N. 10 - Marzo 2006
IL BATTESIMO PIU'
FAMOSO D'EUROPA
Kiev e Novgorod
di
Aldo Marturano
San Vladimiro non era un tipo precipitoso ed inoltre
la sua mente calcolatrice governava tutti i suoi atti.
Pertanto in quegli anni della fine del primo millennio
d.C. si sarà domandato: Che benefici ricaverò
diventando cristiano? Chi si avvantaggerà maggiormente
con questa scelta, Kiev o Novgorod? E così, fra
un’esitazione e l’altra, si chiude un momento in se
stesso per riflettere meglio.
Ha compreso che deve dare una svolta alla sua vita di
rus, variago e mafioso, ma non è ancora sicuro
di stare dalla parte giusta. Si può credere che il suo
dilemma non sia fra Cristianesimo bizantino e
Cristianesimo romano, giacchè a quei tempi non
esistevano notevoli differenze fra i due credi, ma
forse proprio fra la Croce e l’Islam! Fra Oriente ed
Occidente…
Non dimentichiamo che conosce la città di Bolghar ed
ha sentito parlare di Baghdad e delle altre metropoli
centroasiatiche come Samarcanda o Urghenc’ che, per
uno come lui che non vedrà mai la Città dei Cesari,
hanno poco da invidiare alla dorata Bisanzio. Inoltre
sa che i mercanti gonfiano con le loro parole tutto
quello che vedono e che perciò non deve prendere per
oro colato tutto quanto gli riferiscono… Sarebbe
meglio, forse!, credere soltanto a quel che ha visto
finora coi suoi occhi!
Qui a Kiev è a capo dei suoi Variaghi che sono in
servizio militare permanente, ma in realtà tutte le
campagne che ha condotto finora sono state decise
senza uno scopo preciso, se non quello di tenersi in
esercizio nell’arte della guerra alla ricerca di
nuovi bottini, per poi spassarsela per bene tutti
insieme per qualche inverno. Sente una certa invidia
per il vicino duca polacco Mieszko che con il
battesimo ha cominciato a riordinare i suoi territori,
facendone già un piccolo stato organizzato che le
corti europee già adulano ed ossequiano. Vladimiro al
contrario ha notato bene come gli stranieri quando
vengono qui a Kiev hanno un certo atteggiamento di
disprezzo verso di lui e la sua gente, e per di più i
kieviani non lo riconoscono ancora come vero capo
della città, ma soltanto come un selvaggio signore
occupante temporaneo.
Una volta il suo passato di Variago sembrava avere un
grosso peso, ma ora?
Dopo il discorso col “filosofo” greco di qualche mese
prima inviato da Costantinopoli, ha capito molte cose
e ha anche capito che deve crearsi una nazione che
creda in lui come nel leader assoluto. Tutte queste
cose invece i contatti avuti coi Bulgari dell’Okà non
gliele hanno fatte neppure immaginare…
Il nostro Vladimiro però non è ancora convinto e
chiede di nuovo consiglio agli anziani. La risposta
stavolta è netta e, a suo modo, convincente: “Se la
Legge dei Greci (cioè il Cristianesimo) non fosse
stata migliore delle altre (religioni), l’avrebbe
accolta Olga, tua nonna e la più saggia fra gli uomini?”
A questo punto, non si può tergiversare più! Anche
Kiev deve diventare cristiana al più presto! Tuttavia
è importante che nessuno sappia o conosca le sue
decisioni perché se decidesse di cambiar religione, sa
benissimo che i Variaghi rimasti a lui fedeli lo
eliminerebbero. Non è stato forse il dio Perun scelto
da Vladimiro e dai suoi Variaghi che lo ha posto qui a
capo di Kiev? Senza il suo aiuto non avrebbero mai
prevalso!
In secondo luogo una tale misura deve essere presa di
sorpresa e deve valere per tutto il suo dominio, da
Novgorod a Kiev. Pertanto deve essere d’accordo anche
con suo zio Dobrynija che preparerà l’evento per la
più nordica Novgorod. La collaborazione con suo zio
adesso è preziosissima, più che mai!
Il
filosofo gli ha spiegato un po’ che cosa è il potere,
ma non è certo di aver capito appieno. E’ una missione
divina o un atto di forza? E chi è questo Dio che lo
designerà suo vicario in terra al momento del
battesimo col compito di condurre il popolo russo
verso la salvezza, pronto per il Giorno del Giudizio (Strasc’nyi
Sud)? Non è stato questo Dio a farlo vincere e a
conquistare il trono di Kiev. Ed inoltre un tribunale
divino per lui è inimmaginabile… Forse le dure
condanne comminate per aver avuto una vita malvagia,
quelle sì! E questo Giudizio potrebbe venire da un
momento all’altro, anzi! Ha sentito probabilmente dire
che in Occidente, dove i cattolici romani contano gli
anni in modo diverso dai bizantini, dai maomettani e
dagli ebrei, si crede che l’anno 1000, secondo loro
ormai prossimo, sia proprio quello della fine del
mondo e quindi si staranno ben preparando al Giorno
del Giudizio… Non si sa mai!
A
questo proposito i bizantini gli avranno assicurato
però che la fine del mondo, secondo il loro modo di
vedere, sarebbe ancora lontana e sarebbe avvenuta, col
computo del tempo vigente presso di loro, alla fine
del “loro” settimo millennio e, siccome gli anni in
cui si trova sono appena alla metà di questo periodo
fatidico, il tempo per recuperare sui suoi peccati di
pagano c’è, se si battezza presso i bizantini!
In
conclusione deve diventare un sovrano al modo dei
cristiani e chiunque dovrà obbedirgli, perché sarà il
padre severo e, allo stesso tempo, benevolo di tutti i
suoi sudditi. Concederà la sua terra e le cose vive e
morte che sono sopra e dentro di essa ai suoi bojari e
ai suoi muzhi (uomini della sua compagnia
armata o druzhina) meritevoli, come fanno in
Ungheria e in Polonia. Non dovrà più partecipare
direttamente al commercio o sottostare ai ricatti dei
suoi Variaghi, ma potrà delegare altri al suo posto. A
lui in qualsiasi caso spetterà la parte maggiore di
qualsiasi bottino o tributo. La ricchezza così gli
servirà a costruire e ad abbellire Kiev e le altre
città che considera importanti a dimostrazione del suo
potere…
Ed
inoltre, una volta entrato nel consesso dei sovrani
del mondo, potrà conoscere tutte le scienze e
trasformare Kiev in una nuova Costantinopoli o in una
nuova Baghdad costruendo chiese e palazzi. A questo
serve raccogliere ricchezze. E’ vero che gli hanno
raccontato di aver visto chiese molto spoglie in
Bulgaria, ma le case dei bojari di quei posti erano
piene d’ogni ben di Dio! E suo padre Svjatoslav non
aveva forse detto che la Bulgaria era il centro del
mondo? E questa terra è diventata ricca e colta,
proprio dopo aver preso il Cristianesimo! Non era così
prima, quando i Bulgari vivevano ancora lungo l’Okà…
Certo, ora la Bulgaria è soggetta a Costantinopoli, ma
sono circostanze del momento…
Vi
sembrano strane queste elucubrazioni o forse troppo
semplicistiche? Ebbene non è così, perché un sovrano
di quei tempi era sempre affascinato quando incontrava
i mercanti periodicamente e li ascoltava narrare le
meraviglie delle terre lontane. Poi nella solitudine,
ossessionato da queste visioni e da questi sogni ad
occhi aperti che quei racconti suscitavano, progettava
migliorie per il proprio stato…
Per Vladimiro non c’è altra scelta alla fin fine: deve
far avverare i sogni e le speranze che gli erano nate
quando era ancora a Novgorod!
Kiev ha i legami economici più forti con
Costantinopoli, ora che il commercio con l’Oriente
musulmano langue. La Terra Russa è ricchissima e si
può trarre da essa tutto ciò che si vuole per stare
bene. I greci potranno portare le loro nuove tecniche
e i loro nuovi modi di vita e finalmente Vladimiro il
selvaggio, come tutti lo vedono finora, diventerà un
vero signore ossequiato e ammirato da tutti, proprio
come l’Imperatore di Bisanzio. Saprà fare bene la sua
parte e difenderà la sua terra da tutti i soprusi,
anche dalle pretese di supremazia dell’Imperatore
stesso!!
Tuttavia, è ancora un capomafia rus e desidera
che la cerimonia del suo battesimo avvenga nel modo
più sfarzoso possibile, come si addice al suo
personaggio, perché non vuole esser soltanto
battezzato, ma nella stessa cerimonia vuole essere
riconosciuto l’unico sovrano della Terra Russa!.
Purtroppo le circostanze al momento lo impegnano in
altro e la decisione sarà ancora una volta rimandata.
Vediamo allora che cosa sta succedendo.
Nel 985 sale sul trono di Bisanzio l’Imperatore
Basilio II.
La
vita di costui è in un certo qual modo simile a quella
di Vladimiro. Infatti Basilio prima di diventar
imperatore era stato anche lui un libertino ed un
edonista in tutti i campi. Coinvolto in tresche
impossibili e in ubriacature solenni, ad un certo
momento ha una svolta epocale e diventa tutta un’altra
persona, dedicandosi al salvataggio del suo trono con
un genio militare mai visto prima e prendendo il
timone del potere religioso saldamente nelle sue mani.
In
quegli anni Bisanzio si era lanciata nella guerra (poi
vittoriosa) contro i Bulgari del Danubio, come abbiamo
accennato, ma anche contro Bardas Skleros, precedente
generale ribelle, che nella primavera del 987 si era
fatto acclamare imperatore.
Al
servizio di Basilio intanto c’è un altro Bardas Focas,
antico rivale e bramoso di vendetta su Bardas Skleros.
Non appena Focas vede che Skleros è riuscito ad
insediarsi sul trono imperiale tuttavia, le alleanze
mutano e questi ultimi due si accordano per
rovesciare definitivamente Basilio. Non è una vera
alleanza perché Focas, nel 987, una volta assicuratosi
che Skleros si trova tranquillo in Asia Minore, marcia
su Costantinopoli per prendere per sé il trono
vacante.
Basilio è solo contro i due traditori e chiama in
aiuto… Vladimiro!
Egli rappresenta l’ultima sua speranza.
Purtroppo Vladimiro darà il suo aiuto, ma in cambio
vuol essere riconosciuto re e sovrano della Terra
Russa e pretende persino la mano della giovane sorella
di Basilio, Anna, nata nel 963, a suggello di
un’alleanza eterna con Bisanzio.
Se
queste richieste non saranno accettate, allora
Vladimiro non manderà alcun rinforzo! Basilio promette
e ben 6000 rus vanno in aiuto all’esercito
imperiale e l’usurpatore Focas viene battuto a
Crisopoli. La guerra continuerà per qualche tempo
ancora, finché Basilio non trionferà pienamente nel
989. Ritornato a Costantinopoli sarà acclamato per
questo successo il Bulgaroctonio ossia
vincitore dei Bulgari del Danubio!
La
promessa del matrimonio con Anna intanto viene di
continuo rimandata, con la scusa che una principessa
greca non può sposare un uomo che non sia già
battezzato. Una tradizione racconta che Vladimiro e i
suoi si facessero battezzare già a Kiev, nella
comunità cristiana locale, per affrettare le cose, ma
che tale atto non fosse riconosciuto dalla corte
bizantina perché compiuto secondo riti non
riconosciuti.
E’
però probabile che il tergiversare di Basilio fosse
dovuto piucchealtro ad una vecchia storia con Ottone
I. Questo Imperatore d’Occidente aveva fatto anni
prima la stessa richiesta di un matrimonio per suo
figlio, il futuro Ottone II, al predecessore di
Basilio, Giovanni Zimisce, ma le cose erano andate per
le lunghe. Il successore di Zimisce, Niceforo II Foca
aveva invece posto un netto rifiuto a questo
matrimonio, per le semplici ragioni di non voler
riconoscere il titolo imperiale ad un sovrano
germanico. Ciò aveva provocato rappresaglie e scontri,
specialmente in Puglia, fra bizantini e tedeschi.
Ora però la richiesta di Ottone era tornata in auge e
siccome Anna è la sorella dell’Imperatore, sarebbe
andata meglio in sposa ad un sovrano del rango di
Ottone, che non ad un capo mafioso rus come
Vladimiro.
Vladimiro tuttavia insiste. La promessa è stata fatta
e che venga mantenuta! Dopo aver atteso un anno di
rimandi il nostro rus decide alla fine di
ricorrere alle maniere forti. Assedia Chersoneso in
Tauride (Crimea) e interrompe tutti i rifornimenti
bizantini che provengono da questa città!
Mentre sono in corso le operazioni di assedio del
grande porto greco, i rus cercano di scalare le
mura della città e per poterlo fare più agevolmente al
momento giusto ed entrare in città senza danno,
ammucchiano la terra che scavano sotto le mura
accanto. I greci però, non appena sopravviene la
notte, rigettano quella stessa terra nel campo rus
e così si va avanti per giorni senza sfondare. Finché
ad un bel momento un certo religioso di nome Nastas
(Anastasio) svela, attaccando un messaggio e una
piantina della città ad una freccia scagliata nel
campo dei rus, dove si trovano i tubi che
portano l’acqua potabile avvisando che, se i rus
riusciranno ad interrompere la fornitura di acqua,
ecco che la città dovrà essere costretta ad
arrendersi. Non sappiamo quanto questo racconto del
tradimento di Nastas corrisponda al vero poiché
un’altra tradizione attribuisce la scoperta di queste
tubazioni vitali ad un Variago che conosceva bene il
luogo. In ogni caso, la città alfine si arrende e
Vladimiro fa giungere subito la notizia della caduta e
del conseguente blocco dei rifornimenti a
Costantinopoli, avvertendo che qualora non si
risolvesse la sua questione personale, si dirigerà
presto verso la capitale romana.
Dalla corte bizantina s’insiste che la principessa
greca verrà concessa, solo dopo che sarà ricevuta la
notizia confermata del battesimo.
Vladimiro è seccato e risponde per le rime.
Dice la CTP (Cronache Russe) che il suo messaggio
fosse laconico e perentorio: ”Venite con la sorella
(dell’Imperatore) e battezzatemi!” Altrettanto
netta però è la posizione della ragazza: “Meglio
morire qui (che sposare un pagano selvaggio)!” Gli
anziani di corte però cercano di convincerla: “Può
darsi che sia Dio stesso che ti volge verso la terra
Russa come penitenza affinché la Grecia ritorni in
pace. Hai visto quanto male hanno fatto i rus a noi
romei?”
Alla fine presso la corte imperiale prevale il
pragmatismo e Anna viene destinata a Vladimiro, mentre
Teofanu, una parente di Giovanni Zimisce, è mandata in
sposa ad Ottone II.
Eccola lì la povera Anna! Piange per la sua cattiva
sorte mentre si saluta con tutti i suoi cari e parte
per il Mar Nero dove l’attende il selvaggio promesso
sposo. Purtroppo, arrivata a Chersoneso, trova
Vladimiro a letto ammalato. I suoi occhi sono gonfi di
cispa purulenta e non vedono più niente!!
A
questo punto la giovane dama bizantina non ha dubbi.
E’ la punizione divina per non essersi battezzato.
Dirà a Vladimiro: “Convertiti al più presto e la
malattia passerà!”
Il
nostro accetta il consiglio perché sa che Anna è colta
e conosce molte cose più dei suoi medici e astrologhi.
Si fa subito portare nella cattedrale di Chersoneso,
dove l’aspetta il vescovo per battezzarlo. Lo
spogliano e lo immergono nell’acqua con tutta la
testa. Quando Vladimiro viene fuori dal bagno
inaspettato, il male agli occhi è davvero passato e,
contentissimo, dice ad Anna: “Ora ho conosciuto la
potenza del Signore!”
Se
Vladimiro, come afferma un’altra tradizione, si era
già battezzato a Kiev allora è probabile che questa
cerimonia sia simile a quella, molto usata nel rito
latino, della Conferma (Cresima) e quindi ciò
accrediterebbe una vecchia polemica fra gli storici
sul battesimo “latino” della Rus di Kiev.
Secondo noi invece può darsi che, sospettando di
bogumilismo la chiesa bulgara che agisce a Kiev,
l’Imperatore Basilio abbia richiesto un nuovo
battesimo in una chiesa greca, sicuramente libera
dall’eresia.
In
breve, sono vicende alquanto oscure!
Ciononostante il rito è compiuto e il nuovo nome
cristiano impartito al capomafia rus è Basilio
in onore dell’imperiale cognato e suo padrino di
battesimo ed anche perché questo nome greco, Vasìleios
(Βασίλειος), comincia con la stessa lettera di
Vladimiro e significa per di più imperiale!
Finalmente il matrimonio con Anna si può celebrare.
La
CTP (Cronaca dei Tempi Passati, la maggior fonte di
storia russa, n. di ACM) ricorda che la chiesa di
san Basilio di Chersoneso che aveva ospitato la
cerimonia era ancora visitabile nel XII sec. su una
collina a nord della città ed addirittura che si erano
conservate intatte le palazzine di Vladimiro e di
Anna, attigue alla chiesa stessa, dove i due avevano
abitato, prima del matrimonio.
Infine la coppia è pronta a dirigersi verso Kiev.
Frattanto, mentre risale lungo il Dnepr, si forma un
lungo e trionfale corteo di barche, riccamente
addobbate. Sulla prima compare inequivocabile una
grande croce di ferro argentata (si dice ancora
esistente) tenuta da due preti.
Tutta la gente dall’alto dei colli kieviani si
affaccia a guardare, come ha sempre fatto quando i
convogli tornano e il bottino (o il ricavo delle
vendite fatte) viene messo in bella mostra. Stavolta
però il corteo di barche è trionfale e veramente
impressionante! Le barche finalmente accostano al
porto vicino al fiume Ruciai e comincia a snodarsi una
processione che risale la strada lastricata di legno
che porta in cima al colle del terem.
Dov’è Vladimiro? Come mai in testa al corteo c’è il
vescovo Nastas con la croce in mano? E’ mai possibile?
E perchè il vescovo e i suoi diaconi cantano strane
melodie, mai udite in pubblico a Kiev?
La
grande croce che incede però fa molta impressione e
gli astanti, sia quegli Slavi sia quei Variaghi
presenti che credono nel dio cristiano, si
inginocchiano davanti ad essa e abbassano la testa
giungendo le mani.
Che succede? Vladimiro ha perso il suo potere? E’
forse morto? E con tutti questi stranieri si vuol
forse trasformare questa grande città da libera che
era ad una città ora assoggettata ai bizantini?
Nastas e gli altri preti entrano dalla porta
principale della Collina dei Variaghi e si avviano al
terem dove poi si fermeranno per attendere la
coppia regale.
Ed
eccoli infatti: Vladimiro e la sua sposa!
Sicuramente gli hanno preparato uno stuolo di bimbi e
giovinetti che l’accolgono con fiori e canti, secondo
il classico trionfo romano, adattato al luogo e alle
circostanze.
Appena nel suo terem Vladimiro dà ordine di
abbattere il kumir (statua sacra) di Perun (dio
supremo del pantheon russo), di trafiggerlo con le
spade a mo’ di offesa e di trascinarlo come un rifiuto
qualsiasi nel fiume. Agli armati comanda che, se
l’idolo si dovesse fermare lungo le rive, dato che il
ceppo è grosso e pesantissimo, di farlo a pezzi e di
rigettarlo al mare… oltre le rapide!
La
gente di Kiev rimane allibita dinnanzi a tale
spettacolo. Addirittura è così assalita dallo
sconcerto che fu necessario lo spiegamento di tutte le
guardie disponibili per respingere coloro che si
recavano sulle rive del Dnepr, cercando di recuperare
i pezzi dei kumiri che venivano abbandonati
nella corrente.
La
situazione diventa tanto tesa che il partito pagano
con a capo i sacerdoti che hanno ancora un potere fra
la gente, incita i kieviani a sollevarsi contro
Vladimiro…
E’
la fine dell’estate russa del 988 (o 989)!
Ormai però il dado è tratto. Durante la notte del 31
luglio con molta circospezione si danno le ultime
disposizioni. L’indomani tutti kieviani alle prime
luci del giorno sono assordati dalle voci stentoree
dei banditori (glasciatai) che gridano nelle
vie nelle piazze e in ogni angolo della città e del
Podol (la città bassa di Kiev):
“(Dice Vladimiro) Siate cristiani oppure no, ricchi
o poveri, padroni o schiavi. Chi di voi domani non
verrà al fiume, sappia che lo considererò mio nemico
personale!” Una minaccia di morte veramente
terribile per quei tempi!
Sottolineiamo che l’imposizione della grida non era
diretta ai cosiddetti ospiti (gosti)
ovvero ai mercanti stranieri e d’altra fede presenti
in città, ma solo ai kieviani!
E’
il 1° agosto! “E vennero lì innumerevoli cittadini…”
dice la CTP.
Dobbiamo sicuramente immaginarci tutta questa folla di
gente di una grande città che all’alba si ammassa
lungo la riva del Dnepr, guardata a vista e tenuta in
ordine, per quanto è possibile, dagli otroki
armati, contro qualsiasi tentativo di rissa. Chi si
siede sulla sabbia in attesa dell’arrivo di Vladimiro
e del vescovo, chi guarda incuriosita ai diaconi e ai
preti greci che si muovono indaffarati per allestire
l’inizio della funzione.
Si
dovettero raccogliere a migliaia nella cosiddetta
vallata (Podol) sotto il colle detto di san
Vladimiro, dove oggi si erge la statua nera di bronzo
del nostro eroe che tiene un’enorme croce nelle sue
mani, mentre guarda il fiume.
Finalmente c’è un solo grido: E’ arrivato!
La
gente si volge verso il colle ed eccolo lì il gruppo
di potere.
Basterà immaginarlo come lo ha immaginato il pittore
V. Vasnezov, tutti in piedi su un enorme tappeto
disteso ai loro piedi?
Vladimiro ama la pompa delle cerimonie bizantine e
avrà fatto preparare tutto affinché la cerimonia sia
la più fastosa possibile, secondo i suggerimenti dei
suoi consulenti greci al seguito di Anna. Non fa tutto
questo solo per se stesso, ma anche per presentare
alla città di Kiev la sua sposa di così alto rango!
Non abbiamo un’iconografia contemporanea sulla scena
di quel grandioso avvenimento, ma avendo imparato a
conoscere l’uomo e sapendo di quanto erano capaci di
fare i coreografi bizantini in merito a cerimonie di
incoronazioni e simili, possiamo dedurre che sul colle
ci fosse ben altro e di più di quanto il pittore di
soggetti storici Vasnezov immaginò per l’evento del
988.
Infatti è probabile che il nostro neo-sovrano facesse
allestire una vera e propria epiphanìa
imperiale come quelle che si celebravano a
Costantinopoli!
Vladimiro è sicuramente vestito in pompa magna in
testa al gruppetto, portato a spalle su un grande
scudo, sostenuto dai gridi o giovani della
guardia. Avrà fatto trasferire sul colle il magnifico
trono di suo padre intarsiato di oro e pietre preziose
e si sarà seduto con accanto sua moglie. Ha nelle
mani, come d’altronde si nota nelle sue monete, in
quella destra il famoso tridente simbolo del potere
dei Rjurikidi, al posto dello scettro, e sulla testa
la mozzetta che funge da corona. Non gli è concesso
invece il globo nella mano sinistra perché questo è un
simbolo regale che si addice solo all’Imperatore!
Da
Costantinopoli tuttavia gli hanno inviato il manto e
le famose scarpe con i tacchi altissimi che lo farà
torreggiare fra gli altri quando s’alzerà in piedi…
Per tutta la durata della cerimonia, come è
prescritto, dovrà infatti restare immobile sotto un
baldacchino sostenuto dai giovani della guardia, e si
alzerà con le braccia levate al cielo, come gli hanno
detto di fare, solo al momento culminante nella
cerimonia dell’anatéllon.
Accanto a lui Anna e gli altri preti e Nastas con il
gesto benedicente e con l’aspersorio nella mano,
pronto a battezzare.
Più giù, lungo il fiume la gente finora prostrata
davanti al colle nell’inchino profondo con il viso
verso terra, la famosa proskynèsis, un po’ alla
volta verme spinta ad entrare nell’acqua fredda
mattutina. Sono tutti nudi, e il prete che è sul greto
si china e battezza ogni kieviano, adulto e bambino,
sussurrando a ciascuno il loro un nuovo nome
cristiano.
La
gente, incantata e sorpresa dalla strana cerimonia che
non si è mai vista qui in città, rimane impressionata
e silenziosa. Si odono, insieme allo scroscio sommesso
delle acque del fiume, solo i canti incomprensibili
dei preti salmodianti in greco là sulla collina,
mentre si diffonde nella brezza mattutina l’odore
dolce e impregnante dell’incenso bruciato negli
innumerevoli turiboli.
Ore ed ore durò la cerimonia e si chiuse, lo possiamo
immaginare, con il lancio delle monete (in russo
obsypalo, forse coniate per l’occasione a
Chersoneso) alla gente accorsa, ma alla fine tutti i
kieviani furono battezzati e, al tramonto di quella
afosa giornata d’agosto, Kiev era formalmente
cristiana e Vladimiro entrava nel novero dei sovrani
europei di quel tempo!
In
realtà non si ha notizia anche di una cerimonia
d’incoronazione del nostro eroe, ma è lecito
immaginare che la proclamazione di Vladimiro ad “unto
del Signore” e signore della Terra Russa insieme con
sua moglie Anna fu un tutt’uno col battesimo della
città.
Diventato un sovrano a tutti gli effetti Vladimiro ora
non deve suscitare strane e inaspettate reazioni a
Novgorod, la cittadella dell’indipendenza e del
paganesimo più sfrenato...
Non c’è che da impartire ora le giuste istruzioni a
suo zio Dobrynja per controllare la situazione.
Sappiamo così che Dobrynija, in nome e per conto di
Vladimiro, tentasse di riprodurre la cerimonia del
battesimo e forse dell’incoronazione di un simulacro
di suo nipote pari pari come a Kiev, ma non fu così
semplice. Le circostanze non erano ancora favorevoli e
bisognò aspettare l’anno dopo.
Quando finalmente Dobrynija e il suo aiutante Putjata
si presentarono sul fiume Volkhov per entrare in città
e dare inizio al battesimo di massa, com’era stato
comandato loro da Vladimiro, erano accompagnati dal
Metropolita in persona (la notizia è controversa,
poiché un Metropolita per la terra Russa ancora non
era stato nominato da Costantinopoli), il vescovo
Gioacchino. Purtroppo nel 990, la vece
(assemblea popolare) novgorodese aveva già deliberato:
“Non entrerete nella nostra città e non riuscirete
ad abbattere i nostri dei!”. Tutti i cittadini
gremirono minacciosi quella volta il Ponte Grande che
quasi crollava sotto il loro peso e, insieme al resto
della folla accorsa lungo le rive, guardarono le navi
arrivate da Kiev.
Tutti gridavano improperi contro gli uomini che
tentavano di sbarcare, preparando le balestre e le
catapulte. Dobrynja cercò prima con le parole di
convincerli a battezzarsi e ad assoggettarsi a
Vladimiro. Non era forse stato il loro generale
d’armata, qualche anno prima?
Nel frattempo il vescovo e i preti greci che erano
rimasti sulla Riva del Commercio (era una delle due
parti in cui Novgorod era divisa) cercavano, casa per
casa di convertire i novgorodesi che volessero
ascoltare la loro parola. Ebbero qualche successo
finchè un certo Ugonjai dal suo cavallo non arringò la
massa urlando: “E’ meglio morire che esporre i
nostri dèi a questa vergogna!”
A
queste parole la folla si rivolse contro la casa dove
abitava Dobrynja sin dai tempi della sua prima venuta
a Novgorod e uccise sua moglie e alcuni suoi parenti.
Ormai non c’era più scelta! Putjata durante la notte
con un manipolo di audaci attraversò il fiume e assalì
la casa di Ugonja, lo catturò e lo condusse al
cospetto di Dobrynja. Appena si seppe in città della
rappresaglia, novgorodesi armati circondarono Putjata
e i suoi e ne seguì una grande battaglia. Putjata era
però imbattibile e dette ordine di uccidere senza
pietà e di dare alle fiamme tutte le case lungo la
riva del fiume.
Fu
una lunga lotta, ma alla fine Novgorod si trovò
sconfitta.
Ora si doveva procedere immediatamente al battesimo.
Prima comunque si dovevano distruggere gli idoli e la
tradizione racconta qualcosa di curioso su questo
fatto. Quando i simulacri furono legati con le corde e
trascinati nel fango per essere gettati poi nel
Volkhov, passò un invasato fra la gente che gridava: “O
dolore! O tormento mio! Mi hanno lasciato nelle mani
di questo impietoso (vescovo Gioacchino)!” e
mentre Perun galleggiava nel fiume allontanandosi e
urtò i pali del Ponte Grande qualcuno sentì urlare il
suo kumir con le parole: “Divertitevi pure,
novgorodesi, ma non vi dimenticherete di me!”
Malgrado tutto ciò, il battesimo collettivo ebbe
luogo. Gli uomini passavano sopra il Ponte Grande e le
donne invece lungo i lati, sotto il ponte lungo la
riva. Coloro che si rifiutarono furono trascinati di
peso nell’acqua dagli uomini di Putjata e le loro case
date alle fiamme... Qualcuno in quell’occasione pianse
per la rabbia e qualche altro più contento, rivolto a
Perun, invece disse: “Hai mangiato e bevuto (a
nostre spese), ora vattene via!”
E
Novgorod ricordò questo avvenimento con un lapidario
proverbio: “Dobrynija ci ha battezzato con la spada
e Putjata con il fuoco!!”
Con questo battesimo di sottomissione a Kiev, Novgorod
si giocò il progetto di diventare la capitale di un
dominio russo che includesse nord e sud della Terra
Russa.
Ridotto dal libro
CRISTO E LA MAFIA DEI RUS di Aldo C. Marturano,
Poggiardo 2004 |