N. 8 - Gennaio 2006
LE
PRESIDENZIALI IN KAZAKISTAN
Consenso
elettorale per Nazarbaev o intimidazione agli
elettori?
di Leila
Tavi
Il vento di rivoluzione
che in meno di un anno ha rovesciato i vecchi regimi
in quattro delle ex repubbliche sovietiche sembra non
attecchire in Kazakistan.
Il 4 dicembre scorso
Nursultan A. Nazarbayev è stato proclamato con il
91% dei voti per la terza volta consecutiva presidente
della Repubblica del Kazakistan.
Nazarbayev, un ex
apparatchik sovietico, ha battuto con un
risultato sorprendente gli altri candidati, di cui lo
sfidante con più chance Almaty Tuyakbai ha ottenuto
solo il 6,6%. L’OSCE ha dichiarato che le elezioni non
rispondono a criteri democratici e che il governo
kazano ha impedito che le elezioni si svolgessero
regolarmente costringendo gli elettori ad optare per
il presidente uscente.
Secondo Bruce Gorge,
Ministro britannico del Parlamento a capo del gruppo
di osservatori inviati dall’OSCE, i media sono stati
manipolati e monopolizzati dal candidato governativo,
ci sono state intimidazioni agli elettori e
restrizioni della libertà di stampa e di riunione
durante la campagna elettorale, voti multipli e
irregolarità durante lo scrutinio dei voti, nonché
pressioni agli studenti per costringerli a votare
Nazarbayev. Lo sfidante Tuyakbai sostiene che
Nazarbayev ha creato un regime totalitario in Kazakistan.
Nonostante i giudizi
degli osservatori dell’OSCE Nazarbayev gode di un
largo consenso tra il popolo, anche tra i giovani
“occidentalizzati” che hanno soprannominato il loro
presidente “Papa”, papà alla russa.
La carta vincente di
Nazarbayev è il petrolio e il benessere che la vendita
di petrolio alle compagnie internazionali a capitale
straniero può portare al paese. Le promesse di un boom
economico fanno sembrare agli occhi del popolo la
vecchia pratica della corruzione un peccatuccio per
cui il presidente può fare ammenda.
La consolidazione del
potere di Nazarbayev si è verificata durante un
periodo di riassetto della politica in tutti i paesi
dell’ex Unione Sovietica nell’Asia centrale. Segno
tangibile del nuovo corso della politica kazana è la
nuova capitale Astana (prima la capitale era Almaty),
che sorge nel bel mezzo della steppa,
dall’architettura stravagante e d’avanguardia.
Al
centro della città si erge l’imponente Torre
Baiterek, dove centinaia di visitatori ogni giorno
arrivano fino in cima per ammirare il panorama e per
posare la mano sul calco dorato dell’impronta della
mano del presidente Nazarbayev.
Il Kazakistan è formato
per il 90% da steppe e deserto, ma il sottosuolo è
ricco oltre che di petrolio, di metano, carbone,
cromo, mangano, nickel, cobalto, rame, alluminio
bauxite, piombo, zinco, oro, argento e uranio.
Paesi
come la Cina, la Francia, la Russia, gli Stati Uniti
stessi cercano di ingraziarsi il potente presidente
allo scopo di firmare vantaggiosi accordi bilaterali
per lo sfruttamento delle materie prime di cui il Kazakistan è ricco.
Nonostante i suoi metodi dispotici
il presidente ha portato il paese a una crescita
economica del 10% annuo.
Nazarbayev ha deciso di
aprire le porte anche al turismo con l’intenzione di
sfruttare i 2.500 km. delle catene montuose del Tien
Schan e dell’Alta, la montagna più alta è il Khan
Tengri, con i suoi 7.010 m. di altezza.
La popolazione del
Kazakistan ha origini turche e mongole, ma a seguito
dell’annessione alla Russia nel 18. secolo vi sono
stati moltissime migrazioni da e verso altre regioni
dell’Impero russo che hanno fatto si che sul
territorio kazano siano presenti oltre 100 nazionalità
diverse.
Il Ministro
plenipotenziario Rakhat Aliyev ha recentemente
rilasciato un’intervista al periodico austriaco
“Cercle diplomatique” sostenendo la chiara volontà del
suo governo di volere presentare la candidatura per il
2009 alla presidenza dell’OSCE.
Secondo Aliyev questo
è un chiaro segno dei cambiamenti che il paese sta
facendo a tempo di record in ambito economico,
politico e sociale verso la modernizzazione e la
stabilità.
L’intento del governo
kazano è, attraverso l’assistenza dell’OSCE, di
trovare la via giusta per una società multietnica,
dove la tradizione di origine asiatica si fonde con lo
stile di vita europeo e verso la democratizzazione.
Si tratta solo di
pretesto formale da parte del governo kazano per poter
concludere indisturbato con le multinazionali che
portano a Nazarbayev ricchezza e vantaggi personali,
oppure l’ultimo baluardo del sistema sovietico in Asia
centrale riuscirà a svecchiarsi senza che una
rivoluzione organizzata con capitale americano strappi
di mano con violenza lo scettro all’ultimo degli
apparatchik?
Riferimenti
bibliografici:
C.J.Chivers, Kazakhstan
president easily gains 3rd term. Elections are flawed,
monitors declare, in “International Herald
Tribune”
Die Republik Kasachstan,
in « Cercle diplomatique et economique
international », vol. 34, n.283, 2005, pp. 24-25
Le mirage kasakh,
regia di Pierre Caule et Marc Roussel, Arte Geie/Point
du jour, Francia 2005 |