N. 141 - Settembre 2019
(CLXXII)
alessandro ecumenico
da
kosmokrator
a
dhu'l
qurnayn
di
Teresa
Nicolangelo
Tra
le
raffigurazioni
di
Alessandro
non
strettamente
legate
alla
figura
storica
del
sovrano
e
condottiero,
ma
inscrivibili
nel
filone
della
trasfigurazione,
idealizzazione
e
sublimazione,
particolarmente
significativa
appare
l’iconografia
del
Kosmokrátor
per
via
della
sua
doppia
valenza:
quella
esplicativa
dell’intento
ecumenico
del
sovrano
e
quella
legata
alla
sua
persistenza
e
sopravvivenza
in
Oriente,
nell’immaginario
religioso,
letterario
e
iconografico,
nella
figura
del
Dhu’l
Qurnayn.
Una
rilettura
iconografica
della
figura
di
Alessandro
diviene,
a
mio
avviso,
necessaria
alla
luce
dell’ormai
comprovata
sempre
maggiore
e
più
evidente
consapevolezza
nel
tenace
perseguimento,
da
parte
del
sovrano,
della
realizzazione
del
sogno
di
un
impero
universale
in
grado
di
abbattere,
saldandoli,
i
confini
tra
Oriente
e
Occidente.
E
nulla
meglio
si
presta
all’esemplificazione
del
visionario
sogno
del
Macedone
della
figura
del
Kosmokrátor.
La
conclusione,
nel
326
a.C.,
dell’avventura
indiana,
che
aveva
portato
Alessandro
quasi
a
toccare
l’Oceano,
giungendo
quindi
sin
quasi
agli
estremi
–
secondo
la
visione
aristotelica
–
confini
della
terra,
e le
nuove
spedizioni
progettate
dal
Macedone
a
Babilonia
nel
324
e
che
lo
avrebbero
condotto,
se
la
sua
esistenza
terrena
non
fosse
stata
così
bruscamente
spezzata
di
lì a
poco,
alla
circumnavigazione
dell’Africa
prima
e in
Occidente
poi,
testimoniano
chiaramente
la
genesi
di
una
ricercata
volontà
di
poter
dare
un’impronta
razionale
all’oikouméne,
al
mondo
abitato,
quale
eikón,
immagine
di
Alessandro
stesso.
Trasposizione
iconografica
della
suddetta
vocazione
ecumenica
del
nuovo
impero
sotto
l’egida
di
Alessandro
sembra
essere
una
probabile
opera
di
Apelle,
realizzata
negli
ultimi
anni
di
vita
del
sovrano
e
riprodotta
in
uno
stucco
di
età
Flavia,
proveniente
da
un
colombario
romano
fuori
Porta
San
Sebastiano
e
ora
al
Museo
Gregoriano
Etrusco.
i
Alessandro
Zeus
in
trono
sul
globo,
affiancato
da
Posidone
e
Eracle,
stucco.
Da
Roma,
fuori
Porta
San
Sebastiano,
località
Vigna
Moroni,
colombario,
Città
del
Vaticano,
Museo
Gregoriano
Etrusco,
Antiquarium
Romanum
(Archivio
Fotografico
Musei
Vaticani,
Città
del
Vaticano).
Al
vertice
della
composizione
piramidale
si
erge
una
giovane,
imberbe
figura
maschile
dalla
lunga
e
mossa
chioma,
assisa
in
trono,
figura
che
riecheggia
l’Alessandro
Zeus
di
Apelle
(noto
attraverso
una
copia
a
fresco
nella
pompeiana
Casa
dei
Vettii)
nella
medesima
posa
delle
gambe,
sebbene
presenti
un
inverso
orientamento
delle
braccia
con
i
rispettivi
attributi
e il
volgersi
del
capo
verso
il
basso
in
relazione
con
la
parte
inferiore
della
composizione:
lo
scranno
e i
piedi
della
figura
poggiano
su
di
un
globo,
non
identificabile
con
la
volta
celeste
per
l’assenza
d’indicazione
dello
zodiaco,
ma
piuttosto
raffigurazione
del
globo
terracqueo,
segnato
com’è
dall’equatore,
cui
si
interseca,
incrociandosi
e
sovrapponendosi
a
esso,
il
meridiano
fondamentale.
i
Alessandro
Zeus
in
trono
(Keraunophóros),
copia
da
una
tavola
di
Apelle,
affresco.
Pompei,
Casa
dei
Vettii
(Alinari,
Firenze,
Brogi
11221).
L’immagine
sembra
rievocare
graficamente
un
epigramma
di
Asclepiade,
ponente
in
bocca
al
sovrano
il
verso
«la
terra
pongo
sotto
di
me,
o
Zeus,
tu
tieni
l’Olimpo»
(Antologia
greca,
16,
30,
4),
esaltazione
poetica
dell’ambiziosa
e
rivoluzionaria
portata
dell’impero
universale
vagheggiato
da
Alessandro.
Sul
piano
inferiore
della
composizione
può
essere
identificato,
al
di
là
di
ogni
perplessità,
nella
figura
assisa
di
sinistra,
Posidone,
ben
riconoscibile
dal
tridente,
mentre
la
figura
dotata
di
clava,
seduta
più
distante
e in
posizione
più
bassa,
altri
non
sarebbe
che
Eracle
meditante,
nello
schema
del
colosso
tarantino
eseguito
da
Lisippo
nella
sua
ultima
fase
creativa
e
che,
nell’assenza
della
leonté,
sostituita
da
un
mantello,
richiama
un
Eracle
meditante
in
un
dipinto
pompeiano
(Casa
di
Elpidio
Sabino),
anch’esso
coerente
nella
posa
con
l’opera
lisippea.
Nella
simbologia
della
sfera
è
racchiuso
un
alto
valore
simbolico,
come
spiegato
da
Paolo
Moreno:
«il
globo
è
uno
dei
motivi
dell’ideologia
monarchica,
che
rilancia
a
livello
simbolico
la
dimostrazione
astronomica
di
Aristotele
sulla
rotondità
della
terra.
Tenendo
conto
che
per
Aristotele,
come
poi
per
il
discepolo
Dicearco,
il
meridiano
centrale
dell’ecumene
era
quello
che
passava
attraverso
l’Egeo,
saremmo
tentati
a
dire
che
il
quadrante
destro
superiore
nella
sintetica
rappresentazione
dello
stucco,
comprendesse
l’Asia,
sede
significativa
per
il
trono
del
dominatore
che
vi
appare
appoggiato.
Abbiamo
accennato
al
progetto
europeo
di
Alessandro,
così
come
abbiamo
ricordato
l’intenzione
di
circumnavigare
l’Africa.
Se
già
il
dominio
sull’Oceano
implicava
il
controllo
dell’oikouméne,
abbracciata
da
quelle
onde,
ora
sono
Posidone
ed
Eracle
nel
loro
atteggiamento
di
pensosa
subordinazione
che
esplicitano
l’accettazione
della
signoria
sugli
elementi:
le
acque
e i
continenti
percorsi
dall’Alcide.
Da
un
frammento
di
Callistene
ricaviamo
il
motivo
delle
onde
marine
che
s’inchinavano
al
re
(Eustazio,
Commento
a
Omero,
Iliade,
13,
26-30).
Arriano
(Anabasi,
7,
15,
5)
sottolinea
che
proprio
dopo
l’arrivo
a
Babilonia
delle
ambascerie
occidentali
“Alessandro
apparve
a se
stesso
e a
quelli
che
lo
circondavano
signore
(kyrios)
di
tutta
la
terra
e
del
mare”».
Se
la
nuova
ricostruzione
del
doriforo
policleteo
con
lo
scudo
e la
lancia
poggiata
sulla
spalla
sinistra,
getta
nuova
luce
sulla
possibile
lettura
dell’Alessandro
sul
medaglione
aureo
da
Aboukir
come
doriforo,
e
come
tale
riconducibile
alla
tipologia
eroica
dell’Aichmephóros
ideata
da
Lisippo,
è
altresì
innegabile
che
la
simbologia
cosmica
dell’usbergo
dello
scudo
–
riflesso
puntuale
dell’ékphrasis
omerica
(Iliade,
18,
483-485)
dello
scudo
di
Achille
e
raffigurante
la
personificazione
di
Oikouméne,
sormontata
dalla
testa
radiata
di
Apollo
Helios
e di
Artemide
con
la
falce
lunare
e
parte
dello
zodiaco
con
in
evidenza
il
leone,
costellazione
legata
alla
nascita
di
Alessandro
– ne
faccia
l’idealtypus
del
Kosmokrátor,
sottolineando
al
contempo
la
legittimità
di
quel
potere
col
richiamo
ad
Achille
e
alla
lancia,
arma
designante
nella
concezione
più
arcaica
il
possesso
della
terra
per
diritto
di
conquista.
Busto
di
Alessandro
con
corazza,
scudo
e
lancia,
diritto,
medaglione,
Severo
Alessandro,
oro.
Da
Aboukir,
Baltimora,
Walters
Art
Gallery
(Harry
J.
Connolly,
Baltimore).
Ma
per
il
póthos
di
Alessandro
il
dominio
sulla
terra
non
è
sufficiente:
in
un
frammento
vascolare
plastico
al
Musée
du
Cinquanténaire
di
Bruxelles,
rinvenuto
ad
Amisos
nel
Ponto
e
verosimilmente
di
produzione
asiana
di
III-II
secolo
a.C.,
si
riconoscono
le
fattezze
del
sovrano
ancora
una
volta
sublimate
ed
elevate
al
rango
sovrumano
dalla
presenza
di
motivi
cosmici.
i
Testa
di
Alessandro
con
diadema
e
ureo,
calcare.
Napoli,
Museo
Archeologico
Nazionale
(Luciano
Pedicini,
Napoli).
La
terracotta
riecheggia
nella
testa
forte
e
piena
tipi
di
Dioniso,
mentre
formalmente
armonizza
modelli
della
classicità,
prassitelici
e
scopadei,
in
una
sapiente
fusione
di
apollineo
e
dionisiaco.
L’insieme
trova
un
parallelo
nella
scultura
alessandrina
del
Museo
Nazionale
di
Napoli
nell’eguale
volgersi
in
alto
del
volto,
incorniciato
da
una
voluminosa
chioma
discendente
fin
sul
collo
in
una
cascata
di
morbide
onde,
e
nella
presenza
sul
capo
di
un
attributo
di
natura
divina:
l’ureo
della
divina
regalità
nel
caso
della
testa
di
Napoli,
un
diadema
con
motivi
cosmici
in
quella
di
Bruxelles.
Nel
caso
specifico,
la
simbologia
cosmica
trova
espressione
grandiosa
con
la
realizzazione
di
una
stella
a
sei
punte
in
ciascuno
dei
due
dischi
laterali,
della
luna
nella
falce
sormontante
la
fronte
e
infine
del
sole
nell’astro
a
otto
punte
che
corona
il
sistema
celeste,
suprema
proiezione
del
regno
e
raffigurazione
dell’Alessandro
Kosmokrátor
quale
padrone
dell’universo
divino.
i
Testa
di
Alessandro
con
simboli
cosmici,
vaso
configurato,
terracotta.
Da
Sinope.
Bruxelles,
Musée
du
Cinquanténaire
(Musée
du
Cinquanténaire).
Lo
spirito
sincretistico
informante
la
parte
finale
dell’arte
della
corte
di
Alessandro
trova
perfetta
espressione
nell’allegoria,
che
viene
a
unire
l’emblema
della
monarchia
macedone,
la
stella
a
otto
punte
della
casata
argeade,
ai
simboli
della
cultura
astrologica
propria
della
Mesopotamia,
ove
Alessandro
esaurirà
la
sua
vicenda
storica
e
umana,
ma
non
il
proprio
mito,
quello
di
un
grande
uomo,
capace
di
valicare
ogni
umano
confine.
E
quella
stessa
terra
ne
perpetuerà
l’eco,
nella
figura
quasi
profetica,
sovrano
ispirato
e
osservante
della
vera
fede,
del
Dhu’l
Qurnayn,
l’uomo
dal
doppio
corno,
reminiscenza
dell’attributo
iconografico
legato
alla
divina
filiazione
da
Ammone
o
nella
diversa
esegesi
presente
nella
miniatura
di
un
manoscritto
(raffigurante
in
un
altro
foglio,
anche
l’immagine
del
Bicorne)
conservato
alla
Bibliothèque
Nationale
di
Parigi:
l’uomo
dei
due
mondi,
che
del
divino
attributo
non
porta
più
traccia
fisica,
ma
che
esplicita
e
sublima
la
sua
investitura
attraverso
la
simbologia
cosmica,
reggndo
nella
destra
il
Sole,
nella
sinistra
la
Luna.
Oriente
e
Occidente.
i
Un
saggio
interpreta
il
sogno
di
Alessandro,
Dhu’l
Qarnayn,
nel
quale
egli
reggeva
con
una
mano
il
Sole
e
con
l’altra
la
Luna,
“Ajayib
al
Dunya”
(fol.
147
R),
1701-1702.
India,
miniatura
di
manoscritto,
Parigi
Bibliothèque
Nationale
de
France,
Suppl.
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Alessandro
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Storia
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Catalogo
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Palazzo
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Iconografia
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Iconography
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The
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pp.148-149,
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F.
De
Polignac,
Cosmocrator:
l’Islam
et
la
légende
antique
du
souverain
universel,
in
The
Problematics
of
Power.
Representations
of
Alexander
the
Great
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a
cura
di
M.
Bridges,
J.C.
Brugel,
Bern
1994,
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149-164.
F.
De
Polignac,
L’Homme
aux
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Une
image
d’Alexandre
du
symbolisme
grec
à
l’apocalyptique
musulmane,
in
“Mélanges
de
l’Ecole
française
de
Rome”,
Antiquité,
tome
96,
n.
1,
1984,
pp.
29-51.
F.
Ferrarotti,
L’enigma
di
Alessandro.
Incontro
fra
culture
e
progresso
civile,
Roma
2000.
V.
La
Salandra,
Alexander
Islamicus.
L’immagine
di
Alessandro
Magno
nelle
fonti
arabo-islamiche
medievali,
Roma
2012.
D.
Michel,
Alexander
als
Vorbild
fr
Pompeius,
Caesar
und
Marcus
Antonius,
Bruxelles
1967,
pp.
100-101,
tavv.
XI.1-2.
P.
Moreno,
Alessandro
Magno.
Immagini
come
storia,
Roma
2004.
P.
Moreno,
Il
genio
differente.
Alla
scoperta
della
maniera
antica,
2002.
G.
Radet,
Alexandre
le
Grand,
Paris,
1931,
ediz.
it.
con
il
titolo
Alessandro
il
Grande,
Milano
1988.
A.
Trofimova,
Imitatio
Alexandri
in
the
Hellenistic
Art,
Roma
2012.