[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

173 / MAGGIO 2022 (CCIV)


contemporanea

A PROPOSITO DI AMBROSE BIERCE

DALLA GUERRA CIVILE AMERICANA A CARCOSA

di Lorenzo Lena

 

La città maledetta di Carcosa, luogo iconico della narrativa horror, è stata portata al grande pubblico dalla produzione HBO True Detectice, nel 2014, rappresentata come una sconvolgente struttura immersa nella boscaglia, costruita con ossa umane e tronchi d’albero, dove l’omicida seriale Errol Childress dà sfogo alle sue peggiori devianze. Ultima rivisitazione, in ordine di tempo, data alla fantasia dello scrittore, giornalista, militare e avventuriero Ambrose Gwinnett Bierce. Da decenni ispiratore di opere letterarie e cinematografiche infine approdato al filone dei serial televisivi.

 

Discendente del puritano William Bradford, protagonista del viaggio della Mayflower nel Seicento, Ambrose Bierce nacque decimo di tredici figli in una famiglia che gli trasmise l’amore per la letteratura ma anche una severa etica religiosa, dalla quale finì per rifuggire completamente fino a lasciare la casa a quindici anni. Trovò un posto come apprendista presso la testata abolizionista Northern Indianan, primo contatto con il mondo del giornalismo e della produzione letteraria.

 

Grazie a uno zio frequentò, senza brillare, il Kentucky Military Institute, dove apprese la cartografia abbastanza per entrare in servizio come topografo nel Nono reggimento di fanteria dell’Indiana allo scoppio della Guerra di Secessione. Raggiunto il grado di tenente, ricoprì anche incarichi di staff e dovette distinguersi, se il generale William Sherman ne sostenne l’ammissione a West Point. La sua carriera fu però stroncata da una grave ferita alla testa e, eccetto un incarico ispettivo nell’ovest durante il 1866, la vita militare di Ambrose Bierce poté dirsi conclusa nel gennaio 1865.

 

Il bagaglio di orrori cui aveva assistito, soprattutto alla battaglia di Shiloh nel 1862 costata quasi trentamila morti, unito alla personale repulsione per l’ambiente religioso che lo caratterizzava rendendolo straniato alla società americana dell’Ottocento, costituiranno la base cinica e grottesca delle sue opere dissacranti e dei suoi racconti fantastici.

 

Caratteristiche che si ritrovano nella sua opera più famosa, Il dizionario del diavolo, pubblicato a inizio Novecento anche con il titolo Il dizionario del cinico. Una serie di aforismi e definizioni scandalistiche per la morale dell’epoca, con cui Bierce condannò l’ipocrisia da cui si sentiva circondato. La pace è un periodo di inganni reciproci tra due guerre, l’amore una follia temporanea curabile con il matrimonio, il giorno un periodo di ventiquattr’ore in gran parte sprecate.

 

Sorprende, con un simile carattere, che il matrimonio con Mary Day sia durato quasi trent’anni, metà trascorsi da separati, mentre la sua nuova carriera come giornalista a San Francisco continuava tra controversie e polemiche. Visse alcuni anni in Inghilterra, sempre come giornalista, si reinventò senza successo come direttore minerario nel Territorio del Dakota, infine tornò a San Francisco.

 

In un rapporto complicato con il magnate della stampa William Randolph Hearst (ispiratore del protagonista di Quarto potere di Orson Welles) aumentò la sua fama scoperchiando la collusione tra politica e compagnie ferroviarie. Il rapporto con Hearst andò peggiorando per l’opposizione di Bierce alla guerra con la Spagna, conflitto che Hearst contribuì invece largamente a scatenare con una campagna sui giornali dopo l’affondamento della USS Maine nel porto dell’Avana.

 

Pochi anni dopo Hearst si ritrovò coinvolto in una polemica per uno scritto di Bierce sull’omicidio del governatore del Kentucky William Goebel (1900), a posteriori accusato di aver incitato all’omicidio del presidente William McKinley avvenuto l’anno successivo. La reputazione di Bierce, ormai guardato con timore per la sua penna incontrollabile, lo fece soprannominare “l’uomo più perfido di San Francisco”.

 

Nel 1913, ormai settantenne e non più associato a Hearst ma intenzionato, secondo le sue parole, a “non morire nel suo letto”, raggiunse il Messico sconvolto dalla rivoluzione del 1910 (sarebbe durata fino al 1920) e si unì alle forze di Pancho Villa, nome di fantasia di José Doroteo Arango Arambula, come osservatore. Inviò la sua ultima lettera a fine dicembre, dalla regione del Chihuahua, poi scomparve nel nulla, aprendo uno dei più grandi misteri della letteratura americana.

 

La teoria più probabile, e meno affascinante, è che sia morto negli scontri tra villisti e federales a Ojinaga, nel gennaio 1914, e il corpo non sia stato riconosciuto. Un’altra teoria è che sia stato fucilato (sorte che lui stesso aveva definito eccellente eutanasia, preferibile alla vecchiaia) dai governativi perché trovato nei ranghi dei rivoluzionari, o dai rivoluzionari stessi perché sospettato di spionaggio. L’ambasciata degli Stati Uniti aprì un’inchiesta senza approdare a niente. Altre teorie sostengono che sia in realtà sopravvissuto, tornando negli USA e lavorando con lo pseudonimo di B. Tavern, autore mai identificato attivo negli anni Venti, alcuni aggiungono che si sia poi suicidato o abbia raggiunto il Sud America come sembra fosse sua intenzione quando entrò in Messico.

 

La sua produzione letteraria fu ovviamente influenzata dalla Guerra Civile, fulcro della raccolta del 1892 Tales of Soldiers and Civilians, dove si incontrano bambini testimoni di stragi, ufficiali impegnati in cariche suicide e esecuzioni capitali. Ogni racconto è segnato da scene grottesche, dove a dominare sono la paura e l’illusione, che Bierce spezza in conclusione di racconto.

 

Un esempio è l’uomo che sta per essere impiccato ma fugge e torna a casa, salvo risvegliarsi appeso al cappio e capire che era stata tutta un’illusione dovuta all’agonia (An Occurrence at Owl Creek Bridge) oppure l’abitante di Carcosa che, ritrovatosi improvvisamente a vagare in una città sconosciuta, capisce infine di essere morto e che quelle sono le rovine della sua città (An Inhabitant of Carcosa).

 

Nel 1893 viene pubblicata la raccolta Can Such Things Be?, che riprende le sue storie più soprannaturali in cui compare tra l’altro l’essere immaginario Hastur, una sorta di divinità poi ripresa in varie forme da Robert Chambers, autore di The King in Yellow largamente ispiratosi alle opere di Bierce, e dal maestro americano del fantastico Howard P. Lovecraft, che lo inserisce nel filone dei Grandi Antichi. Più vicino nel tempo, anche Stephen King ha citato Hastur in un suo racconto.

 

Numerosi racconti hanno avuto trasposizione cinematografica e così la scomparsa in Messico, romanzata nel Gringo Viejo di Carlos Fuentes, poi un film con Gregory Peck nel ruolo di Bierce. La dimensione soprannaturale dei temi di Ambrose Bierce ha ovviamente avuto un certo successo, con l’autore immaginato a combattere vampiri in Messico (From Dusk Till Dawn 3, film del 2000) o collegato ai Grandi Antichi di Lovecraft nella serie a fumetti Dampyr della Sergio Bonelli Editore. Nel 2014, infine, Carcosa subisce l’ennesima mutazione stilistica in rifugio per maniaci dentro una trama poliziesca.

 

A oltre un secolo dalla scomparsa, il tormentato scrittore Ambrose Bierce, il “diavolo che ride” – un altro dei suoi soprannomi – in realtà veterano sconvolto anche dalla prematura morte dei figli, continua dunque a vedersi allungare il filone di opere derivate, in ogni forma della rappresentazione culturale. Di lui rimane anche un aforisma straordinariamente attuale, ottima conclusione della sua biografia: “Dio usa le guerre per insegnare la geografia alla gente”. 

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]