N. 83 - Novembre 2014
(CXIV)
Paolo Thaon di revel
L’ammiraglio artefice della Vittoria italiana
sul
mare
nella
Grande
Guerra
di
Leonardo
Merlini
“Marinai!
La
guerra
marittima
condotta
in
Adriatico
in
unione
a
reparti
degli
Alleati
e
degli
Stati
Uniti
col
più
costante
e
sagace
ardimento
nella
ricerca
dell’avversario
in
mare
aperto
e
dentro
i
muniti
porti,
è
finita
entro
Pola
con
uno
dei
più
luminosi
esempi
dell’eroismo
italiano.
Dal
primo
all’ultimo
giorno,
voi
avete
perseverato
in
una
lotta
senza
tregua,
supplendo
al
difetto
dei
mezzi
ed
alla
gravità
dei
molteplici
compiti,
con
una
vigoria,
con
una
audacia
sempre
più
pronte
e
ferme.
Tutti
gli
italiani
conoscono
i
nomi
dei
singoli
Eroi
e
delle
vittorie
fulminee,
ma
non
a
tutti
è
nota
l’opera
silenziosa,
aspra,
generosa
compiuta
in
ogni
ora,
in
ogni
evento,
in
ogni
fortuna,
quando
solamente
una
assoluta
dedizione
al
dovere
poteva
superare
l’imparità
delle
condizioni
e la
durezza
degli
ostacoli.
Sappia
oggi
la
Patria,
di
quanti
sforzi
apparentemente
ingloriosi
è
fatta
questa
Sua
immensa
gloria.
Consideri
come
due
volte
la
Vittoria
abbia
preso
il
volo
e
l’augurio
dal
gorgo
ove
le
più
potenti
navi
nemiche
scomparivano:
da
Premuda
al
Piave,
da
Pola
a
Trieste
e
Trento.
La
grande
nave
colata
a
picco
nel
porto
di
Pola
fu
più
che
un
presagio.
Nel
suo
nome
stesso
ostentava
la
vecchia
menzogna
delle
forze,
non
riunite
ma
coatte.
La
duplice
dissoluzione
è
avvenuta.
Come
più
non
esiste
l’esercito,
la
flotta
imperiale
non
esiste
più.
Onore
sempre
a
voi
tutti,
onesti
e
prodi
Marinai
d’Italia!”
È
questo
il
testo
dell’Ordine
del
giorno
n.
38
del
12
novembre
1918
con
il
quale
l’ammiraglio
Paolo
Thaon
di
Revel,
Capo
di
Stato
Maggiore
della
Regia
Marina
e
Comandante
in
Capo
delle
Forze
Navali
Mobilitate
partecipò
la
notizia
della
vittoria
sul
mare,
nella
Grande
Guerra,
a
tutti
i
Marinai
d’Italia.
Ma
chi
era
Paolo
Thaon
di
Revel?
Quale
fu
il
suo
ruolo
e
soprattutto
che
influenza
ebbe
la
sua
personalità
nella
conduzione
e
nello
svolgimento
di
una
guerra
così
logorante
e
dispendiosa?
Proveremo
ad
analizzare
brevemente
la
figura
dell’ammiraglio
commentando
il
testo
dell’ordine
del
giorno
che,
oltre
a
riassumere
i
sacrifici
e le
eroiche
imprese
compiute
dai
nostri
Marinai,
di
fatto
sintetizza
l’indole
di
questo
grande
personaggio.
Marinai!
Questa
esclamazione,
seguita
dal
punto
esclamativo,
può
da
sola
sintetizzare
la
personalità
di
Paolo
Thaon
di
Revel.
Con
una
sola
parola
egli
vuole
accomunare
tutti
coloro
che,
militari
e
civili,
furono
i
protagonisti
della
vittoria
sul
mare.
Non
esistono
gradi,
non
esistono
titoli
nobiliari,
esiste
solo
un
ideale
comune:
la
Patria.
Tutti,
chi
più,
chi
meno,
hanno
contribuito
alla
“giusta
causa”
della
salvaguardia
degli
interessi
nazionali,
sacrificandosi
per
il
conseguimento
del
bene
comune.
Di
questo
principio
ne
fu
fermo
e
convinto
sostenitore
l’ammiraglio,
che
non
esitò
mai
nel
prodigarsi
in
prima
persona
durante
lo
svolgimento
delle
ostilità.
Fu
in
prima
linea
nella
difesa
della
piazza
di
Venezia
e
volle
verificare
di
persona
i
pericoli
a
cui
andavano
incontro
gli
equipaggi,
effettuando
rischiose
ricognizioni
notturne
nei
luoghi
che
sarebbero
stati
“palcoscenico”
delle
varie
azioni
navali
da
parte
dei
nostri
mezzi.
Grazie
a
questa
linea
di
condotta
fu
amato
e
seguito
sempre
dai
propri
uomini.
La
guerra
marittima
condotta
in
Adriatico
in
unione
a
reparti
degli
Alleati
e
degli
Stati
Uniti
col
più
costante
e
sagace
ardimento
nella
ricerca
dell’avversario
in
mare
aperto
e
dentro
i
muniti
porti,
è
finita
entro
Pola
con
uno
dei
più
luminosi
esempi
dell’eroismo
italiano.
La
guerra
marittima
dell’Italia
fu
condotta
prevalentemente
in
Adriatico.
Paolo
Thaon
di
Revel
fu
convinto
sostenitore
di
una
guerra
di
attesa
e di
agguato
che
sarebbe
stata
condotta
efficacemente
solo
dal
naviglio
leggero
e
sottile
e
dai
nuovi
mezzi
e
sistemi
d’arma
che
si
stavano
sviluppando
agli
inizi
del
’900
quali
i
sommergibili,
l’aviazione,
le
mine
e i
dragamine,
le
torpedini,
ecc.
Infatti,
la
morfologia
delle
due
coste
dell’Adriatico
giocava
nettamente
a
favore
degli
austro-ungarici:
da
una
parte
vi
era
una
conformazione
frastagliata
e
ricca
di
insenature,
isole
ed
isolotti,
che
dava
la
possibilità
ai
mezzi
degli
Imperi
Centrali
di
trovare
rapidamente
facili
e
sicuri
approdi;
mentre
la
costa
italiana
si
estendeva
linearmente
senza
alcuna
possibilità
di
protezione,
copertura
e
difesa.
Paolo
Thaon
di
Revel,
profondo
studioso,
conoscitore
della
storia
navale
italiana
e
dell’industria
nazionale,
lucido
analista,
abiurò
da
subito
la
tesi
della
grande
battaglia
navale
risolutrice,
subendo
dure
critiche
e
trovando
insormontabili
ostacoli
alle
proprie
idee,
che
lo
portarono
a
rinunciare
alla
carica
di
Capo
di
Stato
Maggiore
della
Marina
il
primo
ottobre
1915.
Il
suo
richiamo
a
tale
carica
dopo
sedici
mesi
(nel
febbraio
del
1917)
sancì
il
riconoscimento
delle
sue
tesi,
che
di
fatto
condussero
alla
vittoria
finale.
L’impiego
massivo
dei
nuovi
sistemi
d’arma,
l’attuazione
di
stratagemmi
e
opere
colossali
(quali
i
treni
armati
a
difesa
del
litorale
adriatico,
i
pontoni
armati
a
difesa
della
piazza
di
Venezia
e lo
sbarramento
prima
mobile
e
poi
fisso
del
Canale
d’Otranto
per
ostacolare
il
transito
dei
sommergibili
nemici),
le
incursioni
in
casa
del
nemico
compiute
con
ogni
mezzo
(aviazione,
sommergibili,
mezzi
leggeri
e
d’assalto)
alimentarono
in
tutti
gli
uomini
della
Marina
una
ferrea
volontà
che
portò
successivamente
alle
vittoriose
imprese
di
Buccari
(condotta
da
Ciano
e
D’Annunzio),
di
Pola
(condotta
da
Pellegrini
e
culminata
con
l’affondamento
della
Viribus
Unitis),
di
Pirano
(condotta
da
Ciano
con
il
cacciatorpediniere
Zeffiro)
e
culminò
con
Premuda
(condotta
da
Rizzo
e
Aonzo
e
culminata
con
l’affondamento
della
Santo
Stefano);
tutte
queste
azioni
navali
di
fatto
smobilitarono
materialmente
e
psicologicamente
la
flotta
nemica.
Dal
primo
all’ultimo
giorno,
voi
avete
perseverato
in
una
lotta
senza
tregua,
supplendo
al
difetto
dei
mezzi
ed
alla
gravità
dei
molteplici
compiti,
con
una
vigoria,
con
una
audacia
sempre
più
pronte
e
ferme.
Tutti
gli
italiani
conoscono
i
nomi
dei
singoli
Eroi
e
delle
vittorie
fulminee,
ma
non
a
tutti
è
nota
l’opera
silenziosa,
aspra,
generosa
compiuta
in
ogni
ora,
in
ogni
evento,
in
ogni
fortuna,
quando
solamente
una
assoluta
dedizione
al
dovere
poteva
superare
l’imparità
delle
condizioni
e la
durezza
degli
ostacoli.
L’atavica
criticità
di
mezzi
in
cui
versava
l’Italia
all’inizio
della
guerra
(si
era
infatti
da
poco
conclusa
la
guerra
italo-turca
che
aveva
visto
la
vittoria
italiana,
ma
che
aveva
logorato
notevolmente
gli
uomini
e i
mezzi)
e le
impietose
condizioni
di
inferiorità
geo-strategica
imposte
dalla
conformazione
delle
coste
adriatiche
relegarono
l’Italia
sempre
in
una
condizione
di
inferiorità,
che
però
fu
supplita
dall’abnegazione,
dal
sacrificio,
dal
coraggio
degli
uomini,
che
ebbero
in
Paolo
Thaon
di
Revel
il
loro
costante
riferimento.
Fin
dal
suo
primo
giorno
di
insediamento
ai
vertici
della
Regia
Marina,
egli
ebbe
un
unico
scopo,
quello
del
dominio
assoluto
dell’Adriatico,
che
perseguì
quotidianamente
con
ogni
mezzo,
con
la
massima
determinazione
e
senza
risparmio.
Per
queste
doti
fu
un
illuminato
uomo
di
stato,
fulgido
condottiero
amato,
rispettato
(a
volte
temuto)
e
seguito
dai
suoi
uomini
e,
soprattutto,
un
“osso
duro”
per
gli
Alleati,
che
dovettero
sempre
inchinarsi
alla
sua
risoluta
determinazione
nel
salvaguardare
gli
interessi
nazionali.
Sappia
oggi
la
Patria,
di
quanti
sforzi
apparentemente
ingloriosi
è
fatta
questa
Sua
immensa
gloria.
Consideri
come
due
volte
la
Vittoria
abbia
preso
il
volo
e
l’augurio
dal
gorgo
ove
le
più
potenti
navi
nemiche
scomparivano:
da
Premuda
al
Piave,
da
Pola
a
Trieste
e
Trento.
La
grande
nave
colata
a
picco
nel
porto
di
Pola
fu
più
che
un
presagio.
Nel
suo
nome
stesso
ostentava
la
vecchia
menzogna
delle
forze,
non
riunite
ma
coatte.
La
duplice
dissoluzione
è
avvenuta.
Come
più
non
esiste
l’esercito,
la
flotta
imperiale
non
esiste
più.
In
queste
parole
risalta
l’amore
per
la
Patria
e
soprattutto
traspare
un
inconscio
stato
di
appagamento
per
ciò
che
era
avvenuto.
Nei
pensieri
dell’ammiraglio,
così
come
in
quelli
di
tutti
gli
uomini
di
mare
italiani,
era
ancora
fresca
l’onta
subita
a
Lissa
da
parte
della
flotta
austriaca.
La
Grande
Guerra
doveva
essere
l’occasione
per
ricucire
e
risanare
quella
ferita,
ancora
fresca
e
sanguinante.
Paolo
Thaon
di
Revel
ottenne
da
subito,
e
mantenne
fino
al
termine
delle
ostilità,
che
il
comando
supremo
navale
dell’Adriatico
fosse
indubbiamente
italiano,
respingendo,
più
volte,
le
pretese
alleate
di
sostituirsi
o
alternarsi
in
tale
comando.
Egli
infatti
più
volte
e in
vari
consessi
affermò
che
“non
bisogna
che
la
storia
registri
che
il
disastro
di
Lissa
è
stato
cancellato
da
un
capo
straniero”.
La
paziente
attesa,
la
certosina
costanza
e la
ferma
abnegazione
restituirono
all’Italia
marinara
la
dignità
macchiata
il
20
luglio
1866
a
Lissa;
il
sacrificio
comune
aveva
riscattato
un
intero
popolo.
Onore
sempre
a
voi
tutti,
onesti
e
prodi
Marinai
d’Italia!
Il
condottiero,
l’eroe,
il
capo
carismatico
non
mette
se
stesso
avanti
a
tutti.
Con
questa
frase
Paolo
Thaon
di
Revel,
nel
suo
stile,
ringrazia
chi,
secondo
lui,
fu
il
vero
artefice
della
vittoria
sul
mare,
chiudendo
l’ordine
del
giorno
così
com’era
iniziato.
Alle
parole
seguirono
i
fatti.
Egli
dopo
aver
condotto
con
la
solita
lungimiranza
e
tenacia
tutte
le
azioni
propedeutiche
all’armistizio
e
aver
coordinato
le
operazioni
di
ripristino
dei
litorali
delle
isole
redente,
il 4
ottobre
1919,
fedele
ai
suoi
ideali
di
Stato
e
alla
sua
indole,
sicuro
di
aver
ultimato
i
compiti
per
i
quali
era
stato
chiamato
a
guidare
la
Regia
Marina,
chiese
e
ottenne,
il 4
ottobre
1919,
l’esonero
dall’incarico.