N. 63 - Marzo 2013
(XCIV)
ALLE RADICI DELL’ALBERO COSMICO
L’albero come asse del mondo nella mitologia europea
di Greta Fogliani
Uno
degli
elementi
più
presenti
nei
miti
e
nel
folklore
delle
popolazioni
antiche
è
l’albero.
Questo
elemento
naturale
assume
una
grande
varietà
di
funzioni,
ma
una
più
di
tutte
le
altre
rende
evidente
l’importanza
che
l’albero
ha
sempre
rivestito
nell’antichità:
quella
di
centro
e
asse
dell’universo.
Di
per
sé,
l’albero
non
è
propriamente
un
motivo
cosmologico,
perché
è
innanzi
tutto
un
elemento
naturale
che,
per
i
suoi
attributi,
ha
assunto
una
funzione
simbolica.
L’albero,
in
quanto
tale,
si
rigenera
sempre
con
il
passare
delle
stagioni:
perde
le
foglie,
secca,
sembra
morire,
ma
poi
ogni
volta
rinasce
e
recupera
il
suo
splendore.
Per
queste
sue
caratteristiche,
esso
diventa
non
solo
un
elemento
sacro,
ma
addirittura
un
microcosmo,
perché
nel
suo
processo
di
evoluzione
rappresenta
e
ripete
la
creazione
dell’universo.
Inoltre,
proprio
per
la
sua
estensione
sia
verso
il
basso
sia
verso
l’alto,
questo
elemento
ha
finito
inevitabilmente
per
assumere
una
valenza
cosmologica,
andando
a
costituire
il
perno
dell’universo
che
attraversa
cielo,
terra
e
oltretomba
e
che
funge
da
collegamento
tra
le
zone
cosmiche.
Per
questo,
sono
molte
le
popolazioni
che
nella
propria
cosmologia
concepiscono
l’esistenza
di
un
albero
sacro
come
asse
del
mondo.
Tale
concezione
è
comune
anche
nella
religione
e
nella
mitologia
delle
popolazioni
antiche
europee.
Un
primo
esempio
lampante
ci
viene
dalla
Bibbia,
dove
si
parla
dell’albero
della
conoscenza
del
bene
e
del
male
posto
al
centro
dell’Eden.
È
importante
sottolineare
che
l’albero,
in
questo
caso
e
negli
altri
che
verranno
esposti,
si
fa
portatore
anche
della
simbologia
del
centro,
il
luogo
sacro
per
eccellenza,
poiché
è
l’inizio
e la
fine
di
tutte
le
cose
e
sede
dell’ordine
cosmico.
È
proprio
il
centro
il
luogo
di
intersezione
delle
tre
sfere
cosmiche
(cielo,
terra
e
oltretomba),
dove
è
possibile
passare
da
una
regione
all’altra
dell’universo.
Perciò,
solo
pochi
eletti
riescono
ad
accedere
a
questo
punto
particolare,
e
non
senza
aver
superato
molte
prove
e
difficoltà.
Uno
degli
ostacoli
può
essere
rappresentato
proprio
dal
custode
dell’albero,
che
nella
Genesi
è il
serpente
tentatore
di
Adamo
ed
Eva.
L’albero
della
conoscenza
giocherà
un
ruolo
centrale
anche
nelle
vicende
che
riguardano
la
morte
del
Cristo:
esiste,
infatti,
una
leggenda
cristiana
che
vuole
che
il
legno
della
croce
di
Gesù
coincida
con
quello
dell’albero
edenico.
E,
guarda
caso,
questa
stessa
leggenda
fa
corrispondere
il
punto
della
crocifissione
del
Cristo
con
il
centro
del
mondo,
dov’era
stato
creato
e
sepolto
Adamo.
Dunque
la
croce
di
Cristo,
instaurando
una
continuità
con
l’albero
della
Genesi,
si
configura
per
i
cristiani
come
sostegno
dell’universo,
incorporando
così
il
motivo
dell’albero
come
asse
del
mondo
che
collega
il
cielo,
la
terra
e
l’aldilà.
Sempre
rimanendo
in
ambito
europeo,
ci
sono
molti
altri
esempi
di
culture
che,
pur
non
essendo
cristiane,
presentano
il
concetto
di
albero
cosmico
nel
proprio
folklore.
Nell’area
celtica
troviamo
due
specie
arboree
che
svolgono
questo
ruolo:
la
quercia
e il
frassino.
In
Gallia,
la
quercia
è
considerata
la
regina
della
foresta,
perfetta,
forte
dei
suoi
imponenti
rami
e
salda
nelle
sue
ancor
più
grandi
radici.
Per
questo,
essa
simboleggia
la
salda
protezione
e la
forza
primordiale,
nonché
l’abilità
di
sopravvivere.
Tali
attributi
associati
alla
quercia
non
derivano
però
dalle
sue
caratteristiche
naturali,
ma
da
Giove,
divinità
a
cui
quest’albero
è
strettamente
legato.
La
quercia,
infatti,
si
presta
bene
a
rappresentare
la
maestosità
e la
forza
del
dio
romano
supremo,
il
cui
culto
era
diffuso
anche
tra
i
Celti
gallici.
Anche
il
frassino,
chiamato
Necht,
rappresenta
il
motivo
dell’albero
cosmico,
poiché
possiede
radici
che
penetrano
molto
in
profondità
nel
terreno
e
rami
spessi
e
forti.
Per
questa
sua
immagine
di
molteplicità
e
robustezza,
nella
mitologia
celtica
e
norvegese
il
frassino
è
ritenuto
lo
specchio
del
mondo
e
dell’universo,
poiché
in
quanto
asse
del
mondo
la
sua
estensione
abbraccia
gli
inferi,
la
terra
e il
cielo.
Esso
è
dunque
un
microcosmo,
poiché
riproduce
in
scala
ridotta
la
struttura
di
tutto
l’universo.
Parlando
del
frassino,
non
si
può
non
menzionare
Yggdrasill,
l’albero
cosmico
che
sostiene
tutti
e
nove
i
mondi
dell’universo
germanico,
che
veicola
una
complessa
simbologia.
Yggdrasill
ha
tre
radici,
ma
sulla
loro
collocazione
vi
sono
tradizioni
discordanti.
Secondo
il
poema
norreno
Grímnismál,
contenuto
nell’Edda
poetica,
la
prima
radice
finisce
nel
regno
di
Hel,
l’oltretomba,
la
seconda
a
Jötunheimr,
dove
dimorano
i
giganti
della
brina,
e la
terza
a
Midgardr,
il
mondo
degli
umani.
Il
Gylfaginning
dell’Edda
in
prosa,
invece,
afferma
che
la
prima
radice
va a
Niflheimr,
la
regione
infera
dove
si
trova
la
sorgente
Hvergelmir,
la
seconda
a
Jötunheimr
(come
dice
anche
il
Grímnismál)
e la
terza
ad
Asgardr,
presso
la
dimora
celeste
degli
dèi
Asi.
In
ogni
caso,
le
tre
radici
non
indicano
tre
zone
terrestri,
ma
tre
differenti
modi
di
essere
che
si
esplicano
nei
regni
cosmici
degli
inferi,
della
terra
e
del
cielo.
Un’altra
particolarità
di
Yggdrasill
è la
presenza
minacciosa
di
un’abbondante
fauna:
lo
scoiattolo
Ratatoskr
sale
e
scende
lungo
il
tronco,
sui
rami
sta
appollaiata
un’aquila
che
con
il
suo
battito
d’ali
origina
i
venti,
cinque
cervi
e
una
capra
brucano
le
sue
chiome
e
otto
rettili,
simili
a
draghi,
rodono
le
sue
radici.
Tra
questi,
gli
animali
più
rilevanti
sembrano
l’aquila
e il
più
terribile
dei
rettili,
Nidhöggr,
che
si
scambiano
vicendevolmente
degli
insulti
attraverso
lo
scoiattolo
Ratatoskr,
che
funge
da
messaggero.
È
proprio
per
mezzo
di
questo
roditore
che
si
sviluppa
il
conflitto
tra
cielo
e
terra,
simboleggiato
dagli
screzi
tra
l’aquila
e il
rettile.
Tutti
questi
animali
mostrano
la
fragilità
di
quest’albero,
che
non
è
immune
alla
progressiva
erosione
della
fauna
e
soprattutto
del
tempo.
Quando
Yggdrasill
verrà
abbattuto,
il
mondo
attuale
avrà
fine,
tutto
ciò
che
esiste
verrà
distrutto
per
stabilire
un
nuovo
equilibrio
e un
nuovo
universo.
Se
tra
i
Germani
e i
Celti
è il
frassino
l’albero
più
importante,
tra
le
popolazioni
slave
sono
il
larice
e la
betulla
a
fungere
da
assi
del
mondo.
Queste
due
specie
arboree
riprendono
il
motivo
di
matrice
uralo-altaica
dell’albero
cosmico
che,
crescendo
al
centro
dell’universo,
congiunge
i
tre
livelli
del
mondo
con
le
sue
radici
che
scendono
nelle
viscere
della
terra
e i
suoi
rami
che
toccano
le
nuvole.
L'immagine
appartiene
a
una
comune
concezione
sciamanica
presente
dalle
zone
orientali
d’Europa,
che
si
estendono
fino
alla
Siberia.
L'albero
cosmico
non
è
solo
l'asse
che
unisce
cielo,
terra
e
inferi,
ma
anche
il
tramite
attraverso
il
quale
lo
sciamano
è in
grado
di
uscire
dal
nostro
mondo
per
salire
o
scendere
attraverso
i
molteplici
livelli
dell'essere.
Per
le
popolazioni
siberiane,
il
larice
è
l’albero
cosmico
lungo
il
quale
scendono
il
sole
e la
luna
sotto
forma
di
uccelli
d’oro
e
d’argento.
Tale
ruolo,
però,
come
si è
detto
prima,
può
essere
rivestito
anche
dalla
betulla,
che
viene
incisa
con
sette,
nove
o
dodici
tacche
che
rappresentano
i
livelli
celesti.
Questa
può
essere
anche
connessa
talvolta
al
sole
e
alla
luna;
in
questo
caso
assume
la
duplice
funzione
di
padre
e
madre,
maschile
e
femminile
e
anche
quella
di
strumento
della
discesa
dell’influsso
celeste.
La
fonte
della
concezione
slava
dell’albero
cosmico
molto
probabilmente
deriva
dalle
popolazioni
ugro-finniche,
che
in
passato
si
sono
insediate
nella
Scandinavia
e in
Russia.
Nella
mitologia
di
queste
popolazioni,
però,
l’albero
cosmico
non
è né
un
larice
né
una
betulla,
ma
una
quercia,
che
compare
nel
Kalevala,
un
poema
epico
finlandese
composto
da
Elias
Lönnrot
a
metà
del
XIX
secolo.
Nel
secondo
runo,
in
particolare,
si
parla
di
una
quercia
gigante
che
si
estende
in
tutto
il
mondo,
fino
a
coprire
la
luce
del
sole.
Proprio
per
questo
motivo,
il
saggio
Väinämöinen
ordina
a un
piccolo
omino
di
rame
venuto
dal
mare
di
abbattere
la
quercia,
affinché
il
sole
possa
ancora
scaldare
la
terra.
L’abbattimento
della
quercia
simboleggia
la
rottura
dell'asse
terrestre,
la
quale
va
probabilmente
collegata
con
il
fenomeno
della
precessione
degli
equinozi,
quando
il
mondo
passa
da
un’era
alla
successiva
e un
nuovo
signore
del
tempo
dovrà
cedere
il
posto
al
vecchio.
Com’è
possibile
notare,
in
Europa
l’albero
cosmico
è un
motivo
che
ricorre
in
culture
anche
molto
diverse
tra
loro.
Del
resto,
la
relazione
di
questo
elemento
naturale
con
il
trascendente
non
poteva
essere
trascurata;
l’albero
rappresenta
la
fertilità,
l’abbondanza
e il
ciclo
della
natura
che
si
rinnova
miracolosamente
ogni
anno.
Ecco
perché
una
semplice
pianta
riesce
a
contenere
l’infinità
dell’universo.
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