N. 31 - Dicembre 2007
NUOVE
NORME ANTI-TERRORISMO IN GIAPPONE
Impronte digitali e diritti umani
di
Matteo Liberti
A tutti gli stranieri con più di sedici anni che
sbarcheranno in Giappone verranno registrati i
parametri biometrici delle impronte digitali e
scattata una fotografia segnaletica...
Questo prevede
la nuova normativa anti-terrorismo approvata a Tokyo
ed
entrata in vigore lo scorso 20 novembre.
In proposito, l’ufficiale dell’ufficio immigrazione,
Naoto Nikai, ha solennemente
dichiarato che: “In un tempo in cui il terrorismo
colpisce ogni luogo, vogliamo che gli stranieri in
entrata in Giappone cooperino e comprendano che è
anche nel loro interesse che il Paese sia sicuro…
Questa politica contribuirà grandemente a prevenire
le attività di terroristi internazionali sul nostro
territorio”.
Il sistema di registrazione dello
straniero è stato
battezzato Japan-VISIT, nome derivante dal
già esistente US-VISIT, e che sta per: Visitor and Immigrant Status Information Technology,
di provenienza statunitense.
Non mancano, però, le (lecite) polemiche al
riguardo, impregnate sul concetto di fondo che il
terrorismo non è detto che sia per forza di cose un'opera straniera.
Il ricordo di molti va quindi al 1995, quando una
setta religiosa giapponese, la Aum Shinrikyo,
organizzò un attentato al gas nervino in cui persero la vita decine
di persone ed altre, a migliaia, rimasero
intossicate.
In realtà il Giappone non ha mai, nella sua storia,
subito attacchi terroristici, se non
appunto provenienti da elementi interni…
Sonoko Kawakami, rappresentante locale di
Amnesty
International, ha inoltre sottolineato
che: "obbligare solo gli stranieri a fornire questi
dati è discriminatorio; così il governo propaganda
l'equazione terroristi uguale stranieri... politica che potrebbe incoraggiare la
xenofobia".
Kawanami ha poi ricordato che: "il governo giapponese ha una lunga storia
nel non volere residenti stranieri a lungo termine,
ed in questo modo vuole solo avere più controllo... ed ottenere quante più informazioni
possibili sul loro conto".
Ma il governo attuale ha deciso di offrire
del Giappone una immagine di luogo ideale per il
turismo... puntando in pompa magna su una
sbandierata sicurezza.
L'archivio di impronte e foto andrà così a disposizione
delle forze di polizia (locali ed internazionali),
e sarà
sufficiente un
breve viaggio per finire
catalogati per sempre...
Il
consenso
del visitatore alla schedatura è peraltro
obbligatorio,
e chi non fosse d'accordo può essere immediatamente
rimpatriato nel paese d'origine.
Inoltre l'iniziativa giapponese prevede
anche una ri-schedatura
per coloro che siano già stati
registrati in una precedente visita.
Le
uniche eccezioni sono previste per i diplomatici, per gli
ospiti di Stato, per alcuni stranieri che
risiedono già da tempo in Giappone e per i
militari statunitensi in servizio nel paese...
Il
databse
che si comporrà con le varie schedature sarà, nelle
intenzioni espresse, utilizzato per indagare su
eventuali fatti criminosi,
sia nazionali che internazionali.
Quel che è certo è che oggi il
Giappone si percepisce sempre più sotto la minaccia
di attentati terroristici a causa della sua
presenza attiva in Iraq a fianco degli Stati Uniti.
Detto ciò, di attentati o seri rischi
di attentati, mai ce ne sono stati.
Peraltro vi è un precedente non
positivo: in Giappone
la schedatura delle impronte degli stranieri
venne già
stata usata negli anni '90, fino a quando un gran
clamore di protesta riguardo le sue pesanti
interferenze sulla privacy delle persone fece si
che l'usanza venisse abolita.
Insomma, non sono poche le voci di dissenso
che si sono alzate contro questa nuova normativa, che qualcuno, a cominciare proprio da Amnesty International, ha
già definito un
abuso contro i diritti umani...
Sicuramente non sarà facile per il governo
giapponese, oltre che farla digerire
a chi dovrà sottostarvi, riuscire ad
applicarla appieno, visti gli oltre 8 milioni di
ospiti che ogni anno vi si recano.
Di inchiostro (e di
capacità di convincimento) ne servirà molto. |