N. 5 - Ottobre 2005
IL THESEION SIVE
HEPHAISTEION
Spunti per
un’interpretazione – Parte I
di
Francesco Cristiano
Il
periodo compreso tra il 450 ed il 430 a.C. rappresenta
storicamente e culturalmente il momento più alto della
civiltà greca. Ora più che mai Atene, uscita
vittoriosa da Maratona, ha piena consapevolezza dela
propria grandezza. La città, infatti, era riuscita,
praticamente da sola, a sconfiggere un esercito
giudicato invincibile e il prestigio che ne ricavò fu
immenso. Fu questa, del resto, la prima vera grande
vittoria dell’Europa sull’Oriente. Non era in gioco
soltanto l’indipendenza di una polis o di un
popolo. Come era chiaro a tutti, si era trattato dello
scontro tra due civiltà, tra due opposti modi di
intendere la condizione umana e le forme di
convivenza.
Pur
uscendo profondamente provata dall’invasione persiana,
Atene era salva, la flotta era intatta. L’orgoglio
della vittoria portava gli Ateniesi a moltiplicare le
possibilità di innumerevoli categorie artigiane mentre
la produzione di beni veniva moltiplicata. Gli
Ateniesi iniziarono, inoltre, alcune operazioni
geniali a sostegno della propria finanza:
riassorbimento della circolazione del bronzo che
veniva fuso nel donario di Maratona a Delfi, e
soprattutto nell’enorme Promachos sull’Acropoli;
immobilizzazione dell’oro di tutta la lega nella
Parthenos, operazione che obbligava gran parte delle
città della Grecia a realizzare colossi d’oro e di
avorio e che facilitava la circolazione dell’argento
ateniese. Nel campo dell’architettura è in questo
periodo che furono progettati edifici per l’Acropoli e
per i santuari della città e dell’Attica che
sostituirono quelli più antichi.
Gli
edifici più imponenti vennero realizzati in tempi
record: il Partenone fu ultimato in dieci anni, gli
altri templi, in media, in quattro anni. Anche la
religiosità, durante il V e il VI secolo, subì
trasformazioni imponenti: gli dei tendono a
umanizzarsi, perdendo quella perentoria presenza che
caratterizzava le divinità del VI secolo. Spesso
accade che più divinità si fondono in una o divinità
nuove coesistono con eroi mitici anche all’interno di
uno stesso tempio. Questo è ciò che si ritrova in
alcuni edifici templari ateniesi intorno alla metà del
V sec. a.C.
Tra
gli edifici, a noi meglio noti, in cui si presenta
questa soluzione originale è il cosiddetto Theseion
o Hephaisteion.
Il
Theseion sorge sul Kolonos agoraios
che è una collinetta che sovrasta il lato occidentale
dell’agorà di Atene. In particolare, il Kolonos
agoraios fa parte di un quartiere che sin dai
tempi più antichi era tradizionalmente occupato da
officine di fabbri e di calderai. Il tempio si ritiene
che sia stato iniziato nell’anno 449, subito dopo la
metà del V sec., e sia stato, se non completato,
almeno portato a buon punto nell’anno 445, quindi in
un arco di tempo di 5 anni.
Si
tratta di un periptero esastilo di ordine dorico con
13 colonne sui lati lunghi. La cella è doppia in antis.
Nella pianta si nota la tendenza ad evidenziare i
valori di facciata, a mettere cioè in risalto i lati
brevi sia sul lato principale, che è quello orientale,
sia sul secondario che è quello occidentale e rendendo
la distanza tra la peristasi e l’inizio del pronao più
profonda di quanto non sia la distanza fra la
peristasi ed i muri laterali della cella; inoltre
rendendo il pronao (ed anche l’opistodomo dall’altra
parte) notevolmente profondo. Le fondazioni di questo
edificio sono in pietra calcarea. L’elevato è in marmo
dell’Attica (marmo dell’Imetto); le sculture
decorative sono in marmo delle isole (marmo di Paro)
che è più pregiato rispetto al marmo attico.
Theseion
(pianta)
All’esterno, sull’architrave dell’edificio, si trova
un fregio dorico che consta di una scansione di metope
e triglifi. Non tutte le metope del fregio dorico sono
scolpite ma solo quelle della fronte, cioè del lato
orientale e le prime quattro metope dei due lati
lunghi adiacenti, cioè le prime 4 metope del lato Nord
e le prime 4 metope del lato Sud. Praticamente queste
4 metope da una parte e dall’altra corrispondono ai
primi 2 intercolumni della peristasi laterale. Nelle
metope della fronte (lato orientale) sono
rappresentate le imprese di Eracle;
Theseion
(lato orientale)
sulle 4 metope del lato nord e sulle 4 del lato sud (8
metope complessivamente) sono rappresentate le imprese
di Teseo. Tutte le altre metope sono lisce.
Theseion
(lato meridionale)
Per
quanto riguarda le sculture frontonali, sembra che sul
lato orientale fosse rappresentata l’apoteosi di
Eracle. Si ritiene che al centro del frontone ci fosse
Zeus in trono. A sinistra e a destra di Zeus erano
Atena ed Eracle che veniva presentato a Zeus. Nell’ala
sinistra del frontone, quindi dal lato di Atena, era
probabilmente il cocchio di Atena con Nike come auriga
e, nell’angolo del frontone, una figura semigiacente.
Nell’ala destra, cioè dalla parte di Eracle, era
probabilmente il cocchio di Eraclre forse guidato dal
suo carissimo amico Iolao e nell’angolo un’altra
figura semigiacente. Di tutte queste sculture a noi è
pervenuto un busto femminile che dal tipo di panneggio
e dall’attributo che porta potrebbe essere quello di
Atena, ed un busto maschile che, per le
caratteristiche anatomiche molto accentuate, potrebbe
essere il busto di Eracle.
Come
acroteri, sempre del lato orientale, sono state
trovate due figure femminili panneggiate che qualcuno
ha identificato con le Esperidi. Questa attribuzione
delle sculture acroteriali al frontone orientale non è
sicura: alcuni, infatti, ritengono che queste figure
fossero collocate nel frontone occidentale, del quale
non sappiamo nulla. Si tratterebbe di figure feminili
stanti, in corsa. Se questa ricostruzione è esatta
allora avremmo tutta la facciata orientale dedicata
all’esaltazione di Eracle: imprese di Eracle nelle
metope, l’apoteosi di Eracle nel frontone, e se le
figure femminili sono da considerarsi come acroteri
del frontone orientale, avremmo un ulteriore
riferimento alle imprese di Eracle.
Un
fatto anomalo è che nel frontone occidentale del
Theseion tutte le metope sono liscie cioè non ci
sono sculture architettoniche.
Theseion
(lato occidentale)
Ancora oggi, varcando la peristasi del lato orientale,
vediamo che sul pronao, al di sopra dell’architrave,
c’è un fregio continuo di ordine ionico. Esso non è
limitato soltanto al pronao della cella, cioè non
finisce con i muri laterali della cella come ci si
aspetterebbe, ma continua formando due specie di ali
che si vanno a collegare con la parte interna della
peristasi proprio dove lateralmente finiscono le 4
metope con le imprese di Teseo. Quindi tra il fregio
dorico esterno e quello ionico interno si viene a
creare come una continuità ideale.
Theseion
(assonometria)
Si
tratta di una soluzione innovativa. Pensiamo al fregio
del Partenone. Esso gira tutto intorno alla cella,
cioè è un elemento ionico inserito in un edificio
dorico ma con una netta distinzione: fregio dorico
all’esterno, fregio ionico all’interno, fregio dorico
nella peristasi, fregio ionico nella cella. Nel
Theseion c’è qualcosa di nuovo. Quando
l’architetto crea un fregio che, continuando oltre la
facciata della cella si ricollega alla trabeazione,
isola uno spazio che è quello costituito
dall’ambulacro della peristasi sulla fronte. Pertanto
si crea come una sorta di ambiente rettangolare, che
si pone perpendicolarmente alla cella. Tutto ciò è
un’ulteriore accentuazione degli effetti di facciata
dove abbiamo, addirittura, un ambiente rettangolare
perpendicolare all’asse della cella.
Questa insistenza nel sottolineare i valori di
facciata è un elemento di spiccato ionismo che
s’inserisce prepotentemente nell’ordine dorico. Il
fregio del pronao, che continua e si collega con l’epistilio,
è composto di 6 lastre: 4 sono quelle che
corrispondono alla facciata della cella, altre due –
rispettivamente da una parte e dall’altra – sono
quelle che creano il ponte che collega il fregio
ionico della cella con quello della peristasi. Le
lastre che costituiscono il ponte con la peristasi
rappresentano figure di divinità, nelle altre sono
raffigurate scene di combattimento (imprese di Teseo).
Un fregio ionico c’era anche sull’architrave dell’opistodomo.
Ma qui non avviene ciò che avveniva dal lato del
pronao: il fregio è composto soltanto da 4 lastre e
finisce quando finiscono i muri laterali della cella.
Vi è rappresentata una centauromachia, probabilmente
quella di Teseo.
Alla
luce di tutto ciò possiamo dire che abbiamo in quest’edificio
(anche a livello strutturale) tutta un’esaltazione
dell’eroe dorico e peloponnesiaco per eccellenza,
Eracle, a cui si accosta, ed è messo sullo stesso
piano, il massimo eroe del mito attico, Teseo. È
spontaneo chiedersi, pertanto, il motivo per cui in un
tempio attico, dove ci aspetteremmo in posizione
predominante solo Teseo, troviamo invece anche Eracle
quasi nel desiderio di giungere a una sorta di
gemellaggio tra i due eroi. |