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ATTUALITà


N. 37 - Gennaio 2011 (LXVIII)

150° anniversario dell’Unità d’Italia
tra insoddisfazioni e dissensi

di Antonio Pisanti

 

La crisi dei riferimenti ideali utili a dare senso all’agire dell’uomo contemporaneo, appiattito da una omologazione globale che tende ad attenuare progressivamente ogni percezione di appartenenza e di identità, pone la necessità di una conciliazione tra globalismo e localismo che scongiuri il pericolo di estinzione delle culture locali e la conseguente deriva degli individui in uno straniamento sociale irrispettoso di ogni valore e di ogni regola.

 


La riscoperta del territorio, in quanto elemento irrinunciabile sul quale si realizza la storia e si consuma la multiforme esperienza dei singoli e dei gruppi, rappresenta indubbiamente uno strumento efficace per risvegliare l’impegno e la solidarietà civile.


In questa prospettiva, il riconoscersi in una patria comune può essere motivo di coesione che tuteli dalle insidie di velleitari separatismi e offra possibilità competitive e rappresentative altrimenti poco incisive in realtà internazionali tendenti ad aggregazioni sempre più ampie.


L’imperativo di una rivalutazione della comune identità nazionale, pur nella ricca e preziosa varietà delle caratteristiche locali, è stato particolarmente sottolineato con insistenza dal presidente Ciampi e viene ribadito dall’attuale presidente della Repubblica che, tra l’altro, proprio nei giorni scorsi ha ancora una volta ricordato che il suo “mestiere è tenere unita l’Italia”.


La ricorrenza del 150° anniversario dell’Unità d’Italia e le celebrazioni già in corso anche a Napoli forniscono l’occasione per un nuovo patriottismo, più consapevole di un processo storico da indagare oltre ogni nostalgico rimpianto, ma anche ben oltre ogni condivisione formale, non sufficiente per suscitare reali e fattive testimonianze di impegno e di progetti.


Le celebrazioni sono finalizzate a documentare non solo le varie fasi del processo unitario, ma anche i contributi ad esso apportati dal mondo delle arti, della letteratura e del lavoro.

 

Non a caso del Comitato dei Garanti che ha il compito di verificare il programma delle iniziative e il loro svolgimento, affiancando il Comitato interministeriale, sono state chiamate a far parte personalità rappresentative delle articolate eccellenze presenti nelle diverse realtà sociali e territoriali.


L’andamento dei lavori del Comitato dei Garanti ha però fatto emergere varie dissonanze, sia sul suo funzionamento che sulle chiavi interpretative da dare all’importante ricorrenza.

 

Ed è paradossale che proprio in seno a un organismo costituito per dare indicazioni e linee guida per l’evento finalizzato a sottolineare il significato dell’Unità d’Italia si siano sviluppate tensioni e insoddisfazioni, culminate addirittura nelle dimissioni di alcuni componenti, tra le quali quelle dello stesso Presidente Ciampi, di Dacia Maraini, Ugo Gregoretti, Gustavo Zagrebtsky, Maria Boneschi e Ludina Barzini.


Mentre alcuni hanno evidenziato la pletoricità del Comitato e le conseguenti difficoltà operative, altri hanno denunciato il pericolo di uno svuotamento delle sue funzioni, attribuendolo non solo al ritardo dei finanziamenti, ma anche alla sospetta volontà di ridimensionare la ricorrenza, nonché di voler dare del processo unitario una “lettura ideologica revisionista, in linea con l’ideologia della Lega”.


Certo è che se lo stesso intento di favorire una lettura critica del processo unitario può essere apprezzato per contrapporre a una rituale partecipazione un ben più consapevole ed autentico impegno di solidarietà nazionale, è pur vero che tale rilettura non può essere motivo per giustificare e alimentare derive autonomistiche al Nord e velleità separatistiche al Sud, entrambe superate dal corso di una comune esperienza unitaria, comunque vissuta nell’arco di un secolo e mezzo di storia.


Una celebrazione che non voglia essere cieca retorica deve pur evidenziare l’incompletezza, le ferite e le zone grigie del processo unitario, ma per facilitarne l’evoluzione in una maggior coesione, con strategie e politiche adeguate alla risoluzione dei problemi del nostro tempo.



 

 

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