di concerto con la Sub
Commission del Lavoro, fornire
le materie prime laddove si
necessita per la produzione e la
riconversione industriale. Ed è
proprio dall’applicazione di queste
linee direttive che inizia il
racconto della nostra storia.
Nel dicembre del 1944 la Società
Cartiere Meridionali fu annoverata
tra le fabbriche atte a produrre le
carte geografiche militari, Army Map
Papers, sotto il controllo dell’AMG,
Allied Military Government.
Unitamente alle Cartiere di Isola
del Liri furono coinvolte anche le
Cartiere Miliani di Fabriano.
L’ufficialità della consegna per la
lavorazione possiamo fissarla alla
data del 16 dicembre 1944, a firma
del Colonnello Vaughan, direttore
della Industry Sub Commission.
Con questo atto si apre una breve,
insolita e singolare linea di
produzione che s’inserisce nella
vasta riconversione bellica di
moltissime industrie. Nel testo
della comunicazione si precisa che
la produzione sarà sotto la
supervisione della Industry Sub
Commission, il controllo
dell’AFHQ e le materie prime saranno
prelevate dalla zona di Napoli.
Inoltre si formalizza il supporto da
fornire all’Ing. Osvaldo Emery,
delle Cartiere Meridionali, per le
prime operazioni di trasporto e i
relativi permessi.
La storia di questo complesso
industriale è stata scritta e
documentata in modo esemplare da
Amleto ed Edmondo Iafrate in La
Società delle Cartiere Meridionali.
Gli stabilimenti di Isola de Liri.
Oltre ad acquistare e mettere in
salvo l’archivio delle Cartiere
hanno contribuito a divulgare una
storia di due secoli di produzione
industriale che ha percorso tutti i
profondi cambiamenti storici: dal
regno di Napoli all’Unità d’Italia,
al Fascismo e all’Italia
Repubblicana che ha segnato anche il
punto di arrivo di questa grandiosa
realtà industriale italiana.
Dal confronto diretto con i fratelli
Iafrate è emerso che tra le carte
dell’ex archivio di fabbrica, da
loro conservato, non vi sia traccia
documentale di questa fase storica.
Diversamente, dalla consultazione
dell’Archivio della Fondazione
Fedrigoni Fabriano, il fondo “Sede
Sociale di Roma – Cons. Delegato” -
Volume 52, riporta due fugaci ma
preziosissime testimonianze: «La
Società delle Cartiere Meridionali è
stata invitata dal Comando Alleato a
fornire un certo quantitativo di
carte geografiche per l’esercito, e
si trova in condizioni di vantaggio
avvalendosi del fatto dell’avvenuta
liberazione prima della Miliani; la
nostra Società si propone però,
benché sia in ritardo, di sostenere
la concorrenza, soprattutto mercè
l’opera inestimabile dei propri
tecnici e delle proprie maestranze»
– e ancora – «La centrale
elettrica di S. Vittore potrà, nel
mese di aprile, rientrare in
funzione con una turbina,
permettendo così di avviare la
macchina piana di Fabriano per una
piccola produzione di carte
geografiche militari per il Comando
Alleato».
Entrando nel merito delle carte dei
fascicoli dell’Allied Control
Commission si evince che nel
giugno del 1944 una relazione
dettagliata sulla consistenza degli
Stabilimenti delle Cartiere
Meridionali era stata redatta e
consegnata al Lt. Col. Archbald del
Supply Officer, Region IV, Corso
d’Italia 20, Roma. Leggiamo che gli
stabilimenti erano due: il più
grande a Isola del Liri che
disponeva di una forza motrice di
5.000 HP e quello di Anitrella,
frazione di Monte San Giovanni
Campano, di 700 HP. Inoltre le
Cartiere Meridionali producevano
direttamente prodotti chimici nel
proprio stabilimento e avevano un
reparto per la fabbricazione di
cellulosa di paglia di circa 50
quintali giornalieri. Le carte
prodotte erano “carte da scrivere
ordinarie e finissime, carte Kraft
per i sacchi di cemento e per
filare, cartoncini, carte sottili e
carte da sigarette” e per
quest’ultima tipologia di prodotto,
la carta da sigaretta, la produzione
su commissione del Monopolio di
Stato era atta anche al
soddisfacimento dell’esportazione in
“Egitto, Oriente e nei Balcani”.
Seguiva, poi, l’elenco delle
devastazioni subite dallo
stabilimento per opera dei tedeschi
e un programma per riprendere le
attività di produzione seppur in
minore quantità. Di rilievo anche la
descrizione dell’indotto generato
dalla fabbrica; seguendo l’elenco
per il reperimento delle materie
prime, leggiamo: «il legno di
pioppo dalle province di Frosinone,
Napoli, Benevento e Littoria; la
paglia per cellulosa dal vicino
circondariato di Avezzano, o meglio
dal bacino del Fucino; i cordami e
lo straccio di canapa dalla Sicilia,
Campania, dai porti delle Puglie e
da quelli delle Marche; il sale
dalla Sicilia o dalle Saline di
Margherita di Savoia, Foggia. Manca
il carbone che dovrebbe essere
ritirato dalla Sardegna e in parte
da Terni (la lignite)». Uno
stabilimento di tutto rilievo,
un’eccellenza nella produzione della
carta, un sito industriale che non
aveva mai interrotto la produzione.
Sei mesi dopo la ricezione della
relazione, nel dicembre del 1944, si
formalizza la riconversione della
produzione per le Cartiere
Meridionali e s’inizia il lavoro di
recupero dei macchinari distrutti.
Il primo atto fu il recupero gli
avvolgimenti dei fili di rame dai
rottami e per tale operazione venne
contattata l’industria metallurgica
Corradini di Napoli. A tale scopo
venne inviata una formale richiesta
alla Commissione Alleata per
ottenerne autorizzazione che fu
concessa dal Direttore della
Industry Sub Commission, Lt Col.
W.S. Vaughan in data 6 febbraio
1945.
Il 20 febbraio del 1945 si
concretizzò l’ordine e la
conseguente autorizzazione per il
trasporto su un camion Lancia e tre
autisti, su ordine del Colonnello
Snodgrass, a capo della sezione
tecnica, per prelevare 100
tonnellate di “salvaged maps”.
Tale trasporto aveva lo scopo di
recuperare dal deposito alleato di
Torre Annunziata un carico di carta
destinata alla stampa di mappe
militari che per qualche ragione
subì un ingente danneggiamento
dovuto a un prolungato contatto con
l’acqua.
I lavori procedevano in modo
spedito: il primo marzo del 1945
erano pronti 700 kg di avvolgimenti
di rame provenienti dalla fabbrica
Metallurgica Corradini di Napoli,
esattamente il quantitativo
richiesto a fine gennaio dalle
Cartiere: 695 kg; l’11 marzo 1945
possiamo leggere un dettagliato
report del capitano Gardner ai
Quartieri Generali sul primo test
della carta recuperata che venne
considerata, nonostante i danni,
ancora stampabile e di buona
resistenza e qualità.
Ottenuto il via libera dagli
Headquarter, il colonello Vaughan
diede ordine, il 26 marzo 1945, alla
Società Cartiere Meridionali di
recarsi a Bari, località Mungivacca,
presso la Società Resiniera Italiana
per il ritiro di “ulteriori 10
tonnellate” di colofonia che molto
probabilmente doveva servire per
preparare chimicamente la carta
delle mappe rendendola impermeabile.
La colofonia, infatti, è una resina
utilizzata prevalentemente nella
composizione di vernici per renderle
idrorepellenti e una delle precise
caratteristiche qualitative che
dovevano possedere le mappe era
proprio quella di essere resistenti
in condizioni climatiche
sfavorevoli; c’è da comprenderlo: se
pensiamo che la mappatura dei
territori era una prerogativa
essenziale per orientarsi e
pianificare tattiche e strategie, lo
strumento della mappa non poteva
essere fragile e facilmente
deteriorabile.
Il quantitativo di resina necessario
alla produzione tuttavia non fu
consegnato a tempo opportuno dalla
Società Resiniera Italiana e una
lettera di protesta della Società
delle Cartiere Meridionali
indirizzata in data 6 aprile 1945 ne
è testimone diretto. In essa si
rimarcò che l’autotreno della ditta
tornò da Bari a Isola del Liri così
com’era partito: vale a dire vuoto.
Sabotaggio, imprevisto,
incomprensione o chissà cos’altro
accade quel giorno non lo potremmo
sapere; sta di fatto che saltando la
consegna nel tempo previsto il
flusso di lavoro fu frenato,
ritardando sensibilmente la prima
produzione di mappe per l’esercito
statunitense.
L’avanzata degli Alleati prosegue
verso il Nord e giunti in Umbria, al
di sotto della linea gotica,
l’attenzione si volge anche alle
Cartiere Miliani di Fabriano. È
della fine di gennaio del 1945 una
nota delle Cartiere Miliani circa
gli approvvigionamenti necessari per
l’inizio della produzione. In detta
nota si evidenzia come per le
Cartiere Meridionali tali forniture
sono state già elargite.
A firma del Lt. Col. Vaughan,
Direttore della Sub Commission,
abbiamo un’importante attestazione
che nel febbraio del 1945 identifica
entrambe le Cartiere preposte per la
nuova produzione. Negli stessi
giorni un documento a firma del
Ministro dell’Industria, Commercio e
Lavoro indirizzato alla Commissione
Alleata elenca minuziosamente le
“carte commissionate alla Cartiera
Miliani di Fabriano e Pioraco” dal
Ministero del Tesoro per “sopperire
soprattutto alle attuali esigenze
della circolazione monetaria”.
Nello Stabilimento di Fabriano le “carte
per i biglietti della Banca
d’Italia, di Stato, per i titoli di
Consorzio di Credito per le Opere
Pubbliche, dell’istituto di Credito
per le Imprese di Pubblica utilità,
per i Buoni Postali fruttiferi, per
la carta bollata, per vaglia postali
ordinari, per i bollettini pacchi
postali” e per lo Stabilimento
di Pioraco, invece, le “carte del
lotto, per cambiali, francobolli e
marche, per francobolli
rotocalcografici, per marche
industria e commercio, per ricevute
vaglia, per fascette surrogato caffè
e per vaglia postali di servizi”.
Segue un dettagliato elenco di tutta
la produzione, dei relativi
quantitativi, dei macchinari
impiegati per ciascun stabilimento e
la richiesta di assistenza con
“particolare riguardo alla fornitura
di energia elettrica”, firmato: il
Ministro Giovanni Gronchi.
Il così ravvicinato scambio di
missive sembra quasi voler dire ai
vertici della Sub Commission
che la richiesta di produzione delle
Army Maps Paper per gli
stabilimenti di Fabriano siano un
carico di lavoro eccessivo ma
soprattutto non prioritario
considerato l’elevato numero di
carte valori da produrre. C’è da
comprendere tale velata opposizione.
Immaginando la guerra in corso, le
difficoltà di approvvigionamenti,
mettere in piedi una nuova linea di
produzione così differente da quella
in corso d’opera avrà senza dubbio
preoccupato e messo in apprensione
la dirigenza delle Cartiere.
Qualunque sia stato l’intento del
Ministero, la Sub Commission
non deve avergli attributo molta
importanza tanto che il 6 marzo del
1945 dà il via libera anche alle
Cartiere Miliani di recuperare dal
deposito di Torre Annunziata 75
tonnellate di “salvage maps paper”.
Stesso stabilimento e partita di
materiale che venti giorni prima
aveva visto prelevare dalle Cartiere
Meridionali.
Unitamente all’ordine di prelievo
vengono predisposte le condizioni
per la lavorazione: supporto nella
fornitura di energia elettrica,
approvvigionamento di soda caustica,
che in parte sarà fornita dalla
ditta di Domenico Ceci di San
Severino Marche e, come detto, la
carta per la stampa che in parte
sarà fornita dalle province di
Chieti e Pescara, circa 60
tonnellate di “waste paper”
da riconvertire.
Molto interessante il sollecito, a
firma del Direttore Generale delle
cartiere Miliani, alla Commissione
Alleate datata 5 marzo 1945 nella
quale si fa presente che la ditta ha
presentata una formale domanda per
l’acquisizione di mezzi militari
inefficienti perché, si legge: «ci
venga assegnato un lotto di
automezzi militari in riparazione
presso la nostra officina di
Castelraimondo. Tale domanda ha lo
scopo di facilitarci la possibilità
di ottenere quegli automezzi che voi
sapete esserci indispensabili per
l’esecuzione del programma di
fabbricazione che Voi ci avete
autorizzato e per il quale è in
prima linea la fabbricazione di
carte geografiche militari», e
per tale ragione si richiede un
occhio di riguardo nell’assegnazione
di detti mezzi.
Tale richiesta venne esaudita e alle
Cartiere Miliani fu dato in uso un
mezzo militare modello Buick targato
RM 69733 per le necessità di detta
produzione: dal trasporto delle
materie prime a quello degli
spostamenti dello staff nei vari
siti produttivi. Il carico di
produzione delle Cartiere Miliani
era di tutto rilievo e oltre alla
produzione di elevati quantitativi
per la produzione di valori bollati
e carta moneta per la banca d’Italia
la Food Sub Commission
alleata diede inizio anche la
produzione delle “tessere annonarie”
le “ration card paper” che si
aggiungevano alla produzione di
carta ordinaria per i consorzi
agrari. Inutile dire che dalla
Direzione delle Cartiere e dal
Ministero si richiedevano sempre
maggiori ausili e quantitativi di
materie prime, tanto maggiori le
richieste della Sub Commission.
Ma quante Army Map Paper
furono prodotte dalle Cartiere
Meridionali e da quelle di Fabriano?
Difficile se non impossibile
stabilirlo con esattezza.
Nel carteggio a noi pervenuto non vi
è nessun documento che ne dia
contezza e a giudicare dai tempi
stretti entro i quali tutto si è
svolto si potrebbe ipotizzare che la
produzione si sia interrotta sul
nascere e che dunque gli esemplari
prodotti siano stati davvero pochi,
o nel peggiore dei casi nessuno. Non
possiamo, infatti, escludere
l’ipotesi che tutta la fase
preparatoria con il suo alacre
incedere e con gli imprevisti che
abbiamo documentato sia giunta alla
fase di produzione nel momento
esatto della cessazione delle
ostilità e con esse anche la
necessità di produrre mappe
militari.
Tuttavia non possiamo non menzionare
una nota del Capitano Gardner, a
capo dell’ufficio tecnico, datata 31
marzo 1945. La nota riguarda la
conversazione tra lo stesso e il Dr.
Opatowski, un ingegnere polacco che
trasferitosi in Italia si laureò al
Politecnico di Torino nel 1929,
emigrato in USA sul finire degli
anni ‘30 prese parte alla seconda
guerra mondiale nell’esercito
statunitense e divenne a capo della
sezione tecnica nella Industry
Sub Commission, agevolato dalla
perfetta conoscenza della lingua
italiana.
In detta nota si fa riferimento a
150 fogli di “carta litografica con
finitura ad alta resistenza
all’acqua” e della necessità che di
questi campioni ne vengano prodotti
altri della medesima qualità. Allo
stesso tempo il capitano Gardner fa
riferimento a un invio di materiale
del 10 marzo 1945 da non tenere in
considerazione in quanto esso non
rappresenterebbe gli standard
qualitativi richiesti. Da queste
poche righe sembrerebbe che sul
finire di marzo del 1945 un certo
quantitativo di Army Map Paper
sia stato prodotto e inviato come
modello, come “samples”, agli
uffici tecnici della Sub
Commission.
L’evolversi del conflitto, ormai
all’epilogo, interruppe, in ogni
caso, le commissioni alleate.
Veniamo a conoscenza, infatti, con
una lettera del 22 maggio 1945 a
firma del colonnello Maskrey, che le
fabbriche precedentemente
individuate venivano dispensate,
causa fine delle ostilità, dalla
produzione di Army Maps Paper.
Così sia la Società Cartiere Pietro
Miliani (Fabriano) che la Società
Cartiere Meridionali di Isola del
Liri furono sciolte dal vincolo di
destinazione che l’ultimo periodo
bellico era stato deliberato.
La comunicazione formale, sempre a
firma del colonnello Maskrey, del
decaduto accordo sarà inviato alle
Cartiere di Isola del Liri in data
30 maggio 1945 e in detta
comunicazione si esplicita che il
controllo dei futuri piani
industriali sarà sottoposto alle
decisioni del Ministero
dell’Industria e del Lavoro del
nuovo governo, passando in questo
modo da un’economia di guerra a
un’economia di ricostruzione.
Nei primi giorni di giugno 1945 la
Società Cartiere Meridionali diede
inizio al nuovo ciclo produttivo di
produzione per i Monopoli di Stato
di cartine da sigarette. Acquistando
il materiale necessario per la nuova
produzione da ritirare a Milano
presso le consociate Cartiere
Beniamino Donzelli di Milano,
presidente anche delle cartiere
Meridionali, e precisamente di tele
metalliche e feltri. Nonostante ciò
era necessaria l’autorizzazione
dell’Allied Commission Industry
Sub Commission per il permesso
di viaggiare tra Roma e Milano e
provincia per la durata di circa
venti giorni. Il permesso fu
accordato al procuratore generale
della Società delle Cartiere,
Guglielmo Turini, che leggiamo: “in
possesso di regolare porto d’armi”,
al suo autista Natale Verga con
vettura Lancia Ardea targata LU
8678, agli autisti Tomaselli
Federico e Caschera Giovanni alla
guida dell’autotreno Lancia, targato
NA 33838 con rimorchio targato NA
564.
Fu con questo viaggio che,
attraverso una Penisola ferita,
distrutta, e con ancora una guerra
civile in corso, che le Cartiere
Meridionali ripresero, a fatica, la
produzione del dopoguerra. A
Fabriano, invece, le Cartiere
Miliani ai primi di giugno, giunta
la notizia della cessata commessa,
restituivano un documento di sintesi
alla Sub Commission con un
dettagliato elenco di materie prime
ricevute per la produzione di
Army Map Papers con il quale
scioglievano formalmente l’incarico
proseguendo un cammino che ancora
oggi è un’eccellenza nel settore.
Riferimenti bibliografici: