N. 20 - Agosto 2009
(LI)
Hyksos
un mistero svelato?
di Marco Crestani
Nel
corso
della
loro
lunga
storia,
gli
Egiziani
subirono
diverse
invasioni
di
popoli
stranieri.
La
prima
fu
durante
il
Medio
Regno
(verso
il
1730
a.C),
protagonisti
gli
Hyksos,
un
popolo
che
influenzò
molto
storia
e
cultura
egizia.
Le
iscrizioni
egizie
del
Nuovo
Regno
descrivono
la
devastazione
inflitta
dai
sovrani
Hyksos
all'Egitto:
il
periodo
della
loro
reggenza
venne
considerato
una
sciagura
che
mai
più
si
sarebbe
dovuta
ripetere.
L'arrivo
di
queste
genti
era
cominciato
con
una
lenta
infiltrazione,
che
aumentò
considerevolmente
senza
però
preoccupare
i
faraoni
che,
inizialmente,
non
videro
in
questa
ondata
migratoria
una
minaccia.
Dopo
essersi
stabilite
nel
Nord
dell'Egitto
costituirono
un
gruppo
di
comunità
che
in
breve
tempo
occupò
la
regione
del
Delta.
Quando,
dopo
la
morte
di
Amenemhat
IV,
arrivò
al
potere
una
donna,
la
regina
Sobekneferu,
si
inaugurò
un
periodo
buio
e
della
situazione
approfittarono
appunto
gli
Hyksos.
Non
si
conoscono
con
precisione
le
date
che
contrassegnarono
tali
avvenimenti,
ma
la
presa
di
Avaris
da
parte
degli
Hyksos
può
essere
fissata
grazie
a
una
stele
dell’"anno
400,
quarto
giorno
del
quarto
mese
dell'inondazione,
del
re
dell'Alto
e
del
Basso
Egitto
Seth,
grande
di
valore,
il
Figlio
di
Ra,
il
suo
diletto,
amato
da
Ra-Horakhty".
Manetone,
sacerdote
della
trentesima
dinastia
(inizio
del
secolo
III
a.C.),
scrive
che
il
loro
nome
significa
"re
pastori"
perché
nel
linguaggio
sacro
hyk
vuol
dire
"re"
e in
quello
popolare
sòs
è da
intendersi
come
"pastore".
Lo
storico
ebreo
Giuseppe
Flavio
(vissuto
tra
il
37 e
il
105
d.C.
circa)
fornisce
invece
un'interpretazione
diversa
tratta
da
un
altro
manoscritto,
secondo
cui
il
termine
avrebbe
il
significato
di
"prigionieri
pastori",
dall'egizio
hyk
"prigioniero".
Oltre
a
ciò
è
dell'idea,
come
altri
egittologi,
che
la
storia
biblica
del
soggiorno
degli
Ebrei
in
Egitto
e
dell'esodo
successivo
sia
in
qualche
modo
collegata
con
l’occupazione
degli
Hyksos
e
dalla
loro
seguente
cacciata.
In
effetti,
anche
se
ambedue
gli
etimi
abbiano
plausibili
basi
linguistiche,
né
l'uno
né
l'altro
possono
essere
considerati
corretti.
Il
termine
Hyksos
proviene
senza
dubbio
dalla
locuzione
hik-khase,
"capotribù
di
un
paese
collinare
straniero",
che
dal
Medio
Regno
in
poi
venne
usata
per
indicare
gli
sceicchi
beduini.
Oltre
sessanta
scarabei,
appartenuti
con
ogni
probabilità
a re
Hyksos,
sono
stati
ritrovati
in
Palestina
e
recano
questo
titolo,
ma
con
la
parola
"paese"
al
plurale.
E'
importante,
comunque,
rilevare
che
la
parola
allude
unicamente
ai
sovrani,
e
non,
come
pensava
Giuseppe
Flavio,
all'etnia.
A
questo
proposito
diversi
studiosi
moderni
sono
stati
spesso
tratti
in
errore
suggerendo
come
gli
Hyksos
fossero
una
razza
particolare
che
dopo
aver
conquistato
Siria
e
Palestina
erano
successivamente
entrati
con
la
forza
in
Egitto.
Nulla
però
convalida
queste
ipotesi.
Questa
gente
può
essere
identificata
con
gli
abitanti
di
Canaan
che
penetrarono
in
Egitto
alla
ricerca
di
terre
da
pascolo
già
al
tempo
della
XII
Dinastia.
Si
insediarono
gradualmente
nella
zona
del
delta
orientale
e a
metà
del
secolo
XVII
a.C.
erano
abbastanza
potenti
da
conquistare
la
parte
settentrionale
del
Paese.
Alcuni
di
essi,
se
non
la
maggior
parte,
erano
semiti.
Dei
sei
re
Hyksos,
di
cui
ha
anche
scritto
Sesto
Africano
nella
sua
Cronografia,
solamente
Apophis
è
identificabile
con
certezza
nei
geroglifici.
Si
distinguono
anche
tre
differenti
re
con
lo
stesso
nome
Apopi
e
come
prenome
rispettivamente
Akenenra,
Aweserra
e
Nebkhepeshra,
quest'ultimo
con
ogni
probabilità
il
meno
importante,
poichè
non
gli
sono
assegnati
i
titoli
faraonici
degli
altri
due.
Gli
oggetti
con
i
nomi
di
questi
re
sono
pochi,
ma
confermano
se
non
altro
che
Akenenra
e
Aweserra
furono
legittimi
sovrani
dell'Egitto.
Sembra
ormai
chiaro
che
Giuseppe
Flavio
avesse
ben
precise
informazioni
su
Avaris,
il
caposaldo
che
fin
dall'inizio
gli
Hyksos
scelsero
come
loro
base.
Secondo
il
resoconto
dello
storico,
la
città
era
ubicata
nella
parte
del
delta
orientale
conosciuta
come
Sethroita.
E
qui
le
opinioni
sono
discordi.
Alcuni
studiosi
credono
che
Avaris
fosse
l'antico
nome
della
città
di
Tanis,
mentre
altri
sono
inclini
per
una
località
nei
pressi
di
Qantir,
circa
undici
miglia
più
a
sud.
Ad
Avaris
gli
Hyksos
adoravano
il
dio
Seth.
Per
gli
Egiziani
era
il
nemico
e
l’assassino
del
buon
dio
Osiride,
ma
gli
Hyksos
ignoravano
questo
particolare.
Il
nuovo
Seth
era
ora
scritto
nel
modo
babilonese
in
conformità
alla
pronuncia
Sutekh,
aveva
caratteri
più
asiatici
del
dio
indigeno,
oltre
ad
abbigliamento
e
acconciatura
che
somigliava
al
dio
semitico
Baal.
Gli
Hyksos
lo
anteposero
a
tutte
le
altre
divinità
egizie,
ma
non
ha
reale
fondamento
l'accusa
che
queste
ultime
fossero
disprezzate
e il
loro
culto
oppresso.
C’è
da
dire
che
gli
Hyksos
avrebbero
usurpato
Avaris
per
oltre
cinquant'anni
prima
che
uno
di
loro
occupasse
il
ruolo
di
faraone
legittimo.
A
questo
proposito,
è
rilevante
sapere
che
la
data
della
fondazione
di
Tanis
fu
ricordata
a
lungo:
la
Bibbia
(Numeri
13.22)
racconta
che
"Hebron
fu
costruita
sette
anni
prima
di
Zoan
[Tanis]
in
Egitto",
il
che
ribadirebbe
che
Tanis
e
Avaris
sarebbero
la
stessa
città.
Le
discussioni
sono
tuttora
aperte.
Ritornando
al
resoconto
di
Manetone
c’è
da
dire
che
contiene
verità
e
falsità
storiche
in
egual
misura.
E’
conosciuta
la
tendenza
a
deformare
la
verità
nella
scrittura
di
parecchi
storici
egizi,
che
comunemente
ritraggono
con
esagerato
pessimismo
i
periodi
di
carestia
e
anarchia
poiché
maggior
gloria
sia
attribuita
al
sovrano
salvatore
di
turno.
Il
racconto
di
Manetone
può
essere
considerato
l'ultimo
tassello
di
un
processo
di
falsificazione
cominciato
poco
dopo
la
vittoria
di
Amosis.
Soltanto
ottant'anni
dopo
la
cacciata
del
nemico,
la
regina
Hatshepsut
riferiva
dell'invasione
in
modo
conforme
a
quella
del
racconto
di
Sekenenra
e
Apophis,
e le
medesime
analogie
si
riscontreranno
dopo
sotto
Tuthankhamon,
Merenptah
e
Ramses
IV.
Non
è
credibile
che
un
potente
esercito
d'invasori
asiatici
si
sia
abbattuto
come
un
uragano
sul
delta
e
che,
dopo
aver
preso
Menfi,
si
sia
crudelmente
accanito
sulle
popolazioni
locali.
Le
rare
testimonianze
lasciate
dai
re
Hyksos
rivelano
invece
un
leale
sforzo
di
integrarsi
con
gli
abitanti,
ma
anche
di
emulare
i
deboli
faraoni
che
avevano
allontanato
dal
potere.
Se
avessero
fatto
tabula
rasa
della
cultura
egizia
non
avrebbero
certamente
usato
la
scrittura
geroglifica
e
adottato
nomi
composti
con
quello
del
dio
sole
Ra.
L'asserzione
secondo
cui
pretesero
tributi
dall'Alto
e
dal
Basso
Egitto
è
incerta.
La
teoria
di
un'occupazione
generale
del
paese
da
parte
degli
Hyksos
è
stata
del
tutto
smentita
dalla
grande
iscrizione
di
Kamose,
in
cui
è
chiaramente
sottinteso
che
gli
invasori
non
oltrepassarono
mai
Gebelen,
ma
che
furono
costretti
a
fissare
il
loro
confine
meridionale
a
Khmun.
Oggi
si
riconosce
che
la
dominazione
degli
Hyksos
non
fu
particolarmente
odiosa:
i
nuovi
arrivati
si
integrarono
in
fretta
nella
zona
occupata
e
con
gli
Egizi
condivisero
ben
presto
usanze
e
tradizioni.
La
più
importante
fu
l'introduzione
del
cavallo
e
del
cocchio
che
diventò
fondamentale
nella
futura
storia
del
paese.
Ma
anche
nuovi
tipi
di
pugnali
e
spade,
l’arte
della
lavorazione
del
bronzo
e il
robusto
arco
a
lunga
gittata.
Nel
1954
a
Karnak
fu
scoperta
una
grande
stele
che
illustra
in
modo
particolareggiato
le
misure
militari
prese
dal
successore
di
Sekenenra,
Kamose,
contro
il
re
Hyksos
Aweserra
Apopi.
Circa
cinquant'anni
prima
di
questa
scoperta,
gli
scavi
di
Carnarvon
avevano
riportato
alla
luce
una
tavoletta
in
caratteri
ieratici
che
descriveva
la
genesi
del
conflitto.
Da
principio
qualche
studioso
aveva
pensato
che
fosse
un
semplice
saggio
letterario,
ma
nel
1935
alcuni
frammenti
trovati
sempre
a
Karnak
provarono
che
la
tavoletta
Carnarvon
era
la
copia,
eseguita
da
uno
scriba,
di
un'autentica
iscrizione
storica
incisa
nel
tempio.
E’
un
affascinante
reperto
storico,
ma
anche
un
testo
che
è
un'illuminante
messa
a
fuoco
degli
avvenimenti
che
riguardano
gli
Hyksos.
Il
vincitore
definitivo
degli
Hyksos
fu
però
Ahmose
I (Amosis
in
Manetone),
che
le
generazioni
future
avrebbero
onorato
come
il
fondatore
della
XVIII
Dinastia.