[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

N° 207 / MARZO 2025 (CCXXXVIII)


attualità

A GOOD MIND GROWS IN THORNY PLACES
sulla comunità Rom Slovacca

di Leila Tavi


A Good Mind Grows in Thorny Places (Dom Strom), documentario diretto da Katarina Gramatová e vincitore del Best Documentary Award al Tampere Film Festival, esplora la vita quotidiana a Utekáč (in ungherese Újantalvölgy), un comune della Slovacchia situato nel distretto di Poltár, nella regione di Banská Bystrica. Attraverso gli occhi di Adam, un giovane di etnia Rom, il documentario restituisce un ritratto intimo e crudo della comunità locale, segnata dal declino economico e dall'isolamento sociale.

 

Il racconto di Adam: quotidianità e resistenza

 

Adam vive accanto alla piccola stazione ferroviaria dove terminano i binari. Dalla finestra della sua chalupka osserva i pendolari che vanno e vengono, ma il suo sguardo è sempre rivolto al fratello Dano, un "montanaro" che gli ha insegnato come sopravvivere e farsi rispettare in un ambiente ostile. Un tempo Utekáč ospitava una vetreria che garantiva lavoro e stabilità economica, ma oggi l'unica occupazione disponibile consiste in lavori di pubblica utilità, come sgomberare la neve dalle strade.

 

Il giovane protagonista trascorre le sue giornate aiutando un adulto, Cifo, un uomo dalla tempra dura, a svolgere piccoli lavori manuali nella sua chalupka: dare da mangiare all'alce Estina, tagliare la legna... Attraverso questa relazione Adam impara a interagire con la natura e a trovare un senso di appartenenza nella semplicità della vita rurale.

 

Il paesaggio sonoro di Utekáč e il declino industriale

 

Il documentario si apre con immagini di un bosco avvolto in un silenzio surreale, interrotto soltanto dal ruggito lontano della montagna e della valle. Il tempo sembra sospeso. L’inerzia dell'uomo porta alla dissoluzione non soltanto della comunità, ma anche del paesaggio stesso. Come in una profezia poetica, riecheggiano i versi di Ján Botto in Smrť Jánošíkova: "Keď sa my minieme, minie sa krajina, akoby odlomil vŕštek z rozmarína; keď sa my minieme, minie sa celý svet, akoby odpadol z červenej ruže kvet". ("Quando ce ne andremo, sparirà la terra, come un ramoscello spezzato di rosmarino; quando ce ne andremo, sparirà il mondo intero, come un petalo caduto da una rosa rossa”.)

 

La vetreria un tempo dava vita al paese: lavoro, infrastrutture, persino una piscina e visite diplomatiche e d’affari da Cina e Giappone. La fabbrica è stata distrutta e oggi Utekáč è un luogo è dimenticato, la sua gente subisce il peso dell'invisibilità sociale.

 

La condizione dei Rom in Slovacchia

 

L'esperienza di Adam e della sua comunità è rappresentativa della situazione più ampia dei Rom in Slovacchia. Secondo studi recenti le comunità Rom marginalizzate affrontano ostacoli sistemici nel campo dell'istruzione, della salute e dell'accesso al lavoro.

 

L'implementazione di programmi statali di supporto basati sulla comunità ha prodotto alcuni risultati positivi negli ultimi anni, soprattutto in termini di risorse finanziarie e di accesso ai servizi sociali. Tuttavia, la partecipazione alla vita politica dei Rom è ancora limitata e il discorso pubblico continua a essere permeato da pregiudizi. La mancanza di una strategia statale a lungo termine e la dipendenza dai fondi strutturali europei hanno reso difficile un miglioramento effettivo della loro condizione. Inoltre, la segregazione scolastica rappresenta un ulteriore ostacolo per le nuove generazioni, privandole di opportunità educative che potrebbero favorire una maggiore integrazione. La scarsità di rappresentanza politica e la persistenza di stereotipi discriminatori contribuiscono a rafforzare un circolo vizioso di esclusione e di povertà. Nonostante queste difficoltà, il documentario di Katarina Gramatová mostra una dimensione di resistenza e di autodeterminazione. Adam, pur subendo discriminazioni e difficoltà economiche, trova un senso di dignità attraverso il lavoro e le relazioni personali. La sua storia è un esempio di resilienza in un contesto che offre poche opportunità di riscatto e dove l’esaltazione degli estremismi è un nuovo ghetto ideologico e sociale.

 

La presenza storica e sul territorio dei Rom in Slovacchia

 

I Rom sono presenti in Slovacchia da diversi secoli, con testimonianze della loro esistenza già nel Medioevo. Durante il periodo dell'Impero Austro-Ungarico, molte comunità Rom si stabilirono nelle campagne e nelle periferie urbane, lavorando come artigiani, musicisti e commercianti. Nella seconda metà del XVIII secolo, la politica favorevole nei loro confronti dell'imperatrice Maria Teresa e in seguito di suo figlio Giuseppe II contribuì alla forte concentrazione delle comunità Rom nell'Europa centrale e sudorientale. Nonostante la forte presenza sul territorio, lo status sociale dei Rom rimase però precario e con l'avvento del XX secolo furono soggetti a politiche di assimilazione forzata e discriminazione.

 

Durante la Seconda guerra mondiale i Rom slovacchi subirono persecuzioni e deportazioni nei campi di concentramento nazisti. Dopo il conflitto, il regime comunista tentò di integrarli nella società attraverso programmi di lavoro obbligatorio e insediamenti forzati, ma molte di queste politiche ebbero l'effetto opposto, contribuendo alla segregazione e alla marginalizzazione.

Attualmente le comunità Rom in Slovacchia sono distribuite in diverse regioni, con una maggiore concentrazione nelle aree orientali e centrali del Paese. Molti Rom vivono in insediamenti separati, spesso privi di infrastrutture adeguate. Le condizioni abitative variano significativamente: alcune famiglie risiedono in villaggi rurali integrati, mentre altre abitano in baraccopoli ai margini delle città. La segregazione geografica si riflette anche nella sfera educativa e lavorativa, limitando le opportunità di mobilità sociale.

 

Conclusioni

 

A Good Mind Grows in Thorny Places non è soltanto un documentario su un ragazzo Rom in una cittadina slovacca in declino. È una riflessione poetica sulla perdita, sulla memoria e sulla sopravvivenza. Il suono del vento tra gli alberi e il silenzio delle fabbriche abbandonate raccontano di un mondo che cambia, di una comunità che lotta per esistere. Il film diventa così un manifesto della condizione Rom in Slovacchia e in Europa, un invito a guardare oltre gli stereotipi e ad ascoltare le voci di chi rimane troppo spesso ai margini della storia.

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]