N. 5 - Ottobre 2005
MILBLOG
I diari
di guerra viaggiano sul web
di
Stefano De Luca
Dal
momento dell’attacco al regime iracheno di Saddam
Hussein, nel marzo del 2003, quello dell’informazione
e’ stato uno dei fronti piu’ caldi della contesa. La
guerra in Iraq, oltre a costituire una tematica
prioritaria per i media di tutto il mondo, e’ anche
una delle materie piu’ difficili da trattare per i
suoi risvolti etici, sociali e politici.
Di
interesse notevole sono i diari dal fronte dei
soldati che hanno preso parte alle operazioni
militari, e questo da sempre in tutte le guerre.
Dalla
penna dei combattenti che quotidianamente annotano gli
accadimenti delle loro giornate in prima linea
possiamo trarre degli insegnamenti significativi sulla
vera essenza della guerra, in quanto grazie alla loro
spontaneità ci trasmettono sensazioni e stati d’animo
che in nessun altro modo potremmo comprendere
realmente.
Questa è la natura intrinseca di un diario, e per
questo sono oggi cosi’ importanti i milblog, o
military blog, vale a dire i diari on line dei
quali si sono resi protagonisti molti soldati
stanziati in Iraq.
Le
differenze coi diari del passato, ad esempio quelli
che scrissero i soldati nelle trincee della Prima
Guerra mondiale, sono molto importanti. Innanzi tutto
i milblog non vengo scritti a penna o matita su della
carta come i diari tradizionali, ma digitati su una
tastiera di un pc e subito immessi on line nel proprio
blog.
Da
qui la seconda differenza, ossia la loro immediata
fruibilita’ da parte di altri soggetti, ai quali basta
connettersi ad internet per leggere i loro contenuti.
L’altra enorme differenza coi diari di guerra
tradizionali e’ l’interattività con i lettori,
i quali possono lasciare dei commenti ed aprire
dibattiti partendo appunto dalle esperienze raccontate
dai militari.
Il
fenomeno dei military blog ha da subito attirato
l’attenzione tanto del Pentagono quanto dei governi
dei Paesi che fanno parte della coalizione anti-Saddam,
i quali hanno adottato un atteggiamento talvolta
censorio nei confronti di quelli che davano troppe
informazioni sulle operazioni militari in atto.
In
molti casi, per i blog chiusi, e’ stata data la
motivazione che in essi erano contenute delle
informazioni coperte dal segreto militare, e quindi
inopportune da diffondere.
E’ questo non subire alcuna
mediazione a rendere il fenomeno dei milblog tanto
interessante per i lettori quanto preoccupante per i
vertici militari impegnati nelle operazioni di guerra
in essi descritte.
Ad
oggi possiamo trovare comunque molti milblog attivi di
soldati inglesi ed americani, la cui lettura e’
consigliata a tutti coloro che hanno coscienza del
momento storico che stiamo vivendo.
Il contenuto dei milblog e’ molto variabile a seconda dell’autore: si
passa da descrizioni abbastanza dettagliate di
operazioni militari ad altre relative alla vita che si
svolge negli accampamenti, cosi’ come da racconti piu’
o meno apologetici a narrazioni del proprio stato
d’animo, spesso molto toccanti.
Di
seguito gli indirizzi di alcuni blog attivi:
http://www.adayiniraq.com,
http://www.bootsinbaghdad.com,
http://www.themudvillegazete.com,
http://www.milblog.org,
http://avengerredisx.blogspot.com
All’annuale edizione dei weblog awards e’ stata creata
una sezione dedicata ai milblog, e l’esito
dell’edizione del 2004 è consultabile presso il sito
della manifestazione
http://2004weblogawards.com.
Per
quanto riguarda l’Italia, l’unico milblog scritto da
Nassiriya è stato chiuso alla fine del 2003,
‘scoperto’ dal giornalista del Corriere della Sera
Alessandro Fulloni dopo appena un mese di attività.
L’autore del blog e’ il maresciallo dell’aeronautica
di nome Salvo, ed il contenuto della sua breve
avventura di narratore è ancora leggibile
all’indirizzo http://iraqui.clarence.com/archive/2003_10.html
Di
certo il fenomeno dei blog di guerra è destinato a
crescere con il dilungarsi delle operazioni militari,
e potra’ rivelarsi uno strumento utile per capire
meglio il senso di quanto stanno vivendo i suoi autori
in territorio iracheno.
Dal
momento che è senza dubbio cosa giusta informare la
popolazione dei Paesi impegnati direttamente nel
conflitto, i milblog possono rappresentare in futuro
un elemento di grande efficacia in questo campo, ed a
tal fine sarebbe opportuno favorirne lo sviluppo
invece di porre un muro tra chi li scrive e chi li
dovrebbe leggere.
|