N. 3 - Agosto 2005
DAL LIVE
8 ALLE BOMBE DI SHARM EL SHEIK
Cronaca
di un'occasione gettata al vento
di
Stefano De Luca
Il
2 luglio i concerti del Live8 di Londra, Roma,
Parigi, Berlino, Philadelphia, Barrie, Tokyo,
Johannesburgh e Mosca, hanno mostrato il lato più
bello di questo folle mondo di inizio millennio.
Questi concerti, tenutisi in contemporanea, sono stati
il punto di partenza del Long Walk To Justice,
ossia un programma fortemente voluto da Bob Geldof per
“permettere alle nostre voci di essere udite
all’unisono” nella richiesta di aiuto per i Paesi
poveri dell’Africa.
La straordinaria partecipazione di
pubblico su tutte le piazze e davanti agli schermi
televisivi lasciava presagire che i politici del G8,
che si sarebbero incontrati dal 6 all’ 8 luglio a
Gleneagles (Scozia), non sarebbero potuti rimanere
sordi ad un richiamo di massa di questo genere.
Invece il mondo si è nuovamente fermato il 7 luglio
a causa dell’attacco terroristico di Londra,
che pure era stata il cuore del Live8 e festeggiava la
fresca assegnazione dell’edizione 2012 dei Giochi
Olimpici.
In cinque giorni si è così passati dalla
dalla gioia di un evento che ha unito il mondo, allo
sgomento per una follia che lo ha nuovamente spezzato.
Più di 50 morti e 600 feriti, innocenti, colpiti
mentre si dirigevano a scuola, al lavoro, sugli
autobus e nelle metropolitane della capitale
britannica, ci hanno improvvisamente riportato alla
realtà, proprio quella realtà che con tanti sforzi
Geldof e centinaia di migliaia di individui in tutti
il mondo hanno tentato di cambiare, ignari che di
fronte all’odio del terrorismo internazionale non c’è
spazio per i buoni sentimenti.
Il
mio senso di rassegnazione dopo l’assurdo attentato è
stata una reazione di certo sbagliata, perché non
bisogna mai abbattersi e lasciare che sia l’odio a
prevalere non dico sull’amore, ma quantomeno sulla
tolleranza e sulla solidarietà tra il Nord ed il Sud
del mondo.
L’attacco a Londra è stato un attacco vile
come tutti gli altri del genere perché ha colpito dei
cittadini indifesi, e non ha fatto gli interessi dei
soggetti in nome dei quali gli attentatori hanno
pensato di colpire, ossia i cittadini dei Paesi
islamici.
Anzi è proprio questo genere di terrorismo a
screditare milioni di donne e uomini di fede islamica
che vivono in Occidente, poiché creano nella
popolazione un pregiudizio nei loro confronti, dovuto
al timore di essere colpiti, che limita ulteriormente
la possibilità di ristabilire un clima sereno.
Se
l’unica strada da seguire è quella del dialogo e
dell’accettazione delle reciproche differenze
culturali, gli attentati terroristici sono in questo
senso il pericolo principale.
Di certo la
spregiudicata politica estera voluta dai neo-con
americani non aiuta, ma questi attacchi al vivere
civile dell’Occidente paradossalmente rafforzano la
linea di condotta dell’Amministrazione Bush, e
sembrano spingerci nella logica occhio per occhio,
dente per dente dalla quale non c’è via d’uscita.
Il 22 una nuova
devastazione nella città balneare egiziana di Sharm
El Sheik, tanto cara agli europei per i suoi
prezzi contenuti ed il piacere di un tuffo nel Mar
Rosso.
Il coinvolgimento di cittadini italiani nelle
esplosioni che hanno lacerato i due hotel di Sharm ha
messo in ginocchio la speranza, ed ha prodotto tra la
popolazione tensione e la netta sensazione di essere
un obiettivo reale dei terroristi, come confermato
dalle dichiarazioni di Berlusconi e Pisanu sullo stato
di allerta.
Credo che la cosa importante, nel
momento di maggiore difficoltà, quando il nemico
sembra stia per sopraffarci, è trovare la forza di non
abbatterci e di lottare sino all’ultimo per la pace e
per la pari dignità di tutti i popoli.
E' questo il
momento di non lasciare che l’appello di Geldof cada,
assieme al dialogo interculturale, sotto i colpi di un
caldo mese di luglio, iniziato sotto i migliori
auspici e finito nell’incubo. |