N. 1 - Giugno 2005
WILLIAM WEBB ELLIS
La
nascita del rugby tra mito e realtà
di
Gilberto Trombetta
Era
il primo novembre del 1823. Un tipico pomeriggio
invernale nella cittadina di Rugby, nel Warwickshire.
Il cielo era grigio, la luce fioca e i ragazzi della
Scuola Pubblica erano pronti a darsi battaglia in una
delle tante sfide interclasse di Big Side (così
chiamavano il football in questa zona).
Mentre se le
davano di santa ragione in una delle frequentissime
mischie, tipica di ogni partita che si rispetti, un
ragazzo di 16 anni restava in disparte. Lui non era
portato per i giochi di squadra. Dopo 7 anni ancora
non era riuscito ad integrarsi con i ragazzi della sua
nuova città.
Orfano, originario di
Manchester, si trasferì con la madre all’età di 6
anni, subito dopo la morte del padre, ucciso nella
battaglia di Albuera. Entrò nella scuola nel 1816. Non
era benestante e questo, aggiunto al suo status di
immigrato, non lo rendeva molto popolare tra i figli
di papà della Pubblic School di Rugby. Ma,
soprattutto,
William Webb Ellis non digeriva per niente le
imposizioni, le regole.
In quel momento, perso nei
suoi pensieri, quell’ammasso di cuoio informe gli
corse contro, rimbalzando spasmodicamente. Una luce,
un lampo negli occhi. Un lampo di sfida, verso quei
ragazzi boriosi e pieni di sé, con le loro regole
precise e fatte su misura. “Chissenefrega!”, pensò
William. Afferrò la palla e corse senza mai voltarsi,
il pallone sempre stretto al petto, finché non arrivò
sulla linea di marcatura. Lì depositò finalmente la
palla a terra tra lo stupore ed il risentimento
generale.
Questa, in linea di massima, è la storia che
ci si sente raccontare quando si vuole sapere
l’origine del Rugby. Una favola bella, fatta di
libertà e ribellione, ma purtroppo probabilmente assai
distante dalla realtà.
Ancora oggi, nel College di Rugby
troneggia la statua di Ellis, con una lastra
commemorativa che recita “This stone commemorates the
exploit of William Webb Ellis who with a fine
disregard for the rules of football as played in his
time first took the ball in his arms and ran with it
thus originating the distinctive feature of the rugby
game. a.d. 1823”.
Ad
un’attenta ricerca però si scopre che all’epoca il
gioco del football era praticato in numerose varianti
che cambiavano di scuola in scuola. Che a loro volta
tali varianti venivano modificate e ratificate di anno
in anno da una rappresentanza di studenti. Non solo,
in quel periodo in molte scuole era permesso bloccare
la palla con le mani. Era il trattenerla ed iniziare a
correre che in linea di massima era proibito.
Ciononostante è
plausibile pensare che all’interno di tutte queste
varianti sia successo, in posti diversi e nel corso
degli anni, che qualcuno abbia praticato una
variante in cui
fosse permesso correre con la palla in mano.
Non solo.
La storia di Ellis comparve per la prima volta nel
1876, quando Matthew Holbeche Bloxam, per rispondere
ad una lettera pubblicata sul The Standard,
nella quale ci si interrogava sulle origini del Rugby,
pubblicò un articolo sul Meteor, il giornale
della Pubblic School di Rugby. L’articolo, molto vago,
faceva riferimento ad una storia raccontata da un
testimone anonimo che avrebbe assistito al gesto
eretico di Ellis.
L’articolo uscì 4 anni
dopo la morte di William. Quando la Rugby Football
Union decise di indagare, era il 1895. Bloxam era
ormai morto da 7 anni. La RFU decise allora di
interrogare tutte quelle persone che, all’epoca dei
fatti, frequentavano la
scuola di Rugby.
Pochi però si ricordavano di Ellis. E quei pochi lo
dipingevano come un ottimo giocatore di cricket.
Ma,
soprattutto, non avevano mai sentito parlare di quella
corsa contro le regole.
Quei due articoli scritti da Bloxom tra il 1876 e il 1880, rispettivamente 53 e 57
anni dopo la morte di Ellis, e basati interamente sui
ricordi di un misterioso testimone, restano i soli
indizi a sostegno della leggenda di William Webb Ellis.
Dalla ricerca condotta nel 1895 dalla RFU risulta
chiaro però che 3 anni dopo che Ellis aveva lasciato
la scuola, la pratica di portare la palla avanti con
le mani era “chiaramente proibita".
Anche se Ellis avesse fatto tutto ciò che gli viene
attribuito, le date della prima stesura ufficiale
delle regole (avvenuta nel BigSide Levees della
Pubblic School di Rugby del 28 agosto 1845), se
confrontate con quelle della sua permanenza nella
scuola di Rugby (1816/25), indurrebbero a credere
ragionevolmente che l’ipotetico exploit di Ellis restò
tale e che non sia possibile tracciare una relazione
di causa-effetto con la reale nascita del Rugby.
Certo, il mito di William Webb Ellis ha un fascino
maggiore se paragonato a quello di una genesi
rugbistica frutto di un travaglio durato una ventina e
più di anni e sancito nero su bianco dopo una riunione
di rappresentanti di studenti in una calda e lunga
giornata d’agosto del 1845. Ma la versione meno
poetica ha in più la forza espressiva tipica degli
avvenimenti storicamente probanti. |