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N. 25 - Giugno 2007

ALESSANDRO MAGNO. ALESSANDRO III DI MACEDONIA

L'eredità di Alessandro - Parte XXI

di Antonio Montesanti

Alla fine di maggio del 323 a.C. giunse a Babilonia, ed in particolare alla corte di Alessandro, la notizia che la statua di Orfeo a Ege, capitale della Macedonia, grondava di sudore. Si pensò immediatamente ad un pessimo presagio per la nuova impresa arabica che il Sovrano avvenne affrontato. Ma Aristandro di Telmesso, da ‘buon’ indovino di corte, contro il parere di tutti, propose di interpretare il segno come fausto: queste nuove gesta di Alessandro avrebbero fatto sudare aedi e poeti a venire. Ma gli unici ad indovinare il corso delle cose furono i sacerdoti caldei di Babilonia: il Re sarebbe morto in quella città.

Ufficialmente fu la malaria (Arriano, Plutarco) a stroncare ogni sua nuova impresa.

È scontato che non avremo mai una risposta alla domanda: “a chi passò il potere Alessandro in punto di morte?”, ma possiamo ipotizzare una certa volontarietà delle ultime parole e degli ultimi gesti.

Come abbiamo visto in punto di morte o poco prima, Alessandro, afferma di lasciare il regno al “migliore”, rispondendo alla domanda su chi sarà il suo successore. Inoltre lascia a Perdicca il suo anello.

In nessuno dei due casi non era un vero e proprio passaggio di insegne regali (che poteva essere decisa solo dall'esercito macedone riunito in assemblea). In ambedue i casi e più particolarmente nel secondo probabilmente serviva a conferire una sorta di reggenza, fino all’esito del risultato della scelta dell’assemblea.

L'impero costituito da pochissimo consolidato era decisamente troppo vasto e inoltre si veniva già a trovare priva di una guida in grado di tenerlo unito.

Secondo alcuni quest’ultimo gesto del Re, fu fatto nel tentativo di mantenere l'impero unito subito dopo la sua morte. Invece, per altri, lo stesso Monarca sapeva o immaginava che tutti gli alti ufficiali della corte e dell'esercito si sarebbero spartiti potere, terre ed eserciti in una lotta all’ultimo sangue.

Certo è che l’atteggiamento dei successori di Alessandro nei confronti del loro Signore, della Sua memoria e del futuro del Suo regno, fu differente da personaggio a personaggio.

Nei giorni immediatamente successivi alla morte del re, in base alle previsioni o alle congetture iniziò a profilarsi all’orizzonte, non troppo lontano, una serie di prese di posizione, ideali e territoriali per giustificare in un qualche modo la successione: Perdicca, come bel Alessandro aveva intuito, si comportò come il più fedele alla memoria del suo Re: in seguito al suo gesto, del lascito dell’anello ed in seguito alla sua fedeltà, assunse la reggenza in nome di Filippo III Arrideo e dell'erede, Alessandro IV, il figlio ancora non nato di Rossane.

Non sappiamo se furono rispettati o meno i giorni di lutto cosa avvenne nell’immediato, ma l’impero si sbriciolò quasi nell’immediato

Gli amici, i compagni i generali ed i nemici interni (ed esterni) assunsero il nome di diadochi, successori, che dall’inizio, dopo essersi spartiti l’impero in delle regioni, che all’inizio da immense si sfalderanno sempre in microcosmi fino all’arrivo dei romani.

Dopo le primissime ed intricate battaglie che era evidente non avrebbero portato a nessun tipo di supremazia, vista la vastità del territorio e l’inadeguato e tradizionalista sistema politico macedone, ognuno dei compagni e generali di Alessandro assunsero in maniera autonoma il potere ognuno all’interno di una regione del vasto impero privo di una guida, che ognuno di loro scelse, per decisione o necessità: i successori si comporteranno come legittimi ereditieri dell’impero ma ognuno all’interno della propria provincialità imperiale, battendo monete, facendosi effigiare e riconoscere e soprattutto amministrando il potere come se fosse stato ereditato direttamente dal loro Signore. 

Sin dapprincipio i diadochi si scontrarono violentemente e anche a distanza di circa 50 anni di lotte, nel 281 a.C., la suddivisione del territorio risultò diviso principalmente secondo un ordine continentale:

in Africa Tolomeo prese possesso dell'Egitto, instaurando un regno duraturo e saldo che terminerà solo con la conquista romana di Augusto; Seleuco occupò il territorio più vasto, il Regno di Siria in realtà occupava una regione più vasta, che comprendeva principalmente i territori dell'impero persiano; l’Europa, comprendente la penisola ellenica la parte meridionale dell’area balcanica e l’Egeo rimase ad Antigono e ai suoi discendenti.

Con l’andare del tempo, nei secoli successivi, le continue guerre indebolirono  talmente questi grandi stati che portarono ad un inesorabile processo di disgregazione che colpirà soprattutto il regno di Seleuco e l’Asia: dal regno di Siria sorgeranno regni autonomi e più piccoli ma in alcuni casi estremamente ricchi, Pergamo, Bitinia e Ponto in Asia Minore, mentre ad Oriente, invece, si formeranno i regno di Partia  e di Battriana, nel territorio dell'odierno Afghanistan.

Se la civiltà greca ha esercitato una così forte influenza su tutta la nostra cultura, ciò è dovuto in gran parte alla sua divulgazione promossa dall' ellenismo. I regni ellenistici ebbero una storia durata quasi tre secoli, fino alla successiva conquista da parte dei Romani, e furono molto spesso in lotta fra loro.

Alessandro IV verrà ucciso, assieme alla madre, nel 310 a.C. da Cassandro, che aspirava al trono di Macedonia. Eracle, il figlio di Alessandro e di Barsine, verrà ucciso anch'egli nel 309 a.C..

L’ellenizzazione del mondo

Con Alessandro si sviluppa quel fenomeno culturale che vede l’espansione della cultura greca nel resto del mondo conosciuto e che prenderà il nome di Ellenismo.

L'adozione della lingua greca come idioma comune ebbe un'importanza fondamentale nella storia occidentale: questa si diffuse enormemente divenendo non sola coma lingua culturale ma anche dell' economia e della tecnica, attraverso i mercanti greci. Tuttavia ogni etnia mantenne la propria identità e la propria cultura pur avendo ed utilizzando adesso una lingua onnicomprensibile.

Non possiamo sapere se l’ellenismo fu un periodo estremamente ricco per le ricchezze accumulate da Alessandro nei suoi 11 anni di guerra oppure se fu realmente un periodo estremamente prospero e felice a causa dell’impostazione che il suo sovrano diede al mondo appena conquistato.

L’organizzazione, o l’impostazione di essa, di un impero così vasto in poco più di 10 anni  era, con tutte le sue problematiche legate alla vastità, al crogiuolo di popoli, di culture e religioni e all’impostazione del potere, estremamente precisa.

Dopotutto questo sistema organizzativo, così come lo trasmise Alessandro o come lo recepirono i diadochi, permise ai diversi imperi formatisi successivamente di arrivare a intatti allo scontro con Roma. Se il macedonico durerà ancora 150 anni il regno egiziano di Tolomeo, che forse più di ogni altro compagno aveva compreso l’essenza del suo Sovrano, si spingerà avanti per altri 300 anni, riuscendo, la sua dinastia, a conservare il potere ininterrottamente fino all’ultimo dinasta, Cleopatra: durante quest’arco di tempo, il regno tolemaico conoscerà un periodo di grande prosperità e ricchezza ed Alessandria diverrà uno dei centri commerciali e e dei porti più famosi dell’intero mediterraneo.

Nell’arco di un ventennio Alessandro era riuscito anche a rendere tra di loro contigui i vari stati  e le differenti satrapie fornendo delle strade e delle vie di comunicazione fluviale e marina che sotto gli achemenidi erano del tutto ignorate. Un sistema politico diadodico, benché frantumato fu estremamente unito nella circolazione commerciale dei beni: in questo sistema entrarono nuove entità che prima non erano neanche contemplate dai popoli europei. Iniziarono ad entrare nella sfera prima economica e poi politica le popolazioni scitico-sarmatiche dell’odierna Russia meridionale e della costa settentrionale del ponto eusino, quelle traco-daco-getiche dei balcani meridionali, i regni e i territori subnilotici, gli arabici ed infine gli indiani che a loro volta erano collegati con i loro opposti: le coste galliche ed ispaniche a nord e quelle puniche, e mauritane a sud del Mediterraneo.

Questi scambi vennero favoriti da due fattori che ritrovano le radici nelle innovazioni alessandrine: l’uso del sistema c.d. euboico-attico che condusse ad un peso unico per le monete auree ed argentee, che al contempo riprendevano a circolare, visto che da circa un centinaio di anni il valore nominale del bronzo aveva sostituito quello reale del bimetallismo. In questo modo Alessandro aveva anche calcolato il potenziale dell’uso del bimetallismo, unica possibilità per riattivare i commerci con l’estero. A questa manovra di ampio respiro vennero applicati il credito e il sistema bancario già in ambito embrionale durante il ventennio alessandrino.

Il sistema politico, sociale, economico si basava su una grande linea spezzata tra l’oriente e l’occidente. Questo enorme trait d’union venne saggiamente costruito da Alessandro tramite il potenziamento delle città nella prima fase del suo regno mentre al termine dello stesso rivalutava e ampliava il potenziale navale: utilizzando i ciprioti e i fenici, per le questioni marittime e per la costruzioni di nuove navi vennero solcati i corsi dei grandi fiumi, costruiti ponti di barche per gli attraversamenti, grazie anche alla presenza del cretese di Nearco,  che era riuscito ad aprire la rotta marina tra la Mesopotamia e l’India.

Vennero ampliate, ingrandite e soprattutto fondate nuove città che rappresentassero l’elemento d’agagncio tra l’una e l’altra entità politica e all’interno di un itinerario vere e proprie stazioni distanti tra loro il tempo necessario di un giorno di viaggio.

Durante il periodo di regno  vennero fondate 20 Alessandrie, tra cui: Alessandria d'Egitto (331), cui seguirono Alessandria del Parapamiso (Begram-Afghanistan, 330), Alessandria dell'Osso (Termez-Uzbekistan, 329), Alessandria dello Iassarte (Chodzent-Leninabad-Tadzikistan, 329), Alessandria dei Sodgiani o dell'Indo (Rajanpur-Pakistan, 325), Alessandria degli Orito (a sud di Bela-Pakistan, 325), Alessandria della Susiana (Khuzistan-Iran, 324).

Tutte le città, di nuova o vecchia fondazione, vennero costruite o ampliate secondo il modello
greco che prevedeva una serie di edifici e monumenti standard ceh servivano al miglioramento della vita pubblica: teatri, palestre, terme, ippodromi, biblioteche, templi e altari.

I centri economicamente in evoluzione divennero al contempo centri di potere e di cultura, tanto da rendere le stesse vere e proprie città monumentali con Alessandria d’Egitto crebbero anche Atene, Pergamo, capitale del regno autonomo, Tiro, così come Rodi e Antiochia, capitale del regno di Siria, dove potevano studiare, scrivere ed incontrarsi e pubblicare le loro opere in greco, poeti, storici, matematici, ingegneri e astronomi.

In questi 300 anni, tra la morte del Sovrano e la caduta dell’Egitto Tolemaico si diede vita a molte invenzioni e ad un nuovo stile grazie all’enorme sviluppo del settore scientifico nell’ambito matematico, geometrico, astronomico e soprattutto medico; in quello letterario si diede vita a nuovi generi più adatti alla massa: il mimo, breve composizione teatrale di argomento comico; l'idillio, poema di argomento pastorale; il romanzo d'avventura e il romanzo d'amore, la novella; si diffuse la favola, d'origine orientale; nella scultura e nella pittura si ebbero delle novità sostanziali nella prima si suddivise nell’interpretazione artistica, il sacro dall’umano.

Le figure che rappresentavano gli dei si avvicinavano incredibilmente agli uomini ma mantenevano delle movenze estetiche ed atteggiamenti espressionistici che tendevano a relegarli nell’iperuranio; al contrario gli artisti si dedicarono alla scoperta dell’essere umano ed in particolare la fusione tra il sentire, l’essere emozionale e l’espressione umana, riuscendo così a riprodurre momenti salienti della vita quotidiana tramite un realismo interiore di grande forza espressiva.

Un’influenza greca e la sua conseguente diffusione così rapida, quasi imposta  in tutto il mondo orientale toccò anche le questioni legate alla religione. Oltre alla diffusione di culti minori tipicamente greci e macedoni di Dioniso e Orfeo, si estrinsecarono alle masse anche i concetti di vita oltre la morte, che seguivano tali culti tanto da avere un’enorme diffusione.

Questa sorta d’imposizione dell’ellenismo all’Oriente provocò tensioni altissime nell'ex impero di Alessandro, all’interno delle entità cittadine, tribali, regionali tra filo-greci e tradizionalisti.

Questa dicotomia, in alcuni casi, o dualismo, in altri, dovuta ad una scambievole influenza culturale tra Grecia ed oriente, vide la commistioni di differenti elementi che portarono ad un arricchimento sociale, culturale e religioso e a forme di depauperamento impreviste: incredibilmente furono proprio molte città della Grecia stessa a subire le conseguenze di un tale di decentramento, divenne il teatro di battaglie sanguinosissime, assedi e devastazioni, inoltre non era più uno dei due capi dell’impero e la concorrenza economica dei regni orientali portò ad un progressivo impoverimento.



 

 

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