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N. 11 - Aprile 2006

IL TRATTAMENTO DEI RIFUGIATI IN AUSTRIA

La nuova normativa sulla somministrazione forzata di sostanze nutritive

di Leila Tavi

 

La recente notizia nei quotidiani italiani sui prigionieri di Guantanamo che, se si rifiutano di mangiare per protestare contro la loro condizione di detenuti senza processo, sono alimentati forzatamente per via orale o nasale con un tubo, ha scosso l'opinione pubblica in Italia.

 

Non tutti in Italia sanno però che i prigionieri politici di Guantanamo non sono gli unici a subire tale inumano trattamento. In Austria, con l'entrata in vigore nel mese di gennaio della nuova normativa sull'alimentazione forzata (Fremdenrechtspaket 2005; art. 78, commi 6 e 7 del Fremdenpolizeigesetz), per i rifugiati che si trovano agli arresti e che fano lo sciopero della fame valgono le stesse regole in vigore nella prigione di Guantanamo.

 

Johannes Rauch, il portavoce del Ministro dell'interno Liese Prokop (ÖVP), ha tranquillizzato i giornalisti durante un'intervista dichiarando: "sono solo i medici a dovere decidere se è necessario ricorrere all'alimentazione forzata e nessun altro".

 

Ma nelle città austriache, modelli di pulizia ed efficienza, sempre più spesso si vedono muri imbrattati con scritte che incitano: "Ausländer raus!".

 

Lo Zara Report 2005, l'inchiesta condotta dalla Onlus Zivilcourage und Anti-Rassismus-Arbeit (Zara), ha dimostrato che in Austria su 75 persone intervistate come campione il 67% si dichiara razzista e il 75% non "sopporta" le persone con la pelle scura.

 

Xiane Kangela, l'autrice dell'inchiesta, ha voluto dimostrare che il razzismo non è un fanatismo di pochi, ma è ancora un male che dilaga nelle società contemporanee.

 

Nel 2005 sono stati denunciati all'associazione Zara 1105 casi di razzismo in Austria; un record per la Onlus che lavora da sei anni per la tutela dei diritti degli stranieri, e in particolar modo dei rifugiati,  in Austria.

 

Come Italia anche l'Austria ha deciso, durante il semestre di presidenza europeo, di costruire degli Schutzzentren, dei centri di accoglienza per "potenziali" rifugiati in Africa e in Ucraina.

 

Didier Kramers, portavoce dell'UNHCR (United Nations High Commissioner for Refugees), si è dichiarato contrario all'iniziativa; non si tratterebbe infatti di programmi per la protezione e l'accoglienza dei richiedenti asilo politico, ma dei veri e propri lager.

 

Oltre all'Austria e all'Italia anche la Gran Bretagna ha presentato alcuni progetti per la costruzione di lager per i rifugiati fuori del territorio dell'Unione europea: Tony Blair ha addirittura proposto, per risolvere il problema dei clandestini senza permesso di soggiorno in Gran Bretagna, di elargire a ciascun rifugiato una somma in denaro.

 

Questo a titolo di risarcimento, per far lasciare l'isola il più presto possibile: 500 euro subito a chi sale sull'aereo senza proteste, altri 1.500 in dodici rate a chi ritorna a casa e 1.000 a chi decide di aprire un'attività o di studiare nel proprio paese.

 

Anche se la soluzione di Blair sembra essere più accettabile di quella dei lager fuori confine è pur sempre un volere chiudere gli occhi suoi problemi sociali ed economici dei paesi in via di sviluppo e non risolverà in modo strutturale l'esodo dalle aree povere; non è certo con 2.000 euro ai pochi coraggiosi che si avventurano in Europa che si risana l'economia in Africa.

 

 

Riferimenti bibliografici:

 

Irene Brickner, Zwangsernährung per Erlass. EU-Flüchtlingszentren: UNHCR widerspricht Prokop, "Der Standard", sabato/domenica, 7/8 gennaio 2006, p. 32

Paola De Carolis, Londra, soldi agli immigrati che vanno via, "Il Corriere della sera", sabato 14 gennaio 2006, p.21

Karin Krichmayr, Rassismus ist "tabuloser und aggressiver". Zara-Report 2005: Rekordjahr mit über 1100 Fällen ausländerfeindlicher Übergriffe, "Der Standard", sabato/domenica, 25/26 marzo 2006, p. 10

Walter Posch, Interrogazione parlamentare 3795/J XXII del 17 gennaio 2006

http://www.parlament.gv.at/pls/portal/docs/page/PG/DE/XXII/J/J_03795/imfname_055313.pdf

Leila Tavi, Vivere dietro al filo spinato. La condizione degli stranieri detenuti nei Cpt in Italia, "Instoria", settembre 2005, n. 4

http://www.instoria.it/home/Filospinato.htm,

Versteckt Flüchtlinge regia di Didi Zach, Austria, 2005

 

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