N. 8 - Gennaio 2006
ATENE
E L'OCCIDENTE
Relazioni con le
città siceliote ed italiote in funzione della
spedizione in Sicilia
(415 413 a.C.)
- Parte II
di
Antonio Montesanti
Atene e l’Occidente. Relazioni con le città
siceliote ed italiote in funzione della grande
Spedizione in Sicilia (415 - 413 a.C.) – Parte II
Negli anni 454 e 453 a.C., Atene manda
nell’Occidente greco, due piccole spedizioni
guidate rispettivamente da Lampone e Diotimo
(Just. IV 3, 4):
Spedizione del 454:
Gli Ateniesi chiamati dai Catanesi, minacciati da
Siracusa, mandano Lampone. Probabilmente fu
proprio durante l’anno che si stipularono i
trattati tra Atene, con Se gesta e Alicie; il
commediografo Cratino, vincitore ad Atene nel 453
a.C., con la commedia le Fuggiasche beffava
lo steso Lampone e i suoi amici Segestani
“adoratori di cani” perché sconfitto e coStretto a
fuggire dalla Sicilia.
A
questo punto bisogna riportare un’altra epigrafe
datata al 450 a.C. ca., proveniente da Selinunte,
riferibile forse a questo episodio (S.I.G. 1122).
In questa epigrafe si riporta un ringraziamento
agli dei per una vittoria, e si rimarca il fatto
che venga stipulata una pace, ma anche questa
volta, l’epigrafe è lacunosa proprio dove si
ricorda la città sconfitta.
Non é difficile dopotutto, riferire questa
epigrafe a quell’episodio viste le concordanze
cronologiche ed il fatto che i Selinuntini
dedicarono una grande piastra d’oro e ringraziano
molti dei, come se la vittoria fosse stata un
avvenimento insperato, come dopotutto lo era, aver
battuto i Segestani alleati degli Ateniesi.
Ma essenziale e’una frase di Giustino
“...sotto l’aspetto di portar aiuto ai Catanesi, si
intendeva tentare il dominio dell’intera Sicilia”;
questa vittoria di Selinunte a cui probabilmente
si riferisce l’epigrafe che riporta la vittoria
già menzionata, rovinò i piani ateniesi.
Spedizione del 453:
Diotimo, nella seconda piccola spedizione, agì
contro i Siculi di Ducezio, il quale non aveva
ancora iniziato a sfruttare i contrasti tra
Siracusa ed Agrigento, ma attaccava solo le
colonie calcidesi e poi, forse su spinta Ateniese,
attaccherà nel 451 a.C. quelle doriche (Oxyrh.
Pap. IV p. 80 sgg.; Diod. XI 78,5; 88, 6).
Diotimo dunque dopo questa azione si dirigerà
nelle acque di Neapoli che ormai stava prendendo
il posto di Cuma per la supremazia nel golfo
stesso e sulla quale poi Atene farà affidamento.
Neapolis
Cuma, attaccata dai Tirreni nel 474 a.C., é
costretta suo malgrado a richiedere l’aiuto di
Siracusa, la quale é ben felice di intervenire
contro gli Etruschi e per giunta nel loro stesso
mare sul quale fino ad allora i Tyrrenoi
avevano avuto l’intero dominio.
Probabilmente questo accostamento inusuale tra una
città dorica ed una calcidese é dovuta ad una
simpatia tra tiranni, Aristodemo a Cuma e Gerone a
Siracusa, il quale occupa Pitecussa. Atene doveva
necessariamente intervenire e probabilmente si
appoggiava a Neapolis per avere un “occhio vigile”
sullo stesso golfo.
Testimonianza importante rimane quella della
spedizione di Diotimo, il quale può navigare
tranquillamente nelle acque neapolitane poiché i
siracusani avevano perso da qualche tempo il
controllo ed il possesso dell’isola di Ischia (Pitecussa),
che sarà occupata dagli stessi partenopei. Ma, a
supportare la tesi che gli ateniesi abbiano
cercato e trovato un appoggio in Neapolis ci viene
anche dalle testimonianze epigrafiche e
monumentali della città che attestano il culto di
Atena Neapolitana.
Non é neanche un caso che appaia sulle monete di
questo periodo lo stesso tipo che apparirà a
Sibari:
D/ Testa di Atena con elmo attico, laureato (la
stessa immagine appare sulle monete di Velia)
R/ Toro italico con testa abbassata
Dunque Atene poteva già contare nel 453 a.C. su
questo appoggio importantissimo. Ma questo
risultava nonostante tutto troppo lontano, come
base, se realmente si voleva tentare l’attacco
contro la Sicilia.
Turi
La fondazione di Turi da parte Ateniese é
sicuramente uno degli eventi più degni di nota
nella politica estera di Atene della
Pentacontaitia. Ancora più importante diventa
se la si vede in funzione di un progetto che
potrebbe essere stato da tempo ideato di
espandere, da parte ateniese anche verso
l’occidente ed in particolare verso la Sicilia.
I
problemi sorti sulla sua fondazione sono
molteplici: dalla datazione, a chi ne prese parte,
al perché…
Nel 446 a.C. durante il conflitto
Spartano-Ateniese, i lacedemoni hanno la
possibilità di sferrare l’attacco finale contro
Atene che sarebbe sicuramente stata sopraffatta
dalla baldanza delle truppe lacedemoni. Ma
stranamente gli spartani rinunciarono all’attacco
e firmarono con Atene e con Pericle la così detta
pace dei 30 anni.
Il comandante delle truppe lacedemoni, Cleandrida,
tornato a Sparta viene accusato di tradimento e
per questo circolò la voce che fosse stato pagato
da Pericle per non attaccare battaglia (Diod. XIII
106,10).
Così Atene, totalmente libera di riprendere i suoi
progetti in occidente e senza guerre da sostenere,
avendo firmato nel 449 a.C. la pace di Callia con
i Persiani e nel 446 a.C. quella dei 30 anni con
Sparta, sfrutta immediatamente un invito, degli
abitanti superstiti di Sibari, di fondare una
colonia nel luogo dell’antica e potente città
italiota.
I
Sibariti, in quanto Dori, si erano prima rivolti a
Sparta che aveva declinato l’invito, non avendo
dopotutto non solo mire imperialistiche ma nessun
interesse ad aiutare coloro che avrebbero
costituito una città che sarebbe entrata in
competizione con Taranto, sua colonia.
Pericle, si rese conto che una colonia totalmente
ateniese non sarebbe vissuta a lungo visto il
carattere prevalentemente dorico delle colonie
italiote e la vicinanza con Taranto. Forse uno
degli obbiettivi di questa politica periclea era
proprio quello di limitare la potenza crescente di
Taranto che avrebbe, sia aiutato Sparta in un
eventuale conflitto contro Atene, sia
spadroneggiato nel mar Ionio e Adriatico e quindi
impedito il fiorente commercio ateniese in
occidente.
Le date sulla sua fondazione sono due una sotto l’arcontato
di Callimaco del 446/5 (Diod. XII 9, 1) e l’altra
due anni più tardi nel 444/3 sotto l’arconte
Prassitele, questo sarebbe dovuto alla fondazione
prima di una città chiamata Sibari che poi due
anni dopo mutò il nome in Thurii.
La città di Thurii avrebbe dovuto avere le
caratteristiche di un “porto franco”, con gente da
tutta la Grecia, sotto l’egida di Atene. La nuova
città fu divisa in phýle (quartieri,
distretti) di cui Atene ed alleati ne avevano ben
quattro: Arkas, Achaiis, Eleia, Boiotia,
Amphiktyonis, Doris, Ias, Athenais, Euboiis,
Nesiotis, che però non l´aiutarono ad
avere la supremazia politica.
Questa colonia panellenica suscitò grande
entusiasmo nei greci ed in particolare negli
uomini di cultura che accorsero immediatamente per
prenderne la cittadinanza e partecipare alla sua
fondazione: Erodoto d’Alicarnasso poi detto di
Turi, Dionisio ‘o
CalkouV,
Empedocle d’Agrigento, i retori Protagora d’Abdera,
che fu incaricato di scriverne le leggi (Diog.
Laert. IX, 50) ed i Siracusani Lisia e Tisia, i
sofisti Eutidemo e Dionisodoro di Chio e
l’ideatore della planimetria: Ippodamo di Mileto;
e a dimostrazione che fu un “porto franco”
giunsero anche Dorieo di Rodi e Cleandrida,
ambedue condannati, l’uno a morte da Atene,
l’altro all’esilio da Sparta.
Ambedue avranno due ruoli fondamentali all’interno
della città, ma per il nostro fine in modo
particolare il primo. Dorieo, prima del
trasferimento a Turi, aveva già provocato la
defezione di Rodi dalla lega Delio-attica, fu
condannato a morte da Atene e bandito da Rodi
rifugiandosi a Turi e ne divenne cittadino (Xen.
Hell. I 5, 19; Paus. VI 7, 4) e anche qui
iniziò la sua opera di persuasione contro
l’imperialismo Ateniese, tant’è che dopo la
battaglia dell’Assinaro bandirà i partigiani di
Atene da Turi, e nel 411 a.C. verranno viste navi
di Turi comandate da Dorieo contro la flotta di
Atene, al largo della costa dell’Asia Minore (Dionys.
Hal. Lys. 1; Ps.-Plut. de X orat. Vit.,
Lys.; Thuc VIII 36; 61; 84).
Il secondo personaggio, Cleandrida, rappresenterà
un importante aiuto per città di Turi, che subito
dopo la sua fondazione si trovò a combattere
contro Taranto, probabilmente per gli ancestrali
interessi sulla Siritide, inoltre combatté contro
Terina ed i Lucani. Ma sicuramente all’inizio non
ebbe la meglio se i Tarantini, nel periodo tra
compreso tra la sua fondazione ed il 433 a.C., in
undici anni ca., dedicarono 3 punte di lancia ad
Olimpia per una vittoria sui Turii.
Skula af Qouriwn Taran
tinoi anhqhkan Dii Olu
mpiwi dekatan
(HGI
19 = SIG 61 = Tod 49)
Cleandrida per i suoi servigi ottenne così la
cittadinanza onoraria e fu tenuto in grande
considerazione dai suoi abitanti.
Nel 434 a.C. si venne con Taranto ad un accordo
per la Siritide, con la costituzione della città
di Eraclea con i seguenti accordi: la città era
formata da coloni di Turi, probabilmente discordi
ad Atene, e di Taranto, ma la giurisdizione era
tarantina, in pratica il controllo andava a
Taranto: Metaponto entrava così totalmente nella
sfera d’influenza di Taranto.
Sistemati gli affari “esteri” si evidenziano a
Turi i problemi “interni” e nel 433 a.C. la
troviamo agitata da contrasti tra gli elementi di
diversa origine, a questi tumulti dobbiamo
ricondurre la sostituzione del tipo monetale di
Atena Lemnia e toro, con il tipo Apollo e al
rovescio toro con tripode all’esergo (CGC
– Italy N° 99).
Il tripode delfico si potrebbe ricondurre
all’ingerenza di Crotone il cui simbolo monetale é
proprio quello che si ritrova nell’esergo delle
monete turine.
Ma la testa di Apollo si riferisce ad un preciso
episodio storico per cui non accettando i Turii,
Lampone come ecista della città, e quindi la
supremazia ateniese, chiesero all’oracolo di Delfi
chi dovesse essere l’ecista, e l’oracolo proclamò
se stesso (Diod. XII, 35).
Pochi anni dopo avremo l’episodio di Dorieo che
sanciva definitivamente il fallimento della
politica di Pericle e dei suoi successori.
Regio-Leontini
La fondamentale importanza che aveva da sempre lo
Stretto di Messina nei rapporti con l’occidente
non poteva lasciare indifferente la grande potenza
di Atene, se questa voleva veramente estendere la
sua talassocrazia sull’intero mediterraneo:
“Lo Stretto non divide, ma unisce; ed il contrasto
tra le due sponde é un contrasto per il predominio
ed il controllo di una via di mare che interessa
non soltanto i popoli rivieraschi, ma anche genti
territorialmente lontane che di quella via – quasi
un canale di Suez dell’antichità – vogliono avere
il libero transito”
(E. Manni).
Ecco perché nel 433 a.C. in bilico l’appoggio di
Turi, Atene avendo visto anche l’aumentare della
potenza di Siracusa su quasi tutta la Sicilia,
cerca di non perdere lo Stretto, e allo stesso
tempo cerca alleanze in Sicilia. Ancora nel 433/2
a.C. Atene stipula due trattati, all’incirca
contemporanei, uno con Regio e l’altro con
Leontini (IG I2 51 e 52 = Tod 58 e 57). L’analisi
delle epigrafi ha dimostrato che ogni epigrafe si
compone di due parti distinte scritte in due
momenti diversi.
La critica e l’analisi dell’ Accame hanno portato
a conclusioni che l’ epigrafe presenta delle
rasure non solo a causa di errori. Quindi nel
433/2 a.C. si sarebbero solo mutati i prescritti
delle epigrafi che risulterebbero essere più
antiche e non riproducono uno stesso avvenimento.
Effettivamente non si può rimanere impassibili di
fronte al passo di Tucidide, in cui parla, nel
caso di Leontini di una
palaia summachia
e nel caso della prima spedizione
del 427 a.C. dove é impossibile pensare ad
un’antica alleanza come quella avvenuta sei anni
prima.
Per arrivare ad una conclusione logica, dobbiamo
allora rifarci a notizie della Pentacontaetia
e al più importante trattato tra Atene e Segesta.
Sappiamo infatti che nel 458/7 a.C. Atene stipula
il trattato con la città elima; ebbene, per
giungere via mare a Segesta vi sono due modi:
1- passare per lo Stretto e costeggiare la costa
tirrenica della Sicilia
2- non passare per lo Stretto, ma di fronte a
tutta la schiera delle città doriche doppiando
Capo Pachino.
Ebbene per avere la possibilità di “comunicare”
con Segesta, Atene avrebbe già dovuto avere la
possibilità di transitare attraverso lo Stretto e
possibilmente di avere l’appoggio di qualche città
ionica lungo la costa settentrionale della
Sicilia. Quindi, facendo un’ipotesi, nel 458 a.C.
Atene poté già passare lo Stretto, in accordo
almeno con una delle due città che si affacciano
su di esso e avendo l’appoggio di essa.
Ma quando sarebbe avvenuta l’alleanza tra Atene e
Regio e tra Atene e Leontini?
La seconda é datata dal Meritt dopo la pace di
Callia, mentre per la prima c’e’ forse una notizia
che ci può aiutare. Nel 461 a.C. infatti a Regio
accadde un avvenimento sottovalutato dagli addetti
ai lavori. Proprio in quest’anno a Regio cade la
tirannide di Micito e si instaura il regime
democratico (Diod. XII 76). Non sappiamo se questo
fu fomentato da Atene ad abbattere la tirannide,
proprio perché la stessa città attica avesse così
il controllo dello Stretto, oppure se la rivolta
antitirannica fu un fatto autonomo che solo in
seguito si appoggiò al sistema democratico
ateniese.
Fatto sta che proprio in questa data bisognerebbe
verificare il momento dell’alleanza tra Atene,
Regio e Leontini. E questa triplice alleanza,
sarebbe quella a cui fa riferimento Tucidide
dell’antica “summacia”,
che solo alla luce di questi fatti sarebbe
realmente
palaia
(Thuc.
III 86).
Ma l’evidenza epigrafica ha fatto anche notare che
il testo di Leontini presenta uno stacco
cronologico evidentissimo e che in pratica
l’epigrafe di Leontini sarebbe più antica di
quella di Regio.
Queste alleanze come quella con Segesta
dimostrerebbero una idea di intervento in
occidente da parte di Atene ben determinata e
preparata. Non é un caso neanche l’alleanza di
tipo difensivo che Atene stipulerà con Corcira (Thuc.
I 45; 50 sgg.; IG I2 295 = Tod 55), con il duplice
scopo di colpire quella macchina di commercio che
era Corinto. A riprova sarebbe l’occupazione dei
due porti di Megara da parte di Atene (455 a.C.);
tutto lascia presupporre uno scontro tra Corinto e
Atene ed inoltre tutto sembra finalizzato ad una
enorme spedizione contro l’occidente.
“La guerra con i Peloponnesiaci sembrò in effetti
essere stata provocata per il loro desiderio
(degli Ateniesi) di non abbandonare Corcira ai
Corinzi, con una flotta come la sua... Allo stesso
tempo essa rappresenta per loro un luogo
favorevole per il tragitto costiero verso l´Italia
e la Sicilia”.
(Thuc. I 44, 2-3)
Atene ha ottenuto così punti chiave (geografici)
essenziali alla vigilia della guerra del
“Peloponneso”:
1) Megara e i suoi 2 porti per una politica
ambivalente verso oriente ed occidente
2) Corcira base navale di enorme importanza
e trampolino verso l’ occidente
“Essa (Corcira) é sicuramente il miglior posto per
il tragitto costiero verso l´Italia e la Sicilia,
cosicché cercarono di interdire con tutta la forza
l´appoggio ai Peloponnesiaci, e subito far passare
qui il grosso delle forze, inoltre offre in tutto
dei grandi vantaggi”
(Thuc. I 36, 2).
3) Turi punto d’arrivo nel cuore della
Magna Grecia
4) Neapolis per i rapporti con gli Etruschi
e fiorente base per il commercio italiota, nonché
punto strategico nel Tirreno
5) Regio per il controllo dello Stretto
6) Leontini e alcune città calcidesi di
Sicilia (Nasso, Catane) in
opposizione alle colonie doriche
7) Segesta per il suo legame con i punici e
per il suo odio contro le città doriche tra cui la
potente Selinunte |