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N. 116 - Agosto 2017 (CXLVII)

anna comnena
La principessa letterata alla corte di Costantinopoli - parte i

di Gilda Galesi

 

Cosa rende la vita di alcuni personaggi storici così interessante agli occhi di noi uomini del XXI secolo? La suggestione che ci deriva dalle gesta dei grandi ci entusiasma e ci incita a condurre le nostre esistenze sull’esempio di quelle personalità ispiratrici.

 

Il fascino che la personalità della principessa bizantina ha esercitato nella Costantinopoli del suo tempo, fra i suoi contemporanei, e che ancor oggi esercita sugli uomini non si può certo dire ingiustificato. Dotata di una straordinaria intelligenza, pervenne a una venerazione tale delle lettere, delle scienze naturali e della filosofia, da acquisire una cultura fuori dal comune per una donna della sua epoca. Anna fu una donna d’eccezione, per nulla conformista: uno spirito virile abitava il suo corpo di donna, come lei stessa ebbe a dire di sé, secondo una testimonianza dello storico del tempo Niceta Coniata.

 

La storia di Anna è la storia di una donna che tentò strenuamente di assoggettare il corso degli eventi al proprio volere, ma non vi riuscì. Nonostante ciò non si diede per vinta, ché non era nella sua natura. Se non ottenne il trono di Costantinopoli, da lei fortemente agognato e che si vide sfuggire di mano alla nascita del fratello Giovanni, pervenne comunque ad assoggettare la storia al proprio talento letterario. Fu così che ci lasciò quel capolavoro della letteratura bizantina al femminile che è l’Alessiade.

 

Anna Comnena nacque a Costantinopoli il 2 dicembre 1083 dall’imperatore Alessio I Comneno e Irene Dukas. Alessio era tornato vittorioso dalla guerra contro i Normanni solo il giorno prima. Tuttavia, Irene, appena diciassettenne, aveva cominciato ad avvertire le prime doglie quando Alessio era ancora in guerra.

 

Anna stessa, nella sua opera, racconta che la madre, che si era trasferita nella Sala della Porpora (sala del Grande Palazzo imperiale destinata alla nascita degli eredi al trono), nell’estremo tentativo di ritardarne la nascita, tracciò il segno della croce sul proprio ventre: desiderava che il nascituro attendesse il ritorno del padre per venire alla luce. E così avvenne.

 

Anna attese ancora tre giorni per nascere. Sono due gli elementi legati alla sua nascita che la principessa si premurò di sottolineare nella sua opera. Il fatto che avesse ritardato la nascita era segno manifesto della sua obbedienza nei confronti della madre (Alessiade VI, 8, 2).

 

Anna manifestò sin da subito un fortissimo legame affettivo nei confronti dei genitori, come testimoniato anche da altre fonti del tempo. I genitori, d’altra parte, non mancarono di ricambiare questo amore senza limiti. Nel Proemio alla sua opera, invece, la principessa inserì un non trascurabile riferimento alla sua nascita nella Porpora, quasi a rivendicare il trono di Costantinopoli: “(…) Io, Anna, la figlia degli imperatori Alessio e Irene, nata e allevata nella Porphyra (…)” (Alessiade, Prooimion, I, 2). La nascita nella Porpora, però, era solo una legittimazione a essere riconosciuti eredi, ma non successori.

 

Nonostante fosse femmina, Anna venne accolta con grande gioia da Alessio e Irene. A pochi giorni dalla nascita, la principessa venne fidanzata ufficialmente con Costantino Dukas, di soli nove anni, figlio di Maria D’Alania, ex moglie di Michele VII Dukas, risposatasi con Niceforo III Botaniate.

 

Alessio, una volta asceso al trono di Costantinopoli, tenne a palazzo sia Maria D’Alania che il figlio Costantino, che associò al potere con una delle prime crisobolle. In effetti Alessio doveva a Maria la corona, dal momento che Maria aveva appoggiato la rivolta di Alessio contro Niceforo per garantire il regno al piccolo Costantino.

 

Costantino Dukas è argomento di pagine appassionate dell’Alessiade: affascinante nelle parole e nei movimenti, versatile nel gioco, biondo con carnagione chiara, occhi paragonabili a quelli di un falcone, brillanti sotto le sopracciglia, come incastonati nell’oro (Alessiade III, 1, 3). Anna aveva finito per innamorarsi veramente di Costantino. Sposandolo avrebbe potuto perpetuare la gioia che assaporava quando si sentiva acclamare col padre. Infatti, ad Anna venne conferito il diadema imperiale e venne associata al trono con i conseguenti privilegi: il suo nome veniva pronunciato nelle acclamazioni assieme a quello del padre e di Costantino (Alessiade VI, 8, 3).

 

Pur costretta a sopportare il peso delle vesti imperiali, Anna amava accompagnare il padre nelle cerimonie ufficiali, durante le quali si compiaceva di essere oggetto di ammirazione. Le vesti imperiali bizantine del tempo erano così fastose che per commentare un bel tramonto a Costantinopoli venne coniata una frase che doveva suonare pressappoco come “il sole fa l’imperatore”. Attorno all’imperatore e ai membri della sua famiglia, tutto aveva un significato simbolico.

 

La corte bizantina viveva di manifestazioni esteriori e di riti. Irene, la madre di Anna, gioiva di tutto ciò. Era l’unico modo che ella aveva di rivalersi delle angherie del marito, che spesso e volentieri la tradiva, e della suocera, Anna Dalassena, che conservò il proprio potere e un odioso ascendente sul figlio Alessio fino al 1100, quando si ritirò in monastero.

 

Durante il secolo comneno si ebbe una rinascita culturale, tanto che presso la corte bizantina lo studio delle lettere, specialmente di quelle classiche, venne coltivato in maniera sistematica. Fu in questo fervido clima culturale che l’inclinazione della principessa allo studio trovò alimento.

 

Anna venne affidata alle cure di istitutori prima del suo sesto anno d’età, evento fuori dalla norma, ma si trattava della principessa di Costantinopoli, destinata a diventare consorte del futuro autokrator di Costantinopoli: la sua educazione doveva essere più approfondita e varia.

 

Anna ricevette un’educazione completa, ma fu solo col tempo che si accostò a discipline inconsuete per una donna, scontrandosi, almeno inizialmente, con il parere dei genitori. Giorgio Tornikès, nell’orazione funebre in onore di Anna, composta mesi dopo la sua morte, ci narra della diffidenza degli imperatori nei confronti della cultura cui aspirava la figlia, una cultura profana, che non si addiceva a una donna, seppur di nobili natali.

 

Per questo motivo, la principessa coltivò la propria passione per le lettere all’insaputa dei genitori. Solo dopo il matrimonio con Niceforo Briennio, uomo di lettere oltre che d’armi, poté dedicarsi con maggiore libertà all’acquisizione di quella cultura superiore che era esclusivo appannaggio degli uomini.

 

Anna si nutrì anche dell’assidua frequentazione dei filosofi e degli uomini di scienza più illustri del suo tempo e, ormai adulta, radunò attorno a sé un circolo di amanti della cultura. Nell’Alessiade poté parlare di sé come letterata: “(…) io, Anna, (…) non solo non fui estranea alle lettere, alla conoscenza approfondita del greco, non dimenticai la retorica, lessi con attenzione i trattati di Aristotele e i dialoghi di Platone, ma rafforzai il mio spirito nel quadrivio delle scienze (…)” (Alessiade, Prooimion, I, 2).

 

Studiò svariate discipline: aritmetica, geometria, musica, astronomia, astrologia, retorica, dialettica, mitologia, letteratura. Si entusiasmò per gli autori dei grandi poemi epici, per la filosofia, l’arte, la storia e la geografia. Si appassionò anche allo studio della teologia e della Sacra Scrittura. Grazie alla sua intelligenza fuori dal comune acquisì un’erudizione vastissima, ampliata poi dalla comunanza di interessi fra lei e il marito Niceforo.

 

Alessio e Irene, già genitori di due figlie femmine, erano desiderosi di avere un figlio maschio. Nel 1088 la nascita di Giovanni li rese colmi di gioia e fu motivo di rallegramenti a corte e di festa tra il popolo (Alessiade VI, 8, 4).

 

Così Anna ci descrive il fratello appena nato: “il bambino aveva la pelle scura, la fronte ampia, le gote un po’ magre, il naso non camuso né aquilino, ma una via di mezzo; gli occhi erano assai scuri e denotavano uno spirito vivo per quanto si possa intuire in un neonato” (Alessiade VI, 8, 5). Anna aveva solo cinque anni quando nacque il fratello, ma dovette capire subire che il trono sarebbe spettato a Giovanni. La principessa vide così svanire il sogno del trono e si sentì spodestata dall’affetto dei genitori, dei parenti e dei sudditi. Alessio nominò Giovanni autokrator e gli assegnò la corona nel giorno del battesimo (Alessiade VI, 8, 5).

 

Quest’incoronazione, sebbene non fosse quella ufficiale, escludeva di fatto Costantino Dukas, il promesso sposo di Anna, dal trono e, con lui, la stessa Anna. Ella non poté valersi del diritto di primogenita per la rivendicazione del trono, perché aveva perso questo diritto con la nascita dell’erede maschio.

 

Nel 1090 Alessio costrinse la madre di Costantino Dukas, Maria D’Alania, che aveva tenuto a corte fino a quel momento, a ritirarsi in convento: non se la sentiva più di portare sul trono il figlio di un altro, nonostante Maria lo avesse aiutato a prendere il trono con la forza (cfr. supra). Nel 1092 Costantino venne privato della dignità imperiale in favore di Giovanni, ma il fidanzamento con Anna non fu sciolto. Lo stesso anno Giovanni, a soli quattro anni, venne incoronato imperatore e designato erede ufficiale. Nel 1094 Costantino morì improvvisamente. Anna, appena undicenne, dovette soffrire molto di tutto questo: la separazione dalla suocera, che l’aveva amorevolmente cresciuta e alla quale era legata da profondo affetto, così come la morte di Costantino, dovettero causarle un profondo dolore. Tuttavia, nell’Alessiade non v’è traccia di questo lutto.

 

Quando morì Costantino, Anna venne promessa in sposa a Niceforo Briennio, anch’egli di illustri origini, anche se non paragonabili a quelle di Costantino. Di splendore esteriore inferiore rispetto ad Anna, secondo Giorgio Tornikès, Niceforo aveva qualità d’animo e di corpo di eccezionale livello. La famiglia di Niceforo era una delle più potenti dell’aristocrazia macedone.

 

Quando Alessio concesse la mano di Anna a Niceforo non dovette quindi tralasciare un fine calcolo politico. Il matrimonio venne celebrato nel 1096. Anna aveva solo tredici anni, Niceforo trentacinque. Non fu amore a prima vista, ma un po’ perché Anna era stata educata a pilotare i suoi sentimenti, un po’ per la personalità di Niceforo, forte delle sue glorie militari e della sua cultura – fattori che dovettero esercitare un grande fascino su di lei – i due risultarono destinati a intrecciare le loro anime.

 

Intanto Anna continuava a coltivare il suo astio nei confronti del padre, che le aveva preferito il fratello Giovanni, ma Alessio era obbligato a perseguire i superiori interessi della corona e Anna lo sapeva. Nonostante ciò, il desiderio cocente del trono la spingeva a escogitare disegni che sapeva irrealizzabili. Forse per questo, oltre che per l’inestinguibile e il sincero affetto che nutriva nei confronti del padre, non riuscì mai a odiare Alessio del tutto. Invece fu facile odiare Giovanni. Anna sperava di trovare in Niceforo un appoggio per la riappropriazione del trono.

 

Nell’introduzione all’Alessiade, Anna descrive il suo cesare (titolo puramente onorifico conferitogli da Alessio) Niceforo – così come amava chiamarlo – come bell’uomo, valoroso soldato, coraggioso e magnanimo, brillante oratore e uomo di cultura, che superava di gran lunga i suoi contemporanei. Di lui poi lamentò la morte come grave perdita per l’intera società e come disgrazia personale che le ferì l’anima nel profondo.

 

Quell’uomo l’aveva esortata a coltivare lo studio, consentendole l’accesso a una cultura superiore e a una emancipazione non usuale in quel tempo. Due caratteri uniti nell’amore per la filosofia e tuttavia diversi per natura: Anna era ambiziosa e disposta a qualsiasi cosa pur di impadronirsi del trono e attuare così la sua rivalsa di donna; Niceforo, invece, non condivideva la brama di potere della moglie, preferendo il quieto vivere, lontano dalle responsabilità che avrebbe comportato la conquista del trono, e ritenendosi pago del ruolo che ricopriva a corte e dei privilegi che ne conseguivano. Dal matrimonio nacquero due figli maschi e due figlie femmine.



 

 

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