N. 86 - Febbraio 2015
(CXVII)
QUANDO AL GALLO FU MESSO IL CAPPIO
ANIMALI PROCESSATI NEL MEDIOEVO
di Rosaria Carpino
“L’animale
medievale
è un
prolungamento
dell’uomo,
uno
specchio,
un
modello
che
può
spingersi
fino
al
mimetismo
della
follia,
ed è
portatore
di
una
realtà
estranea,
che
occupa
una
posizione
di
cerniera
fra
il
simbolismo
divino
e il
mondo
satanico”.
Jacques
Le
Goff.
La
circolazione,
nel
Medioevo,
di
tanti
bestiari
e
opere
dedicate
agli
animali,
la
grande
presenza
di
creature
al
confine
tra
il
mondo
animale
e il
mondo
onirico
nei
grandi
capolavori
letterari
di
questa
incredibile
epoca,
ci
mostrano
la
grande
importanza
che
l’uomo
medievale
attribuisce
all’animale:
creatura
pura
e
contemplata
nel
piano
di
salvezza
del
Signore
secondo
alcuni,
bestia
immonda
per
osceni
peccati
secondo
altri,
l’animale
è
immagine
di
una
visione
del
mondo
misteriosa,
affascinante,
meravigliosamente
inafferrabile.
In
particolar
modo,
fu
il
Medioevo
cristiano
ad
analizzare,
contemplare
e
giudicare
il
mondo
animale
e i
comportamenti
di
esso.
Giudicare,
appunto;
perché
fu
proprio
durante
i
secoli
della
religiosità
imponente
e
imperante,
durante
il
periodo
della
Grande
Inquisizione
che,
spesso,
davanti
al
giudice,
erano
portati
maiali,
galli,
cani
e
ogni
genere
di
animale
reo
di
qualche
crimine.
Cominciando
con
qualche
esempio,
possiamo
ricordare
processi
esemplari
avvenuti
in
Francia
già
durante
l’età
carolingia
e
poi
più
avanti,
con
un
picco
durante
la
seconda
metà
del
XIV
secolo,
per
continuare
fino
alla
piena
età
moderna.
Carlo
Magno,
nei
suoi
Capitolari,
fu
molto
severo
contro
tutti
quegli
animali
che
si
fossero
macchiati
di
gravi
colpe,
in
particolar
modo
qualora
gli
uomini
avessero
commesso
con
essi
atti
impuri.
Nel
1386,
in
Normandia,
una
scrofa
(vestita
con
abiti
maschili)
fu
ghigliottinata
per
aver
ucciso
un
infante.
All’uccisione
della
scrofa
seguì
la
sua
mutilazione
davanti
alla
folla
di
spettatori.
L’esecuzione
della
scrofa
uccisa
doveva
essere,
infatti,
spettacolarizzata
e
fungere
da
exemplum
e
monito
a
tutti
gli
uomini.
Sappiamo
che
fu
ordinato
al
proprietario
della
scrofa
di
assistere
allo
“spettacolo
d’esecuzione”
come
punizione
per
aver
lasciato
il
piccolo
bambino
senza
protezione.
Gli
animali
potevano
essere
processati
individualmente
(ed
erano
questi
veri
e
propri
processi
penali)
o in
massa
(ad
esempio
grandi
branchi
di
lupi
colpevoli
della
devastazione
dei
campi);
non
mancano
poi
processi
a
insetti
e
parassiti
colpevoli
di
distruggere
il
raccolto.
Spesso,
quando
si
trattava
di
animali
in
massa,
si
ricorreva
piuttosto
all’esorcismo
o
alla
scomunica
delle
bestie
colpevoli.
Talvolta,
invece,
si
poteva
punire
l’animale
condannato
processando,
ghigliottinando
o
bruciando
un
fantoccio
con
le
sue
fattezze.
A
parte
gli
esempi
citati,
i
crimini
per
cui
gli
animali
venivano
puniti
erano,
soprattutto:
lussuria,
stregoneria,
amoralità.
Colpisce
poi
un
crimine,
su
tutti
gli
altri:
il
crimine
di “comportamento
contro
le
leggi
di
natura”.
Ricordiamo
il
caso
di
un
gallo
che,
nel
1476,
a
Basilea,
osò
deporre
un
uovo
andando,
appunto,
contro
natura,
stregoneria
degna
del
diavolo
stesso.
Talvolta
era
anche
l’uomo
a
essere
punito
assieme
all’animale,
presunto
complice
del
crimine
della
creatura:
insieme,
l’animale
e
l’uomo
(o
la
donna)
colpevoli,
erano
chiusi
in
uno
stesso
sacco
e
bruciati
al
rogo.
Tra
tutti
gli
animali,
ci
si
accanì
soprattutto
contro
i
maiali:
è il
maiale
il
più
grande
protagonista
dei
processi.
Questo
accadeva
soprattutto
perché,
in
Europa,
erano
gli
animali
più
numerosi;
essi
vagabondavano
per
le
città
apportando
vari
incidenti
e
“macchiandosi
dei
peggiori
crimini”.
In
secondo
luogo,
il
maiale
è
sentito,
nell’immaginario
medievale,
come
il
più
vicino
all’uomo;
giacché
la
Chiesa,
infatti,
vietava
la
dissezione
dei
cadaveri
umani,
ai
medici
non
restava
che
dissezionare
i
maiali.
Questo
portò
a
capire
quanto
fossero
simili,
in
alcune
cose,
gli
organi
interni
dell’uomo
e
gli
organi
interni
del
maiale.
E
naturalmente,
per
uomo
del
Medioevo,
simile
corpo
significava
simile
anima.
Perché,
ad
oggi,
soffermarsi
sui
processi
ad
animali?
È
sicuramente
affascinante
osservare
questi
processi
in
termini
di
morale,
concezione
del
peccato,
superstizione
medievale.
Ancor
di
più,
prendere
in
considerazione
cose
che,
oggi,
possono
far
perfino
ridere
(un
gallo
processato
per
aver
deposto
un
uovo
induce
a un
immediato
sorriso)
ma
che,
a
ben
riflettere,
sono
i
segni
di
un
passato
vivo,
esistito
e
sicuramente
simbolo
della
storia
che
muta
così
come
mutano
gli
uomini,
la
loro
moralità,
i
loro
costumi,
il
loro
sguardo
sul
reale
e
sul
misterioso.
Riferimenti
bibliografici
Michel
Pastoureau,
Medioevo
Simbolico,
Editori
Laterza,
Roma-Bari
2010.
Jacques
le
Goff,
Immagini
per
un
medioevo,
Editori
Laterza,
Bari
2000.