N. 58 - Ottobre 2012
(LXXXIX)
gli alberi e la loro influenza sui miti
Jacques Brosse e la mitologia degli alberi – Parte I
di Christian Vannozzi
Oggigiorno
la
distruzione
di
boschi
e
foreste
e
gli
effetti
che
hanno
sul
nostro
pianeta
sono
argomenti
molto
attuali,
perché
l’ambiente
è
senza
dubbio
importante,
come
lo è
la
nostra
salute
che
peggiora
a
causa
della
distruzione
della
natura
e di
inceneritori
e
discariche
non
a
norma
di
legge
che
fanno
abbassare
ulteriormente
la
qualità
della
vita.
Ci
si
dimentica
però
dell’importanza
storica
e
culturale
che
hanno
alberi
e
foreste,
in
quanto
sono
questi
stessi
ispiratori
di
miti
e
leggende
legate
alle
civiltà
occidentali,
sia
classiche
che
medievali.
Lo
scrittore
e
giornalista
Jaque
Brosse
decide
di
rivelare
a
noi
lettori
questo
mondo
nascosto
degli
alberi,
per
farci
capire
l’origine
di
miti
e
leggende
e
mettere
alla
portata
di
tutti
l’importanza
che
hanno
fondamentalmente
gli
alberi
per
la
nostra
civiltà.
Jacque
Brosse,
nasce
a
Dordogne
nella
regione
francese
dell’Aquitania
il
21
agosto
del
1922,
ed è
morto
nella
sua
città
il 3
gennaio
del
2008.
È
riconosciuto
come
uno
specialista
sia
in
botanica
che
in
storia
delle
religioni,
ed è
autore
di
diverse
opere
legate
al
mondo
animale
e
vegetale
legandole
insieme
con
un
alone
mistico
e
scendendo
nella
psicologia
umana
più
di
quanto
uno
studioso
fa
di
solito,
toccando
quasi
livelli
psicologici
e
scavando
sul
significato
che
la
natura
poteva
assumere
per
gli
uomini
comuni.
Tra
le
sue
opere
pubblicate
in
Italia
vale
la
pena
di
ricordare
Storie
e
leggende
degli
alberi
e
L’ordine
delle
cose.
Lo
scrittore
spiega
bene
come
un
tempo,
in
diverse
civiltà,
gli
alberi
secolari,
alti
e
perfetti,
venivano
considerati
come
manifestazioni
delle
divinità,
e
portatori
di
vita.
Nella
cultura
classica
ci
sono
numerosi
riferimenti
ad
alberi
dedicati
a
divinità,
le
driadi,
per
esempio,
dimoravano
negli
alberi,
e
per
le
ninfe
il
rispetto
dei
boschi
era
molto
importante.
Anche
nella
cultura
ebraica
ci
sono
riferimenti
agli
alberi,
certo
non
venivano
venerati,
ma
il
Dio
ebraico
Yahwhe
si
servì
di
un
roveto
ardente
per
parlare
con
Mosè
ed
assegnargli
la
missione
di
liberare
il
suo
popolo
dalla
tirannia
egiziana.
Questo
ci
fa
capire
come,
sin
dall’antichità,
alberi
e
popolazioni
hanno
avuto
un
forte
legame,
che
oggi
rischiamo
di
perdere,
senza
capirne
il
prezzo.
Nel
medioevo,
le
popolazioni
germaniche
e
normanne,
non
ancora
cristianizzate,
si
rivolgevano
agli
alberi
per
chiedere
aiuto
e
protezione,
e ad
alcuni
di
essi
venivano
attribuiti
poteri
taumaturgici.
lo
scrittore
medievale
Snorri
Sturloson,
parla
nell’Edda,
testo
mitologico
scandinavo,
parla
del
frassino
Uggdrasill,
il
più
grande
e
migliore
degli
alberi.
I
suoi
rami
si
estendono
al
di
sopra
di
tutti
i
mondi
e
raggiungono
il
cielo.
Ha
tre
radici
che
lo
tengono
eretto,
una
procede
da
Aesir,
il
mondo
inferiore
degli
Asi,
gli
dei,
la
seconda
dai
Giganti
di
Ghiaccio,
che
precedettero
la
specie
umana,
la
terza
radice
arriva
a
Nifhel,
la
dimora
dei
morti.
Presso
l’ultima
radice,
quella
che
conduce
a
Nifhel,
scaturisce
la
fontana
Hvergelmir,
la
fonte
di
tutti
i
fiumi
che
scorrono
sulla
terra.
L’albero
quindi
è la
fonte
di
vita
sulla
terra,
dando
origine
alle
acque,
e
queste
acque
derivano
dal
mondo
dei
morti,
per
questa
ragione
c’è
una
forte
credenza
nei
defunti
nella
mitologia
nordica,
credenza
che
ha
influenzato
anche
la
società
cristiana
medievale
che
ha
notoriamente
timore
dei
morti.
Sotto
la
prima
radice,
che
la
tradizione
fa
passare
negli
inferi
e
nella
residenza
degli
dei,
unite
dal
Bifrost,
l’arcobaleno,
che
secondo
i
miti
nordici
collega
la
terra
agli
dei,
esiste
la
fonte
sacra
delle
Norne,
cioè
le
depositarie
dei
costumi
e
delle
leggi
arcaiche.
Su
questo
pozzo
veglia
Urdhr,
la
più
vecchia
e
potente
di
tutte
le
Norne.
Le
norne
sono
capaci
di
determinare
il
destino
sia
degli
umani
che
degli
dei.
Urdhr
significa
infatti
‘destino’,
ed è
stata
la
prima
di
queste
Norne,
che
a
quanto
dice
la
leggenda
non
sono
dissimili
dalle
Parche
greche,
che
segnano
il
destino
anch’esse
di
uomini
e
dei.
Le
norne,
che
hanno
accesso
a
questa
fonte,
attingono
queste
acque
sacre
con
le
quali
abbeverano
il
frassino
Yggdrasill,
per
rendere
sempre
l’albero
giovane
e
forte
e
non
farlo
ne
appassire
ne
ammalare.
L’albero
sacro
è
soggetto
a
numerosi
nemici,
che
vogliono
distruggere
la
civiltà
umana,
ma
fortunatamente
oltre
alle
Norne
può
contare
su
altri
difensori
che
abitano
in
esso,
come
l’aquila
sacra
che
abita
sui
rami
più
alti,
nemica
naturale
del
serpente
Nioggrh,
che
ogni
giorno
tenta
di
rosicchiare
la
corteccia
dell’albero.
La
capra
Heidhrun,
che
dimora
tra
il
fogliame
di
Yggdrasil,
nutre
con
il
suo
latte
i
guerrieri
del
padre
degli
dei
Odino,
mentre
lo
scoiattolo
Ratatosk
fa
da
portavoce
tra
il
serpente
e
l’aquila
nella
loro
eterna
sfida.
Come
la
sfida
tra
il
bene
e il
male
che
si
ripresenta
sempre.
Legami
ai
frassini
e le
divinità
si
ritrovano
anche
nella
cultura
ellenica,
dove
Posidone,
Signore
dei
Mari,
veniva
identificato
come
protettore
del
frassino.
Culture
così
lontane
tra
loro
hanno
così
forti
legami
che
Brosse
cerca
di
esaminare
e di
studiare.