N. 30 - Giugno 2010
(LXI)
ADAM SMITH
pensiero e opere
di Emanuela Ferrari
Adam
Smith
nasce
nella
contea
di
Fife,
nel
borgo
di
Kirkcaldy
in
Scozia.
L’anno
di
nascita
è il
1723
ma
non
si
conosce
il
giorno
preciso;
l’unica
data
certa
è
quella
del
suo
battesimo:
il 5
giugno.
Trascorre
la
sua
infanzia
senza
il
padre,
morto
il
25
gennaio
1723.
Nella
sua
vita
rimane
molto
legato
alla
madre,
Margaret
Douglas,
che
lo
segue
ovunque,
anche
nella
dimora
di
Edimburgo.
Questo
forte
affetto
è
motivato
anche
dalla
salute
cagionevole
del
giovane
studioso
che,
sin
da
piccolo,
vive
quasi
in
solitudine
per
l’impossibilità
di
praticare
attività
fisiche
con
i
compagni.
Frequenta
la
scuola
della
sua
contea
e,
all’età
di
quattordici
anni,
studia
all’Università
di
Glasgow.
Ha
la
fortuna
di
conoscere
il
maestro
Francis
Hutcheson.
Nel
1740
si
sposta
ad
Oxford
per
la
vincita
di
una
borsa
di
studio
al
Balliol
College,
ma
l’atmosfera
di
questo
luogo
non
è
appropriata
per
un
giovane
aperto
anche
a
nuove
“vedute”.
Il
corpo
docente
è
molto
severo
e
poco
incline
a
far
conoscere
delle
letture
“diverse”,
come
quelle
appena
pubblicate
da
David
Hume.
Smith
viene
sorpreso
a
leggere
il
Trattato
sulla
natura
umana
di
Hume;
ne
rimane
tanto
affascinato
da
iniziare
a
dubitare
della
sua
fede.
Il
testo
viene
sequestrato
dagli
insegnanti
e
Smith
è
rimproverato
duramente.
Questo
evento
induce
lo
stesso
ad
abbandonare
Oxford
dopo
sei
anni
di
formazione
alla
cultura
presbiteriana.
Non
consegue
il
titolo
per
accedere
alla
carriera
ecclesiastica
nella
Chiesa
scozzese,
quindi
ritorna
a
Kirkcaldy
senza
aver
completato
un
percorso
che
non
lo
interessa
più.
Nel
1746
la
crisi
di
fede
in
Smith
è
oramai
un
dato
di
fatto.
Forse,
proprio
il
suo
avvicinamento
alle
opere,
e
poi
la
conoscenza
diretta
dello
scettico
Hume,
lo
portano
a
prendere
una
decisione
definitiva:
abbandonare
ogni
progetto
legato
all’attività
ecclesiastica
per
dei
sentimenti
religiosi
che
non
“sente”
più
suoi.
La
prima
opportunità
di
lavoro
proviene
da
Lord
Kames,
il
quale
richiede
al
giovane
scozzese
di
tenere
delle
lezioni
pubbliche,
ad
Edimburgo,
su
vari
argomenti:
diritto,
economia,
filosofia,
ecc.
Queste
verranno
ripetute
regolarmente,
dal
1748
al
1751.
Grazie
al
successo
conseguito,
l’Università
di
Glasgow
lo
chiama
per
l’insegnamento
di
logica
e
l’anno
seguente,
nel
1752,
succede
alla
cattedra
di
filosofia
morale,
tenuta
fino
a
quel
momento
dal
celebre
maestro
Hutcheson.
Sin
dall’inizio
Smith
si
dimostra
un
insegnante
coscienzioso
e
legato
al
suo
lavoro
ma,
nel
1764,
abbandona
la
carriera
accademica
per
diventare
tutore
del
giovane
Duca
di
Buccleuch.
I
due
viaggiano
per
il
continente;
visitano
Tolosa,
Ginevra,
Parigi…
Frequentano
numerosi
circoli
culturali
e
conoscono
persone
di
notevole
spessore
culturale
tra
cui:
Voltaire
e i
fisiocratici.
Nel
1767,
alla
morte
improvvisa
del
giovane
Duca,
Smith
ritorna
a
Kirkcaldy
continuando
a
ricevere
un
cospicuo
vitalizio
per
l’impegno
legato
all’attività
di
tutore.
In
questo
periodo
fino
al
1773
si
concentra
sulla
redazione
del
libro
che
lo
avrebbe
reso
famoso:
La
ricchezza
delle
nazioni,
pubblicato
poi
dopo
tre
anni
a
Londra.
Nel
1778
ottiene
il
posto
di
Commissioner
of
Customs
for
Scotland,
così
decide
di
spostarsi
a
Edimburgo,
dove
lo
segue
anche
la
madre
oramai
anziana.
Un
ultimo
riconoscimento
alla
sua
carriera
avviene
nel
1787
per
la
nomina
di
Rettore
all’Università
di
Glasgow.
Muore
nel
luglio
del
1790,
ma
la
sua
fama
è
pervenuta
fino
ai
nostri
giorni.
La
notorietà
di
Adam
Smith
si
ricollega
alla
pubblicazione
dell’opera
intitolata:
La
ricchezza
delle
nazioni;
l’autore
conquista
l’appellativo
di
fautore
della
teoria
economica
liberale
ma,
prima
di
essere
un
cultore
della
disciplina
economica,
Smith
è
fondamentalmente
un
filosofo
morale.
Infatti,
la
prima
opera
che
questi
presenta
al
pubblico
risale
al
1759:
La
teoria
dei
sentimenti
morali.
E’
scritta
durante
la
sua
attività
accademica
in
qualità
di
docente
di
logica
per
un
anno,
poi
nel
1752
come
professore
di
filosofia
morale.
Questa
disciplina,
al
tempo,
era
articolata
in
quattro
aree:
teologia
naturale,
etica,
giurisprudenza,
istituzioni
politiche
ed
economiche.
Per
la
prima
parte
dell’insegnamento
Smith
faceva
riferimento
ai
contenuti
della
cultura
presbiteriana
acquisiti
nella
sua
esperienza
inglese
di
studente;
più
precisamente
ai
valori
propri
della
dottrina
calvinista
scozzese.
Riguardo
all’etica
e
all’economia,
egli
era
solito
introdurre
anche
argomentazioni
legate
a
riflessioni
personali;
in
particolare,
molte
considerazioni
derivavano
dalla
partecipazione
ad
incontri
e
associazioni
culturali
frequentate
da
uomini
di
fama
e,
soprattutto,
da
commercianti.
Si
fa
presente
che
l’età
storica
in
cui
vive
lo
studioso
è
quella
dell’Illuminismo
che,
in
area
scozzese,
prende
appunto
la
denominazione
di
Rinascimento
scozzese,
quale
“momento”
intellettuale-culturale
di
risveglio
per
questo
territorio
a
nord
dell’Inghilterra
che
aveva
vissuto
un
lungo
periodo
di
abbandono
e
isolamento
per
una
serie
di
motivi.
La
ripresa,
in
senso
politico,
economico
e
culturale
della
zona
da
Glasgow
ad
Edimburgo,
è
rintracciabile
in
un
evento
storico
preciso:
il
Treaty
of
Union
nel
1707,
che
va a
consolidare,
definitivamente,
un
precedente
avvenimento:
l’Unione
delle
Corone,
avvenuta
nel
1603.
Giacomo
IV
di
Scozia
riunisce,
nella
sua
persona,
la
corona
di
Scozia
e
quella
di
Inghilterra
e
prende
il
nome
di
Giacomo
I di
Bretagna.
Il
trattato
del
secolo
successivo
consolida
l’unificazione
territoriale
con
l’unione
dei
due
parlamenti.
Per
quanto
riguarda
l’etica
Smith
decide,
dopo
la
pubblicazione
della
Teoria
dei
sentimenti
morali,
di
ridurre
le
lezioni
dedicate
a
questa
disciplina
poiché
appunto
i
riferimenti
sono
presenti
nel
suo
testo.
Riguardo
alla
giurisprudenza
e
alle
istituzioni
politiche
questi
attinge
alle
letture
pubbliche,
tenute
in
gioventù
ad
Edimburgo
con
il
sostegno
di
Lord
Kames.
La
sua
attenzione
maggiore
è
rivolta
all’economia
considerando
i
cambiamenti,
anche
urbanistici,
che
si
stavano
verificando
sul
territorio
scozzese.
Da
attento
osservatore,
li
appunta
per
riportarli
nell’opera
economica
adottando
una
tecnica
espositiva
raffinata:
applicare
il
metodo
analitico
in
sinergia
con
quello
deduttivo
e
newtoniano.
La
studio
della
figura
di
Adam
Smith
però
merita
qualche
altro
riferimento.
Infatti
tale
personaggio
non
verrebbe
compreso
nella
sua
interezza,
e
complessità,
se
non
venissero
menzionate
anche
le
sue
opere
giovanili:
i
Saggi
filosofici,
le
Letture
sulla
giurisprudenza,
le
Letture
sulla
retorica
e
belle
lettere.
Ogni
suo
scritto
faceva
parte
di
un
piano
volto
ad
evidenziare
tutti
i
settori
in
cui
la
conoscenza
umana
si
manifesta;
si
tratta
di
una
conoscenza
appunto
intesa
come
fonte
di
civiltà
e
progresso
continuo.
Nell’Illuminismo,
di
fatto,
l’idea
di
progresso
diventa
la
chiave
interpretativa
del
livello
di
civiltà
raggiunto
dall’uomo,
i
cui
comportamenti
si
ripetono
nel
tempo
e
nello
spazio,
come
una
costante.
In
tal
senso
l’agire
dell’individuo
può
essere
studiato
usando
le
leggi
proprie
della
fisica,
cioè
i
principi
e le
semplici
leggi
che
Newton
ha
riconosciuto
nella
sua
scienza
sperimentale,
o
meglio
definita
philosophia
naturalis.
Da
qui
si
comprende
che
in
Smith
è
presente,
come
nella
scuola
dei
moralisti
scozzesi,
una
filosofia
antropocentrica
dove
l’uomo
è
posto
a
fondamento
della
riflessione
etica,
anche
se
non
mancano
riferimenti
alla
trascendenza
legati
ad
una
visione
protestante
di
matrice
calvinista.