N. 119 - Novembre 2017
(CL)
su Alfred Tennyson
poeta laureato e genio della letteratura inglese di epoca vittoriana
di Vincenzo La Salandra
Alfred
Tennyson
(1809-1892)
era
il
quarto
di
dodici
figli
di
un
pastore
anglicano:
nato
a
Somersby,
nel
Lincolnshire,
il 6
agosto
del
1809
studiò
al
Trinity
College
di
Cambridge,
ma
abbandonò
l’università
prima
di
conseguire
la
laurea.
Tennyson
si
era
infatti
dedicato
precocemente
alla
poesia
e
alla
letteratura,
stimolato
dall’ottima
educazione
letteraria
ricevuta
dal
padre.
Nel
1827
scrisse
in
collaborazione
con
il
fratello
Charles
i
Poems
by
Two
Brothers,
anche
se
quest’operetta,
cos’
come
altre
sue
produzioni
giovanili,
fu
ricevuta
con
freddezza
dalla
critica,
il
poeta
continuò
a
scrivere
e
pubblicare,
per
nulla
intimorito
dalle
voci
critiche.
Raggiunse
la
fama
e il
successo
nella
società
vittoriana
che
rappresentava:
fu
nominato
poeta
laureato,
Poet
Laureate
di
chiarissima
fama.
Dalla
seconda
metà
del
XIX
secolo
sino
al
1892,
data
in
ottobre
della
sua
dipartita,
fu
il
maggiore
e
più
rappresentativo
dei
poeti
dell’intero
movimento
letterario
dell’età
vittoriana.
Tra
i
suoi
lavori
citiamo
The
Devil
and
the
Lady,
dramma
in
blank
verse,
composto
all’età
di
quattordici
anni.
Nel
1827
pubblica
le
già
menzionate
Poems
by
Two
Brothers,
seguita
da
altre
collezioni
di
poesie,
Poems
chiefly
Lyrical,
del
1830
e
ancora
Poems,
nel
1833.
Queste
prime
pubblicazioni
furono
osteggiate
dai
critici:
la
prima
produzione
poetica
di
Tennyson
è
interessante
e
fortemente
influenzata
dai
poeti
romantici
della
precedente
generazione,
e
specialmente
Keats.
Nel
1842
Tennyson
pubblicava
i
Poems
in
Two
Volumes,
una
raccolta
che
conteneva
importanti
composizioni
come
Locksley
Hall
e
Ulysses.
Se
in
Locksley
Hall
Tennyson
criticava
il
materialismo
della
sua
epoca
e
gli
effetti
della
Rivoluzione
Industriale,
con
Ulysses
il
poeta
voleva
celebrare
la
conoscenza
come
la
principale
attività
umana.
Nel
1847
apparve
The
Princess,
che
toccava
un
tema
scottante
e di
forte
attualità:
la
questione
dell’emancipazione
femminile.
Nel
1850
il
poeta
pubblicava
la
raccolta
In
Memoriam,
una
collezione
di
elegie
scritte
per
la
memoria
del
più
caso
amico
di
Tennyson,
Arthur
Hallam,
che
era
morto
nel
1833
all’età
di
ventidue
anni.
Tennyson
l’aveva
composto
molti
anni
prima
come
sfogo
poetico
del
suo
profondo
dolore
per
la
morte
prematura
del
suo
amico:
in
quei
versi
il
poeta
sistemava
le
sue
riflessioni
sulla
vita
e
sulla
morte,
rivelando
e
riflettendo
l’ansia
dell’uomo
moderno
in
cerca
delle
sue
reali
consapevolezze,
etiche,
civiche
e
morali.
Enrico
Solazzi,
storico
della
letteratura
inglese,
concludeva
con
una
pagina
su
Tennyson
la
sua
pregevole
Letteratura
Inglese
del
1879,
una
delle
primissime
in
italiano;
posticipava
di
un
anno
la
data
di
nascita
del
poeta
e lo
giudicava
vera
gloria
poetica
del
secolo:
“Tennyson,
nato
il
1810,
è
senza
dubbio
la
più
fulgida
gemma
della
letteratura
poetica
moderna.
La
sua
musa
ha
trattato
poeticamente
e
rischiarato
di
nuova
luce
ogni
argomento
più
interessante
dell’epoca
attuale.
Egli
estende
la
sua
simpatia
a
tutto
quanto
l’universo,
e
rivela
nella
sua
poesia
uno
squisito
sentimento
della
natura
e un
profondo
affetto
dell’umanità.
Nella
interpretazione
dei
sentimenti
umani
e
nella
pittura
dei
caratteri
particolari
non
è
punto
inferiore
a
nessuno
de’
grandi
poeti
del
suo
paese.
Le
sue
canzoni
sono
melodiose
come
il
gorgheggio
dell’usignolo,
le
sue
liriche
sono
piene
d’anima
e di
moto,
i
suoi
idillj
tutto
affetto
e
ingenuità,
e la
sua
poesia
è
sempre
casta
come
la
neve.
Gl’Idillj
del
Re,
specie
di
poema
epico
tratto
dalle
leggende
d’Arturo,
abbondano
non
solo
di
bellezze
poetiche
di
un
ordine
superiore,
ma
contengono
eziandio
profondi
e
nobili
insegnamenti
di
etica
sociale”.
E
conclude:
“Tennyson,
come
i
grandi
poeti,
ama
in
ogni
cosa
la
verità
e i
concetti
definiti,
ed è
sopratutto
felice
nel
poetizzare
le
nozioni
della
scienza
moderna”.
Solazzi
ammirava
profondamente
il
poeta
suo
contemporaneo,
la
cui
poesia
sarà
nei
decenni
successivi,
e
fino
ai
nostri
giorni,
accusata
di
essere
esageratamente
idillica,
idealizzante,
didattica
e
lontana
dalle
vere
problematiche
morali
e
materiali
dell’età
vittoriana:
si
pensi
ad
alcune
tragiche
conseguenze
dell’industrializzazione
e
dell’urbanizzazione
irregolare
e
marginalizzante
di
Londra,
temi
che
non
compaiono
nelle
opere
di
Tennyson
se
non
marginalmente.
Tuttavia
è
importante
sottolineare
che
in
alcune
composizioni
il
poeta
ci
ha
trasmesso
lo
spirito
del
secolo.
René
Lalou
nella
sua
sintesi,
La
letteratura
inglese,
dalle
origini
ai
nostri
giorni,
del
1954,
sottolineava
come:
“Tennyson
e
Browning
dominano
la
storia
della
poesia
vittoriana:
sono
così
diversi
tra
di
loro
e
complementari
nel
loro
antagonismo
che
il
fatto
di
opporli
l’uno
all’altro
è
divenuto
armai
un
luogo
comune,
al
quale
non
sapremmo
come
sfuggire.
Alfred
Tennyson
(1809-1892)
servì
da
bersaglio
ai
denigratori
di
quella
società
che
fece
di
lui
il
suo
idolo,
lo
promosse
poeta
laureato
e
Pari
d’Inghilterra”.
Per
concludere,
se
Robert
Browning
(1812-1889)
influenzò
talvolta
con
le
sue
idee
i
versi
di
Tennyson,
non
è
possibile
affermare
il
contrario.
Infatti,
se è
giusto
definire
Browning
un
vero
erede
di
Shakespeare,
che
viaggiò
in
Europa
e
visse
in
Italia,
amava
i
classici
greci,
la
Francia
e la
Germania,
prediligeva
gli
apologhi
orientali,
e ci
ha
lasciato
versi
memorabili
con
i
suoi
molti
personaggi
umanissimi,
sarà
proprio
Tennyson,
già
definito
l’eco
poetica
del
suo
secolo,
a
lasciarci
i
versi
intramontabili
del
suo
Ulysses,
un
personaggio
che
da
solo
basta
a
simbolizzare
la
concezione
romantica
dello
spirito
eroico
e il
tentativo
vittoriano
di
comprenderla
e
utilizzarla
poeticamente.
Browning,
a
differenza
di
Tennyson
e
Wordsworth,
mirava
all’esaltazione
dei
personaggi
e
dell’azione,
e il
suo
stile
poetico
possiede
il
vigore
e
l’immediatezza
del
discorso
colloquiale:
i
suoi
versi
riflettevano
l’inflessione
e
l’intonazione
del
parlato,
alle
volte
suonavano
oscuri
e
dissonanti,
ma,
nell’insieme,
avevano
portato
un
tocco
di
novità
nel
conformismo
dilagante
dell’epoca
vittoriana.
Tennyson,
nonostante
un
acceso
temperamento
romantico,
rimase
‘classico’
nella
sua
ossessiva
ricerca
della
perfezione
formale:
raggiunse
un
altissimo
livello
nella
tecnica
della
versificazione
e i
suoi
versi
sono
ancora
oggi
considerati
tra
i
più
belli
e
melodiosi
di
tutta
la
poesia
inglese.
Come
altri
scrittori
vittoriani
anche
Tennyson
visse
con
intensità
e
partecipazione
gli
eventi
e i
movimenti
della
sua
epoca,
esprimendoli
e
sintetizzandoli
in
rari
esempi
di
poesia.
I
suoi
lavori
riflettono
il
senso
di
trionfo
dell’era
vittoriana,
incarnano
idealmente
le
sue
maggiori
aspirazioni,
ma
anche
i
suoi
contrasti
e il
diffuso
senso
di
disagio
causato
dal
declino
delle
vecchie
credenze
e
dallo
sforzo
di
riconciliare
la
fede
tradizionale
con
le
nuove
idee.
E in
questo
senso,
è
forse
proprio
il
personaggio
dello
Ulysses
quello
maggiormente
rappresentativo
e
suggestivo
a
cui
ha
dato
voce
il
poeta:
i
suoi
viaggi
e le
sue
classiche
e
sempre
attuali
peregrinazioni
lo
rendono
il
personaggio
ideale
per
esprimere
l’ansia
e la
volontà
continua
della
conoscenza
umana.
La
figura
di
Ulisse
ci
lascia
collegare,
nel
grande
mare
della
letteratura
europea,
i
grandi
classici
Omero
e
Dante
con
la
letteratura
inglese,
attraverso
Tennyson
nell’Ottocento
e
fino
a
James
Joyce
nel
Novecento.
A
concludere
questo
scritto
servirà
riportare
alcuni
versi
di
una
delle
poesie
più
note
del
nostro
poeta,
La
conchiglia:
si
tratta
dell’incipit
di
una
lirica
semplicissima
nella
sua
struttura
e
grazie
alla
quale
è
possibile
cogliere
un
sentore
del
profumo
romantico
della
produzione
di
Tennyson.
Osserva
che
bella
conchiglia
qui
accanto
ai
miei
piedi,
minuta
e
compatta
come
perla,
fragile,
ma
divina
come
il
lavoro
di
una
fata,
tutta
striature
e
spire,
che
squisito
e
minuscolo
miracolo
di
forma!