N. 115 - Luglio 2017
(CXLVI)
Definire
il
populismo
BREVE
storia
del
fenomeno
-
Parte
I
di
Simone
Pisano
"A
specter
is
haunting
Europe,
the
specter
of
populism".
Con
questa
affermazione
il
giornalista
inglese
Hugo
Dixon,
parafrasando
una
celebre
frase
di
Karl
Marx,
ha
abilmente
descritto
la
situazione
politica
europea.
Dopo
il
2008,
il
termine
populismo
ha
fatto
la
sua
comparsa
tra
i
media
occidentali
e
oggi
a
tutti
noi
risulta
familiare.
Nonostante
la
familiarità
con
questa
parola,
il
concetto
di
populismo
appare
spesso
ancora
poco
chiaro,
anche
perché
sono
stati
accusati
di
essere
populisti
leader
politici
molto
diversi
tra
loro, Jean-Marie
Le
Pen,
Margaret
Thatcher,
Stalin,
Fidel
Castro,
Chavez,
Berlusconi,
Bossi,
Vargas,
Saddam
Hussein,
Guglielmo
Giannini,
Papandreu,
Pim
Fortuyn,
Milosevic,
Beppe
Grillo.
Innanzitutto,
è
bene
sottolineare
che
il
populismo
non
è un
fenomeno
politico
recente,
ma
vanta
una
storia
di
lunga
durata.
La
"paternità"
è
spesso
attribuita
alla
Russia
del
XIX
secolo,
è in
quelle
circostanze
infatti
che
il
populismo
ha
compiuto
i
primi
passi
sulla
scena
politica
mondiale.
Il
populismo
russo
è di
certo
particolare,
in
quanto
nasce
da
un’élite
intellettuale
che
si
muove
verso
e in
nome
del
popolo.
Un’altra
linea
di
pensiero
vede
le
origini
del
populismo
nella
tradizione
illiberale,
scaturita
in
opposizione
a
quella
repubblicana
dalla
Rivoluzione
francese.
Il
populismo
iniziò
quindi
a
diffondersi
in
tutta
Europa,
quando
i
profondi
e
rapidi
mutamenti
dell’era
industriale
produssero
tipiche
crisi
di
disgregazione
che
le
strutture
parlamentari
si
rivelarono
spesso
incapaci
di
metabolizzare.
Tra
le
due
Guerre
mondiali
in
Europa,
i
regimi
totalitari
hanno
fatto
grande
utilizzo
del
linguaggio
e
della
retorica
populista,
finendo
così
per
far
associare
tale
ideologia
al
totalitarismo,
e
quindi
causando
la
scomparsa
del
populismo
sulle
scene
europee
per
molto
tempo.
In
realtà
il
populismo
rimase
latente,
cercando
di
entrare
nella
scena
politica
come
attore
principale,
ma
senza
successo.
Ne
impediva
l’affermazione,
oltre
al
fresco
ricordo
dei
totalitarismi,
la
divisione
del
mondo
dovuta
alla
guerra
fredda
e al
conseguente
forte
richiamo
alle
ideologie,
che
rilegavano
ai
margini
della
politica
coloro
che
si
opponevano
a
tutte
le
ideologie.
Esemplari
sono,
in
Italia,
i
casi
del
Fronte
dell’Uomo
qualunque
(movimento
nato
nel
1944)
e
dell'imprenditore
e
politico
Achille
Lauro
(per
il
quale
si
parlò
di "laurismo").
Il
populismo
è
stato
inoltre
sempre
presente
in
Sud
America,
anche
nell’immediato
secondo
dopoguerra.
Qui
la
guerra
non
aveva
avuto
gli
stessi
effetti
assunti
in
Europa
e la
stessa
guerra
fredda
rimase
a
lungo
un
fenomeno
remoto,
inoltre
la
democrazia
sudamericana
era
agli
albori
e il
ricorso
alla
personificazione
del
potere
era
estremamente
diffuso.
Per
lungo
tempo
quindi
il
populismo
è
stato
considerato,
dagli
europei,
come
un
fenomeno
tipico
delle
zone
del
mondo
più
"arretrate"
politicamente
come
Asia
e
Sud
America
e
oramai
totalmente
estraneo
al
continente
europeo.
Nel
1972,
l’avvocato
danese
Mogens
Glistrup,
dopo
uno
scontro
con
il
fisco,
decise
di
fondare
un
movimento
politico
contro
le
pretese
esose
dello
Stato.
Nel
1973,
il
Partito
del
progresso
ottenne
il
16%
dei
voti,
stravolgendo
assetti
politici
decennali.
Il
populismo
era
tornato
in
Europa
e
iniziò
a
riaffiorare
in
numerosi
paesi.
Nel
1981,
in
Grecia
entrò
in
scena
il Pasok
di
Papandreu,
nel
1984
in
Francia
il
Front
National
ottenne
l’11,2%
dei
voti
alle
elezioni
del
parlamento
europeo.
L’inquietudine
era
destinata
a
crescere,
quando
nel
1984
Haider
divenne
il
capofila
dell’FPÖ,
trasformando
il
partito
e
ottenendo
un
gran
numero
di
consensi.
Negli
anni
novanta
il
populismo
continuò
la
sua
ascesa,
in
Italia
si
consolidò
con
il
leghismo
(ieri
come
oggi)
e
con
Berlusconi
(oggi
"sostituito"
secondo
molti
da
Grillo),
in
Svezia
con
l’Istant
party,
in
Inghilterra
con
il
British
National
party.
Con
l'arrivo
del
nuovo
millennio
è
quindi
divenuto
la
norma
in
molti
paesi.
A
partire,
rimanendo
ai
giorno
nostri,
dagli
Usa
di
Donald
Trump.