medievale
MONGOLI E CROCIATI
UN'ALLEANZA CHE AVREBBE POTUTO CAMBIARE
LA STORIA
di Domenico Samela
L’Europa Mediterranea e il Medio Oriente
del VIII secolo furono caratterizzati
dallo scontro tra mondo cristiano e
quello musulmano. Di centrale importanza
furono le crociate, guerre promosse
dalla Chiesa di Roma con l’obiettivo di
riconquistare la Terra Santa dal dominio
islamico. In un clima di
demoralizzazione generale prodotto dagli
insuccessi riportati in queste campagne
militari, una lettera giunta
all’imperatore bizantino Manuele I
Comneno (1118-1180) nel 1165 risvegliò
gli entusiasmi.
Nella missiva, di provenienza tuttora
ignota, lo scrivente si qualificava come
Prete Gianni, sovrano cristiano di un
Paese meraviglioso situato a Oriente: «Presbiter
Iohannes, potentia et virtute Dei et
domini nostri Iesu Christi dominus
dominantium, Emanueli, Romeon
gubernatori, salute gaudere et gratia
ditandi ad ulteriora transire»
(“Io, Prete Gianni, per potere e virtù
di Dio e di nostro Signore Gesù Cristo
signore dei signori, a Manuele,
governatore dei Romei, con l‘augurio di
salute e grazia e di procedere oltre”).
Le imperfette conoscenze geografiche
dell’epoca diedero vita alle più
fantasiose ipotesi in merito alla
localizzazione dell’ignoto regno. Si
narrava che il Paese del Prete Gianni
occupasse un luogo impreciso nell’Asia
Centrale, tra Medio Oriente, India e
Cina. La sua figura divenne presto
rinomata, in quanto generò una rinnovata
speranza nei cristiani che all’epoca
stavano affrontandoun momento
particolarmente delicato.
L’esistenza del Prete Gianni risultava
quantomai credibile agli occhi degli
Europei. Infatti, era ben nota all’epoca
l’opera di evangelizzazione condotta
dall’apostolo Tommaso in Oriente,
nell’area compresa tra Asia Centrale,
India e Cina. L’entusiasmo dei cristiani
europei risiedeva nell’idea di una
possibile alleanza con il regno del
Prete Gianni in funzione anti-musulmana.
Tale entusiasmo spinse gli Europei a
cercare più volte di identificare il
misterioso mittente della missiva.
Proprio in questo periodo di grandi
aspettative e speranze si stavano per
verificare in Oriente degli eventi che
avrebbero mutato completamente l’assetto
dell’intero continente, con risvolti
tangibili persino in Europa. Nel XII
secolo i Mongoli vivevano in Asia
Centrale, divisi in tribù autonome e
dediti alla pastorizia. Dal punto di
vista militare, i Mongoli erano spesso
in conflitto con i Tatari, un popolo
turco. Tale rivalità era alimentata
dalla dinastia Jin, il cui impero
occupava gran parte della Cina
settentrionale e cercava di creare
dissenso tra i popoli della steppa al
fine di prevenire eventuali coalizioni.
Una delle figure mongole di spicco che
prese parte alla guerra contro i Tatari
fu il condottiero Yesugei (1134-1171)
che, dopo essere riuscito a prendere il
sopravvento sulla fazione rivale, venne
avvelenato dai suoi avversari nel 1177.
Uno dei suoi figli, Temujin (1162-1227),
riuscì nell’impresa di unificare le
tribù mongole e successivamente vendicò
la morte del padre sconfiggendo i
Tatari. Il condottiero acquisì una
posizione tanto rilevante da divenire il
khan dei Mongoli nel 1206. Passato alla
storia con il nome di Gengis Khan,
intraprese una lunga serie di conquiste
che in poco tempo avrebbero costituito
un enorme impero, esteso fra la Corea e
il Mar Nero.
Quando i Mongoli si affacciarono sulla
Persia, il Medio Oriente era occupato
prevalentemente da dinastie arabe e
turche. Durante l’ultimo anno della
Quinta Crociata, la notizia della
vittoria mongola sui Turcomanni
dell’impero di Corasmia spinse gli
Europei a identificare nel khanato dei
Mongoli il regno del leggendario Prete
Gianni. Tra i crociati si diffuse l’idea
che il sovrano cristiano d’Oriente fosse
venuto in loro soccorso per attaccare i
musulmani, al fine di aiutare gli
Europei nella liberazione della Terra
Santa.
Alla morte di Gengis Khan l’impero si
frammentò in quattro regni indipendenti:
il Gran Khanato in Asia Orientale, il
Khanato Chagatai in Asia Centrale, il
Khanato dell’Orda d’Oro in Asia
Nordoccidentale e Ilkhanato in Asia
Sudoccidentale. Quest’ultimo guidato dal
sovrano Hulagu Khan (1217-1265), nipote
di Temujin, riuscì a ottenere in pochi
anni il controllo sulla Persia, sulla
Transcaucasia, sull’Anatolia orientale e
sulla Mesopotamia, decretando la fine
della dinastia Abbaside. Nonostante la
frammentazione dell’impero, nei
territori a esso appartenuti perdurò un
periodo di relativa tranquillità e
sicurezza, noto con il nome di Pax
Mongolica. In questo arco temporale si
aprirono importanti scambi tra Occidente
e Oriente, di cui beneficiarono ambo le
parti.
I primi contatti ufficiali tra l’Europa
Mediterranea e i Mongoli si aprirono
durante il pontificato di Innocenzo IV
(1195-1254). Quest’ultimo incaricò
Giovanni da Pian del Carpine (ca.
1182-1252) di recarsi presso la corte
del khan nel 1245. Gli obiettivi di tale
missione prevedevano la raccolta di
preziose informazioni in merito al
popolo mongolo e di sondare la
possibilità di un’alleanza in funzione
anti-turca. La comunicazione tra le due
parti non fu affatto semplice, infatti,
a causa delle notevoli differenze
culturali, il tanto sperato accordo
sfumò.
Giovanni da Pian del Carpine fece
ritorno in Italia con un’enorme quantità
di informazioni di natura geografica e
militare, raccolte nell’Historia
Mongalorum, il suo ricco resoconto
di viaggio. Inoltre, rivelò alle alte
cariche ecclesiastiche cattoliche la sua
convinzione di poter fondare comunità
cristiane presso i Mongoli. La
motivazione di tale sicurezza risiedeva
nella fede cristiano-nestoriana di una
parte della popolazione mongola. Gli
Europei intravidero quindi la concreta
possibilità di sfruttare la presenza
nestoriana tra i Mongoli per convertire
questi ultimi al cattolicesimo.
Nella seconda metà del XIII secolo si
raggiunse il momento di maggior
collaborazione tra crociati e mongoli.
Gli sforzi di tale alleanza culminarono
nella conquista della Siria, ai danni
dei Mamelucchi d’Egitto. Tuttavia la
collaborazione ebbe vita breve, sia a
causa della reciproca diffidenza tra le
parti, sia a causa di alcuni incidenti
che le videro coinvolte. In particolare,
quando il confine mongolo raggiunse
quelli degli Stati cristiani del
Levante, le relazioni diplomatiche fra i
due alleati sfociarono in reciproci
saccheggi. In poco tempo alcuni sovrani
occidentali incominciarono a considerare
i Mongoli come una minaccia, nonostante
i tentativi del Papa di voler creare una
solida alleanza.
Peril 1278, infatti, Papa Gregorio X
(1210-1276) tentò di organizzare una
nuova crociata a cui avrebbero
partecipato anche le forze mongole, ma
il progetto non venne appoggiato dai
sovrani cattolici. Anche Arghun Khan
(1258-1291) cercò senza successo di
avvicinarsi all’Occidente con l’invio di
diplomatici e con alcune promesse, tra
le quali la conversione di egli stesso
al cristianesimo e la liberazione e
cessione di Gerusalemme ai crociati.
Se l’alleanza avesse avuto successo, il
mondo cristiano avrebbe trovato un
valido alleato nella lotta contro
l’Islam che all’epoca era rappresentato
e difeso dai Mamelucchi d’Egitto. Sia i
regni crociati che l’Ilkhanato sarebbero
sopravvissuti cambiando la storia del
Medio Oriente.
Riferimenti bibliografici:
T. Allsen, The rise of the mongolian
empire and mongolian rule in north China,
in The Cambridge History of China,
vol. 6, Alien regimes and border
states, Cambridge University Press,
Cambridge (Mass.), 1994.
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Espansione, imperi, eredità,
Einaudi, Torino 2012.
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Mimesis, Milano 2015.
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Han ai Qing, in La Cina, vol.
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D. Nicolle, The first Crusade
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Osprey Publishing, Oxford 2003.
J.A.G. Roberts, Storia della Cina: la
politica, la realtà sociale, la cultura,
l’economia dall’antichità ai giorni
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