N. 91 - Luglio 2015
(CXXII)
Antonio Puerta
Morire di pallone
di Francesco Agostini
Qualcuno
ha
detto,
non
andando
molto
lontano
dalla
verità,
che
lo
sport
è
vita.
Ebbene,
quando
allora
è
proprio
nello
sport
che
accadono
delle
tragedie,
queste
hanno
un
sapore
più
amaro,
più
triste
e si
rivelano
ancor
più
inconsolabili.
Una
di
queste
tragedie
accadde
a un
giovane
calciatore
spagnolo,
Antonio
Puerta,
uomo
simbolo
di
una
squadra
importante
e
gloriosa
come
il
Siviglia.
Proprio
qui
era
nato
il
ventisei
novembre
1984
e in
poco
tempo
aveva
messo
in
mostra
tutte
le
sue
buone
qualità
di
centrocampista
esterno
che
sapeva
adattarsi
all’occasione
anche
a
terzino
fluidificante,
ruolo
che
negli
ultimi
tempi
sta
scomparendo
sempre
più
dal
mondo
del
calcio.
Viste
le
sue
eccellenti
doti
fisiche
e di
palleggio,
Puerta
era
facilmente
entrato
nel
giro
della
Nazionale
Under
21 e
Under
23,
dove
vantava
l’ottima
media
di
dieci
presenze
e
due
goal,
e da
poco
aveva
fatto
il
suo
ingresso
nella
Nazionale
maggiore.
Nell’estate
del
2007,
pochi
giorni
prima
della
sua
morte,
il
Siviglia
aveva
dovuto
rifiutare
offerte
da
squadre
importanti
come
il
Real
Madrid
pur
di
tenersi
stretto
il
suo
gioiello:
simbolo
evidente
di
quanto
fosse
importante
per
la
squadra
un
giocatore
come
lui.
Tutto
fino
a
quel
maledetto
venticinque
agosto
del
2007.
Siamo
alla
prima
giornata
del
campionato
spagnolo
2006/2007
e in
campo
ci
sono
il
Siviglia
e il
Getafe.
Puerta
sta
correndo
sulla
sinistra
del
campo,
in
recupero
su
un
avversario
che,
sbagliando,
calcia
il
pallone
fuori,
vicino
alla
rete.
Una
volta
che
la
palla
è
uscita,
Puerta,
che
già
aveva
rallentato
la
sua
corsa,
si
mette
le
mani
sulle
ginocchia.
Non
sembra
nulla
di
grave,
in
principio:
quante
volte
abbiamo
visto
calciatori
affaticati
che
stentano
a
riprendere
fiato?
Ma
stavolta
non
è
così.
Il
giovane
spagnolo
cade
a
terra
di
colpo,
in
preda
agli
spasmi.
I
compagni
di
squadra
si
rendono
conto
immediatamente
che
il
fatto
è
molto
grave
e il
portiere
del
Siviglia
Andrés
Palop
e
Ivica
Dragutinović
lo
soccorrono,
impedendogli
di
soffocarsi
con
la
sua
stessa
lingua.
Antonio
Puerta,
infatti,
è
colto
da
numerosi
attacchi
cardiaci
e il
suo
corpo
sobbalza
su e
giù,
attanagliato
in
una
morsa
di
dolore.
I
soccorsi
arrivano
presto
e
tutto
sembra
filare
liscio,
anche
se
la
situazione
rimane
difficile
e i
medici
del
Siviglia
sanno
che
tutto
potrebbe
degenerare
nel
giro
di
pochi
attimi.
Puerta
si
riprende
e
addirittura
si
alza
sulle
sue
gambe
ed
esce
dal
campo,
segno
che
le
cose
adesso
vanno
bene
e
che,
sì,
c’è
stato
un
momento
di
spavento,
ma è
passato.
E
qui,
purtroppo,
accade
il
dramma.
Il
giovane
spagnolo
nello
spogliatoio
viene
colto
da
altri
attacchi
cardiaci,
più
potenti
e
frequenti
dei
primi,
che
fanno
degenerare
la
situazione
in
pochi
istanti.
Immediatamente
soccorso,
viene
sottoposto
a
una
rianimazione
cardiopolmonare
che
all’inizio
sembra
dare
nuovamente
buoni
esiti
ma
che
poi
si
rivelerà
inutile.
Antonio
Puerta,
nello
stupore
generale,
muore
il
ventotto
agosto
2007
all’ospedale
Virgen
del
Rocìo
di
Siviglia,
alle
ore
14:32.
A
tragedia
avvenuta,
s’inizia
a
indagare
sul
passato
dello
spagnolo,
per
riuscire
a
capire
le
cause
di
una
simile
tragedia;
dopotutto
non
è
cosa
di
tutti
i
giorni
che
un
giovane
di
ventitré
anni
muoia
di
arresto
cardiaco.
E
così,
i
giornali
iniziano
a
parlare
di
una
malattia
congenita
di
Puerta
e,
nello
specifico,
di
displasia
ventricolare
destra
aritmogena;
una
malattia
che,
agli
stadi
più
gravi,
porta
all’insufficienza
cardiaca.
Nel
frattempo,
arrivano
i
primi
riconoscimenti
e i
primi
segni
del
lutto
nel
mondo
del
calcio.
Il
trentuno
agosto
del
2007
il
Siviglia
si
vede
costretto
a
giocare
la
finale
di
Supercoppa
Europea
contro
il
Milan
fresco
campione
d’Europa.
Ovviamente
il
clima
non
è
dei
migliori,
si
respira
ancora
l’aria
della
tragedia,
ma
non
si
può
fare
nulla
per
evitare
che
la
partita
non
si
giochi.
E
così,
tutti
i
calciatori
scendono
in
campo
con
il
lutto
al
braccio
e
con
la
scritta
“Puerta”
su
ogni
maglietta.
Anche
sugli
spalti
i
tifosi
fanno
sentire
la
loro
vicinanza
e in
particolare
i
sostenitori
rossoneri
esibiscono
in
curva
uno
striscione
con
su
scritto
“Onore
a
Puerta”.
Tra
i
compagni
di
squadra,
fra
i
primi
a
ricordarlo
ci
sono
Sergio
Ramos,
terzino
del
Real
Madrid,
che
dopo
la
vittoria
dell’Europeo
del
2008
e
del
2012
e
del
Mondiale
2010
ha
sempre
indossato
una
maglietta
con
la
sua
foto
per
ricordarlo.
Ma
non
è il
solo.
Anche
il
nostro
Enzo
Maresca
ha
deciso
di
omaggiarlo
con
un
tatuaggio
dove
il
suo
numero
di
maglia,
il
sedici,
è
affiancato
da
un
commovente
“para
siempre”.
Quando
però
accade
una
cosa
del
genere,
oltre
ai
riconoscimenti
e ai
segni
del
lutto,
ci
sono
soprattutto
gli
inevitabili
strascichi
negativi
da
un
punto
di
vista
legale.
Sono
in
particolar
modo
i
genitori
di
Antonio
Puerta
che
hanno
fin
da
subito
puntato
il
dito
contro
il
club
che,
stando
alle
loro
parole,
sarebbe
stato
a
conoscenza
dall’inizio
della
malformazione
cardiaca
del
calciatore
ma
che
avrebbe
coperto
tutto.
Ovviamente,
fino
ad
ora,
tutto
ciò
non
è
stato
ancora
dimostrato.
In
virtù
però
della
loro
idea,
i
genitori
del
calciatore
spagnolo
hanno
deciso
di
fare
causa
al
club,
chiedendo
un
risarcimento
di
240.000,00
euro.
Come
finirà
questa
storia,
per
il
momento
non
è
dato
saperlo.
Una
cosa
però
è
certa,
che
un
giovane
ragazzo
nel
fiore
degli
anni
ha
perso
la
vita
e
non
ci
sarà
mai
un
risarcimento
adeguato
a
una
perdita
del
genere.