N. 11 - Aprile 2006
NAPOLEONE E LA CAMPAGNA DI
RUSSIA
Mogilev e Smolensk occupate
dai francesi
di
Leila Tavi
Il 24 giugno 1812 Napoleone attraversò il fiume
Niemen ed entrò in territorio russo con un
esercito formato da ufficiali di varie
nazionalità, tra cui anche il generale italiano
Pepe Florestano; circa 400.000 uomini. Il 28
giugno l'esercito francese entrò a Vil'na. La
Grande Armata occupò il 9 luglio la città di
Mogilev.
Il 18 agosto l’esercito francese entrò a Smolensk,
nel cuore della Russia. La vittoria di Borodino
del 5 settembre 1812, che doveva preparare la
conquista di Mosca si rivelò, nonostante la
vittoria francese, il primo fallimento della
campagna. Ci furono migliaia di vittime e quando i
francesi entrarono a Mosca trovarono una città
incendiata e deserta.
La ferma opposizione dell’esercito russo comandato
da Michail Kulikov, per non spianare la
strada ai francesi verso Mosca, fece iniziare la
seconda fase della campagna con le truppe
demoralizzate e non più convinte di riuscire a
conquistare con facilità l’impervio territorio
russo.
L’intento di Napoleone era di costringere, una
volta occupata Mosca, lo zar Alessandro ad
accettare le condizioni imposte dalla Francia a
livello di politica internazionale e di accettare
la supremazia dell’impero francese su quello
russo.
Ma l’esercito francese fu costretto a lasciare
Mosca già il 19 ottobre perché, con la città
distrutta dalle fiamme, era impossibile insediare
qualsiasi forma di amministrazione francese nella
città.
L’esercito francese si diresse a sud ovest verso
la città di Kaluga, ma dopo la sanguinosa
battaglia di Maloiaroskavests l’armata
francese fu costretta a ripiegare su Smolensk e
Vil’na. Nei primi sei mesi di permanenza dei
soldati francesi in territorio russo non fu
organizzata alcuna forma di amministrazione
locale.
Napoleone sperava
che con l’avanzata verso Vil’na e Mogilev avrebbe
avuto dalla sua parte i nobili lituani e polacchi.
Per i Polacchi la costituzioni del Gran Ducato
di Varsavia del 1807 significò l’inizio per la
fondazione di un grande stato polacco. Adam
Mickiewicz, il poeta polacco dell’800, decantava
Napoleone come il fondatore di una nuova era.
Vil’na, soprannominata da Napoleone “governo
della Lituania”, non era inclusa nel Ducato di
Varsavia, come le province bielorusse Mogilev e
Vitebesk. A differenza del Gran Ducato di Polonia
i territori bielorussi non dimostrarono mai
fedeltà a Napoleone. I Lituani rimasero sempre
leali allo zar.
Il governo russo temeva che Napoleone potesse
giocare la carta della liberazione degli schiavi a
suo favore, invece il corso rifiutò di fare
propaganda per l’uguaglianza tra gli uomini per
evitare che ci fosse una sommossa dei servi
sobillati dalle idee rivoluzionarie.
Il proclama “Reponse d’un grenadier francais”
fu un pamphlet per la liberazione dei servi, ma
non venne distribuito che in poche copie tra
l’esercito russo; ciò fa pensare che la vera
strategia di Napoleone era di piegare la volontà
di Alessandro I alle condizioni favorevoli alla
Francia a livello internazionale e non di regnare
sulla Russia.
Nelle città di Mogilev e Smolensk furono
organizzati delle strutture amministrative di tipo
francese per poter governare le città, ma gli
impiegati del luogo che venivano addestrati non
avevano la minima intenzione di collaborare con
l’esercito francese. Di solito si utilizzava la
tattica dell’astensionismo sul lavoro.
Napoleone si illudeva di venir accolto come un
salvatore dal popolo, invece ricevette il
trattamento di un usurpatore; nel solo
distretto della Syčevka, in provincia di
Smolensk, i partigiani uccisero più di 3.000
membri della Grande Armée e catturati più
di 1.000, con perdite dal loro canto di 100 morti
e 250 feriti.
La campagna di Russia durò più di qualsiasi altra
campagna di Napoleone e i soldati furono costretti
a saccheggiare per fame gli agricoltori limitrofi
che non li vedevano di buon occhio; inoltre la
peculiarità della Grande Armata era di essere
multinazionale: tedeschi, inglesi, svizzeri,
danesi, olandesi, polacchi, spagnoli, svedesi e
italiani. Molti di loro disertarono per amore di
donne russe.
Nelle campagne di Mogilev, dopo i saccheggi dei
soldati francesi, Napoleone venne considerato un
vero e proprio Anticristo; oltre al determinato e
coraggioso esercito russo e al rigido inverno le
truppe napoleoniche dovettero lottare anche contro
la gente comune, invece di averla come alleata,
come ipotizzato da Napoleone all’inizio della
campagna.
Riferimenti bibliografici:
Jeremy Black, Napoleon's impact on
international relations, "History today",
1998, vol. 48, n. 2 p. 45-51
David G. Chandler, The campaigns of Napoleon,
New York, Macmillan, 1966
Janet Hartley, Napoleon in Russia. Saviour or
Anti-Christ?, "History today", gennaio 1991,
vol. 41, p. 28-34
A. D. Harvey, Napoleon: the myth, "History
today", 1998, vol. 48, n.1, p. 27-32
Philip Mansel, Napoleon the kingmaker,
"History today", 1991, vol. 48, n.3, p. 39-46 |