A GOOD MIND GROWS IN THORNY
PLACES
sulla comunità Rom Slovacca
di Leila
Tavi
A Good Mind Grows in Thorny Places
(Dom Strom), documentario diretto da
Katarina Gramatová e vincitore del
Best Documentary Award al Tampere
Film Festival, esplora la vita
quotidiana a Utekáč (in ungherese
Újantalvölgy), un comune della
Slovacchia situato nel distretto di
Poltár, nella regione di Banská
Bystrica. Attraverso gli occhi di
Adam, un giovane di etnia Rom, il
documentario restituisce un ritratto
intimo e crudo della comunità
locale, segnata dal declino
economico e dall'isolamento sociale.
Il racconto di Adam: quotidianità e
resistenza
Adam vive accanto alla piccola
stazione ferroviaria dove terminano
i binari. Dalla finestra della sua
chalupka osserva i pendolari
che vanno e vengono, ma il suo
sguardo è sempre rivolto al fratello
Dano, un "montanaro" che gli ha
insegnato come sopravvivere e farsi
rispettare in un ambiente ostile. Un
tempo Utekáč ospitava una vetreria
che garantiva lavoro e stabilità
economica, ma oggi l'unica
occupazione disponibile consiste in
lavori di pubblica utilità, come
sgomberare la neve dalle strade.
Il giovane protagonista trascorre le
sue giornate aiutando un adulto,
Cifo, un uomo dalla tempra dura, a
svolgere piccoli lavori manuali
nella sua chalupka: dare da
mangiare all'alce Estina, tagliare
la legna... Attraverso questa
relazione Adam impara a interagire
con la natura e a trovare un senso
di appartenenza nella semplicità
della vita rurale.
Il paesaggio sonoro di Utekáč e il
declino industriale
Il documentario si apre con immagini
di un bosco avvolto in un silenzio
surreale, interrotto soltanto dal
ruggito lontano della montagna e
della valle. Il tempo sembra
sospeso. L’inerzia dell'uomo porta
alla dissoluzione non soltanto della
comunità, ma anche del paesaggio
stesso. Come in una profezia
poetica, riecheggiano i versi di Ján
Botto in Smrť Jánošíkova: "Keď
sa my minieme, minie sa krajina,
akoby odlomil vŕštek z rozmarína;
keď sa my minieme, minie sa celý
svet, akoby odpadol z červenej ruže
kvet". ("Quando ce ne andremo,
sparirà la terra, come un ramoscello
spezzato di rosmarino; quando ce ne
andremo, sparirà il mondo intero,
come un petalo caduto da una rosa
rossa”.)
La vetreria un tempo dava vita al
paese: lavoro, infrastrutture,
persino una piscina e visite
diplomatiche e d’affari da Cina e
Giappone. La fabbrica è stata
distrutta e oggi Utekáč è un luogo è
dimenticato, la sua gente subisce il
peso dell'invisibilità sociale.
La condizione dei Rom in Slovacchia
L'esperienza di Adam e della sua
comunità è rappresentativa della
situazione più ampia dei Rom in
Slovacchia. Secondo studi recenti le
comunità Rom marginalizzate
affrontano ostacoli sistemici nel
campo dell'istruzione, della salute
e dell'accesso al lavoro.
L'implementazione di programmi
statali di supporto basati sulla
comunità ha prodotto alcuni
risultati positivi negli ultimi
anni, soprattutto in termini di
risorse finanziarie e di accesso ai
servizi sociali. Tuttavia, la
partecipazione alla vita politica
dei Rom è ancora limitata e il
discorso pubblico continua a essere
permeato da pregiudizi. La mancanza
di una strategia statale a lungo
termine e la dipendenza dai fondi
strutturali europei hanno reso
difficile un miglioramento effettivo
della loro condizione. Inoltre, la
segregazione scolastica rappresenta
un ulteriore ostacolo per le nuove
generazioni, privandole di
opportunità educative che potrebbero
favorire una maggiore integrazione.
La scarsità di rappresentanza
politica e la persistenza di
stereotipi discriminatori
contribuiscono a rafforzare un
circolo vizioso di esclusione e di
povertà. Nonostante queste
difficoltà, il documentario di
Katarina Gramatová mostra una
dimensione di resistenza e di
autodeterminazione. Adam, pur
subendo discriminazioni e difficoltà
economiche, trova un senso di
dignità attraverso il lavoro e le
relazioni personali. La sua storia è
un esempio di resilienza in un
contesto che offre poche opportunità
di riscatto e dove l’esaltazione
degli estremismi è un nuovo ghetto
ideologico e sociale.
La presenza storica e sul territorio
dei Rom in Slovacchia
I Rom sono presenti in Slovacchia da
diversi secoli, con testimonianze
della loro esistenza già nel
Medioevo. Durante il periodo
dell'Impero Austro-Ungarico, molte
comunità Rom si stabilirono nelle
campagne e nelle periferie urbane,
lavorando come artigiani, musicisti
e commercianti. Nella seconda metà
del XVIII secolo, la politica
favorevole nei loro confronti
dell'imperatrice Maria Teresa e in
seguito di suo figlio Giuseppe II
contribuì alla forte concentrazione
delle comunità Rom nell'Europa
centrale e sudorientale. Nonostante
la forte presenza sul territorio, lo
status sociale dei Rom rimase però
precario e con l'avvento del XX
secolo furono soggetti a politiche
di assimilazione forzata e
discriminazione.
Durante la Seconda guerra mondiale i
Rom slovacchi subirono persecuzioni
e deportazioni nei campi di
concentramento nazisti. Dopo il
conflitto, il regime comunista tentò
di integrarli nella società
attraverso programmi di lavoro
obbligatorio e insediamenti forzati,
ma molte di queste politiche ebbero
l'effetto opposto, contribuendo alla
segregazione e alla
marginalizzazione.
Attualmente le comunità Rom in
Slovacchia sono distribuite in
diverse regioni, con una maggiore
concentrazione nelle aree orientali
e centrali del Paese. Molti Rom
vivono in insediamenti separati,
spesso privi di infrastrutture
adeguate. Le condizioni abitative
variano significativamente: alcune
famiglie risiedono in villaggi
rurali integrati, mentre altre
abitano in baraccopoli ai margini
delle città. La segregazione
geografica si riflette anche nella
sfera educativa e lavorativa,
limitando le opportunità di mobilità
sociale.
Conclusioni
A Good Mind Grows in Thorny Places
non è soltanto un documentario su un
ragazzo Rom in una cittadina
slovacca in declino. È una
riflessione poetica sulla perdita,
sulla memoria e sulla sopravvivenza.
Il suono del vento tra gli alberi e
il silenzio delle fabbriche
abbandonate raccontano di un mondo
che cambia, di una comunità che
lotta per esistere. Il film diventa
così un manifesto della condizione
Rom in Slovacchia e in Europa, un
invito a guardare oltre gli
stereotipi e ad ascoltare le voci di
chi rimane troppo spesso ai margini
della storia.