N. 2 - Luglio 2005
LIBERO STATO IN
LIBERA CHIESA
Conseguenze
politiche del Referendum del 12 e 13 giugno 2005
di
Stefano De Luca
''Sono
rimasto colpito dalla maturita' del popolo italiano''.
Queste le parole del Cardinale Camillo Ruini,
presidente della CEI (Conferenza Episcopale Italiana),
pronunciate da Fiuggi subito dopo la diffusione dei
risultati dei Referendum del 12 e 13 giugno. Il
Segretario dell’UDC Marco Follini, sulla stessa
lunghezza d’onda, ha parlato di vittoria di un’Italia
che “custodisce i valori della prudenza e del buon
senso”. Sono loro i vincitori assoluti di un
Referendum per il quale si sono da subito battuti per
il ‘no’, che hanno deciso di raggiungere invitando
l’elettorato a non recarsi alle urne. “Sapevamo che
era una causa a rischio, una battaglia difficile”,
ha commentato dall’altra sponda il Segretario dei DS
Piero Fassino, “ma non sono pentito di averla
combattuta” perché è stata una battaglia “moralmente
giusta”.
Proprio quello morale è stato il fattore determinante,
quello che ha deciso l’esito della contesa, ed a
prevalere è stata nettamente la
morale
cattolica e moderata, che meglio ha saputo colpire le
coscienze degli italiani. Questo risultato mette in
luce la supremazia, ad oggi quasi indisturbata, dei
valori cattolici in Italia, che si stanno sempre più
facendo spazio tra le macerie delle grandi ideologie
laiche del ‘900.
Ezio
Mauro, Direttore de La Repubblica, ha parlato
di “naufragio di un’Italia laica che si proponeva
di cambiare una legge ideologica” (la 40/2004), ed
ha fatto un’analisi estremamente lucida delle radici
di questa disfatta. Dopo il crollo dei Partiti della
Prima Repubblica, DC PCI e PSI per primi, che per
quasi cinquant’anni hanno avuto il pieno controllo
della vita politica italiana, la Chiesa cattolica “ha
preso coscienza di trovarsi in una terra di missione”,
in quanto i nuovi soggetti politici erano e sono
sprovvisti di una propria solida “tradizione” a cui
fare riferimento e dei valori ad essa connessi.
L’assenza di un Partito di riferimento come la DC,
inoltre, ha spinto la Chiesa a farsi avanti in prima
persona nella politica, agendo sui contenuti ed avendo
su questi un’autorevolezza che ai Partiti della
Seconda Repubblica manca terribilmente.
La
laicità dello Stato, che con tanta difficoltà i Padri
dell’Unità nazionale si erano impegnati a realizzare,
è allora oggi in pericolo? Sul tema Fassino ha
auspicato che
l'episcopato italiano, “nel momento in cui ha
raggiunto il suo obbiettivo, non si sottragga a una
riflessione sul modo in cui lo ha raggiunto e sui
rischi che questo modo può comportare. Deve evitare un
atteggiamento che confonde l'etica con il diritto e le
convinzioni religiose con la funzione dello Stato".
Quello dei rapporti tra Stato e
Chiesa è un tema sempre attuale in Italia. Da
Porta Pia ai Patti Lateranensi, nel nostro Paese è
stato seguito il dogma cavouriano “libera Chiesa in
libero Stato”, mai accettato dall’episcopato romano.
Poi il Fascismo rimise tutto in discussione,
permettendo esclusivamente alla Chiesa cattolica di
sviluppare proprie forme associazionistiche esterne al
PNF, e proprio in questa fase essa ha saputo riaprire
quelle porte che le erano state chiuse a doppia
mandata dai liberali. Durante la Seconda Guerra
Mondiale nacque, dalla confluenza di esponenti del
disciolto Partito Popolare e dell’Azione Cattolica, la
Democrazia Cristiana che divenne, pur con le sue
divisioni interne, il punto di riferimento
politico-parlamentare della Chiesa cattolica.
Dopo lo scandalo delle tangenti e la
conseguente fine per estinta credibilità dei partiti
della Prima Repubblica, favorito dall’istituzione del
sistema di voto maggioritario, un nuovo concetto
politico si è venuto affermando negli anni Novanta: il
bipolarismo. Seguendo il modello inglese, anche
in Italia si è cercato di applicare la politica
dell’alternanza destra-sinistra, districando la
congestione al centro vista ormai come sinonimo di
immobilismo, inefficienza ed inefficacia.
Proprio in queste circostanze,
all’apparenza del tutto sfavorevoli per un’azione
della Chiesa sulla vita politica italiana, si è invece
realizzato l’esatto contrario, ossia un’incapacità
politica di fare a meno dei valori cristiani. La
sinistra è uscita a pezzi dal Referendum, in quanto è
mancata di una comune identità culturale e politica in
materia, ed ha visto le sue componenti centriste
(capeggiate dal leader della Margherita
Francesco Rutelli) allinearsi a dei valori che non le
appartengono. Analogo problema lo ha avuto la destra,
anch’essa incapace di trovare una posizione unitaria
sui Referendum. Il Segretario di AN Gianfranco Fini si
era schierato per il si a tre quesiti su quattro,
scatenando un putiferio tra le fila del suo Partito, e
spingendo il centrista Alemanno a dimettersi dal ruolo
di Vicesegretario.
Quel che emerge in modo nitido e per
certi versi sorprendente, è la convergenza al
centro di larghi comparti dei due schieramenti
politici, che sembra riportare la vita politica
italiana indietro di quindici anni. Il sistema
bipolare, oltre a non essere ancora compiuto, sembra
oggi ancor più lontano di quanto si pensasse, quasi un
miraggio, e questo è dovuto a mio avviso ad un
problema ben preciso: l’assenza di una solida identità
culturale tanto di destra quanto di sinistra. Se una
vera cultura conservatrice in Italia non c’è mai stata
la sinistra, che un sistema di valori consolidato lo
aveva, si è ritrovata completamente alla deriva dopo
il crollo dell’URSS, che le ha reso inservibile la sua
tradizione.
Ad approfittarne potrebbe quindi essere
ancora una volta il centro, cattolico e moderato, che
ha una sua tradizione consolidata e può far leva, in
Italia, sull’appoggio della maggioranza della
popolazione. I tentativi di avvicinamento tra le
componenti centriste dei due Poli (UDC e Margherita),
e la paventata ipotesi di un ricongiungimento e
rinascita di un centro capace di reggere gli equilibri
politici nazionali, danno l’esatta dimensione dei
problemi che attanagliano la Seconda Repubblica.
Quando alle elezioni del 1994 l’elettorato italiano si
è trovato di fronte una scheda priva del simbolo della
DC, è sembrato veramente che un’epoca si fosse
definitivamente chiusa. Dopo l’esito di questi
Referendum, e dopo aver preso atto delle conseguenze
politiche che hanno generato, questa certezza è
crollata di colpo. Ciò che rimane è la percezione
sempre più marcata della forza unificante dei valori
cattolici dei quali la vita politica italiana,
incapace di offrire delle alternative credibili, è
oggi chiaramente subalterna.
Riferimenti bibliografici:
http:\\www.corriere.it
http:\\www.repubblica.it
http:\\www.panorama.it
http:\\www.espressonline.it
http:\\www.lucacoscioni.it |