N. 34 - Ottobre 2010
(LXV)
Anna Comnena
Una greca superba
di Federica Caputo
«Nel preambolo all’Alessiade, Anna
Comnena lamenta la sua
vedovanza.
L’anima ha le vertigini.
“Da
fiumi
Di lacrime” essa ci dice
“gli
occhi
sono sommersi… Ah, che
tempeste”
in
vita,
“ah, che sommosse!” La
bruciante
pena
“al midollo” la strugge,
“fino
a
spezzarmi
l’anima”.
La verità è un po’ diversa,
pare
che
un
solo
acerbo dolore conobbe
questa
donna
avida,
una sola pena profonda
ebbe
(benché
ce lo nasconda) questa
greca
superba,
di non aver saputo, lei
così
capace,
mettere le mani sulla
corona-che
le
soffiò,
per così dire, quell’insolente
di
Giovanni.»
Così, in una delle sue
poesie,
il
poeta
e
giornalista
alessandrino
Constantinos
Kavafis
(1863-1933),
ci
descrive
Anna
Comnena.
Ma chi era veramente
Anna,
destinata
a
diventare
una
delle
personalità
più
rilevanti
del
mondo
letterario
bizantino?
Nata a Costantinopoli il
2
dicembre
1083
dall’imperatore
Alessio
I
Comneno
e
Irene
Ducaena,
Anna,
oltre
che
per
la
vivace
intelligenza
e la
ponderosa
preparazione
culturale,
si
segnalò
anche
per
il
carattere
ambizioso
e
incline
all’intrigo
che
la
portò
a
vivere
giorni
tempestosi
quando,
alla
morte
del
padre
cercò
di
impedire
l’ascesa
al
trono
dell’odiato
fratello
Giovanni.
La piccola Anna, infatti,
poco
dopo
la
nascita,
era
stata
promessa
sposa
a
Costantino
Ducas,
adottato
da
Alessio
e
proclamato
co-imperatore
e
suo
diretto
successore,
poiché
la
coppia
reale
non
aveva
alcun
figlio
maschio.
Con la nascita di
Giovanni
II
Comneno
(1087),
non
fu
più
necessario
far
continuare
il
prematuro fidanzamento
di
Anna
e
Costantino,
che
venne
sciolto.
Alessio
I
aveva
ora
il
suo
legittimo
erede,
e
Anna
aveva
soltanto
potuto
assaporare
quella
posizione
di
potere,
che
vagheggerà
per
tutta
la
vita.
All’indomani della morte
del
padre
Anna
iniziò
a
ordine
trame
oscure
alle
spalle
del
fratello,
appoggiata
dalla
madre,
e
trascinò
nella
congiura
il
marito
Niceforo
Briennio.
Pur
di
arrivare
al
trono,
era
disposta
a
uccidere
Giovanni.
Aveva
sete
di
potere,
Anna.
Le cose non andarono
però
come
aveva
sperato.
Il
marito,
stratega
e
uomo
di
grande
cultura,
non
osò
uccidere
il
cognato.
Così
Giovanni,
venne
eletto
imperatore
il
15
agosto
1118.
Egli
decise
di
non
punire
la
sorella
cospiratrice:
Anna
fu
spedita
in
un
convento.
Nonostante questo il
matrimonio
con
Niceforo
fu
felice
e
dalla
loro
unione
nacquero
quattro
figli.
Alla morte di Niceforo,
Anna
si
assunse
l’incarico
di
colmare
la
lacuna
lasciata
dal
consorte:
stava
infatti
lavorando
all’opera
“Materiali
per
una
storia”,
dedicata
al
suocero
Alessio,
quando
la
morte
lo
colse
nel
1137.
Dopo la morte del marito
Anna
si
dedicò
sempre
più
intensamente
all’Alessiade,
che
con
i
suoi
toni
epici
e
con
la
sua
monumentalità
è
una
delle
opere
più
pregevoli
della
letteratura
bizantina.
In
quindici
libri,
narra
della
vita
e
del
regno
di
Alessio
I
Comneno.
Si
può
ben
dire
che
Anna
eresse
con
mano
maestra
un
monumento
perenne
al
padre.
L’opera
termina
nel
1148
con
la
morte
della
principessa
Comnena.
Sono molti i motivi per
i
quali
vale
la
pena
sottolineare
il
posto
di
rilievo
assunto
dall’Alessiade.
Ci
offre
preziose
informazioni
sul
regno
di
Alessio
I
(1081-1118).
Dall’infanzia
prodigio
del
futuro
imperatore,
alle
imprese
militari
nelle
quali
si
cimentò,
alla
fermezza
e
determinazione
con
la
quale
riuscì
a
sconfiggere
l’eresia
dei
Bogomili.
È
sbagliato
considerare
quest’opera
solo
come
un
elogio
tra
retorico
e
patetico
dell’imperatore.
È indubbio il valore
dello
sguardo
che
Anna
ci
consente
di
rivolgere
al
mondo
bizantino
del
suo
tempo.
Era
infatti
un
personaggio
di
rilievo
a
corte,
e
disponeva
di
testimonianze
e
documenti
originali,
in
qualsiasi
momento.
Nonostante ciò, bisogna
tenere
presente
come
talvolta
Anna
manchi
di
l’obiettività,
celando
avvenimenti
che
metterebbero
in
cattiva
luce
il
padre.
Ma che sia una delle
fonti
storiche
più
preziose
dell’epoca
è
una
certezza,
fatto
proclamato
all’uninsono
dagli
storici
moderni.
Per
esempio
per
le
vicende
inerenti
alla
Prima
Crociata,
di
cui
ci
offre
il
punto
di
vista
bizantino.
Quest’opera è poi uno
specchio
per
poter
comprendere
la
profonda
formazione
culturale
della
principessa
cresciuta
tra
il
mondo
greco
di
Omero,
Eschilo
e
Euripide
e
quello
latino
di
Achille
Tazio
che
tanto
la
influenzò
nel
tratteggiare
il
carattere
dei
protagonisti
della
sua
Alessiade.
Non dimentica mai, Anna,
di
sottolineare
la
vastità
della
sua
erudizione,
tendendo
così
talvolta
alla
vanagloria.
Ma
era
parte
di
quel
carattere
passionale
che
emerse
anche
per
il
costante
e
sincero
attaccamento
alla
coppia
reale,
lodata
sovente,
addirittura
per
il
bell’aspetto.
“Straordinario, davvero
incomparabile,
era
l’aspetto
fisico
della
coppia
imperiale,
Alessio
e
Irene.
Nessun
pittore
potrebbe
riprodurre
questo
modello
di
assoluta
bellezza,
nessuno
scultore
riuscirebbe
a
infondere
tanta
armonia
alla
nuda
pietra.”
(Alessiade
III,
3,
1-4)
E continua Anna narrando
come
mai
mancò
di
rispetto
ai
genitori.
Ci
dice
che
il
padre
Alessio
I
era
impegnato
in
una
spedizione,
quando
Irene
capì
che
era
giunto
il
momento
di
mettere
alla
luce
Anna.
Ma
la
donna
pregò
la
nascitura
affinché
attendesse
il
ritorno
del
padre
per
venire
al
mondo.
Anna
ci
spiega
che
ascoltò
l’ordine
materno
dimostrando
chiaramente,
fin
da
quando
era
nel
seno
materno,
il
docile
affetto
che
in
seguito
avrebbe
nutrito
per
i
genitori.
Questa era veramente
Anna:
una
tempesta
di
sentimenti
contrastanti
e
ambizioni
spregiudicate,
una
donna
dall’alterigia
schiacciante.
Una
smania
di
potere
indice
di
forza
e
sicurezza
interiore
da
un
lato,
e di
fragilità
estrema
dall’altro.
Anna era un “greca superba”,
“avida”,
che
non
vedeva
niente
al
di
fuori
della
propria
opera:
questo
il
filo
rosso
dal
quale
Kavafis
si
sentì
legato
alla
principessa
comnena.