N. 66 - Giugno 2013
(XCVII)
"FIDATI DI ME"
QUESTIONI DI AMICIZIA DEI TEMPI MODERNI
di Chiara Francesca Chianella
Sei
sicuro
che
chi
è
accanto
ti
sia
davvero
fedele?
Saresti
in
grado
di
bendarti
e
affidarti
con
certezza
a
lui/lei?
Alcune
autorità
nel
campo
delle
scienze
sociali
e
della
filosofia
hanno
cercato
di
dare
una
risposta
a
questioni
che
ci
circondano
e a
quesiti
che
ci
interrogano
sulla
qualità
dei
rapporti
interpersonali
di
ognuno
di
noi.
Norberto
Galli,
Professore
di
Pedagogia
generale
presso
l’Università
Cattolica
del
Sacro
Cuore
di
Milano,
sempre
attento
alle
dinamiche
sociali
attuali,
è
intervenuto
nel
XIII
Convegno
Internazionale
di
filosofia
inerente
la
necessità
dell’amicizia
con
un
saggio
intitolato
L’amicizia
nell’ottica
della
pedagogia
e
dell’educazione.
Circoscrivendo
tale
fenomeno
in
un
preciso
periodo
di
tempo,
il
XX
secolo
appunto,
Galli
ha
potuto
riscontrare
come
l’amicizia
si
sia
modificata
in
ambito
culturale,
politico
e
sociale.
Freud
e
1900
sono
sinonimi
in
campo
psicoanalitico
e
affettivo,
infatti,
il
Pedagogista
fa
riferimento
a
lui
quando
parla
di
amicizia:
non
si
può
prescindere
dalla
libido
se
rivuole
parlare
di
amicizia
perché
la
prima
è
«all’origine
di
tutto
ciò
che
l’uomo
compie
e
ciò
favorisce
l’idea
che
l’amore,
impedito
dal
raggiungere
il
suo
scopo,
riveste
modalità
culturali
accettabili,
ad
esempio
l’amicizia».
Riprendendo
Freud,
A.
Lambertino
considera
l’amicizia
una
forma
dell’amore:
«entrambi
desumono
sia
il
momento
genetico
sia
quello
strutturale
dell’esclusiva
ricerca
intenzionale
dell’autogratificazione;
entrambi
non
vanno
al
di
là
dell’incontro
dell’io
con
se
stesso».
Il
pensiero
freudiano
ha
influenzato
grandemente
le
scienze
umane
del
secolo
scorso
riservando
una
sorta
di
“sospetto”
nei
confronti
dell’amicizia,
demotivando
i
pedagogisti
alla
sua
educazione.
Ma
ci
sono
studiosi
come
C.S.
Lewis
che
ritengono
che
l’amicizia
debba
essere
rivalutata
e
riabilitata
a
strumento
essenziale
della
formazione
dell’uomo:
gli
antichi
erano
nel
vero
e
occorre
sfatare
il
pregiudizio
secondo
il
quale
l’amicizia
è
retta
dall’omosessualità.
Il
Galli
continua
a
dire
che
l’Europa
del
Novecento
è
stata
influenzata
considerevolmente
dalla
massificazione
imposta
dai
detentori
del
potere
impedendo,
così,
il
diffondersi
dell’amicizia
tra
i
cittadini
considerata
una
forma
di
ribellione
al
potere
vigente.
L’autarchia
predilige
il
terrore
come
strumento
di
controllo
e
governo,
e ai
cittadini
a
cui
si
impone
tale
impostazione,
non
è
pensabile
che
riescano
ad
esprimere
liberamente
i
propri
sentimenti.
Gli
antichi,
e in
particolare
Aristotele,
avevano
osservato
che
solo
negli
stati
in
cui
domina
la
libertà
può
fiorire
l’amicizia.
Infatti:
«in
piccola
misura
vi
sono
amicizia
e
giustizia
anche
nelle
tirannidi,
mentre
invece
nelle
democrazie
ve
n’è
in
grandissima
misura:
infatti
molto
vi è
di
comune
tra
loro
che
sono
uguali».
Non
c’è
da
stupirsi
se
oggi
profonde
trasformazioni
nel
mondo
del
lavoro,
delle
comunicazioni
e,
in
primis,
della
famiglia
hanno
portato
con
sé
sensibili
mutamenti
in
seno
ai
rapporti
sociali
caratterizzandoli
da
incertezza
e
inquietudine.
I
legami
umani,
in
questo
modo,
si
sono
deteriorati
e
guardano
al
presente
e al
futuro
con
sospetto
e
paura
chiudendosi
un
forte
individualismo.
Proprio
gli
ultimi
decenni
nel
mondo
Occidentale
si
possono
riscontrare
un
incremento
del
numero
dei
divorzi,
generazioni
di
“nuove
famiglie”,
continui
conflitti
tra
genitori
che
vanno
a
minare
pesantemente
le
basi
della
società
e,
principalmente,
l’equilibrio
e la
formazione
dell’individualità
dei
figli.
Questi
ultimi
non
possiedono
sicure
basi
su
cui
trovare
appoggio
quando
le
circostanze
lo
impongono,
accusano
un
forte
senso
di
turbamento,
soprattutto
in
tenera
età,
quando
i
genitori
si
separano,
non
vivendo
un
clima
di
serenità
e
fiducia.
La
famiglia
è la
linea
di
partenza
da
cui
cresce
e si
consolida
la
personalità
dell’uomo
e se
in
essa
percepiamo
costantemente
rancori,
rivalità,
scontri,
ecc.,
come
si
può
aver
fiducia
di
un
rapporto
che
si
cerca
di
allacciare
al
di
fuori
di
essa?
Pedagogisti,
filosofi
e
sociologi
hanno
avuto
modo
di
rendersi
conto
che
i
tempi
sono
cambiati
alla
stessa
maniera
delle
esigenze.
Dal
rapporto
dello
IARD
del
1984
sulla
condizione
giovanile
italiana
è
evidente
quanto
si
sia
accentuata
una
chiusura
verso
i
privato.
Ciò
è
causato
proprio
da
un
completa
mancanza
di
fiducia
verso
l’altro
e
gli
altri.
Non
si
cerca
più
la
preparazione,
la
competenza,
l’intelligenza
della
persona
con
cui
si
vuole
rapportare:
risulta
essenziale
essere
rassicuranti,
onesti,
sinceri,
coerenti
e
aver
delle
norme
da
rispettar
e da
condividere.
In
ambito
italiano
si
considerano
la
salute
(92%)
e la
famiglia
(87%)
i
fondamentali
valori
in
cui
credere:
si
tratta
dunque
di
ambiti
particolarmente
circoscritti
e
ben
definiti.
I
giovani
guardano
con
scarsa
fiducia
al
futuro,
convinti
del
fatto
che
“nulla
è
per
sempre”
e
che
tutto
può
essere
soggetto
a
corruzione.
Tutto
ciò
che
riguarda
la
socialità
ha,
così,
la
necessità
di
essere
confermato
giornalmente
e
costantemente.
L’impegno
politico
è
all’ultimo
posto
degli
interessi
dei
ragazzi
i
quali
preferiscono
appoggiare
associazioni
di
stampo
volontaristico,
culturale
che
perseguono
principi
di
solidarietà,
relazionalità
positiva
e
giustizia.
Il
valore
dell’amicizia
occupa
il
quinto
posto
nella
scala
dei
valori
col
74%
di
preferenze
e in
particolare,
come
evidenzia
uno
studio
IARD
del
1984,
si
tendono
a
privilegiare
le
“amicizie
di
gruppo”
a
scapito
delle
“amicizie
diadiche”.
Questo
è un
trend
che
coinvolge
sia
ragazzi
che
ragazze
i
quali,
preferendo
il
“gruppo”,
si
viene
a
formare
quella
compagnia
necessaria
di
distogliere
dai
problemi
vissuti
in
altre
sfere
sociali.
Un
secondo
effetto
dei
tempi
moderni
è
l’ampliarsi
del
cyberspazio
all’interno
di
reti
sociali
“di
vecchi
stampo”.
È
quanto
mai
evidente
quanto
la
tecnologia
e
internet
siano
entrati
nella
quotidianità
di
ognuno
di
noi
fino
ad
insinuarsi
in
ambiti
che
fino
a
poco
tempo
fa
erano
solo
di
competenza
personale.
Non
appena
la
community
telematica
si è
ampliata,
sono
nati
i
primi
social
network
che
hanno
il
pregio
di
metter
in
comunicazione,
chi
lo
richiedesse,
in
maniera
istantanea,
economica.
Col
tempo
queste
piattaforme
telematiche
si
sono
specializzate
diversificandosi
in
base
al
pubblico
a
cui
vogliono
rivolgersi.
Nello
specifico
Myspace
dà
modo
a
musicisti
e a
band
emergenti
di
far
ascoltare
le
proprie
creazioni
e
pubblicare
le
eventuali
date
dei
concerti.
Facebook
è
nato
per
metter
in
comunicazione
ex
compagni
di
scuola,
registra
milioni
di
iscritti
ed è
il
più
importante
social
network
al
mondo,
ora
è
ricco
di
nuove
applicazioni
che
ampliano
le
possibilità
di
interagire
degli
utenti.
La
più
recente
community
è
quella
messa
in
rete
da
Twitter,
questo
permette
di
pubblicare
brevi
messaggi
pubblicitari
o di
altro
tipo
in
soli
140
caratteri.
Ora
verrà
da
pensare
che
questi
social
network
abbiano
soppiantato
i
rapporti
umani
e in
particolar
modo
l’amicizia.
Per
fortuna
non
è
così.
Certamente
lavoro,
matrimonio,
famiglia
sottraggono
tempo
materiale
alla
frequentazione
degli
abituali
amici
e
ciò
è
stato
risolto
in
parte
da
internet
che
potrebbero
vivificare
questi
rapporti
già
consolidati.
Al
contrario,
non
può
chiamarsi
amicizia
quella
che
nasce
in
rete
perché
prive
delle
caratteristiche
citate
nelle
pagine
precedenti,
ma
tutt'al
più
potrebbe
definirsi
superficiale
conoscenza,
connessione
di
ben
altro
genere.
N.
Galli
conclude
il
suo
saggio
con
un
monito
risoluto:
l’amicizia
è un
dono
che
accompagna
tutte
le
stagioni
della
vita
e
come
tale
occorre
farlo
comprendere
nella
sua
specificità
agendo
nella
sua
educazione
perché
sia
appreso
nella
sua
ricchezza
da
giovani
e
adulti.
Un
altro
contemporaneo
ha
analizzato
l’amicizia
dedicandone
un
intero
libro:
parliamo
di
Francesco
Alberoni,
noto
studioso
dei
movimenti
collettivi
e
delle
emozioni,
docente
di
Sociologia
presso
l’Università
IULM
di
Milano.
Egli
attualmente
collabora
al
«Corriere
della
Sera».
Il
libro
su
citato
reca
il
titolo
di
L’amicizia
e
assieme
a
Innamoramento
e
amore
e
L’erotismo,
costituiscono
una
fortunata
trilogia
di
scritti
inerente
il
campo
delle
emozioni.
Alberoni
comincia
ad
esaminare
l’amicizia
chiedendosi
se
essa
possa
esistere
nel
mondo
moderno.
Forse
l’esasperata
competizione,
il
depauperamento
di
rapporti
personali
sinceri
farebbero
pensare
che
l’amicizia
sia
solo
un
affetto
appartenente
al
passato
ma
così,
fortunatamente,
non
è:
essa
risulta
essere
ancora
in
questi
tempi
una
delle
chiavi
di
volta
per
la
costituzione
di
una
individualità
solida
e
una
chiara
identità
personale.
Spesso
affidiamo
al
termine
«amicizia»
i
significati
più
svariati
i
quali
poco
hanno
a
che
vedere
con
ciò
che
riguarda
l’amico
vero.
Nella
vita
quotidiana
entriamo
in
relazione,
in
primo
luogo,
con
i
conoscenti:
sappiamo
tutto
di
loro,
impegni
personali,
problemi
ma
non
sentiamo
l’esigenza
di
esternare
a
loro
le
nostre
più
intime
angosce
e
segreti,
coltivando,
allo
stesso
modo
un
rapporto
di
reciproco
rispetto.
Spesso
si
confonde
la
solidarietà
umana
con
l’amicizia
vera
e
propria:
la
prima
si
sostanzia
con
la
condivisione
di
ideali
quali
nemico
comune,
ideali
politici
uguali,
stesso
credo
religioso;
la
seconda,
la
più
importante,
va
al
di
là
di
tutto
questo,
unendo
vivamente
gli
individui
sotto
ogni
frangente.
Dopo
di
che
entriamo
nel
dominio
delle
relazioni
di
ruolo.
Sono
da
definirsi
relazioni
sociali
quelle
che
possono
nascere
sul
posto
di
lavoro,
nel
campo
degli
affari,
fra
vicini
di
casa.
Con
essi
si
condivide
un
buon
numero
di
ore,
instaurando,
come
direbbe
Aristotele,
un’amicizia
basata
sull’utile.
Infine,
il
campo
della
simpatia
e
dell’amichevolezza
comprende
modi
di
sentire
positivi,
che
ci
fanno
star
bene
ma
che
sono
soggetti
a
durare
poco
in
quanto
sensazioni
fuggevoli
e
precarie.
Esse
sono
strettamente
connesse
alla
contingenza:
all’inizio
possono
darci
la
parvenza
di
un
affetto
sincero
ma
una
volta
concluso
l’attimo
condiviso,
se
non
avviene
un’ulteriore
frequentazione,
cessa
di
esistere.
Dunque,
come
si
potrebbe
definire
il
concetto
di
amicizia?
Il
Reisman
ci
viene
in
soccorso
asserendo
che:
«Amico
è
colui
a
cui
piace
e
che
desidera
fare
del
bene
ad
un
altro
e
che
ritiene
che
i
suoi
sentimenti
siano
ricambiati».
Questa
citazione
fa
pensare
ad
un
sentimento
tutt’altro
che
egoistico
e
individualista:
infatti,
al
contrario,
racchiude
in
sé
emozioni
altruistiche,
libere
e
sincere.
Inoltre,
osserva
Alberoni,
questa
definizione
può
valere
senza
alcun
dubbio
all’amore
stesso
il
quale
ha
come
unico
scopo
la
felicità
dell’altro.
È
così
semplice
distinguere
l’amicizia
dall’innamoramento?
Alberoni
ci
dice
no,
egli
sostiene
in
proposito
che
molto
spesso
accade
che
un
sentimento
di
sincero
affetto
possa
avere
la
parvenza
di
un
legame
più
profondo
come
è
l’amore.
«L’innamoramento
è un
fatto,
un
accadimento,
che
ha
un
inizio
definito.
Alla
sua
origine
che
lo
stato
nascente,
una
folgorazione,
una
rivelazione.
L’amicizia,
invece,
non
diventa
sé
stessa
con
una
rivelazione
unica
iniziale,
ma
con
una
serie
di
incontri
e di
approfondimenti
successivi».
L’innamoramento
non
ha
bisogno
di
costruirsi
pian
piano,
come
accade,
invece
nell’amicizia.
Alberoni
afferma
che
un
sentimento
d’amore
è
perfetto
fin
dal
principio,
«l’amicizia,
invece,
muove
verso
il
di
più.
Quando
parliamo
di
amicizia
abbiamo
presente
sempre
anche
un
ideale,
una
utopia».
Storie
di
amori
non
corrisposti
hanno
riempito
le
pagine
di
molti
romanzi
della
letteratura
e
insegnano
che
una
passione
così
forte
può
essere
vissuta
da
una
sola
persona,
provocando
sofferenza,
proprio
come
suggerisce
la
parola
tedesca
leidenschaft
che
deriva
da
leide,
sofferenza,
appunto.
L’amicizia,
viceversa,
non
comporta
alcun
tipo
di
dolore.
Essa
si
concretizza
in
piacere
reciproco,
in
gioia
sempre
nuova
e,
prima
tra
tutte
le
qualità,
la
reciprocità
è la
qualità
principe
della
vera
amicizia.
L’amicizia
ma
non
priva
mai
di
nulla,
non
chiede
in
cambio
niente,
arricchisce
infinitamente.
L’amore
ha
in
sé
in
verbo
“ricevere”,
non
può
smettere
di
chiedere,
l’amore
è
ingiusto
non
conosce
meriti
e
demeriti:
«questa
è la
miseria
dell’amore».
La
grandezza
dell’amicizia
sta
nell’“includere”,
nell’intessere
relazioni
sempre
nuove,
perché
l’arricchimento
interiore
proviene
da
per
tutto,
da
ogni
parte,
da
ogni
persona
che
sinceramente
si
lega
a
noi.
Alberoni
precisa
che
tale
ricchezza
sottende
alla
reciproca
fiducia:
svanita
quella,
l’amicizia
cessa
di
esistere
definitivamente.
Non
si
può
parlare
di
giustizia
quando
si
ha a
che
fare
con
l’amore,
questa
è la
materia
propria
dell’amicizia.
Riferimenti
bibliografici:
N.
ABBAGNANO,
La
saggezza
della
vita,
Milano,
Rusconi,
1985,
p.
179
in
N.
GALLI,
L’amicizia
un
dono
per
tutte
le
età,
Milano,
Vita
e
Pensiero,
2004;
N.
ABBAGNANO,
Pero
contro
l’uomo,
Milano,
Rizzoli,
1968;
F.
ALBERONI,
L’amicizia,
Garzanti,
Milano,
1992;
N.
GALLI,
L’amicizia
dono
per
tutte
le
età,
Milano,
Vita
e
Pensiero,
2004;
A.
MALO,
L’amicizia
come
necessità
essenziale
delle
persone
in
M.
D’AVENIA
(a
cura
di),
La
necessità
dell’amicizia,
Armando
Editore,
Roma,
2009;
ARISTOTELE,
Etica
Nicomachea;