N. 7 - Dicembre 2005
ATENE E L'OCCIDENTE
Relazioni con le
città siceliote ed italiote in funzione della
spedizione in Sicilia - Parte I
di
Antonio Montesanti
“...che la storia della Magna Grecia, non si possa
staccare da quella della Sicilia e che per intendere
una sia necessario conoscere l’altra.” (E. Ciaceri).
Introduzione
Per lo studio di questo argomento poco trattato, non
si è tenuto conto di puri e semplici episodi che
vedono una scambievolezza dichiarata tra Atene e la
Magna Grecia, ma si è cercato di vedere i retroscena,
le intenzioni e le idee e tutto ciò che in certo senso
vede implicate le città della Magna Grecia e Sicilia
con e Atene. Soprattutto si sono analizzate le
motivazioni che spinsero Atene in Occidente, le
interrelazioni con le città occidentali e le
spedizioni ante e durante la Guerra del Peloponneso.
Anche se dichiaratamente l’obbittivo ateniese fosse la
Siclia, le motivazioni che devono essere interpretate
come una visione unitaria della Magna Grecia e della
Sicilia, non come elementi a se stanti, certo, il Sud
Italia non come il fine ultimo della politica ateniese
in occidente, ma neanche appendice del disegno ‘siciliano’.
Ci
troviamo in un periodo in cui Atene sta in una fase di
accrescimento economico notevole e si sta preparando
ad affrontare la Guerra Peloponnesiaca contro Sparta
(431-404 a.C.) e che al momento è considerata, innanzi
tutto la prima potenza in terra greca e ancor di più
la prima potenza imperialista della storia
occidentale: è il periodo della così della
Pentacontaitia, periodo di 50 anni dalla fine delle
guerre persiane all’inizio di quella contro Sparta, in
cui Atene godrà del periodo, ineguagliato, di maggior
splendore, sotto ogni aspetto, da quello culturale a
quello economico.
Le
cause economico-politiche cronologicamente lontane
dell’imperialismo ateniese sono dovute in gran parte a
tre fattori:
a)
Le distruzioni delle potenti città di Siri e Sibari in
Italia, fine dunque del monopolio “italiota” e
possibilità di esportazione e di apertura del mercato
anche in Occidente per Atene, quindi grandi
possibilità d’introiti.
b)
La caduta di Mileto, di cui Atene ne divenne la
diretta erede, ad opera dell’Impero Persiano.
c)
Le vittorie sui Persiani in Grecia ed in Asia Minore,
grazie alle quali Atene assunse il ruolo di
città-guida e probabilmente anche una coscienza
imperialista.
“For some time past, Athens had taken an interest
in the West. This is usually explained on economic
grounds, but essentially it was political. Democratic
Athens, keen on some sort of leadership of the Ionian
cities and acting as a successor to Miletus which had
been in very close connection with Sybaris, felt
herself strongly bound to the fate of this city, the
victim of the dorian and aristocratic Croton” (V.
Ehremberg)
“Nel passato, per un periodo, Atene ebbe un interesse
in Occidente. Questo si spega su basi economiche, ma
fondamentalmente esso fu politico. L’Atene
democratica, detenne una sorta di leadership
sulle città Ionie e costituendosi come ereditiera di
Mileto, che aveva uno strettissimo rapporto con Sibari,
si considerò estremamente legata al destino di questa
città, vittima della dorica ed aristocratica Crotone”.
Dorieo e Gelone
Quando a Sparta fu fatto re Cleomene invece di Dorieo,
figlio del re Anassandrida, Dorieo ritenendosi offeso
navigò verso le coste della Cirenaica dove fondò una
colonia con altri esuli, ma dopo tre anni fu cacciato
dalle popolazioni del luogo ed in particolar modo dai
Cartaginesi, interessata che i Greci non si
stabilissero in Africa, oltre alla colonia cretese di
Cirene (Hdt. V 42).
Cacciato, dunque da lì si diresse verso il Sud Italia
dove aiutò i Crotoniati a distruggere la città di
Sibari e da li si portò nella parte sud-occidentale
della Sicilia per fondare nuovamente una colonia; ma
nel territorio di Erice, fu attaccato dai Segestani e
nuovamente dai Cartaginesi dove questa volta fu
ucciso. Un suo compagno fonderà poi nel territorio
cartaginese, sempre in Sicilia, sotto l’influenza e
con l’aiuto di Selinunte la Colonia di Minoa, poi
detta Eraclea (Hdt.
V 46).
Questo episodio viene ricordato nel bellissimo
discorso tra l’ambasciatore greco e Gelone. Siamo nel
periodo compreso tra le due spedizioni persiane e la
tirannia di Gelone a Siracusa (485-480 a.C.): il
pericolo persiao, sempre più imminente, spinge gli
Ateniesi e gli Spartani ad inviare un araldo per
chiedere dei rinforzi al tirannno:
“I
Lacedemoni, gli Ateniesi ed i loro alleati ti chiedono
di allearti con loro contro il Barbaro; tu non ignori
che egli minaccia l’Ellade... diede come pretesto di
marciare contro Atene, ma desidera sottomettere tutta
l’Ellade intera. Tu che disponi di un grande esercito,
tu che appartieni ad una parte del mondo greco e non
la meno importante, e tu che regni sulla Sicilia,
vieni a soccorrere e a difendere la libertà della
Grecia” (Hdt. VII, 158)
Alla richiesta dell’ambasciatore segue la veemente
risposta di Gelone.
“O
uomo greco (apostrofandolo con vivacità), voi siete
molto arrogante quando mi osate invitare presso voi
altri a combattere il Barbaro…
Voi stessi, precedentemente, quando fui attaccato da
una armata barbara, ed entrai in conflitto con i
Cartaginesi, e quando vi pregai di stare al mio fianco
contro l’esercito nemico, e quando divenni insistente
perché voi avreste anche potuto vendicare la morte di
Dorieo, figlio di Anassandrida, contro la gente di
Segesta, e quando io vi proposi di liberare insieme i
porti, poiché grande vantaggio e profitto vi sarebbe
giunto, voi non mi teneste in considerazione neanche
per vendicare la morte di Dorieo...” (Hdt. VII 157)
L’attacco verbale del principe siracusano contro gli
stati greci ci da tre importantissime ed essenziali
informazioni: da una parte riporta l’episodio di
Dorieo, dicendo che nelle sue campagne contro i
barbari, i greci della madrepatria avrebbero potuto
anche partecipare contro “ la gente di Segesta”,
quindi identifica in Segesta un punto chiave contro il
quale si era scagliato; dall’altro parla di una
proposta che fece ai greci di madrepatria di essere
aiutato contro i barbari, questa proposta fu fatta
probabilmente ad Atene, infatti egli parla di
“liberare insieme i porti” e che ne avrebbero avuto
grande “vantaggio e profitto” anche loro. Ma né
spartani, ai quali fu anche proposta la questione,
prova ne é il fatto che dica: “neanche per vendicare
la morte di Dorieo”, e né Ateniesi lo presero in
considerazione, soprattutto quest’ultimi che
probabilmente ritenevano Cartagine, come una potenza
in grado di contrastare Siracusa, ormai divenuta la
prima potenza della Sicilia.
E
probabilmente consideravano la città Elima di Segesta,
prima roccaforte contro l’espansione territoriale di
Siracusa.
Quando il tono acceso di Gelone si spegne (“Ma
lasciamo stare, tutto é finito bene e i nostri
rapporti sono migliori...”) e lui si offre come aiuto
e come generale dell’intero esercito ellenico, una
quantità enorme di truppe viene enumerata come
disponibile contro i persiani.
“.....io non prendo esempio da voi, io sono pronto a
mandare in vostro aiuto 200 triremi, 20.000 uomini,
2000 cavalieri, 2000 arceri, 2000 frombolieri, 2000
cavalieri armati alla leggera........ Ma io vi
prometto questo ad una condizione, che io sia generale
e leader dei Greci contro lo straniero”
Qui é possibile notare il terzo elemento deducibile da
questo discorso: la potenza di Siracusa. Gelone offre
infatti, tra le altre, 200 triremi e 20.000 uomini. La
conoscenza di questo elemento da parte di Atene per
tutto il V secolo farà in modo che essa rimanga sempre
all’erta e che abbia un occhio di riguardo verso le
uniche potenze in grado di tenere a bada Siracusa,i
Segestani nell’entroterra e i Cartaginesi per mare,
con i quali stipulerà in seguito un accordo (IG I²,
47. Cfr. Pareti pag. 140).
Temistocle e l’Italia
Al
tempo della nascita dell’imperialismo ateniese sotto
Temistocle, abbiamo, proprio dalla sua bocca, un
evidente ed essenziale testimonianza dell’interesse di
Atene alla costa che si affaccia sul Golfo di Taranto.
Infatti alla vigilia della battaglia di Salamina i due
strateghi, Temistocle per Atene e Euribiade per
Sparta, vengono in contrasto sulla tattica da attuare,
e Temistocle minaccia il generale spartano:
“Se tu seguiterai a rimanere qui e ti comporterai come
un uomo di cuore; ma se tu non lo farai, tu porterai
alla distruzione la Grecia; infatti la nostra forza é
nelle navi. Ascoltami. Ma se tu non lo farai, noi
allora senza più aspettare prenderemo le nostre
famiglie e le porteremo a Siri in Italia, che é già
nostra da diverso tempo, e che l’oracolo ci disse che
noi là dovremmo impiantare una colonia; e tu, lasciaci
senza alleati come siamo e avremo modo di ricordare
ciò che dissi.” (Hdt.
VII, 62)
Due sono gli elementi essenziali del discorso di
Temistocle ed in più si pongono necessariamente alcune
domande:
1)
“che fu già nostra da tempi antichi...”.
Questo fa supporre che Atene rivendichi il fatto che
Siri sia già stata sua o comunque, come si sa dalle
fonti, che sia ionia; infatti non si comprenderebbe il
possesso di Atene, di quella zona, a che cosa sia
riferito, ma comunque la cosa importante é la scelta
del luogo per il territorio e la città, l’importanza
strategica , la grande fertilità del suolo ed una
possibile opposizione a Taranto
2)
“e l’oracolo dice che da noi deve essere
colonizzata”.
Il
fattore divino é quasi sempre presente nella
fondazione di una colonia e questo fattore assume un
valore decisivo se si rispecchia nell’idea di
imperialismo.
3)
3a.
Perché Temisticle dice di voler fondare una colonia a
Siri e non a Sibari dove la differenza di tempo della
distruzione da una città dall’altra é di almeno venti
anni?
3b.
E come mai a Pericle fonderà una colonia nel luogo
della scomparsa Sibari e non a Siri andando così in
contro a tutti quei problemi che si presenteranno
facendo rinascere una città che ebbe elementi
peloponnesiaci (Trezeni e Achei) e non come Siri che
fu totalmente ionica?
Effettivamente se Temistocle chiamò le due figlie
Sibari ed Italia (Plut. Them. 32, 2) ci deve
essere stato un motivo od una ragione per la quale
diede questi nomi.
3c.
Che sia proprio l’idea d’espansione, di stampo
imperialista che circolava già da tempo nell’ambiente
ateniese ?
Ma
questo passo racchiude in sé l’intenzione che
probabilmente già da tempo sollazzava gli Ateniesi (da
tempi antichi), ossia quella di impiantare una colonia
in Magna Grecia. Questa é una delle tante idee di
stampo imperialista di Temistocle, propulsore
dell’imperialismo Ateniese di Pericle, che di fatto
attuerà ciò di cui si é parlato se pur con modalità
diverse.
Intanto Atene dopo aver sistemato le cose in oriente
contro il colosso persiano é libera di dedicarsi alle
questioni che potrebbero preoccuparla , una di queste
é sicuramente l’ affermata potenza di Siracusa, e nel
458/7 a.C. Atene stipulerà un accordo con Segesta,
potentissima città elima ed alleata Cartaginese.
Segesta
Uno dei punti focali per la politica di Atene in
occidente, é il ruolo della città di Segesta, come ho
già detto. Segesta appare per la prima volta come
città alleata di Atene in una epigrafe (IG I² , 19 =
Tod 31).
Le
abrasioni da principio hanno fatto credere l’epigrafe
appartenente all’arcontato di Ariston in collegamento
con una notizia di Diodoro, é stata messa in
discussione per ben due volte, la prima dal Wick e da
B. D. Meritt che vedevano in
[h]ABRON
il nome dell’arconte, potendo così datare l’epigrafe
al 458 a.C., seguiva la replica del Wick, il quale
dopo aver appoggiato l’ipotesi del suo collega ha
proposto l’identificazione dell’arconte
[ANT]IFON
alzando notevolmente la data al 418/7 a.C.,
supportandola con gli avvenimenti storici che
avverranno in seguito nella grande spedizione, ma noi
seguiamo la prima ipotesi.
Si
potrebbe ipotizzare una probabile alleanza tra Alicie
e Segesta con Atene contro Selinunte, confermata da
un’epigrafe:
(vacat)
EGESTAI[ON
IKINO
AP
(vacat)
EDOXSE
N TEI
BOLEI
KAI TOI
DEMOI
- - IS
EPRUTANEUE
EGRAM MATEUE AR
ISTON
ERXE - -
EPESTATE
- -
EIPE
HALI KUAIOIS
EL
A TA PROS AY
ENAIOS XSUTXEIMENA
KAI TOS
HORKOS
GRAM
MATEA
TES B
OLEC
ANAG
RAFSAI
ESTELEI
LIYINEI
KATAYENAI
EM PO
LEI
(?). . .
PERI E
- - - - - - - -
(IG
I²,20)
Questa é stata datata, da principio, al 454 a.C.,
poiché venne riferita alla notizia di Diodoro, che la
riporta sotto l’arcontato di Ariston (454/3 a.C.),
nella quale i Segestani appaiono alleati dei Lillibei,
in una guerra per questioni di confine:
"KATA
THN SIKELIAN EGESTAIOIS KAI LILUBAIOIS ENESTH POLEMOS
PERI CORAS THS PROS TW MAZARO POTAMW"
Purtoppo però problemi filologici e di datazione hanno
complicato le cose. A parte il fatto che Lillibeo nel
454 a.C. non esisteva ancora perché verrà fondata nel
409 a.C., ma si sostituisce oggi, grazie all’ipotesi
del Köhler, unanimemente accettata,
ALIKAIOIS
invece di
LULUBAIOIS,
ritenuta una corruzione del testo. Inoltre, purtroppo,
manca la città contro la quale si scontrano Segestani
ed Alicesi, ma in questo caso si é trovata una
soluzione anch’essa accettata concordemente,
aggiungendo
PERI
SELINUNTIOIS.
Queste ipotesi darebbero la certezza della loro
alleanza e del probabile errore nel testo di Diodoro,
che con interessanti argomenti ha portato avanti l’Accame.
Le
due città Elime avrebbero dunque chiamato gli ateniesi
in quel frangente, visto l’avanzare della città
dorica. Ipotesi accettabile dopo tutto in base a
quello che dirò più avanti riguardo le spedizioni
ateniesi di Diotimo e Lampone.
L´alleanza dunque tra Atene e Segesta sarebbe da
confermare al 458 a.C. sotto l’arconte ateniese
[h]ABRON
che é datato nel 458/7 a.C. quando Atene spaventata
per il predominio dorico nell’isola si sarebbe
intromessa nelle vicende Siciliane (Raubitschek e
Meritt).
Intanto Atene, non ancora finita la disastrosa impresa
egiziana, pensava con Pericle di spingersi in
occidente. Infatti le testimonianze archeologiche ci
dicono che con la sconfitta di Imera, dei Cartaginesi
e poi con quella degli Etruschi a Cuma nel 474 a.C.,
Atene ne aveva avuto la peggio sotto l’aspetto
commerciale e per contrastare Corinto, era arrivata ad
infiltrarsi anche nel Peloponneso fino ad occupare
Megara.
I
motivi commerciali per cui Atene agì in occidente per
non perdere i suo i vantaggi in favore di Siracusa e
di Corinto, si possono riassumere nella sconfitta di
Himera e di Cuma rispettivamente di Cartaginesi e di
Etruschi (potenziali importatori); il vantaggio
derivatone ai Siracusani che spadroneggiavano già nel
Tirreno quando già nel 453 a.C. Siracusa si spinge con
due incursioni lungo la costa etrusca fin l´isola di
Aetalia (Elba); i Calcidesi di Sicilia sempre
più sopraffatti dai Dori, e quindi il pericolo di una
chiusura dello stretto per gli Ateniesi; la fine dei
movimenti indipendentisti di Sicani e Siculi, che
saranno soffocati da Siracusa; la paura che i dori di
Sicilia saranno sempre potenziali e formidabili
alleati di Corinto e Sparta; la Sicilia, come
l’Egitto, grande granaio del Mediterraneo sono in
questo periodo i bersagli di Atene per il rifornimento
necessario. |