N. 71 - Novembre 2013
(CII)
THYSDRUS
LA VERTIGINOSA ASCESA DI UNA DELLE PIÙ GRANDI CITTÀ DELL'AFRICA ANTICA
di Barbara Sollecchia
Famosa
soprattutto
per
il
suo
maestoso
anfiteatro,
Thysdrus,
antenata
dell'odierna
El
Djem,
oggi
importante
centro
turistico
della
Tunisia,
figura
nell'antichità
tra
le
più
prestigiose
e
fiorenti
città
dell'Africa
antica.
Questa
sua
magnificenza
stupisce
ancora
di
più
se
si
considerano
le
poco
favorevoli
condizioni
naturali
del
territorio
in
cui
sorge,
un
altopiano
argilloso,
poco
fertile,
privo
di
sorgenti
e
corsi
d'acqua,
caratterizzato
da
un
clima
secco
e
poco
piovoso
che
non
lasciava
certo
presagire
il
grande
sviluppo
di
questo
piccolo
centro
autoctono.
Assai
controversa
è
l'origine
del
nome
Thysdrus,
sicuramente
non
punico,
né
tanto
meno
romano,
più
probabilmente
di
origine
berbera.
Gli
studiosi
hanno
proposto
l'accostamento
di
questo
nome
alle
radici
berbere
Asdrem,
Tasdrem
o
Tistram
i
cui
diversi
significati
sono
legati
all'idea
di
passaggio.
Tali
accostamenti
sembrano
suggerire
una
vocazione
commerciale
della
città,
che,
a
dispetto
dell'ostilità
naturale
del
territorio,
evidentemente
si
trovava
in
un
punto
strategico
tra
la
costa
e
l'entroterra.
Questa
posizione
particolare
favorì
certamente
la
nascita
di
un
piccolo
agglomerato
berbero,
che
si
sviluppò
successivamente
grazie
ai
movimenti
di
penetrazione
punica
dalla
costa
verso
l'interno.
Città
modesta
durante
il
periodo
punico
(testimonianza
di
quest'epoca
una
necropoli
con
tombe
dal
corredo
assai
povero),
Thysdrus
assurge
alle
cronache
della
storia
nel
I
sec.
a.
C.,
quando
la
città,
coinvolta
nella
guerra
d'Africa
tra
i
repubblicani
di
Pompeo
e i
sostenitori
di
Cesare,
cadde
nelle
mani
del
capo
pompeiano
Considius
che
l'aveva
occupata
con
l'intenzione
di
impedire
a
Cesare
di
impadronirsi
del
grano
ivi
depositato.
Quando,
in
seguito
alla
vittoria
di
Cesare,
il
territorio
conquistato
formò
la
nuova
provincia
di
Africa
Nova,
al
contrario
di
altri
centri
come
Thapsus
e
Hadrumetum
che
furono
condannati
da
Cesare
al
pagamento
di
alcuni
milioni
di
sesterzi,
Thysdrus
fu
tenuta
a
pagare
un
tributo
in
natura
sotto
forma
di
un
modesto
quantitativo
di
grano,
segno
evidente
della
scarsa
rilevanza
politica
di
quello
che
era
considerato
ancora
un
piccolo
centro.
Tuttavia,
nonostante
la
sua
scarsa
importanza,
la
città
figura
sulla
lista
stesa
da
Plinio
il
Vecchio
delle
trenta
oppida
libera
che,
per
aver
sostenuto
Roma
durante
la
terza
guerra
punica,
avevano
potuto
conservare
la
propria
autonomia
e la
propria
organizzazione
politica,
senza
godere
però
della
cittadinanza
romana.
Già
all'epoca
di
Cesare
era
attestata
la
presenza
in
città
di
una
piccola
comunità
italica,
come
confermato
da
iscrizioni
dell'epoca
augustea
che
menzionano
cittadini
romani
appartenenti
alla
tribù
Galeria
e
Quirina.
È
probabile
che
in
seguito
Augusto
abbia
inserito
dei
veterani
nella
città,
la
cui
presenza
avrebbe
rafforzato
ulteriormente
la
preesistente
comunità
italiana
e
accelerato
il
processo
di
romanizzazione.
Durante
tutto
il
primo
secolo
e,
in
particolare
sotto
i
Flavi,
Thysdrus
si
evolve
e
comincia
ad
aprirsi
al
mondo
esterno;
l'ascesa
vertiginosa
di
quella
che
all'epoca
di
Cesare
era
solo
un'umile
borgata
culminerà
nei
primi
decenni
del
III
secolo,
sotto
i
Severi;
la
città,
divenuta
ormai
municipio,
era
allora
così
fiorente
che
figurava
tra
i
cinque
centri
più
importanti
della
provincia
con
Cartagine,
Hadrumetum,
Leptis
Magna
e
Utica.
Essa
disponeva
del
più
grande
anfiteatro
d'Africa,
di
un
grande
circo,
di
terme
e di
case
riccamente
adornate
di
raffinati
mosaici.
Questa
rapida
ascesa
di
un
piccolo
centro
ai
vertici
dell'impero
culmina
con
la
rivoluzione
del
238
che
portò
alla
caduta
dell'imperatore
Massimino,
malvisto
nella
provincia
africana
soprattutto
per
le
vessazioni
fiscali,
e
all'ascesa
del
proconsole
Gordiano.
La
rivolta
scoppiò
a
Thysdrus
per
opera
dei
giovani
appartenenti
alle
famiglie
più
nobili
e
facoltose
della
città,
vittime,
stando
a
quanto
riferisce
lo
storico
Erodiano,
di
azioni
giudiziarie
vessatorie
da
parte
del
procuratore
locale
del
fisco,
create
al
solo
scopo
di
sottrarre
loro
i
beni.
I
giovani,
armati
di
pugnali,
assassinarono
il
procuratore
locale,
poi,
temendo
le
rappresaglie
di
Massimino,
coinvolsero
nella
loro
rivolta
il
proconsole
Gordiano,
proclamandolo
imperatore.
In
seguito
tutta
la
provincia
si
sollevò,
le
statue
di
Massimino
furono
distrutte
e
sostituite
con
quelle
di
Gordiano.
Non
è un
caso
se
tali
avvenimenti
scoppiarono
proprio
a
Thysdrus,
la
ricchezza
della
provincia
d'Africa,
la
cui
produzione
agricola
era
la
base
stessa
dell'annona,
era
enorme
e la
borghesia
africana
occupava
le
più
alte
cariche
amministrative
e
politiche
dell'impero;
la
stessa
Thysdrus,
che
da
poco
si
era
dotata
di
un
enorme
anfiteatro,
aveva
raggiunto
un
tale
livello
di
ricchezza
e
benessere
da
attirare
l'attenzione
dei
funzionari
locali,
intenzionati
a
spremere
a
fondo
i
suoi
sfortunati
cittadini.
Ci
si è
interrogati
sulle
ragioni
di
questa
importanza
politica
e
sulle
basi
economiche
su
cui
poggiava.
Posta,
infatti,
in
un
punto
di
confluenza
fra
la
costa
e
l'entroterra,
Thysdrus
doveva
essere
anche
un
grande
centro
economico
a
livello
regionale.
Secondo
le
ipotesi
più
accreditate
la
sua
fiorente
economia
era
dovuta
al
commercio
dell'olio,
elemento
indispensabile
nell'antichità
sia
per
cucinare
sia
come
combustibile
per
l'illuminazione.
Anche
se,
allo
stato
attuale
delle
indagini,
il
territorio
intorno
la
città
non
sembra
conservare
tracce
di
olivicoltura
su
larga
scala,
né
presenza
di
oleifici
e
frantoi,
questa
ipotesi
è
confermata
dall'abbondante
diffusione
in
questa
zona
di
lucerne
a
partire
dal
II o
III
secolo
e
dalla
presenza
nei
musei
di
Sousse
e
del
Bardo
di
tappi
di
giare
d'olio
in
terracotta
rivestiti
del
sigillo
del
produttore
e
provenienti
da
Thysdrus.
La
sua
vocazione
di
città-mercato
sembra
inoltre
essere
confermata
anche
dalla
posizione
geografica.
Punto
di
congiunzione
fra
il
retroterra
e la
costa,
Thysdrus
si
trovava
alla
testa
di
un'importante
rete
stradale
che
si
allargava
come
una
tela
di
ragno
consentendole
di
fare
da
tramite
tra
le
città
dell'interno
della
provincia
e i
vari
porti
della
Bizacena
(la
metà
sud
della
Tunisia)
deputati
allo
smercio
dei
prodotti.
Questa
rete
stradale
particolarmente
ramificata
spiega
in
larga
misura
la
prosperità
dei
tisdritani
nel
II e
nel
III
secolo;
Thysdrus
era
il
centro
della
vita
economica
della
regione
del
Sahel
e
nei
giorni
di
mercato
o
durante
le
festività
una
grande
moltitudine
doveva
affluire
in
città.
Le
scoperte
archeologiche
e
gli
scavi
hanno
portato
alla
luce
numerosi
monumenti
che
hanno
permesso
di
farci
un'idea
della
pianta
urbanistica
della
città
in
epoca
imperiale.
Certamente
Thysdrus
non
appartiene
alla
categoria
delle
fondazioni
romane,
questo
sembra
confermato
dalla
mancanza
della
classica
regolarità
geometrica
nel
tracciato
delle
vie
e
dei
quartieri.
La
città
comprende
due
tipi
di
spazi
urbani,
un
nucleo
centrale
antico
d'origine
punica,
caratterizzato
da
vie
strette
e
tortuose
e
una
zona
più
recente
con
strade
larghe
e
diritte,
testimonianza
della
sua
evoluzione
romana.
Il
nucleo
antico
sembra
aver
concentrato
nel
suo
seno
la
maggior
parte
delle
funzioni
della
città;
tracce
di
innumerevoli
botteghe
di
dimensioni
modeste
e
resti
di
attività
metallurgiche
confermano
la
vocazione
commerciale
e
artigianale
degli
abitanti.
Il
nucleo
antico,
inoltre,
appare
anche
come
il
centro
principale
della
vita
pubblica,
qui,
infatti
sono
stati
rinvenuti
il
foro
e i
principali
edifici
pubblici
e
religiosi;
a
completare
il
quadro
urbanistico
della
Thysdrus
primitiva
concorrevano
gli
edifici
di
svago,
le
terme,
il
teatro
e i
primi
anfiteatri
relegati,
per
ovvie
ragioni
di
spazio,
alla
periferia
della
città
insieme
alle
necropoli.
Da
questo
primitivo
nucleo
la
città
si
sviluppò
nel
suo
periodo
più
fiorente
arricchendosi
di
nuovi
quartieri,
di
lussuose
dimore
e di
prestigiosi
monumenti,
tra
cui
sicuramente
il
simbolo
della
sua
potenza
doveva
essere
il
maestoso
anfiteatro
che
ancora
oggi,
innalzandosi
al
di
sopra
di
un
paesaggio
desertico
e
piatto,
con
la
sua
imponenza
colpisce
e
affascina
i
visitatori
più
dello
stesso
Colosseo.
Riferimenti
bibliografici:
Slim
Hédi,
El
Djem:
l'antica
Thysdrus,
ALIF
les
éditions
de
la
Mediterranée,
Tunis,
1996
Slim
Hédi,
“Nouveaux
témoignages
sur
la
vie
économique
a
Thysdrus”
B.C.T.H.S.,
1985,
pp.63-85