N. 110 - Febbraio 2017
(CXLI)
ambiguità A 5 STELLE
SULL'IMMIGRAZIONE
di Fabiana Luca
“Una
nazione
senza
confini
non
è
una
nazione”
diceva
Donald
Trump
in
campagna
elettorale.
E
diceva
pure
che
avrebbe
stravolto
le
politiche
di
apertura
avviate
dall’amministrazione
Obama
negli
otto
anni
di
mandato.
Dall’abolizione
della
DACA
(Deferred
Action
for
Childhood
Arrivals),
passando
per
l’espulsione
in
massa
di
oltre
3
milioni
di
immigrati
irregolari,
per
finire
poi
con
la
costruzione
di
un
muro
al
confine
messicano
per
combattere
l’ingresso
irregolare
nel
Paese.
Con
buone
probabilità,
gran
parte
delle
promesse
fatte
in
campagna
elettorale
non
saranno
realizzabili
nel
concreto
e
rimarranno
solo
proposte.
Ma
ciò
che
resta
– e
l’elezione
di
Trump
questo
dimostra
– è
che,
ad
oggi,
saper
leggere
la
società
e i
cambiamenti
sostanziali
che
la
attraversano
rende
forse
più
che
avere
contenuti
politici
chiari
e
ben
definiti.
In
altre
parole
più
forma
e
meno
sostanza.
Evidenti
in
questo
caso
le
analogie
con
il
fenomeno
tutto
italiano
che
fa
capo
al
leader
Beppe
Grillo,
il
Movimento
5
stelle.
L’assenza
di
una
posizione
netta,
la
convivenza
di
diverse
anime
all’interno
dello
stesso
schieramento
–
l’ambiguità
strutturale
di
fondo
– è
evidente
quando
si
toccano
temi
particolarmente
scivolosi
come
l’immigrazione.
Scivolosi
perché
prendere
una
posizione
netta
in
merito
vuol
dire
rinunciare
ad
una
parte
importante
di
consenso.
Di
voti
insomma,
a
destra
o
sinistra
che
siano
(sempre
che
di
destra
e
sinistra
si
possa
ancora
parlare).
E di
un
movimento
che
nasce
proprio
per
rompere
gli
schemi
della
vecchia
politica,
l’intento
non
può
che
essere
quello
di
rimanere
nel
mezzo
e
cavalcare
l’onda
del
risentimento
e
del
malessere
generale.
Così
quando
i
due
senatori
pentastellati
(Maurizio
Buccarella
e
Andrea
Cioffi)
hanno
proposto
l’abolizione
del
reato
di
immigrazione
clandestina,
immediata
è
arrivata
la
scomunica
dei
leader
Grillo
e
Casaleggio,
che
l’hanno
ridimensionata
a
semplice
“iniziativa
personale”.
Timore
di
perdere
consensi
a
destra?
Probabile.
Tanto
è
vero
che
su
una
questione
che
ha
rischiato
di
spaccare
in
due
il
Movimento
per
mesi
si
rimette
la
decisione
agli
elettori
mediante
consultazione
online.
E il
responso
parla
chiaro:
il
63%
degli
iscritti
vuole
depenalizzare
il
reato.
Questa
la
“democrazia
a 5
stelle”;
che
però
rischia
di
cadere
nel
dimenticatoio
quando,
al
momento
di
depenalizzarlo
davvero,
il
Movimento
vota
contro
l’intero
pacchetto
di
riforma
del
sistema
sanzionatorio.
Allora
l’impressione
è
che
anche
in
assenza
di
proposte
vere
e
proprie
(perché
nel
Programma
a 5
stelle
della
parola
immigrazione
non
vi è
traccia),
linee
programmatiche
di
fondo
ci
siano
eccome.
Ma
evidentemente
restare
sul
vago
sembra
più
facile
e
conveniente
che
avere
un
programma
concreto
sull’argomento.
Insomma,
che
il
movimento
pentastellato
abbia
più
di
una
faccia
è
noto
e le
diverse
posizioni
grilline
sull’immigrazione
lo
testimoniano.
Il
problema
sarà
quando
– e
se –
chiamati
a
governare
il
Paese,
quali
provvedimenti
assumeranno
su
un
tema
che
richiederebbe
se
non
altro
una
decisione
politica
solida
e
concreta.