N. 8 - Gennaio 2006
FALSI STORICI: IL FALSO MASSACRO DI TIMISOARA
Come i
media creano la realtà
di
Andrea Laruffa
Si
pensa spesso che la storia sia sempre obiettiva e
incontestabile, che ciò che leggiamo ed apprendiamo da
fonti apparentemente autorevoli debba necessariamente
corrispondere alla verità dei fatti. Questa rubrica ha
come ambizioso progetto quello di mostrare come spesso
nell’arco della nostra storia ciò che per lungo (e a
volte, fortunatamente, breve) tempo è stato ritenuto
vero e indiscutibile altro non era che il frutto di
una falsificazione più o meno volontaria e, per
estensione, più o meno pericolosa.
I
casi che tratterò rappresentano solo la punta di un
immenso iceberg. Ciò non solo per motivi di spazio (i
casi sono centinaia, le edizioni di questo sito ancora
no), ma anche e soprattutto per motivi legati alla
quantità di falsificazioni e manipolazioni che non
sono state ancora scoperte e che molti di noi credono
a tutto oggi realmente accadute. Tratterò per quanto
mi è possibile i falsi più eclatanti (non
necessariamente i più noti), dai più antichi fino ai
più attuali e vicini ai giorni nostri. Per tutto il
resto….non resta che fidarci.
Il
falso in questione avvenne più o meno 16 anni fa in
una città della Romania, precisamente a Timisoara. Nei
giorni che precedettero il Natale, mentre nel paese
infervorava la rivoluzione contro il regime di
Ceaucescu e gli scontri tra manifestanti e polizia si
faceva sempre più serrato, le televisioni ungheresi
per prime mostrarono le immagini di ciò che sembrava
essere a tutti gli effetti un terribile massacro
compiuto dalle milizie di stato. A prova di tale
tragedia il ritrovamento di fosse comuni all’interno
delle quali giacevano migliaia di cadaveri di persone
mutilate, torturate e uccise durante il massacro.
Peccato solo che qualche tempo dopo si scoprì che le
fosse comuni non erano mai esistite, così come non
erano mai esistiti i 4632 presupposti cadaveri
presenti al loro interno. Quello che doveva essere uno
dei più crudeli genocidi dal dopoguerra in poi si
rivelò essere in realtà un clamoroso falso. Procediamo
però con ordine.
La
notizia del massacro era iniziata a circolare qualche
giorno prima della messa in onda delle immagini,
esattamente il 17 dicembre del 1989. I primi a
diffonderla furono i redattori della MTI, un’agenzia
di stampa ungherese, che sostennero di averla appresa
da un non-identificato “viaggiatore cecoslovacco”. La
televisione di Budapest ed una radio viennese non
esitarono ad unirsi al coro e ampliarono così l’eco
relativo al presunto fatto. Il meccanismo che permette
ad una notizia di espandersi a macchia d’olio, ovvero
la stretta interconnessione degli organi di stampa di
tutto il mondo, fece poi il suo inesorabile corso e in
pochissimo tempo le televisioni e i giornali di quasi
tutte le nazioni parlavano del terribile eccidio
avvenuto in Romania.
Si
dice che in quel periodo, nonostante il clima di
sommossa che animava il paese, vi era una carenza di
informazioni nel sistema mediatico (caratteristica
questa tipica delle “rilassate usanze” di molti
sistemi mediatici sotto il periodo natalizio); una
carenza alla quale si doveva necessariamente
rimediare. Ecco quindi che per dare fondatezza ad una
notizia che risultava ancora vaga e priva di fonti
autorevoli, il giorno dopo il lancio della notizia le
televisioni rumene decidono di diffondere le immagini
relative al massacro. Si tratta di scene
agghiaccianti. I cadaveri aperti, mutilati e ricuciti
erano ordinatamente messi in fila dopo essere stati
riesumati e venivano illuminati dalla luce delle torce
elettriche. L’icona del massacro divenne l’immagine
del corpicino di una bambina che giaceva sopra quello
di una donna, probabilmente la madre, con una lunga
ferita sul torace.
Era ciò che mancava per indignare del tutto l’opinione
pubblica dell’intero pianeta, condotta per mano dai
maggiori organi d’informazione di tutte le nazioni. In
Italia, nonostante la mancanza di ufficialità della
notizia, uscirono titoli decisamente drammatici: “Abbiamo
assistito alla battaglia di Timisoara […] La
maggiore battaglia urbana dal dopoguerra […]
Tortura […] La repressione ha provocato
migliaia di morti” ( IL Corriere della Sera
); “ Quattromilacinquecento cadaveri
irriconoscibili, mutilati, mani e piedi tagliati, con
le unghie strappate” (L’Unità ); o
ancora: Migliaia di cadaveri nudi legati col
filo spinato, donne sventrate e bambini trucidati”
( La Stampa ).
Dal momento che la frontiera ungherese della Romania
era ancora chiusa ai giornalisti, “la verità delle
cose viste rese credibile la menzogna delle cose
sentite”, tant’è che come abbiamo visto le immagini
fecero rapidamente il giro del mondo. Quando fu invece
possibile per i giornalisti accedere in prima persona
al luogo del massacro, questi non trovarono nessuna
constatazione ufficiale sulla dinamica dei fatti e
nessuna testimonianza “autorevole” a confermare gli
stessi; trovarono piuttosto gli ospedali stranamente
vuoti (quando dovevano essere colmi di feriti), gli
edifici intatti (vista l’entità degli scontri si
pensava a qualche danno in più) e, cosa ancor più
strana, nessuna traccia dei 4632 cadaveri.
Ma
allora quelle terribili immagini che la televisione
ungherese per prima aveva trasmesso, e che le
televisioni di tutto il mondo avevano prese per buone
e poi diffuse, a che cosa si riferivano in realtà?
A
svelare il mistero fu il buon lavoro di pochi
giornalisti (fra i quali gli italiani Michele Gambino
e Sergio Stingo) e la fondamentale confessione del
custode di un cimitero (a conferma del fatto che la
realtà a volte supera la fantasia). Questi rivelò che
i cadaveri a cui si riferivano le immagini erano stati
riesumati in tutta fretta dal cimitero dei poveri nel
quale lavorava e dall’istituto medico legale qualche
giorno prima. Disse inoltre di aver raccontato la
verità a diverse persone, fra le quali alcuni
giornalisti, e che nessuno aveva voluto dargli retta.
Si venne a sapere che i segni presenti sui cadaveri
non erano dovuti alle conseguenze di torture brutali,
ma a quelle di una più semplice autopsia; che la
bambina vista in mondovisione si chiamava Christina
Steleac, che aveva due anni e mezzo e che era morta
per congestione a casa sua il 9 dicembre dello stesso
anno, mentre quella che doveva essere la madre altro
non era che un’anziana alcolizzata di nome Zamfira
Baintan, morta per cirrosi epatica.
Il
massacro mostrava al mondo intero la sua vera natura:
quella di un falso ben confezionato, di una
messinscena costruita ad arte, di “una menzogna
grande come un secolo” capace di stimolare i più
accesi dibattiti tra i mass-mediologi e i sociologi di
tutto il mondo. Emerse da questa vicenda in modo
estremamente chiaro lo straordinario potere che aveva
assunto la televisione nel costruire la realtà.
Gli autori e i mandanti della falsificazione rimangono
ancora sconosciuti. L’opinione più diffusa è quella
secondo cui i registi occulti di questa messinscena
furono alcuni oppositori (ma anche ex collaboratori)
di Ceaucescu che ne volevano ereditare il potere,
screditandone la figura di fronte al proprio popolo e
all’opinione pubblica mondiale. Resta ancora da
chiarire la responsabilità della televisione rumena;
essa era complice o vittima del falso? Anche in questo
caso l’opinione più diffusa sembra avallare la prima
delle due ipotesi, ovvero quella di un machiavellico
complotto ordito da politici, giornalisti e militari
oppositori (ed ex fedeli) del regime per far crollare
del tutto (soprattutto a livello simbolico) la figura
del dittatore.
La
vicenda lasciò diverse ferite aperte, soprattutto per
quel che riguarda la possibile “costruzione della
realtà” da parte dei media e la acritica consonanza
informativa degli stessi sistemi informativi mondiali.
Ancora più grave risulta il fatto che, una volta
portata a galla la verità, l’ubriacatura mediatica che
aveva avvolto la notizia si era sgonfiata e la
smentita, come spesso accade per gli errori
giornalistici, non ebbe lo stesso eco del suo
annuncio.
Per la cronaca: gli scontri che effettivamente
avvennero quel 17 dicembre del 1989 a Timisoara
causarono 72 morti e 253 feriti….questa volta,
purtroppo, realmente. |