N. 96 - Dicembre 2015
(CXXVII)
AMBIENTE FRA STORIA ARTE E POLITICA
FEDERICO, URBINO E IL MONTEFELTRO
di Monica Vargiu
Quando al ministro Dario Franceschini venne conferito l'incarico di guidare il dicastero dei Beni Culturali e del Turismo di via del Collegio Romano, le sue prime parole rivolte ai giornalisti furono: "Sarà una rivoluzione, i Beni Culturali e il Turismo, nella sua globalità, saranno la prima voce del PIL nazionale".
In
effetti,
considerando
l'immenso
patrimonio
storico,
artistico
e
ambientale
del
nostro
paese,
il
nostro
vero
petrolio,
questa
dichiarazione
d'intenti,
pronunciata
con
veemenza
e
non
senza
un
pizzico
di
emozione
ha
determinato,
pur
fra
mille
difficoltà,
un
vero
e
proprio
cambio
di
marcia.
Volendo
stimare
queste
parole
in
un'ottica
positiva
e
proattiva,
si
evince
la
ferma
e
concreta
determinazione
a
scuotere
dalle
fondamenta
un
sistema
troppo
statico
e
improduttivo,
che
per
troppo
tempo
ha
disatteso
aspettative
e
risultati
se
commisurati
alla
reale
portata
del
patrimonio
a
disposizione.
Il
Montefeltro,
con
la
sua
indiscutibile
bellezza
e la
sua
variegata
unicità
(Urbino,
già
sito
Unesco
dal
1998,
dovrebbe
essere
la
capitale
ideale,
per
il
suo
vulcanico
assessore
alla
cultura
Vittorio
Sgarbi),
potrebbe
rappresentare
uno
dei
tanti
"banchi
di
prova",
per
mettere
a
frutto
la
globalità
di
intenti
del
ministro
Franceschini,
una
delle
tante
sfide
da
affrontare
e
vincere,
per
valorizzare
al
massimo
e
dispiegare
in
maniera
fattiva,
il
nostro
potenziale.
Parliamo
di
un
territorio
crocevia
di
importanti
sistemi
viari,
che
si
estende
in
una
posizione
strategica
della
penisola,
una
vera
e
propria
regione
storica
che
si
sviluppa
fra
Marche,
Emilia
Romagna
e
Toscana
e
che
nei
secoli
ha
svolto
la
tacita
funzione
di
"cerniera"
fra
i
vari
stati,
svolgendo
perciò
un
ruolo
geograficamente
e
politicamente
importantissimo.
In
esso
confluiscono
dunque
le
caratteristiche
geografiche
di
tre
regioni
differenti,
che
sommandosi
e
integrandosi
tra
loro,
danno
vita
a un
paesaggio
unitario
estremamente
affascinante
e
composito.
La
sua
costituzione
territoriale
è
caratterizzata
principalmente
da
monti
e
vallate
e a
tratti,
da
ripidi
strapiombi,
scenari
ideali
per
le
tante
strutture
fortificate,
costituite
da
rocche
e
castelli
e
per
ampie
aree
protette
e
ricche
di
lussureggiante
vegetazione
e
fauna
autoctona.
Zona
d'italia
ricca
di
attività
agricole
e
forestali
nonchè
di
tradizioni
popolari
che
si
sono
sviluppate
nel
corso
dei
secoli,
questo
territorio
ha
saputo
perfettamente
interpretare
le
proprie
peculiarità
geografiche,
sviluppando
e
ottimizzando
la
propria
unicità.
L'intervento
dell'uomo
è
ben
visibile
e
leggibile
attraverso
le
diverse
epoche
storiche,
ma
la
costante
è
determinata
da
un'azione
sempre
rispettosa
e
quasi
deferente
verso
una
natura
così
generosa
e
ricca,
che
ha
saputo
fare
da
contraltare
ed
esaltare
le
tante
strutture
architettoniche
e le
tante
testimonianze
artistiche
presenti
sul
territorio.
Questa
splendida
parte
del
nostro
paese,
ha
dato
un
notevole
contributo
alla
storia
dell'arte
italiana
e
non
solo
e
lega
indissolubilmente
il
suo
nome
alla
grande
figura
del
duca
di
Urbino
Federico
da
Montefeltro,
uomo
illuminato
di
raffinatissima
cultura,
abile
politico
e
valente
stratega.
Per
comprendere
a
fondo
l'evoluzione
storica
e
artistica
del
Montefeltro
non
si
può
dunque
prescindere
dalla
figura
di
Federico,
da
questo
grande
interprete
della
storia
moderna,
che
seppe
come
pochi
valorizzare
enormemente
il
territorio,
conferendogli
con
lungimiranza
e
intelligenza,
un
prestigio
politico
e
artistico
di
notevole
spessore.
Egli
sviluppò,
nell'accezione
più
ampia
del
termine,
quello
spirito
di
profondo
rinnovamento
che
permeò
il
periodo
rinascimentale,
conferendo
alla
bellezza
e
all'armonia
una
vera
e
propria
valenza
etica
e
spirituale
e
non
solo
estetica.
Ogni
cosa
è da
intendersi
dunque
commisurata
all'uomo,
che
proprio
per
questo
acquisisce
un
ruolo
e
una
dignità
centrale,
diventa
protagonista
consapevole
delle
proprie
azioni
in
relazione
al
tutto
e,
il
principe-signore
incarna
completamente
questa
rinnovata
identità
sociale,
declinandola,
attraverso
un'
attenta
e
fastosa
opera
di
mecenatismo,
con
il
sottile
intento
di
produrre
un
riverbero
di
prestigio
sociale
senza
pari.
La
perfetta
integrazione
fra
ambiente
geografico
e
opere
architettoniche,
realizza
una
compenetrazione
ideale
fra
le
parti,
tanto
cara
agli
umanisti,
fra
costruzioni
e
spazi
liberi,
dove
tutto
è
perfettamente
integrato
senza
traumi,
in
un
continuum
visivo
che
rende
complementari
al
massimo,
paesaggi
e
opera
dell'uomo
e
dove
il
dato
estetico
originale
risulta
"risemantizzato"
e
mai
violato.
Attraverso
l'arte,
si
compie
dunque,
l'opera
complessa
e
affascinante
di
ammodernamento
che
si
traduce
nella
pratica
con
la
costruzione
di
strutture
architettoniche
che
hanno
come
ideale
unità
di
misura
le
esigenze
dell'uomo
e le
sue
funzioni,
relazionate
all'ambiente
e
alla
sua
nuova
dimensione
sociale.
Questi
intenti
vengono
rappresentati
in
maniera
emblematica
nel
Palazzo
ducale
di
Urbino,
che
incarna
alla
perfezione
il
simbolo
di
residenza
del
signore
e
del
suo
prestigio
e
che
trasforma
la
città,
da
modesta
realtà
rurale
a
capitale
di
un
vero
e
proprio
stato.
Furono
l'intelligenza
raffinata,
la
cultura
e
l'acume
politico
di
Federico
a
conferire
lustro
e
importanza
a
tutto
il
Montefeltro,
trasformandolo,
a
tutti
gli
effetti,
in
uno
dei
centri
propulsivi
più
vitali
e
significativi
del
Rinascimento
Italiano.
Egli
comprese
d'istinto
che
attraverso
l'opera
di
artisti
conosciuti
e di
valore
come
Leon
Battista
Alberti,
Il
Laurana
e
Francesco
di
Giorgio
Martini,
tanto
per
citarne
solo
alcuni,
avrebbe
potuto
realizzare
un
ambizioso
progetto.
Palazzo
ducale
costituisce
perciò,
l'opera
più
rappresentativa
fatta
realizzare
da
Federico,
tanto
che
Baldassarre
Castiglione,
nel
suo
"Cortegiano",
lo
definisce
"una
città
in
forma
di
palazzo".
Fu
Maso
di
Bartolomeo
nel
1445
a
congiungere
attraverso
una
struttura
centrale,
due
edifici
preesistenti,
rendendo
il
tutto
più
armonioso,
ma
fu
soprattutto
l'intervento
consistente
del
Laurana,
che
operò
dal
1466
in
poi
a
conferire
alla
residenza
ducale,
l'assetto
regale
e
magnifico
definitivo.
Il
grande
cortile
interno,
con
i
portici
realizzati
secondo
dettami
classici
nitidi
e
rigorosi,
rappresenta
il
vero
e
proprio
elemento
di
raccordo
fra
le
parti
che,
attraverso
un'
ideale
e
simbolica
forza
centrifuga,
dilata
lo
spazio
dell'intera
struttura
verso
il
centro
abitato
da
un
lato
e in
direzione
diametralmente
opposta
a
quest'ultimo
dall'altro.
La
percezione
visiva
nella
sua
interezza,
riflette
l'immagine
di
una
struttura
architettonica
che
legge
e
interpreta
alla
perfezione
lo
spazio
circostante,
senza
"usurparlo"
o
invaderlo,
che
si
staglia
nello
scenario
naturale
conferendo
al
tutto
una
connotazione
epica
e
fiabesca.
Gli
spazi
interni,
abbandonano
almeno
in
parte
il
rigore
stilistico
per
lasciare
spazio
a
motivi
decorativi
più
marcati
che
si
rincorrono
sulle
strutture
portanti,
rispettando
però
sempre
la
complessa
armonia
dei
pieni
e
dei
vuoti.
Il
gioiello
di
palazzo
ducale
è
però
rappresentato
dallo
Studiolo
di
Federico
e
dalla
sua
biblioteca,
ambienti
arricchiti
e
decorati
da
tarsie
lignee
di
squisita
fattura
che
attraverso
un
uso
sapiente
del
disegno,
sviluppano
uno
spazio
illusorio,
rendendo
quello
reale
decisamente
maggiore.
Dette
tarsie
lignee,
opera
prevalentemente
di
Giuliano
da
Maiano
e
Baccio
Pontelli,
rimandano
a
rappresentazioni
del
mondo
delle
arti
e
dei
mestieri,
quasi
a
rappresentare
la
concretezza
di
Federico
e il
suo
legame
con
i
valori
tradizionali,
ma
vi
sono
anche,
plurimi
richiami
allegorici
legati
al'arte,
alla
filosofia
e
alla
cultura
classica,
quasi
una
sorta
di
panegirico
visivo,
che
funge
da
cassa
di
risonanza
atta
a
esaltare
e
amplificare
il
suo
prestigio.
L'impressione
che
si
ricava
è
quella
di
un
uso
mirabile
della
decorazione
che
diventa
fattivo
elemento
architettonico,
alterando
magicamente
e
virtuosamente
prospettive
visive
e
dimensioni
e,
cosa
curiosa
e
sorprendente,
in
riferimento
all'epoca
di
datazione,
è
possibile
osservare
un
accenno
ante-litteram
di "action
painting"
sulla
struttura
portante
di
un'
apertura,
quasi
a
significare
un'
ulteriore
e
felice
integrazione
di
spirito
moderno
innestato
su
valori
classici.
Legata
profondamente
a
questa
realtà
politica
e
culturale,
nonchè
a
questo
territorio
e al
suo
signore
è
anche
la
figura
di
un
altro
grandissimo
artista,
Piero
della
Francesca,
a
cui
è
stato
dedicato
il
progetto
"Le
terre
di
Piero",
un
percorso
non
solo
artistico,
ma
anche
enogastronomico
che,
attraverso
una
composita
offerta
turistica,
invita
a
ripercorrere
idealmente
e
concretamente
i
luoghi
dove
visse
e
operò
il
grande
pittore,
fra
cui,
per
l'appunto,
anche
Urbino.
Piero
della
Francesca,
fu
un
vero
iniziatore
della
cultura
pittorica
urbinate,
poiché
proprio
alla
corte
di
Federico
la
sua
arte
raggiunse
il
punto
più
alto,
sintetizzando
in
maniera
esemplare
il
rigore
geometrico,
dato
dalla
rappresentazione
di
elementi
architettonici
e
dalle
campiture,
con
la
poesia
e il
colorismo
ora
morbido,
ora
freddo,
delle
figure
umane,
quasi
un
racconto
poetico
per
immagini
esaltato
dai
colori
e
dalle
connotazioni
simboliche
presenti
nella
narrazione.
Probabilmente,
l'opera
di
Piero
che
meglio
rappresenta
il
duca
di
Urbino
è
quella
che
ritrae
quest'ultimo
di
profilo,
con
al
fianco
l'altro
ritratto
della
moglie
tanto
amata
Battista
Sforza;
in
questa
doppia
raffigurazione,
per
quanto
di
piccole
dimensioni
è
racchiusa
tutta
la
grandiosa
essenza
di
un
territorio,
in
primo
piano
il
suo
"artifex"
e
signore,
sullo
sfondo
il
paesaggio
morbido
e
sublimato,
un
legame
eterno
che
giunge
fino
a
noi
e
che
ci
racconta
un
passato
ricco
di
aneddoti
e
sfaccettature
e
che,
all'osservatore
attento
e
non
convenzionale,
offre
sempre
nuovi
spunti
d'interpretazione
e
con
essi,
come
avrebbe
detto
lo
storico
Marc
Bloch,
il
grimaldello
per
comprendere
il
nostro
presente.