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N. 124 - Aprile 2018 (CLV)

L’ARCHITETTURA PERSIANA E GLI SPECCHI

UN VIAGGIO TRA I CAPOLAVORI ARCHITETTONICI DEGLI ULTIMI SECOLI

di Niloufar Zekavat

Nella cultura persiana, lo specchio viene considerato da sempre come il simbolo di purezza del cuore e della nobiltà d’animo. Non è dunque un caso che il termine ‘specchio’ sia ricorrente nella poesia mistica persiana (diffusa dal XIII secolo) e che esso figuri come un importante elemento decorativo all’interno delle abitazioni.

 

Secondo le fonti storiche, i primi a utilizzarlo come un elemento architettonico furono gli artisti persiani della corte Safavide (1501-1722). Questa tecnica, oltre a rispecchiare le credenze popolari, è considerata come un recupero economico; nel XVI secolo, lo specchio era uno degli oggetti importati dall’Occidente, specialmente da Venezia, ma una gran parte dei vetri arrivava a destinazione in pezzi.

 

La creazione della specchiatura ornamentale, in realtà, fu una soluzione per rendere utili gli specchi spezzati.

 

Le prime strutture a godere di questa splendida tecnica architettonica furono i palazzi reali. Gli specchi usati per abbellire questi edifici erano inizialmente di grandi dimensioni, ma con il passare del tempo furono sostituiti dai pezzi più piccoli con delle forme geometriche ben precise, come triangolo, rettangolo, quadrato o rombo.

 

Si presume che il primissimo utilizzo dello specchio come elemento decorativo risalga alla prima metà del Cinquecento e sia avvenuto all’interno della residenza dello Scià Tahmasp I (1524-1576).

 

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Il palazzo reale dello Scià Tahmasp, Qazvin

 

Con lo spostamento della capitale da Qazvin a Isfahan, furono costruiti dei palazzi che successivamente vennero abbelliti dai vetri a specchio.

 

Uno degli esempi più rappresentativi della specchiatura safavide, secondo le fonti letterarie, è una residenza reale chiamata, proprio per le sue caratteristiche decorative, “Casa degli Specchi”. Di questo palazzo oggi non sono rimaste che le rovine.

 

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Casa dello Specchio, Isfahan

 

Durante la sovranità di Abbas II, esattamente tra il 1642 e il 1667, a Isfahan fu edificato il Palazzo Chehel Sotoun, letteralmente “Quaranta Colonne” (Figura 3), con caratteristiche architettoniche molto simili alla Casa degli Specchi.

 

L’ingresso della residenza è completamente ricoperta da specchi e vetri colorati di varia dimensione.

 

Giovanni Francesco Gemelli Careri (1652-1725) giurista e viaggiatore calabrese, nel suo diario di viaggio intitolato Giro nel mondo, dedica alcune pagine alla descrizione di queste splendide opere architettoniche.

 

La prima opera architettonica decorata da vetri a specchio, dopo la decadenza dei Safavidi, fu costruita a Shiraz e si tratta della residenza del capostipite della dinastia Zand, Karim Khan (1705-1779).

 

Nel 1794, l’edificio fu demolito all’ordine di Muhammad Khan Qajar (1742-1797) e alcuni elementi costitutivi del palazzo furono trasferiti a Teheran con lo scopo di ristrutturare e abbellire la residenza dello scià.

Durante la dinastia Qajar, l’uso dello specchio come elemento decorativo si espande, soprattutto all’interno dei palazzi reali.

 

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Sala degli specchi, Palazzo di Golestan

 

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Shams Al-Emarat (Edificio del sole), Palazzo di Golestan (1867)

 

Si presume che il rivestimento delle pareti interne dei mausolei dai vetri a specchio voglia in realtà mettere in evidenza il senso metaforico di questo oggetto prezioso per la cultura artistica persiana.

 

Il primo luogo di culto intarsiato dallo specchio fu il santuario di Imam Reza, situato a Mshhad. Le decorazioni di questo capolavoro architettonico furono realizzate in due periodi storici differenti; il rivestimento della cupola risale alla seconda metà del Seicento, mentre l’abbellimento del resto della struttura è datato nell’Ottocento, quando lo stile venne tecnicamente più sviluppato. Le pareti interne della struttura sono rivestite da due tipi di vetri: a specchio e colorati.

 

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Santuario di Imam Reza (818 d.C.)

 

Il Mausoleo Shah Cheragh (Imperatore della luce), sito a Shiraz venne costruito per la prima volta tra il 1344 e il 1349. Il monumento, nel corso del XIX secolo, è stato più volte danneggiato a causa dei forti terremoti. L’ultima riparazione risale alla seconda metà dell’Ottocento. Uno degli stili decorativi più diffusi in queste opere era il cosiddetto “nodo”.

 

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Mausoleo Shah Cheragh (Imperatore della luce)

 

.Un altro monumento storico, il quale rappresenta la specchiatura persiana per eccellenza, è il “Complesso di Sa’dabad”. Il palazzo, che è composto da residenze signorili e musei, fu costruito tra il 1922 e il 1928, quando il fondatore della dinastia Pahlavi salì al trono.

  

All’interno del complesso, che oggi è denominato il “Palazzo Verde”, sono presenti delle stanze rivestite completamente da specchi. I disegni usati sono molto più complessi rispetto a quelli delle epoche precedenti. Il Complesso di Sa’abad durante la salita al potere di Mohamad Reza Shah alloggiava gli ospiti stranieri.

 

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7 Sala degli specchi, Complesso di Sa’abad

 

Dai primi decenni del Novecento, l’uso dello specchio non è più riservato alle residenze reali, ma anche ai luoghi comuni come alberghi, ristoranti, teatri e così via. Questa tecnica artistica è riuscita a oltrepassare il confine iranico e influenzare gli artisti dei paesi vicini, tra cui Iraq, Siria e Arabia Saudita.

 

 

Riferimenti bibliografici:

 

Artaham P., Le fasi della decorazione architettonica persiana, Artigianato Editore, Teheran 1976.

Honar Far L., Tesori del patrimonio culturale di Isfahan, Libreria Saghafi, Isfahan 1965.

Jaberi Ansari M.H., La storia di Isfahan e Rey, Shamsi, Isfahan 1942.

Kiani M.Y., Architettura persiana dell’epoca islamica, Organizzazione per la ricerca e la redazione dei testi universitari in ambito umanistico, Teheran 2016.

Kiani M.Y., Decorazione architettonica islamica, Organizzazione per il Turismo, l’Artigianato e il Patrimonio culturale iraniano, Teheran 2007.

Mousavi Bojnourdi M.K. (a cura di), Enciclopedia Islamica, Il centro per la Grande Enciclopedia Islamica, Teheran 2003.



 

 

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