N. 1 - Gennaio 2008
(XXXII)
L’alchimia, oggi
Incontro con Giorgio Sangiorgio
di Arturo Capasso
Perché l’alchimia è una strada non compresa dalla
maggior parte degli esseri umani?
Per essere in grado di comprendere a pieno la conoscenza
tradizionale alchemica, l’uomo deve compiere un processo
di raffinazione del proprio complesso energetico ed
informativo, il che richiede un sforzo straordinario e
prolungato.
Difatti in alchimia comprendere significa che lo stesso
corpo faccia propria o metabolizzi la relativa
conoscenza. Nella maggior parte dei casi tutto ciò non
avviene, per pigrizia o per disinteresse.
Molti uomini sono come addormentati e non si rendono
neppure conto della necessità di svegliarsi, perché non
sanno di dormire e invece di vivere sognano, ma non se
ne accorgono. Inoltre l’uomo moderno è ormai un automa
scollegato dai ritmi della natura e che ha perso la
visione di un universo organico e vivente, di cui è
parte integrante.
Perché l’alchimia è una ipotesi di lavoro per la
sopravvivenza dell’IO superiore?
Risposta:” Occorre precisare che la sopravvivenza
dell’IO superiore dopo la morte è la conservazione della
quintessenza dell’IO, cosa assai diversa dalla
conservazione dell’IO ordinario, dato che con la
distruzione del cervello viene meno lo strumento del
pensiero soggettivo.
L’ipotesi è questa: se la vita non è un fatto casuale,
senza significato, il solo fatto di esistere presuppone
che vi sia un principio metafisico come causa
originaria, più precisamente una intelligenza o una
memoria che genera e guida l’universo attuale,
un’energia unica che sostiene e muove la natura,
un’istanza progettuale che dà un senso alla vita.
L’alchimia ritiene che l’uomo, con un preciso processo
operativo, possa trovare in sé un punto di contatto con
il principio metafisico causante, o meglio uno stato di
integrazione tra l’effimero e l’eterno, tra l’individuo
e l’intelligenza universale che si individua e si
realizza in tutti gli esseri viventi, tra l’energia
finita che anima l’uomo e l’energia infinita che anima
il mondo.
Perché il principio metafisico è presente ovunque?
Risposta: “Per l’alchimista il Principio è presente
ovunque tramite una sostanza eterea ed invisibile, che
lo spirito intelligente dell’universo trasporta per
rendere vivente tutta la materia, sia organica che
inorganica, sia pure in maniera diversa. Si tratta di
una sostanza sottile, che gli scienziati direbbero
vicina alla scala infinitesimale di Plank (10-33),
permeata degli influssi del sole, dei pianeti e delle
stelle.
Il
processo alchemico tende a far percepire l’Uno ed il
Tutto – il Principio e l’universo- come aspetti
complementari della stessa realtà, in una dimensione
sincronica e pluridimensionale. In questa visione
creatore e creatura coesistono in un eterno ed infinito
processo esistenziale, che ciclicamente trasforma lo
spirito in corpi e i corpi in spirito. Ciò è ora
confermato dai principi della fisica moderna, che
afferma che la materia si trasforma in energia quando la
relativa massa raggiunge una data velocità e che gli
atomi sono semplicemente dei quanti di energia.”
Che cos’è l’Assoluto e cosa sono gli archetipi per
l’alchimia?
Risposta. “L’alchimia non considera l’Assoluto un ente
del tutto trascendente, ma semplicemente il Principio,
lo stato virtuale dell’esistenza reale: un campo
d’infinita creatività anche immanente, quindi sempre
presente nelle cose del mondo. L’energia e
l’intelligenza dell’universo sono poi chiamate Mercurio,
che in realtà non è altro che il Principio in atto o
manifesto.
S’intendono per archetipi le modulazioni dell’emanazione
spazio temporale dell’Assoluto, che é un campo di
creatività indefinito, quindi non conoscibile dall’uomo.
Gli stessi sono poi le specifiche espressioni di forma e
di forza, i vettori della sua energia sul piano
dell’esistente, che è l’aspetto sperimentabile del
Principio.
Gli archetipi sono le leggi immutabili ed eterne del
creato, le potenze che gli antichi chiamavano dei,
influssi planetari, spiriti alleati od ostili. Essi di
per sé sono invisibili, ma si tradiscono e si rivelano
nelle funzioni, nei ritmi e nei frutti della natura,
che ne diventano il simbolo vivente.”
Che cosa s’intende per processo ciclico del Mercurio?
Risposta: “Dall’Uno deriva il Tutto ed il Tutto si
riduce all’Uno. Questo processo è ciclico e sostenuto
dal Mercurio, che è la causa di ogni mutamento.
L’effetto del processo è l'insieme delle forme
dell’universo, che ne sono le diverse manifestazioni.
Questo flusso mercuriale é nella sua essenza pensiero,
ma non pensiero pensato, che per sussistere ha bisogno
di una struttura fisica come il cervello. Bensì si
tratta di pensiero auto pensante, di una memoria
presente sia nelle particelle subatomiche di una pietra,
sia nel programma DNA-RNA di un essere umano.
Si
è ipotizzato che le informazioni di questa memoria –
detta ermeticamente luce oscura o astrale- siano
trasportate dai neutrini, particelle subatomiche di
massa quasi nulla, che provenienti dalle radiazioni
cosmiche attraversano indisturbate qualsiasi tipo di
materia e determinano interazioni deboli, prima con i
nuclei dell’atmosfera terrestre e poi con le sostanze
radioattive sulla terra.
Come l'onda é un movimento, un momento, nella
superficie dell'acqua, così l'uomo é visto come una
brevissima onda del Principio, concepito come il grande
mare dell'esistenza: di per sé e per sé ineffabile, ma
che si manifesta come un flusso di onde
elettromagnetiche, un divenire di svariate forme e
individualità.
In
molti testi ciò è raffigurato dal serpente Uroboros
che si mangia la coda, simboleggiante la visione
dell'universo come processo ciclico, sia nel macrocosmo
che nel microcosmo. Con questo termine greco si
rappresenta efficacemente il Mercurio, perché nella
testa del serpente vi è l’origine di ogni forma vivente
e nella sua coda la fine di ogni esperienza individuale,
che di solito viene completamente ingoiata dal serpente.
Pare che il simbolo s’ispiri alla forma della Via
Lattea, dal momento che in alcuni testi antichi era
considerata un enorme serpente di luce, che circondava
tutta la terra, ma inconsciamente ha preso anche la
forma che all’inizio il feto umano assume nel ventre
della madre.”
Perché l’uovo simboleggia il composto umano?
Risposta: “Il simbolo dell'uomo o dell'universo come un
uovo é antichissimo, presente nella tradizione sumerica,
egizia, yogica e amerinda. In tali tradizioni, quando il
veggente o lo stregone acquista una fine attenzione
percettiva, gli uomini appaiono come ellissi o uova
luminose.
In
alchimia l’uovo simboleggia la eterogenea e deperibile
materia prima, che viene destrutturata e poi suddivisa
in una sfera della terra e in una sfera del cielo. La
prima è calcinata e libera le qualità dell’acqua,
dell’aria e del fuoco imprigionate al suo interno, poi
nella seconda l’aria solleva e condensa l’acqua, che
purificata dal fuoco può ricadere sulla terra per
rigenerarla.
L'uovo filosofico deve essere cotto da un forte calore,
sprigionato dalla reazione delle sostanze al suo
interno, attivato dai diversi gradi di un fuoco segreto
di natura, regolato dall’elettromagnetismo cosmico. La
cottura deve essere graduale, né troppo rapida, né
troppo lenta, ma costante. Se l’alchimista lascia
spegnere il fuoco, tutta la lavorazione è compromessa e
si deve ricominciare da capo.”
Che differenza vi è tra la sopravvivenza alchemica e la
reincarnazione?
Risposta: “Il vero scopo dell’alchimia non è la
trasformazione del piombo in oro, ma il raggiungimento
della sopravvivenza dell’IO superiore dopo la morte,
evitando la dispersione delle informazioni acquisite
interiormente.
Anche se la fede religiosa è spesso presente, non si
tratta di un misticismo passivo o di un’adesione
dogmatica ad un’ideale. Si propone invece un’ipotesi
plausibile di lavoro, portata avanti da una tecnica
basata sull’esperienza diretta, maturata nella propria
coscienza, elaborata in un ordine logico, anche se le
descrizioni di tali esperienze sono svariate.
Per questa sopravvivenza non s’intende la resurrezione
del corpo e dell’anima insieme, né basta rispettare
certi precetti morali o la fede costante in determinate
verità rivelate. L’alchimia ritiene che l’esteriore e
grossolana struttura del corpo ed un’anima ad essa
identificata non possano essere conservati o riprodotti
dopo l’azione disgregante della morte, perché carenti di
un supporto incorruttibile, di struttura energetica e
programma adeguati, di una memoria capace di conservare
il patrimonio mentale.
L’alchimia non parla neppure di metempsicosi, di un
passaggio automatico dell’anima del defunto in nuove
creature individuali, umane od animali, secondo un ciclo
di rinascite predeterminato da immutabili leggi
karmiche, cioè di causa ed effetto. Infatti, vista
la personalità multipla e frammentata di una personalità
ordinaria, non si capisce quale dei diversi IO che la
compongono sia in grado di reincarnarsi.”
Che relazione vi è tra la fisica moderna e l’alchimia?
Risposta: “Nello scorso secolo fisica teorica,
astrofisica, medicina olistica e psicologia analitica si
sono avvicinate molto all’antico pensiero alchemico.
In
primo luogo ciò è avvenuto con le teorie della
relatività ristretta e generale, che spiegano i fenomeni
macroscopici dell’universo, dove il tempo e lo spazio
non sono più coordinate assolute, ma condizionate dalla
velocità del singolo osservatore e curvate dai campi
gravitazionali dei corpi celesti. In secondo luogo
l’avvicinamento si è accentuato con la meccanica
quantistica, che indaga i fenomeni microscopici
dell’universo, costituito non solo da una materia densa,
ma anche da una imprevedibile e indeterminabile materia
subatomica, animata dalle forze elettromagnetiche e
nucleari.
Le
due visioni del mondo, scaturite dalla teoria della
relatività e da quella dei quanti, che sono
assolutamente inconciliabili fra loro, sembrano
recentemente integrate dalle teorie della supergravità e
delle stringhe, che concepiscono un universo a più
dimensioni, una dentro l’altra ed invisibili, ma
sorretto da un unico principio energetico, come da 25
secoli sostiene l’ermetismo.
Come la fisica moderna, l’ermetismo concepisce
l'universo come un macrocampo integrato, al cui interno
l’uomo è un microcampo analogo a quello cosmico. Per
campo s’intende scientificamente uno spazio che circonda
ogni corpo fisico, un alone invisibile di influenza,
entro il quale si esplica l’azione della forza
gravitazionale generata dalla massa dello stesso corpo,
oltre l’azione della forza elettromagnetica generata
dalla sua carica elettrica. Ogni campo si estende in
maniera indefinita in tutte le direzioni ed interagisce
a distanza con il campo di altri corpi”
Quando è nata l’alchimia occidentale?
Risposta: “L'alchimia occidentale ha un'origine
geografica ed un iniziale sviluppo storico non ben
definiti, spesso avvolti nel mito. Essa può collegarsi a
tradizioni religiose e tecnologiche dell'Egitto e della
confinante Mesopotamia del I millennio a.C. e alla
filosofia greca pre-socratica, in particolare di
Eraclito ed Empedocle.
Poi l’alchimia è maturata nella cosmopolita cultura
alessandrina fino al VI sec. d. C., influenzata in parte
da correnti gnostiche, ed infine nella cultura araba,
che nel Medio Evo trasmette l'alchimia a tutta l’Europa
cristiana.
Quindi vi sono stati alchimisti pagani, cristiani, sia
cattolici che protestanti, ebrei, mussulmani, o al di
fuori di qualsiasi credo. Tutti quanti, senza alcuna
distinzione di razza o religione, hanno costituito una
cerchia di letterati, scienziati, artisti e medici, che
hanno sempre messo in comune le proprie conoscenze, il
frutto delle loro ricerche.
Qual è l’apporto di Ermete Trismegisto?
Risposta: “Nel II-III sec. d.C. viene elaborata la
magna carta dell’alchimia: la Tavola Smeraldina di
Ermete Trismegisto, così detta perché si favoleggiava
che l'originale fosse stato inciso sopra una tavola di
smeraldo. La tavola é una esposizione sintetica della
dottrina e della pratica alchemiche del periodo
alessandrino, elaborato nella sua forma definitiva
dagli arabi nel VIII sec.
Origina invece la filosofia ermetica il trattato detto
Corpus Hermeticum, frutto della cultura egizia
alessandrina del II e III secolo, una raccolta di
diciannove brevi trattati o dialoghi, contenenti
insegnamenti ed istruzioni pratiche. In alcune parti
Ermete, nome dai greci attribuito all’egizio Toth,
dio della scrittura e dell’insegnamento, rivela al
proprio figlio i segreti della trasmutazione interiore,
mentre in altre sono esposte conoscenze di astrologia e
di magia.
Esso raccoglie testi molto frammentati, probabilmente di
autori e periodi storici diversi, dando vita sia ad un
filone di magia naturale o teurgica, che farà presa
sulla superstizione o sulla devozione popolari, sia ad
un filone di ricerca spirituale ed alchemica, ispirata
ai trattati del Pimandro, dell’Asclepio e al Discorso
Sacro di Ermete.
Quale è stato il ruolo del mondo arabo?
Risposta: “Dopo l’espansione degli arabi nel VII secolo,
in Siria molti testi alchemici sono tradotti dal greco
in lingua araba da studiosi cristiani, appartenenti alla
comunità nestoriana, che si mettono a disposizione della
classe dirigente islamica, ancora priva di cultura.
Nella pratica araba è preminente il concetto che
l’intervento dell’artefice deve portare ai prodotti
qualità superiori a quelle naturali. In questo periodo
si afferma l’idea dell’alchimia come scienza, separata
dalla magia, con lo sviluppo delle tecniche di
distillazione con gli alambicchi, che tentano di
estrarre il respiro vitale del sole e della luna, il
legame che tiene assieme gli elementi terreni e dà vita
ai frutti della terra. Si ritiene l’alcool distillato
dal vino o dalla frutta un elixir magico, in
quanto capace di curare le infezioni delle ferite ed
altri malanni.
Queste tecniche portano alla scoperta di acidi, alcali e
sali, dell’acqua distillata, nel tentativo di realizzare
l’oro potabile, la medicina universale, che può
perfezionare l’esistenza terrena. Ma si sviluppano altri
processi artigianali di grande importanza, tra cui la
produzione della carta, secondo metodi importati
dall’alchimia cinese, con ciò contribuendo alla
diffusione della cultura.
Come sono considerati dall’alchimia lo spazio ed il
tempo?
Risposta: “Nella comune esperienza del sogno lo spazio è
distorto e luoghi diversi si sovrappongono. La direzione
lineare del tempo non è univoca, pertanto passato,
presente e futuro si confondono. Luoghi conosciuti e
frammenti di vita realmente accaduti si aggiungono ad
accadimenti probabili, virtuali.
Un’esperienza analoga è possibile nelle dimensioni
sottostanti quella materiale, percepita dai sensi
ordinari dell’uomo, e che diventano campi di azione
della immaginazione creativa dell’alchimia, dove il
potere psichico può modificare la realtà fisica.
In
questi piani sottili dell’essere il tempo e lo spazio
tendono a trasformarsi in un continuum ciclico.
Anzi più l’anima si avvicina all’Assoluto, più tende a
percepire un tutto unitario”.
Che distinzione vi è tra alchimia e magia?
Risposta: “All'interno dell'ermetismo si dividono, per
schematizzare, due diverse finalità operative: quella
dell’ermetismo magico, volto soprattutto ad ottenere
potere, e quella dell'ermetismo alchemico, volto prima
di tutto ad ottenere conoscenza. Ma entrambe convergono
verso lo stesso risultato finale: l’unione con
l’Assoluto.
Occorre aggiungere che l’alchimia occidentale si
distingue in due metodologie. La prima deriva dalla
metallurgia sacra dell’area mesopotamica, di carattere
magico e rituale, legata all’astrologia e spesso
elaborata da operatori di religione ebraica, che
associano la manipolazione dei metalli o delle piante
all’unione dell’energia sessuale maschile con quella
femminile. Essa elabora tutta una serie di strumenti e
procedimenti chimici per la trasformazione del piombo in
oro, a volte abbinando la pratica allo studio della
cabala.
La
seconda metodologia deriva da tradizioni iniziatiche
egizie ed è essenzialmente mentale ed interiore, basata
su di un pensiero e di una immaginazione creativi. Essa
ricerca la sinergia dei centri del corpo, del cuore e
del cervello, ed è inoltre meno condizionata da riti
magici e corrispondenze astrologiche.”
Che cosa s’intende per nigredo od opera al nero?
Risposta: “La caratteristica principale del processo
alchemico è l’attrazione consapevole, da parte
dell’alchimista, del potere fondamentale dell'universo
-il Mercurio eterno ed infinito- in un canale interiore,
capace di farlo scorrere in quantità sempre maggiori.
Tale processo è descritto in maniera allegorica da
svariati modelli, che hanno avuto in passato più o meno
fortuna e che sono stati adottati più o meno
frequentemente dagli operatori.
Uno dei più noti descrive quattro fasi: un’opera al
nero, un’opera al verde, poi al bianco ed infine al
rosso. In analogia col ciclo stagionale del sole, che fa
maturare i frutti della natura, si enfatizzano quattro
regimi crescenti del fuoco alchemico, che modificano il
composto umano. Con la nigredo vi è un forte
predominio di umori freddi e melanconici, con una mente
passiva e introspettiva; con la viriditas gli
umori melanconici sono fugati da umori caldi e
sanguigni, con una mente più attiva ed intuitiva; poi
con l’albedo vi è la prevalenza di umori secchi e
biliosi, con una mente estroversa e penetrante; infine
con la rubedo e l’apporto di umori umidi e
flemmatici, si giunge ad un equilibrio superiore e ad
una mente sintetica e interattiva.”
Come può definirsi la percezione paranormale?
Risposta: “Quando il Mercurio si anima ed è poi
vivificato all’interno dell’uomo, possono verificarsi
vari fenomeni, fra i quali occorre distinguere. In primo
luogo si presentano, in alcuni operatori, stati speciali
di realtà ordinaria, dovuti ad una maggiore portata di
uno dei cinque sensi. In secondo luogo si presentano
stati di realtà fuori dell'ordinario,
extrasensoriali, dovuti ad una raffinazione ed
estensione delle capacità della mente.
Tra i primi si può citare la iperestesia, fra i secondi
la telepatia.
Entrambi fanno parte della realtà ordinaria,
descrivibili con i termini della vita quotidiana,
anche se sui loro effetti non c'è consenso generale,
poiché sono sperimentati da pochi. In altre parole sono
esperienze non comuni, che tuttavia rimangono
nell'ambito della dimensione biografica, della
descrizione del mondo secondo la matrice dei modelli
collettivi di pensiero.
Infine vi sono gli stati affatto diversi dai primi due:
gli stati di realtà separata da quella ordinaria o
materiale, dovuti ad un’espansione della mente oltre i
confini della dimensione anagrafica. Sono spostamenti
dell’anima in altre dimensioni, in mondi paralleli
sorretti dalla vibrazione emozionale e dal pensiero di
enti spirituali, che pur mancando delle coordinate del
tempo e dello spazio hanno ordine e stabilità propri,
elementi costanti e dettagli delineati.
In
alchimia, come è concepita la meditazione nella vita
quotidiana?
Risposta: “Strumento fondamentale nell’operatività è
senz’altro la meditazione, che porta ad uno stato
mentale intermedio tra lo stato di veglia e lo stato di
sonno, secondo svariate tecniche, che in generale si
distinguono in formali e non formali. Le prime portano
la mente ad uno stato ondulatorio a bassa frequenza, col
sistema percettivo sintonizzato sulla materia sottile
dell’organismo, mediatrice tra corpo e spirito. Ciò
sposta l’IO verso la propria ombra, nella zona di
confine tra la luce della coscienza e l’oscurità
dell’inconscio, inoltre richiede un ambiente, una
gestualità ed un impegno tecnico particolari, che
impediscono ogni altra attività.
La
meditazione formale si distingue a sua volta in
meditazione chiusa e meditazione aperta. La prima mette
a fuoco l’attenzione su di un punto interiore, ben
preciso, nella sfera visibile ed invisibile, udibile e
non udibile dell’organismo umano. Nella meditazione
chiusa il praticante deve isolarsi dall’esterno,
sospendendo alcune funzioni del corpo e del cervello,
ponendo tutta la propria concentrazione ed immaginazione
all’interno dell’organismo.
Nella meditazione aperta, la concentrazione e
l’immaginazione rivolte all’interno sono sostituite da
una attenzione ed una percezione rivolte all’esterno,
per cogliere ed assorbire le emanazioni dello spirito
vitale ed intelligente, provenienti sia dalla terra che
dal cielo, in sintonia coi cicli naturali delle
stagioni.
Le
meditazioni non formali invece sono praticate in
qualsiasi momento o attività della giornata, senza
precludere le ordinarie facoltà motorie o mentali. Esse
sono fondamentali per il raggiungimento dello scopo
ultimo dell’alchimia e consistono nello svolgere le
attività quotidiane cristallizzando uno stato di
coscienza sempre presente. Si tratta di essere
consapevoli che la propria esistenza non è che una
delle infinite manifestazione del Mercurio, che
acquisisce informazioni attraverso la dualità, la
sperimentazione del mondo fisico.”
In
alchimia, quale è il rapporto tra il maschile ed il
femminile?”
Risposta: “La donna ha bisogno dell'impulso formativo
dell'uomo per iniziare il percorso alchemico e l'uomo
si serve della forza animatrice della donna per
completarlo. Ermeticamente il maschio si evolve in
campo emotivo, se distilla in maniera autonoma il
femminino - l'eros - mentre la donna si evolve in
campo razionale, se distilla in modo autonomo il
mascolino - il logos -.
Nell’anima di ogni uomo, nella parte in ombra, vi è un
aspetto femminile, che deve emergere alla luce della
coscienza e così nella donna per l’spetto maschile.
Attraverso un’immagine femminile l’uomo deve sciogliere
la propria rigida mascolinità, mentre la donna
attraverso un’immagine maschile deve fissare la propria
mutevole femminilità.
Inoltre il rapporto sessuale tra maschio e femmina può
essere proiettato in alto con determinate tecniche,
dette di alchimia rossa. L’utilizzo del sesso, la più
potente forza magica a disposizione dell'uomo, è una via
che può essere percorsa in maniera attiva o proiettiva,
sfruttando quel momento particolare che è l’orgasmo.
La
pratica si basa sul presupposto che ogni desiderio
sessuale intenso, canalizzato attraverso un superiore
distacco, porti all’operatore una immediata
condensazione di luce e vibrazione universali, che
possono essere impiegate per una trasformazione
interiore. Si tratta di utilizzare il rapporto sessuale
per potenziare l’immaginazione attiva, sfruttando la
momentanea perdita dello spazio e del tempo, della
identificazione personale. Ciò è possibile grazie
all’abbassamento della soglia della coscienza e al picco
della portata mentale, del voltaggio delle onde
cerebrali, che di fatto nell'orgasmo si verificano per
vie naturali.
In
alchimia la forza sessuale può essere sfruttata anche in
maniera passiva o ricettiva. In questo caso si tratta di
una privazione temporanea dell’orgasmo, per una lenta
trasmutazione endogena dei flussi sottili del corpo. Il
centro sessuale e la secrezione ormonale sono compressi
attraverso la continenza e la contemporanea
alimentazione del desiderio. Il relativo campo
energetico è alterato e produce una certa fermentazione
delle sostanze chimiche secrete - testosteroni,
estrogeni ed altre molecole - che a loro volta producono
effetti sottili a livello cellulare, con la produzione
di neuro-trasmettitori, che influiscono sul centro
motorio, emozionale e psichico.
La
pratiche alchemiche in questione moltiplicano nei
testicoli la produzione delle cellule staminali che
diventano spermatozoi, i potenti e veloci portatori di
vita. Pure nelle ovaie si moltiplicano le cellule
staminali che devono formare gli organi del feto.
L’alchimia rossa dovrebbe pertanto mettere in circolo un
fluido estremamente vitale, capace di stimolare per vie
naturali il ricambio delle cellule: una specie di
elixir di lunga vita.
Infine: in alchimia, cosa s’intende per sopravvivenza
dopo la morte?
Risposta: “Per l’alchimia si possono creare i
presupposti di una sopravvivenza se, durante la propria
esistenza terrena, l’operatore crea di sé un più esteso
campo energetico, costituito dalla raffinazione della
forza vitale e dall’affioramento delle memorie del
corpo, disponibili nella sfera sottile delle sue
molecole.
Tale campo, alimentato maggiormente dallo spirito
universale, determina un distacco dal carattere, dal
temperamento di nascita e dalla rappresentazione
abituale del mondo. In pratica si attiva il risveglio
del centro superiore psichico e di quello superiore
emozionale, con un loro rapporto sinergico: uno stato di
coscienza unitario e permanente, che ingloba e trasforma
l’anima dell’alchimista nel cosiddetto Corpo di Gloria,
capace di far sopravvivere il patrimonio mentale dopo la
morte. Questo stato è il prodotto della interazione di
corpo, anima e spirito.
L’alchimia afferma, utilizzando un significativo gioco
di parole, che la coincidenza degli opposti IO e DIO
avviene se la quintessenza mentale del defunto è in
grado di abbracciare la realtà assoluta e indefinita del
Principio, senza perdere la memoria di ciò che ha
vissuto, perché fissata ad un residuo non solubile del
corpo fisico.
La Pietra Filosofale é quindi la concentrazione di una
individualità, che dopo la morte del corpo fisico, pur
riassorbita dal Principio che l’ha emanata, possa in
seguito come un seme manifestare un altro corpo
terrestre, che conservi il patrimonio mentale della
precedente esistenza. Ma tutto questo è un discorso
ipotetico, perché nessuno é tornato indietro sulla
terra a raccontare cosa ci aspetta dopo la morte, per lo
meno in maniera diretta ed attendibile.
Note biografiche:
Il
Dr. Giorgio Sangiorgio ha collaborato per circa 15 anni
con un circolo operativo di alchimisti ed ermetisti
italiani, Il Corpo dei Pari, fondato nel 1965 dal
ricercatore genovese Giammaria Gonella, noto per aver
pubblicato diversi testi divulgativi con case editrici
specializzate (Kemi di Milano– Fratelli Melita di La
Spezia- Alkaest di Genova - Riccardo di Bergamo- Lo
Scriba di Milano- Amenothes di Genova); da sette anni
promuove l’attività del Centro Studi Ermetici Il
Convivio di Bologna, che organizza conferenze e seminari
introduttivi sull’alchimia; ha tenuto conferenze e
seminari, oltre che per il Convivio, per l’Associazione
Culturale Hermatena di Vergato (BO), per il Centro Studi
La Triade di Correggio (RE), per l’Associazione
Culturale La Rose Noire di Modena; per l’Associazione
Culturale Arthena di Lerici (SP); per la Libreria
Arethusa di Torino; per il Circolo Palazzo Tarlati di
Civitella Val di Chiana (AR), per il Circolo Culturale
Koesis e la libreria Evaluna di Napoli; ha pubblicato
per l’Edizioni Il Convivio i testi “In Vino Veritas” e
“Voci di Hermes e di Afrodite”; ha recentemente dato
alle stampe “Agricoltura Celeste- La conoscenza ed il
potere dell’alchimia” per la Casa Editrice Adytum di
Trento; ha collaborato con il canale televisivo
Mediolanum Channel, con le riviste Hera di Roma ed
Atrium di Trento. |