filosofia & religione
AGOSTINO E LA CONCEZIONE DELLA STORIA E
DEL MONDO
CONFUTAZIONI
di Giovanni Pellegrino & Mariangela
Mangieri
In questo articolo ci interesseremo del
modo in cui Agostino confutò la
concezione classica della Storia e del
mondo. Dobbiamo premettere che
l’interpretazione cristiana della Storia
guarda al futuro come all’orizzonte
temporale di un compimento ultimo. Tutti
i tentativi moderni di rappresentare la
storia come un progresso significativo
verso un compimento immanente risalgono
allo schema teologico cristiano. Perciò
una prova radicale della concezione
storica cristiana non può essere
dimostrata razionalmente ma trova la sua
ragion d’essere nella fede.
Premesso ciò diremo che Agostino cercò
di confutare la concezione classica
della storia e del mondo nel De
civitate Dei. Per confutare tale
concezione Agostino non adottò un punto
di vista teoretico-cosmologico bensì un
punto di vista morale-teologico.
Agostino chiarisce come sia
inconciliabile con la concezione
cristiana della Storia la cosmologia
classica basata sul rifiuto
dell’esistenza di un significato e di un
senso ultimo. La filosofia greca non
leggeva il mondo e la Storia con gli
occhi della fede, ma si basava su una
contemplazione di ciò che esiste.
Come si vede la concezione greca era
basata sull’osservazione empirica
dell’universo mentre quella cristiana
parte dall’idea dell’esistenza di un Dio
non accessibile alla teoria. Solamente
la fede in un Dio trascendente può dare
la convinzione che la Storia tendi a un
fine ultimo. Agostino risponde alle
obiezioni dei pagani che presupponevano
l’eternità del mondo senza principio né
fine argomentando che il mondo in quanto
tale mostra già il carattere dell’opera
creata. Il fatto che il mondo sia stato
creato lo rivela la sua stessa
mutabilità, il suo corso ordinato nel
tempo e la bellezza di tutte le cose
visibili.
Agostino mette in evidenza che dal
momento che i filosofi pagani
sostenevano che il mondo era eterno, si
ingannarono in maniera evidente. Essi
attribuivano al mondo ciò che si può
dire soltanto di Dio che è senza dubbio
eterno. Ma anziché confutare l’idea dei
pagani sul piano teorico Agostino fa
appello all’autorità delle Sacre
Scritture la cui verità gli appare
dimostrata dal compimento delle loro
predizioni. Secondo la tradizione
biblica il mondo non soltanto ha un
principio, ma tale principio è anche ben
definito.
Per quanto riguarda la specie umana, che
alcuni filosofi pagani pensavano che
fosse sempre esistita, Agostino obietta
che essa ha avuto un’origine in un
momento specifico del tempo. Agostino
afferma che nel breve periodo
dell’esistenza umana si decide la
beatitudine o la dannazione eterna.
Inoltre Agostino ricorda che i filosofi
pagani parlavano dei cicli ricorrenti
esistenti nella natura, cicli che si
ripetono all’infinito come ad esempio
l’alternarsi dell’alba e del tramonto
oppure dell’estate e dell’inverno.
Questa teoria dell’eterno ritorno
dell’identico portava i greci a credere
che l’universo fosse eterno. L’argomento
decisivo secondo Agostino contro la
concezione classica del tempo è di
carattere morale: la teoria pagana è
priva di speranza perché speranza e fede
sono per essenza legate al futuro e non
vi può essere un vero futuro se i tempi
passati e venturi sono concepiti come
fasi equivalenti entro una ricorrenza
ciclica senza principio né fine.
Agostino mette in evidenza che la fede
cristiana promette la beatitudine eterna
per coloro che amano Dio, mentre la
teoria pagana dei cicli ricorrenti
penalizzava la speranza e l’amore.
Infatti se tutto accadeva sempre
ripetendosi a intervalli di tempo
fissati, la speranza cristiana in una
vita futura sarebbe stata vana.
Così in ultima analisi è l’esclusione
della vera felicità che rende per
Agostino la teoria classica dell’eterno
ritorno ostile alla fede cristiana, che
è fede in una novità irripetibile
entrata nel mondo e nella storia con
Cristo Redentore.
Agostino non concepisce la natura come “fiusis”
bensì come un ordine provvidenziale
voluto da Dio che ha creato la natura e
l’uomo. Afferma inoltre che Dio ha il
potere di creare cose che non si
ripetono all’infinito. Egli non confuta
la teoria classica del ritorno ciclico
sul suo terreno teorico.
Il filosofo non usa tutte le risorse del
suo intelletto per demolire la teoria
classica ma la distrugge utilizzando
l’argomento soprannaturale
dell’apparizione e della resurrezione di
Cristo che per il cristianesimo sono
eventi unici irripetibili di importanza
universale. Agostino afferma che il
potere di resuscitare i morti è la prova
più valida della potenza di Dio ed è
infinitamente più significativa della
credenza nella eternità del mondo. Per
Agostino nel miracolo della resurrezione
si rinnova e si potenzia il miracolo
della creazione.
La ciclicità del mondo e della storia,
che secondo i filosofi antichi era
l’unico movimento perfetto, è secondo
Agostino vano e condannabile, mentre la
croce è il simbolo della vita eterna.
Vogliamo evidenziare che il pensiero
moderno vive ancora di questi due
simboli: la croce e il cerchio.
La storia spirituale dell’umanità
occidentale è un continuo tentativo di
conciliare l’antichità e il
cristianesimo. Questo tentativo non può
riuscire senza un compromesso tra ciò
che è in linea di principio
inconciliabile.
La divisione originaria tra
cristianesimo e paganesimo rimane
essenziale. Come potrebbe infatti
l’antica teoria dell’eternità del mondo
accordarsi mai con la fede cristiana
della creazione?
Come potrebbe mai conciliarsi
l’accettazione pagana del fato del
dovere cristiano della speranza?
L’inconciliabilità è già implicita nel
fatto che la visione classica del mondo
è visione di cose visibili mentre la
visione del mondo cristiano è un atto di
speranza e di fede nell’invisibile.
In conclusione, il De Civitate Dei
di Agostino è il modello di ogni
interpretazione della Storia che possa
dirsi cristiana. Esso non è una
filosofia della storia, ma
un’interpretazione dogmatica del
cristianesimo nella storia universale.
Benché Agostino dimostri la verità della
dottrina cristiana nella storia sacra e
profana, la storia del mondo non ha per
lui alcun significato intrinseco.
Qualunque cosa accada tra il tempo
presente e la fine per Agostino è
irrilevante in confronto all’alternativa
tra l’accettazione o il rifiuto del
messaggio cristiano.
In estrema sintesi possiamo dire che la
fede di Agostino non ha bisogno di
nessuna elaborazione storica poiché il
processo storico in quanto tale non può
assorbire il momento centrale
dell’incarnazione di Dio. Pertanto la
fede supera ogni sviluppo e ogni crisi
storica. |