_

.

> Home                                                      > Chi siamo                                                      > Contattaci

 

Percorsi

.

.

Cultura politica società

.

Diritti umani e civili

.

Filosofia e religione

.

Storia e ambiente

.

.

.

 

Periodi della storia

.

.

Storia Contemporanea

.

Storia Moderna

.

Storia Medievale

.

Storia Antica

.

.

.

 

Rubriche

.

.

Falsi storici

.

Storia dello Sport

.

Turismo storico

.

Stampa estera

.

.

.

 

Numeri arretrati

 

 

.

> Cultura politica società

.

N. 23 - Aprile 2007

300

Il film

di Antonio Montesanti

 

È finalmente uscito anche in Italia l’attesissimo film, tratto da un fumetto di Frank Miller, sulla battaglia delle Termopili, pubblicato tra il maggio e il settembre 1998, in albi mensili, che Frank Miller ha disegnato grazie ad un flashback ricorrente dell’autore che nel 1962, all’età di 5 anni rimase colpito dal film The 300 Spartans.

 

Per essere una pellicola ispirata direttamente dalle tavole di un comic americano, non ricalca pedissequamente, ma ne utilizza i tratti principali, lo complessa nella sostanza, lo arricchisce di particolari, già precisi e piuttosto puntuali nella ricostruzione del maestro Miller e inoltre si allontana molto meno dalla realtà di quanto non lo facciano i suoi precedenti Troy e Alexander, e può essere definito un vero e proprio capolavoro creativo.

 

Il film e ancor prima il comic narrano i fatti della Battaglia delle Termopili, svoltasi nell’omonima ed angusta gola della Grecia centrale nel luglio del 480 a.C., tra i persiani, venuti in massa (nelle fonti si parla di oltre 2.500.000 di uomini) per invadere per la terza volta la Grecia in meno di dodici anni, ed un drappello di greci (circa 8000 unità) guidate dal generale e re degli spartani Leonida col suo seguito di 300 guardie personali.

 

Le interpretazioni sugli avvenimenti non-storici si riducono davvero al minimo, ossia dopo aver esaurito tutte le tematiche storiche narrate da Erodoto, primo, obbiettivo, veritiero storico occidentale, quasi contemporaneo alla battaglia, le valenze cinematografiche riescono a ricreare una scelta concreta su cui basare la storia che contornia l’impresa.

 

Zack Snyder, il regista, ha diretto una versione cinematografica di un fumetto e al contempo di un evento di portata storica immensa in una maniera fuori dal comune. Certo, non mancano scene che ricalcano molti film storico-epici che hanno impressionato gli animi e i cuori degli spettatori come i campi elisi del Gladiatore (tra l’altro comuni alle culture greca e romana) o scene di battaglia dalle gesta eroiche o motivazionali che trascinano popoli alla libertà finale come in Braveheart.  

 

Ed è normale che la stessa pellicola, e quindi il suo regista, siano stati oggetto di numerose critiche, che hanno investito soprattutto il trailer del film medesimo.

 

Fondamentalmente il film ripropone nella maniera più sobria e forse nella maniera non tanto lontana dal vero quelle che possono essere le ricostruzioni storiche di Sparta e dei suoi abitanti, se si esclude la parentesi mistico-magico-greottesca dell’Eforato. Mentre rende superbe, inimmaginabili forse troppo fantasiose, ma estremamente opulente, le note caratterizzanti dei Persiani, che sembrano economicamente più evoluti tanto da apparire quasi degli extraterrestri.

 

La fantasia, chiamata tanto in causa da redattori critici, in questo caso si spinge esclusivamente in ambito iranico. Laddove i nemici con sembianze mostruose, più vicine al noto cartone animato, Okuto no Ken (Il cavaliere o guerriero di Okuto), conosciuto in Italia con il nome di Ken il Guerriero, forse si discostano poco dal vero e principalmente riguarda le figure deformi e mostruose che popolano il film: non ci dobbiamo stupire più di tanto visto che lo stesso Erodoto cita un personaggio dalle fattezze mostruose che morì poco prima della battaglia e di cui Serse si vantava di avere tra le sue file e se ovviamente si escludono le figure degli immortali, identificati come belve assassine bestiali esperte nella pratica del ninjutsu con spade simili a katane nipponiche.

 

Come dopotutto la figura del “traditore” Efialte, non corrisponde a realtà storica, un esempio di creazione favolistica di un personaggio con elementi fisici grotteschi, a cui per il suo voltafaccia viene augurata da Leonida (Gerard Butler) la “vita eterna” a discapito della sua difformità.

 

Anche se la parte fisica è messa in primo piano in maniera preponderante, visto anche lo strenuo allenamento affrontato dagli attori che impersonavano gli spartiati – su cui si distinguono le figure del  Capitano (Vincent Regan) e del più valoroso di tutti gli spartiati, Dilios (David Wenham) – la parte morale, interiore non è meno priva di valenze spirituali che attualmente risultano anacronistiche e che in pochi possono apprezzare.

 

Il film che negli Stati Uniti ha stracciato ogni precedente record di presenze registrando un incasso di oltre 70 milioni di dollari nei primi 2 giorni di programmazione, è stato apprezzato poiché è riuscito a contemplare diverse simmetrie parallele e coincidenti sulle motivazioni che possono aver spinto a vedere il film. Da una parte sono stati guidati alla ricerca di una movimentazione animata, gli amanti di uno dei più grandi fumettisti mai esistiti, da un altro gli appassionati di storia, ancora coloro che praticano la cultura del fisico e della marzialità in genere, coloro che sono riusciti ad intravedere una trama sentimentale di enorme emozionalità o ancora coloro che hanno visto uno scontro di civiltà già presente in antico – tra l’altro vero e forse estremamente attuale – nello ultime vicende politiche che interessano gli USA e l’IRAN (che ancora fino al 1960 portava il nome ufficiale di PERSIA).

 

Ultimo elemento questo che ha incredibilmente sollevato le polemiche maggiori: le comunità iraniane, difatti hanno esposto delle pesantissime critiche alla casa produttrice – la Warner – di essere stata strumentalizzata per rilanciare una propaganda americana antiiraniana con l’accusa di fomentare lo scontro di civiltà dato dall’equazione Occidente cristiano-giudaico : Sparta = Oriente islamico : Persia.

 

"E' un insulto alla cultura persiana e si allinea alla guerra psicologica degli Usa contro l'Iran. I persiani sono dipinti come creature feroci e violente più che come esseri umani, ha detto consigliere per l'arte Shamqadri. Immediata la replica di Frank Miller autore del fumetto da cui è tratto il film. "Gli elementi politici ci sono, ma non desideravo che nessuno pensasse che 300 potesse diventare l'emblema di uno scontro tra Oriente e Occidente".

 

Polemiche, forse più comprensibili, hanno riguardato la presenza di scene cruente condite da fiumi sangue che però riportano effettivamente ad una cosa che spesso viene poco sottovalutata, “la guerra è bella solo per chi non l’ha mai vissuta”, tenendoci bene a mente che quello che si vede nel film è molto più vicino alla realtà di quanto la gente non immagini  nel tendere a girare la testa dall’altra parte.

 

Il film è quasi totalmente costruito con l’ausilio della computer graphic di qualità ad un livello superiore rispetto alle precedenti pellicole con l’ausilio dei computer Mac e l’utilizzo di un sistema chiamato live action, con ritocchi fatti con i programmi Final Cut e Shake, che sicuramente avvicinano alla realtà in maniera impressionante anche se ancora si sente in sottofondo “quel retrogusto” dell’irrealtà che fa si da non far godere appieno, quindi come vere, le scene panoramiche, seppur meravigliosamente rispondenti alla realtà.

 

300 è un film in cui viene riproposto il sogno di un moderno e grande autore, Frank Miller, capace di trasformare e soprattutto di materializzare quei valori lacedemoni ideali di coraggio, forza e amore per la patria, la comunità e la propria donna – come dice Snyder – “…amando lo scontro, la battaglia. Combattendo come un solo uomo, schierati in una falange in cui lo scudo di ogni guerriero proteggeva l'uomo che gli stava accanto dalle ginocchia la collo. Era una visione terrificante anche per l'enorme esercito persiano. La disparità di forze non era un problema, un vero guerriero desiderava morire per la libertà, che chiamavano la bella morte (‘o kalòs thànatos)”.

 

Così si realizzavano nel sacrificio finale, gli omoìoi spartani, per fermare il Re persiano Serse (Rodrigo Santoro) ed il suo imponente esercito. Gli spartani furono pronti a sacrificarsi per non perdere patria, moglie e figli, ma soprattutto la libertà. L'esempio dei 300 guidati da Leonida servì da sprone all'intera Grecia che reagì congiuntamente all'invasore persiano.


In un contesto che può ricordare un videogame di ultima generazione, e per questo vicinissimo più ad una favola, ma estremamente reale, il valore del coraggio, della forza di volontà, della legge e dell’organizzazione spartana nella disperazione totale in grado di condurre ad imprese irrealizzabili è tale perché impossibile, e tale resta, con la differenza del trascinamento dei valori nelle coscienze futuribili, in cui uomini liberi e razionali prendono in base all’esempio e alla trasmigrazione sentimentale coscienza del loro stato di individui liberi contro la moltitudine persiana costituita da schiavi di un signore e non da sudditi, differenza che si nota anche nell’essenza dei due opposti regnanti, ambedue re, Leonida sobrio e Serse ricoperto d’oro, il quale non chiede una sottomissione totale e violenta, ma un atto consapevole di proskynesis (inchino) alla sua stessa divinità, che alla fine riesce ad ottenere da un Leonida sconfitto nel tentativo finale, storicamente impossibile, di ucciderlo.

 

Le tinte gotiche delle ambientazioni scure, alternate a momenti rilassanti di luce naturale e ad altri topici in cui strali luminosi illuminano i momenti chiave della narrazione, bene si adattano alla battaglia e soprattutto il la simbiosi delle armature bronzee, modificate nei particolari da Miller, e quindi nel film, ma non dissimili dalle originali in cui risalta su tutti il mantello lacedomone “del colore degli dei”.

 

Il tutto è accompagnato da una colonna sonora in stile classico-epicheggiante, con tonalità gotiche della più classica tradizione dei Carmina Burana, scritte da Tyler Bates, capace di dare risalto a quelle scene che consegnano ad ognuno quei momenti verso i quali è più proteso, trasmettendo il vigore delle scene chiave di preponderante intensità, che allo stesso tempo fanno da sottofondo e risaltano i momenti sublimi.

 

Da ultimo, ma non per ultima, la figura più importante ed in assoluto più rilevante è Gorgo (Lena Headey), moglie di Leonida e regina spartana che concede se stessa al proprio marito in una sorta di simbiosi che può sembrare fredda e sconsacrata, volta solo alla “procreazione di uomini spartani”; tuttavia è l’emblema di una donna capace di appoggiare il compagno in momenti in cui lui chiede conferme, come nel caso dell’ambasciatore persiano, capace di muoversi in sottofondo per il bene del marito e della comunità senza dare nell’occhio, in grado di sacrificarsi fisicamente per il bene di colui che ama e alla fine abile nell’essere tanto risoluta da essere la scintilla di quel movimento aggregante che porterà la Grecia intera a combattere l’ultima battaglia a Platea guidata dai Lacedemoni stessi.

 

Il tutto in un gioco di passione senza orpelli e smancerie, di giochi di simbologie a distanza, di decisioni impervie rischiose ma necessarie e soprattutto di un pragmatismo costruttivo di una donna che ha l’amore del marito per quello che è e non per quello che rappresenta, quell’amore che alla fine, nel silenzio di un contesto inascoltato e del sentimento più vero viene conclamato e declamato all’universo. Divenendo così eterno.

 

eOs dl

 

 

Consulenze storiche

.

.

Enti pubblici & privati

.

Università & studenti

.

.

.

 

Collabora con noi

.

.

Scrivi per InStoria

..

.

.

 

Editoria

.

.

Eos dl edita e pubblica:

.

- Manoscritti

.

- Tesi di laurea

.

Catalogo opere Eos

.

.

.

 

Links

 

Banners

 

 

InStoria.it

 


by FreeFind

 

 

 

 

 

 

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA  N° 215/2005 DEL 31 MAGGIO]

.

.